Le Fortificazioni della Lombardia |
CORNO D'AOLA |
Brescia |
Il forte con le cupole
E' posizionato sul Dosso Prepazzone a quota 1964 m. ai piedi della cresta che si innalza verso la cima del Corno dell’Aola a sud di Pontedilegno.
Fu costruito nel 1900.
Armamento principale:
Sei cannoni da 149 A AP in cupole corazzate girevoli.
Cenni storici:
Opera facente parte dello Sbarramento Tonale-Mortirolo.
Già nel maggio 1904 il Consiglio Comunale di Ponte di Legno deliberava la concessione gratuita, a favore del Comando del Corpo di Stato Maggiore - Ufficio Difesa dello Stato, di tutti i terreni necessari alla costruzione della strada militare Ponte di Legno - Valbione - Dosso Prepazzone - Corno d’Aola, nonchè dei terreni occorrenti alla realizzazione del forte.
Alla fine del 1913 o comunque nei primi mesi del 1914 il forte risultava completato.
Il fortilizio si collocava in posizione dominante sulla prospiciente sella del Tonale e quindi strategicamente importante per la difesa delle nostre posizioni avanzate del passo, dove era attestata la prima linea del nostro sistema difensivo.
Insieme alla linea trincerata posta alla Bocchetta di Valle Massa, sul versante opposto della valle dell’Oglio, costituiva la seconda linea della lunga serie di linee arretrate del fronte italiano. Gli obiettivi di fuoco principali di tale opera erano il controllo della strada proveniente da Vermiglio e i forti austriaci dell’Alta Val di Sole.
Il giorno 24 maggio 1915 a mezzanotte dette il segnale di inizio della guerra.
I suoi cannoni cercarono di aiutare l’azione l’attacco del Battaglione Morbegno alla Conca di Presena del 9 giugno 1915 ma in maniera indiretta, visto che non era possibile avere un tiro arcuato per colpire direttamente le posizioni austriache. Anche il potente riflettore del forte diede il suo aiuto durante quella ed altre azioni[1].
Nei giorni successivi cominciò il duello d’artiglieria tra l’opera e i forti che componevano lo sbarramento del Tonale. In agosto, in un crescendo di bombardamenti danneggiò i forti austriaci di Pozzi Alti e Saccarana. Proprio in quest’ultimo, esplose il deposito munizioni e una cupola blindata. Fu colpito a sua volta nella seconda quindicina di agosto da due mortai austriaci da 305 piazzati in Val Vermiglio. Nell’ottobre un proiettile nemico da 305 perforò nettamente una delle cupole d’acciaio, penetrando nella sottostante camera senza scoppiare[2]. Prima di questo fatto, tre dei quattro pezzi vennero tolti dal forte e sistemati allo scoperto sull’opposto Doss delle Pertiche[3].
Durante il 1916 l’alta di Val di Sole continuò ad essere uno degli obiettivi del forte ( assieme alle artiglierie piazzate a Pontagna e nei dintorni di Ponte di Legno ). Gli italiani sapevano che Vermiglio era stato sgombrato dalla popolazione civile e che le abitazioni erano adibite a caserme o magazzini dell’esercito austriaco.
Terminata la guerra il forte venne abbandonato e solo nel 1927 si tornò ad utilizzarlo. Il Ministero della Difesa lo concesse in affitto al Comm. Emilio Antonioli di Manerbio per effettuare una colonia alpina estiva per i dipendenti del lanificio Marzotto ( canone annuo di lire 100 ).
Oltre 120 persone venivano ospitate nei mesi di luglio ed agosto. La manutenzione dell’opera e della strada d’accesso erano a carico della Marzotto.
Nel 1945, durante la ritirata, i tedeschi lo fecero saltare per evitare che i partigiani vi trovassero ricovero[4].
Il 9 febbraio 1945 in una bella giornata limpida il forte fu fatto saltare in due fasi distinte, in quanto al primo tentativo non esplosero tutte le cariche. Fortunatamente il paese sottostante non fu danneggiato minimamente.
Oggi non ne restano che i grigi, tristissimi ruderi, proprio sul piazzale d’arrivo della seggiovia.
