CHERLE

Provincia di Trento

cherle anteguerra.jpg (95684 byte)Sorge a quota 1445 a sud della frazione di S. Sebastiano, in località Primo Costa nel comune di Folgaria.

Costruito tra il 1909 e il 1914.

Armamento principale:

Quattro obici da 100 mm. mod. 9 in cupole girevoli ( con interasse di 24 m. ).

Armamento secondario:

Due obici da 100 mm. mod. 12 nel Traditor, due cannoni da 60 mm. mod. 10 e 18 mitragliatrici (in casamatta ai fianchi dell’entrata del forte due pezzi ciascuna; quattro, sempre in casamatta, all’angolo nord-ovest per battere la svolta della strada che entra nel forte; altre due in casamatta all’angolo sud-ovest; al di là del fossato sono presenti altre due casamatte con due mitragliatrici ciascuna all’estremità orientale ed occidentale ).

Cenni storici:

Faceva parte dello Sperre Folgaria. Era il più vasto di tutti quelli della zona e si trovava a due chilometri dal confine. Era il più orientale dei forti dell'altopiano di Folgaria. Il 23 aprile 1916 tirava fra le 23.15 e le 0.30 sui riflettori di M. Coston. I riflettori cessavano il loro funzionamento dopo il terzo colpo. Il 25 aprile dalle 19.00 alle 20.00 fu battuto da granate da 280 mm. piazzati vicino al forte Campomolon ogni 10 minuti. Ancora il 26 aprile fu colpito da 9 granate da 280 mm. Non fu mai assalito direttamente dalle fanterie italiane.

Il Capitano Edmund Proksch fu il comandante dell’opera. Alla fine delle ostilità, nel novembre 1918, fu occupato dai reparti italiani avanzati. Gli austriaci lo avevano silenziosamente abbandonato quasi intatto. Fu radiato dalle opere militari con R.D. del 12.8.1927 nr.1882. Il 01-01-1931 fu concesso in affitto per 29 anni al Comune di Folgaria assieme ai forti del Sommo Alto e delle Somme ( quota annua L.150 ). E' ora di proprietà del comune di Folgaria che lo ha acquistato dal "Servizio del Genio militare" il 18-05-1935.

Dopo tale periodo iniziò l’opera di demolizione per recuperare il materiale ferroso a suon di colpi di dinamite fino a ridurla a un enorme cumulo di rovine.

A seguito di un opportuno quanto lodevole intervento condottovi nel 1988-89 dall’Agenzia del lavoro della Provincia di Trento (cooperativa Job’s di Ala) è ora possibile rendersi conto del disegno del complesso fortificato.

cherle in guerra.jpg (66489 byte)Notizie sull'opera:

Pianta dell'opera       Foto del 1914

Era chiamato dagli austriaci Werk San Sebastiano ( tale nome gli era stato dato per non creare confusione nelle comunicazioni con il nome del forte Verle ). Progettista e direttore dei lavori fu l’Ing. Tenente dello Stato Maggiore del Genio militare austriaco Eugen Luschinski ( il progetto è datato 1909 ), e in seguito il capitano Karl von Barta. Esso disegna un gran triangolo isoscele, posto in rilievo dal fossato, di 200 metri circa per lato, base 100 metri, vertice direzione est. Ha un corpo di casematte su due piani lungo circa 80 m. e largo 16 m. Il solito avancorpo protegge l’entrata e fiancheggia la gola; verso sinistra il corpo delle casematte si riduce ad un sol piano raccordandosi col terreno della discesa.

A destra, verso il fianco, il terreno a livello della copertura lungo quasi tutto il fronte del fabbricato si abbassa lasciando scoperta l’installazione di un cannone in appostamento corazzato con affusto per cannoniera minima che infila l’alta Val d’Astico e batte l’intervallo verso il forte Sommo Alto.

Due cupole osservatorio girevoli ( posizionate all’estremità delle cupole a 15 m.) del solito tipo armabile con mitragliatrici completano il corpo delle casematte, che in origine era ricavata nella copertura una banchina per fanteria, lunga oltre 40 m.

Con la guerra, la copertura del forte venne ingrossata ( calcestruzzo spesso fino a cinque metri ) e sparì la banchina del primo progetto. La batteria degli obici è notevolissima per la sua costruzione, dista una ottantina di metri dal corpo delle casematte. Un corridoio affondato nella roccia e robustamente protetto collega le installazioni. Esso è del tipo a sezione stretta, usato negli ultimi anni. Sotto le cupole sono ricavate le riservette munizioni, collegate con il piano delle piattaforme da piccoli montacarichi. Le comunicazioni fra la batteria ed il corpo delle casematte sono assicurate da due poterne.

In posizione felice per il controllo dell'alta Val d'Astico e per l'attacco di questa all'altopiano di Lavarone, fu uno dei bersagli preferiti delle artiglierie italiane di Campomolon. Malgrado i bombardamenti che subiva durante il giorno, la guarnigione, riusciva di notte a riparare alla meglio i danni.

La guarnigione era composta dal comandante e da circa 180 artiglieri e 50 landschutzen.

Disponeva di illuminazione elettrica e l’approvvigionamento idrico avveniva tramite una tubazione e un sistema di pompaggio che permetteva di riempire una cisterna interna ( capacità di 3000 ettolitri ). Era collegato otticamente con i forti Belvedere, Luserna e Sommo Alto e con le centrali di Monte Rust, con la stazione ottica del Goaz Covel ( Carbonare, a sua volta collegata con il forte Belvedere ) e con la centrale del Monte Cornetto.Tre fasci di reticolati ed elementi di trincea circondano il forte. Dal fronte occidentale dell’opera esce una galleria lunga circa 100 metri che poi continua nel bosco per circa 60 metri in forma di camminamento coperto. Ad est del forte e con esso congiunto con camminamenti, esiste un opera secondaria a quota 1446. Si tratta di un trinceramento poligonale a ridotta con cupola, cinto ad est, sud ed ovest da un reticolato che si prolunga oltre la Malga I posto verso il forte.

Dista dal forte Sommo Alto km. 3.625, dal forte Belvedere km. 4.425 e dal forte Dosso del Sommo km. 5.100.

L'opera ai nostri giorni

 

Via d'accesso all'opera:

Dal Passo del Sommo, tra S.Sebastiano e Folgaria, bivio per la strada provinciale dei Fiorentini fino all'Albergo Cherle, da qui alcune centinaia di metri a piedi.

 

 

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