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Francesco Paciotto |
Nato il 1521 e morto il 1591,.conte di Montefabro fu uno dei più famosi architetti militari dei suoi tempi. Lavorò in Ancona ed in altre piazzeforti delle Marche. Nel 1564, per incarico del duce Emanuele Filiberto, costruì la cittadella di Torino, modificando un precedente progetto dell'Orologi e migliorandolo in alcune parti.
La cittadella venne eretta nell'angolo occidentale della città dove il terreno pianeggiante ed uniforme si presentava meglio all'attacco. Il poligono di base è un pentagono regolare con i lati di 330 m. circa sui quali si costruirono cinque fronti bastionate, cioè cinque bastioni con spalla a musone e fianchi ritirati per pezzi traditori, con ampio fosso, rivestito anche alla controscarpa, comunicante con quello della cinta della città, con due porte, una principale sulla fronte rivolta all'abitato protetta da un grandioso maschio (restaurato nel 1893); e un'altra di soccorso sulla fronte ad ovest.
Il ramparo aveva tale altezza da coprire i fabbricati eretti nel cortile interno, il maschio invece si sopraelevava di tanto che le artiglierie installate su di esso dominavano tutte le case circostanti. La cittadella non ebbe in origine opere addizionali; soltanto nel 1572 furono fatte aggiungere da Emanuele Filiberto cinque rivellini, uno per cortina, nonché un grandioso sistema di contromine.
Nel 1567 progettò e diresse la costruzione della cittadella di Anversa, per incarico avuto dal duca d'Alba. L'opera creata dal suo ingegno richiese, per la realizzazione, il lavoro senza sosta, per un anno intero, di 2000 uomini, ma fu, una volta realizzata, una delle meraviglie architettoniche e militari dell'epoca, l'incontestato modello cui si ispirarono centinaia di realizzazioni similari.
Dallo stesso duca Emanuele Filiberto venne fatta costruire nel 1575 una casamatta al saliente della controscarpa del bastione San Maurizio con lo scopo di fiancheggiare di rovescio il fosso, come gli odierni cofani di controscarpa.
Queste due cittadelle, pentagone regolari, erano ritenute capolavori di fortificazione italiana; di quella di Torino rimane il dongione d'ingresso, restaurato più volte, e di quella di Anversa non si hanno tracce.