Ufficiali italiani davanti le cupole
Notizie
sull'opera:
Alla sua costruzione, sotto la direzione dell’Ufficio del Genio militare di Brescia, contribuirono anche imprese edili del posto. Dalla distinta dei lavori dell’Impresa Testini Celestino di Vione (BS) si desume che durante l’estate del 1913 i lavori erano in pieno svolgimento: basti pensare che nel mese di luglio risultavano dislocati al forte ben 117 operai.
Il materiale per la sua costruzione venne scavato nella conca di Pozzuolo e portato sul posto mediante una decauville che, a mezza costa, seguiva i fianchi della montagna, sulla destra orografica della Val Seria
Il fabbricato era costituito a nord dalle cupole corazzate che ospitavano i pezzi; al centro la parte avanzata costituiva il corpo di guardia e a sud erano sistemati gli alloggiamenti.
Il forte era disposto su tre terrazze e costruito in calcestruzzo.
La muratura in cemento, rivolta verso il Tonale, in corrispondenza delle terrazze a nord, presentava uno spessore superiore rispetto al resto del forte che aveva il vantaggio di essere maggiormente protetto dal crinale della montagna.
Lo spessore della protezione frontale era di 3-4 m. mentre quello della protezione superiore era di 2-2,5 m. senza però materiale ferroso.
L’opera era tinteggiato di color verde muschio per mimetizarsi nell’ambiente circostante e non essere avvistata in caso di incursioni aeree nemiche.
Tuttavia lo spessore non era sufficiente per resistere ai proiettili austriaci da 305 che tendevano a sgretolare la massa del forte.
Tutto all’intorno il forte era dotato di recinzione in ferro collegata alla corrente elettrica a protezione in caso di eventuali assalti nemici
Era dotato di generatori elettrici, di impianto di aria compressa per l’espulsione dei gas di scoppio dei proiettili e in alcuni vani di impianto di ventilazione e di riscaldamento.
Due serbatoi d’acqua della capacità di circa 60 metri cubi erano stati collocati sotto il pavimento e dovevano servire in caso di impossibilità di approvigionamento della stessa. Normalmente l’acqua veniva captata nella conca di Pozzuolo dove erano state realizzate due vasche di accumulo (visibili oggigiorno ) e trasportata al forte mediante tubazione in ferro che seguiva il percorso della decauville.
Sulla destra del forte, verso sud, era stata realizzata una lunga galleria destinata ad ospitare il deposito munizioni; da qui i proiettili e le cariche di lancio venivano trasportati ai pezzi mediante appositi carrelli su rotaia che percorrevano uno stretto corridoio lungo tutta la parte a monte del complesso fortificato.
L’inconveniente maggiore del forte era la mancanza di un valido osservatorio sulle posizioni nemiche, venuto a mancare con l’abbandono della cresta dei Monticelli il giorno dell’entrata in guerra[5]. Esisteva comunque un modesto osservatorio sulla conca del Tonale, posto sul lato est del forte, al quale si accedeva mediante 50 gradini di ferro che portavano ad una cupola blindata dotata di finestra apribile.
Era collegato con il fondovalle da una teleferica che partiva dalla località Castelpoggio,( presso il castello di Poia ).
Il forte nel dopoguerra
Vie d'accesso all'opera:
Dall’abitato di Ponte di Legno ci si porta in località Pòia. Da qui si prende la strada per Valbione. Al bivio che porta a questa località, si procede diritto per il rifugio Corno d’Aola.
[1]) Tratto da “ Il forte italiano del Corno d’Aola “ di Walter Belotti e John Ceruti su Aquile in guerra n°5 1997, pag. 12
[2]) Si trattava del mortaio da 305 piazzato vicino il forte Strino che sparò ben 65 colpi verso il Corno d’Aola per rappresaglia.
[3]) Il successivo 8 settembre questi pezzi spararono di nuovo, i colpi scavalcarono Cresta Payer ed il Pisgana ( oltre 3000 m di altezza ) e distrussero il famoso Leipzegrhutte ( rifugio del Mandrone ).
[4]) Sembra che siano stati utilizzati 300 quintali di tritolo, arrivato sin lassù mediante slitte trainate da cavalli e muli in circa tre mesi di tempo tra la fine del 1944 e i primi mesi del 1945. Gli abitanti di Ponte di Legno furono avvisati della data del brillamento ed invitati ad aprire le finestre delle case per evitare la rottura dei vetri.
[5]) Luciano Viazzi, I diavoli dell’Adamello, 1981, pag.53