CHIUSAFORTE

Rassegna stampa dedicata

Messaggero Veneto — 16 giugno 2006 pagina 12 sezione: UDINE

Cominciato il recupero del forte della grande guerra sul colle Badin

CHIUSAFORTE. Con l’avvio dei lavori di recupero del forte sul Colle Badin, a Chiusaforte, è cominciata la fase più impegnativa del progetto di recupero del patrimonio storico - militare della prima guerra mondiale in Val Raccolana. Un’iniziativa che vede in prima linea il Comune di Chiusaforte, che a fronte di un impegno di spesa di 232 mila euro, ha ricevuto un finanziamento di 185 mila euro attraverso i fondi comunitari dell’Obiettivo 2.«In questa fase - ha spiegato l’assessore alle politiche comunitarie, Fabrizio Fuccaro -, oltre al recupero strutturale del forte, saranno sistemati e resi accessibili anche i sentieri della grande guerra lungo la via alta del Montasio e attraverso le fortificazioni del Col de la Beretta e del Ronbon. Questa parte del progetto - ha aggiunto - è stata progettata dalla Comunità montana del Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale e sarà portata a compimento dall’Agriforest di Chiusaforte».Il forte Badin è stato riconosciuto "di interesse storico" dal Ministero dei beni e delle attività culturali, che in questo modo ne ha sancito la tutela. Il forte fu costruito in cemento e pietra lavorata nel 1904, su una collina sovrastante l’abitato di Chiusaforte, rappresentando il primo sbarramento lungo la Val Fella. Dotato di una struttura imponente, riusciva ad ospitare oltre duecento soldati. Era collegato con il capoluogo ed era autonomo sia per l’approvvigionamento idrico che elettrico. (a.c.)

Messaggero Veneto — 09 settembre 2008 pagina 17 sezione: UDINE

A che scopo tanto attivismo per restaurare le fortezze?

di VITTORIO BORTOLOTTI Il 2008 è il novantesimo anniversario della fine della Grande guerra, come ogni anniversario tondo fa la gioia degli appassionati e dei politici. Così è anche per il Friuli visto gli articoli che sono apparsi sul Messaggero Veneto soprattutto nel corso di questa estate. Un aspetto in particolare mi ha colpito: la frequenza di informazioni sul recupero dei vecchi forti militari che l’Italia aveva approntato a partire dal 1908 in funzione anti-austroungarica. Buonultima, il 3 settembre, è arrivata la notizia che il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, ha visitato il forte del Monte Festa, suppongo in fuoristrada della forestale come si capisce dall’articolo (la decina di chilometri di carrareccia che separano la cima del monte dal fondovalle sono stati risistemati da qualche mese), accompagnato dal consigliere Cacitti e dal sindaco di Cavazzo Carnico. «Si vuole recuperare il forte quale sito storico mondiale», addirittura il presidente si è sbilanciato affermando che «non esistono altre testimonianze così rilevanti della I guerra mondiale come quelle che si trovano nel nostro territorio», a quale titolo faccia questa affermazione non si capisce, dato che non credo sia uno storico né quanto meno un appassionato di storia. Forse non ha fatto mente locale sulla decina di forti presenti lungo il corso del Tagliamento, forse non è stato informato che sono almeno tre i forti che sono stati recuperati nell’arco di poche decine di chilometri: il forte di Col Roncone, quello del Badin e quello del Bernadia, oltre ovviamente al forte di Osoppo. Il Messaggero Veneto ha ospitato in diverse occasioni notizie relative allo stato dei lavori, ben sette gli articoli da maggio ad agosto. A questo punto però è necessario fare una riflessione sull’utilità e sulla correttezza del recupero di tali opere. Gli amministratori pubblici dovrebbero chiedersi se sia giusto o meno finanziare opere di questo tipo sia in relazione alla situazione economica attuale, sia rispetto al valore storico-scientifico e alla limitatezza delle porose d’uso. I costi sono elevatissimi: 860 mila euro per il Col Roncone, 1,2 milioni per il Bernadia, 2 milioni per il Badin. A fronte di tali spese non sembra esserci un minimo di attenzione per il futuro di queste ingenti operazioni. Come verranno mantenute le spese ordinarie per il loro utilizzo? È stato previsto un uso di queste opere? A Rive d’Arcano si pensa a esposizioni non ben definite (M.V. 15.05.08), intanto, visto che lo scopo è quello di favorire la cultura della pace si è svolta la prima manifestazione del neonato 89º Col Roncòn, associazione che vuol promuovere la conoscenza e la pratica del soft air (M.V. 16.06.08), cioè di quella attività che simula la guerra con armi giocattolo(!). Il sindaco di Tarcento, Pinosa, parla di ricreare le condizioni di vita all’interno del forte Bernadia attraverso il rigore storico della ricostruzione per permettere a «chi, tra ex militari, appassionati, turisti e famiglie, avrà il piacere di fare un tuffo nel passato» andando a pernottare all’interno della struttura (M.V. 12.08.08). Infine tra le proposte di utilizzo del forte del Badin, oltre al recupero di spazi per fini museali, ricreativi e didattici non ben definiti spicca la possibilità «di dormire nelle camerate spartane dei soldati... e di assaggiare le pietanze del rancio militare, servite in un punto ristoro costruito secondo i canoni di 90 anni fa. Nessun albergo a cinque stelle o ristorante di prestigio all’interno del forte, soltanto locali austeri per consentire di immedesimarsi anima e corpo nell’atmosfera della prima guerra mondiale» (M.V. 25.07.08). Che senso ha parlare di cultura di pace, come a chiare lettere è evidenziato nella legge regionale 14 del 2000, se alla fine il risultato è una serie di incoerenti proposte? Che cosa ce ne facciamo di tre musei della Grande guerra distanti tra loro pochi chilometri? Saremo costretti a finanziare il recupero di tutti i forti? E allora perché non quello delle trincee lungo tutto il fronte? E soprattutto lo scopo di tutto questo attivismo edilizio qual è? Forse lo sconsolato sindaco di Fagagna, D’Orlandi, che ha presentato per conto della sua amministrazione per due volte domanda di contributi per il recupero del forte e che ha ricevuto diverse proteste per lo stato di degrado, ha trovato la soluzione economicamente più corretta: «Abbiamo transennato l’area. L’accesso al forte è quindi vietato» (M.V. 27.08.08).

