ALTISSIMO

Provincia di Trento

La zona del forte

(Umberto Zoppelletto)

 

Sarebbe dovuto sorgere sull'omonima cima a 2079 mt di quota slm

I lavori iniziarono nel 1914

 

Armamento Principale:

Obici da 10 o 15cm in cupola girevole corazzata. Secondo altre fonti, erano previsti quattro cannoni da 15cm in cupola girevole corazzata.

 

Armamento Secondario:

Quattro cannoni a tiro rapido per la difesa ravvicinata.

 

 

 

Cenni storici:

I compiti di tale opera dovevano essere: azione combinata con il forte Vignola per il controllo dell'altipiano di Brentonico, guardare a ovest le due sponde del lago di Garda e relative comunicazioni unitamente alla piazza di Tremosine.

Il progettato forte austriaco,avrebbe dovuto quindi completare il previsto sbarramento della Val d'Adige. Se i forti di monte Zugna e monte Vignola controllavano l'accesso dalla Val d'Adige , il forte doveva sbarrare eventuali discese italiane attraverso il Baldo e l'altopiano di Brentonico.

Il 24 maggio 1915 tre compagnie del battaglione Alpini  Verona occuparono ,senza trovare resistenza , il monte Altissimo e Corna Piana . Qui trovarono  numerosi  resti dei  baraccamenti , l'inizio dello scavo delle fondamenta del forte e parte della strada che doveva salire da Nago. Per gli italiani l'Altissimo sarebbe stato poi per tutta la guerra , un ottimo punto di osservazione  sull'alto Garda e sede di artiglierie pesanti.

 

 

Tuttavia, come per il Vignola, lo Stato Maggiore dovrà rinunciare alla costruzione di quest'opera ripiegando più tardi, visto che la cima verrà occupata dagli italiani, in una più modesta postazione campale per la fanteria arretrata a quota 1885.

 

Progetto austriaco dell'opera

(Umberto Zoppelletto)

 

Notizie sull'opera:

 

L'opera progettata sarebbe stata di quelle dell'ultima generazione.

Un unico blocco di calcestruzzo armato  a forma di L. Invece del fossato asciutto, dei reticolati avrebbe circondato interamente il perimetro. Due caponiere, una per mitragliatrici ed una per cannoni avrebbero protetto sia il fronte principale che quello secondario.

Dato che la cima dell'Altissimo è avvolta dalla nebbia parte dell'anno, si sarebbero dovuti prevedere degli osservatori esterni dal forte a quote inferiori nelle zone di Varagna, cima Piana e sella di San Valentino. L'illuminazione dei forti Vignola ed Altissimo, compreso il tratto che li separa, era da coprire con tre riflettori mobili da 120mm.

Poco più a sud , a quota 2055, doveva sorgere un avamposto ; anch'esso armato con due pezzi da 7,5 , alcune  mitragliatrici ,una cupola osservatorio ed alcuni riflettori.

In base ad alcune fonti, il forte avrebbe dovuto essere armato con dei cannoni da 15 cm.

Sarebbe stata una  novità rispetto agli obici da 10 cm di cui erano armati tutti i più famosi forti degli Altipiani .

Infatti questi cannoni avrebbero permesso di offendere e colpire in profondità le linee italiane data la gittata di quasi 20 km ; e in secondo luogo permettevano  ai tre forti dello sbarramento di difendersi vicendevolmente in caso di attacco.

 

Il presidio dell'opera sarebbe stato alloggiato nel forte stesso o in caserme protette.

 

 

 

 

 

Particolare della zona interessata dagli scavi

(Umberto Zoppelletto)

Il lago di Garda visto dalle trincee osservatorio dell'Altissimo

(Umberto Zoppelletto)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Generale Graziani in vista ai lavori sull'Altissimo con alle spalle la strada d'accesso al forte

(Umberto Zoppelletto)

 

Vie d'accesso all'opera:

Da Brentonico , San Valentino  a destra per la Bocca di Navene  Si parcheggia ai piedi dell'Altissimo , e si sale seguendo  la traccia della carrareccia  che porta  alla cima.

Questa strada porta il nome del suo ideatore  , il generale Graziani, già comandante della 44 div. e successivamente nel 1917 della VI div. Cecoslovacca che qui combatté. In vetta,  numerosi resti  di postazioni , trincee e piazzole d'artiglieria italiane  con riservette interrate .

Ad un centinaio di metri a ovest del Rifugio Damiano Chiesa sono evidenti le tracce dell'inizio dello scavo del forte.

 

Altra foto dello sbancamento dovre avrebbe dovuto sorgere l'opera.

Foto Mauro Zattera