La Piazzaforte di Ancona |
Batteria della Lanterna o del Molo |
Realizzata nel 1874 dall’architetto Carlo Marchionni su disegno del Vanvitelli, aveva un duplice funzione militare e civile. Aveva infatti lo scopo di indicare ai naviganti l’entrata del porto e contemporaneamente rappresentava il caposaldo che chiudeva verso nord il sistema di difesa a mare della città.
La costruzione aveva una parte inferiore casamattata con l’apertura per le artiglierie su tre lati, mentre la parte superiore era occupata dall’alta torre del faro.
Durante l’assedio del settembre 1860 era armata da 12 cannoni che rappresentavano la maggior difesa della città dal lato di mare.
La flotta sarda cercò più volte di penetrare all’interno del porto ma senza successo, finché la mattina del 28 settembre un’ardita manovra della corazzata “Vittorio Emanuale” al comando dell’Ammiraglio Albini riuscì a scaricare alcuni colpi che centrarono le casematte della batteria della lanterna. La conseguente fragorosa esplosione provocò la morte di oltre 100 artiglieri e dello stesso comandante la guarnigione austriaca.
L’esplosione della lanterna in una stampa d’epoca
I danni subiti furono così ingenti che nel 1862 fu decretata la demolizione della lanterna e , nell’ambito del potenziamento della difesa della Piazzaforte, sul suo basamento fu ricavata una postazione d’artiglieria in barbetta.
Dopo alcuni anni di abbandono che seguirono il declassamento della Piazzaforte avvenuto nel 1866, all’inizio del XX secolo divenne sede di una munita batteria che prese il nome di Carlo Cipelli e rimase in funzione fino alla fine della Prima Guerra Mondiale. Durante il periodo tra le due guerre fu dismessa e sulla piattaforma fu costruito un edificio adibito a sanità marittima e così è ancora oggi.
La batteria Cipelli nel 1915
La batteria come si presenta oggi, con il basamento casamattato e il palazzo della sanità marittima realizzato sulla piattaforma superiore.