Messaggero Veneto — 20 ottobre 2008 pagina 18 sezione: PORDENONE

Arti, scienze, Italico Brass e il Forte Col Badin

APPUNTAMENTI UDINE. Tante iniziative in Friuli anche questa settimana per ricordare i 90 anni dalla fine della Grande Guerra. Da ricordare gli Itinerari nella memoria che comprendono appuntamenti in vari Comuni (martedì a Sacile, mercoledì a Cordenons, giovedì a Spilimbergo, venerdì a Valvasone, sabato a Udine). Sempre Udine ospiterà da giovedì a sabato il convegno Le arti e le scienze di fronte alla Grande Guerra , un appuntamento di notevole rilievo organizzato dall’assessorato comunale alla cultura, con inizio giovedì alle 15 in castello, nel salone del Parlamento. Venerdì, sempre a Udine, nella Casa della Contadinanza in castello, sarà inaugurata alle 12 la mostra intitolata La Grande Guerra vista da Italico Brass , con una scelta di tele del pittore goriziano e dipinti di artisti coevi come Montanari, Beltrame e Sartorio. L’iniziativa si colloca nell’ambito del progetto Rileggiamo la Grande Guerra e di quello comunale denominato Dalla guerra alla pace 1918-2008 . Domenica prossima a Chiusaforte, alle 10, comincerà nella sala convegni comunale un incontro dedicato al futuro e alla valorizzazione del Forte Col Badin ( nella foto). Ci sarà la presentazione del progetto e nel pomeriggio la posa della prima pietra. Sabato e domenica a Palmanova, alle 20.30, nella Polveriera napoleonica di contrada Garzoni sarà presentato lo spettacolo teatrale Signorine alla Grande Guerra di Alberto Prelli, con protagonisti Sandra Cosatto e Francesco Accomando. Ingresso libero, ma è necessaria la prenotazione (0432/920060, dalle 17 alle 19).

Messaggero Veneto — 22 ottobre 2008 pagina 17 sezione: UDINE

Emanuele Filiberto domenica per la prima pietra del forte

CHIUSAFORTE. Potrebbe essere Emanuele Filiberto di Savoia a suggellare la posa della prima pietra del forte corazzato sul colle Badin, a Chiusaforte. L’erede di Casa Savoia infatti è stato invitato dal sindaco Luigi Marcon a partecipare alla cerimonia in programma domenica, che sancirà la rinascita del Forte costruito dall’Esercito Italiano tra il 1904 e il 1907. Un invito non casuale quello che il primo cittadino di Chiusaforte ha rivolto a Emanuele Filiberto, visto che il bisnonno dell’esponente di Casa Savoia, Vittorio Emanuele III, aveva fatto visita alle truppe in Canal del Ferro durante gli anni della Prima Guerra Mondiale. Per Marcon si tratterebbe quindi di un modo per ricordare quell’avvenimento dando lustro alla ristrutturazione del Forte sul colle Badin. Un progetto al quale l’amministrazione comunale sta lavorando da diversi anni, avvalendosi della consulenza storica di Davide Tonazzi e di quella tecnica dello “C and C Architettura ingegneria srl” di Venezia. Il nuovo forte sarà realizzato dal Consorzio Cooperative Costruzioni Bologna e dall’Agriforest di Chiusaforte grazie ad un contributo regionale di 1,6 milioni di euro. Il programma della cerimonia prevede, dalle 10 alle 12, nella sala convegni del Comune di Chiusaforte, la presentazione del progetto di recupero del forte sul colle Badin. Dopo il saluto del sindaco Luigi Marcon, interverranno l’assessore regionale Roberto Molinaro e il Soprintendente per i Beni architettonici, archeologici, artistici e storici del Friuli Venezia Giulia Guglielmo Monti. Spazio poi all’approfondimento storico con le relazioni di Roberta Cuttini (“Architetture della Grande Guerra: i Forti del Tagliamento”) e Davide Tonazzi (“Forti e territorio: Chiusaforte”), prima della presentazione del recupero da parte di Fulvio Caputo (“La nuova vita di un vecchio Forte”). Dalle 14 alle 17 sarà possibile partecipare alle visite guidate al Forte Col Badin, al termine però della cerimonia di posa della prima pietra. (a.c.)

Messaggero Veneto — 24 ottobre 2008 pagina 19 sezione: CULTURA - SPETTACOLO

Col Badin, memoria e futuro nella Fortezza

CHIUSAFORTE. A pochi giorni dal novantesimo anniversario della fine della Grande Guerra, sta per essere ufficializzato il recupero architettonico del Forte corazzato sul colle Badin. Domenica l’incontro intitolato Il futuro della memoria. 1904/2008 richiamerà l’attenzione sul Canal del Ferro con l’intervento di storici e politici e con la posa della prima pietra della nuova struttura. Collocato su uno sperone roccioso alle pendici del colle Badin, il Forte corazzato (in origine “Fortezza Alto Tagliamento-Fella”, poi “Fortezza di Chiusaforte”) fu realizzato dall’Esercito italiano tra il 1904 e il 1907. Disposto su quattro livelli, comprendeva alloggi per la truppa e gli ufficiali, quattro cupole corazzate per i cannoni, opere difensive (come gallerie per fucilieri e cofani laterali per mitragliatrici), nonché edifici di supporto e servizio (depositi per le munizioni, officine, e magazzini). Il 24 ottobre 1917, durante la dodicesima battaglia dell’Isonzo, l’esercito austro-tedesco ruppe il fronte italiano davanti a Plezzo e Tolmino, e dopo cinque giorni i nostri contingenti si ritirarono attraverso la valle del Fella. Il Forte ebbe il compito di opporre una resistenza tenace. Dopo un violento fuoco di sbarramento e l’esplosione finale con cui si fecero saltare i cannoni e le cupole, la guarnigione si arrese alle truppe del 30° battaglione di Feldjager della 59° Brigata alpina. Cominciò così il lento degrado del Forte, terminato nel 2001 con il suo trasferimento come proprietà dal Ministero della Difesa al Comune di Chiusaforte. Nel 2005 fu sottoposto a vincolo di tutela da parte del Ministero dei beni culturali per le sue caratteristiche e per la presenza di sistemi di difesa ravvicinati, innovativi per l’epoca in cui fu realizzato. Grazie a un contributo regionale di 1,6 milioni di euro, ora potrà essere risistemato. Ma non si tratterà di una semplice ricostruzione di un manufatto utilizzato durante la Grande Guerra, bensì di un luogo della memoria aperto al futuro, dove convivranno spazi museali e ricettivi, sale espositive e zone di accoglienza per i visitatori. Per questo i vari edifici subiranno un processo di restauro differente: quelli destinati a ospitare a lungo le persone saranno restaurati in maniera completa, mentre negli altri si fermerà, con tecniche particolari, il processo di degrado e rimarrà leggibile l’immagine di rovina e del trascorrere del tempo. L’obiettivo di questa “strategia formale” è di mostrare la storia attraverso l’architettura: dal periodo della guerra e dell’abbandono al momento della salvaguardia e della valorizzazione. La ristrutturazione si concretizzerà in tre fasi: il restauro architettonico degli edifici, l’allestimento di un museo della memoria, la sistemazione degli spazi esterni e degli accessi a valle. La struttura accoglierà comitive studentesche, studiosi o turisti che, visitando il percorso, potranno conoscere le vicende belliche che si sono svolte nei territori circostanti e informarsi sulla vita e sulle abitudini della comunità durante quel periodo. Agli ospiti sarà dato non solo “ristoro” culturale, ma anche la possibilità di soggiornare e di pernottare. Alle esposizioni permanenti si affiancheranno mostre temporanee e i locali interni potranno accogliere riunioni, piccoli convegni o incontri conviviali. Domenica il programma prevede, dalle 10 alle 12, nella sala convegni del Comune di Chiusaforte, la presentazione del progetto di recupero del Forte. Spazio poi all’approfondimento storico mentre nel pomeriggio, dalle 14 alle 17, sarà possibile partecipare alle visite guidate al Forte Col Badin, al termine della cerimonia di posa della prima pietra. Una giornata organizzata dal Comune con la collaborazione e il sostegno della Regione, della Soprintendenza del Friuli Venezia Giulia, della Comunità Montana e della Fondazione Crup. Alessandro Cesare

Messaggero Veneto — 26 ottobre 2008 pagina 15 sezione: UDINE

Recupero del forte sul colle Badin: stamane la posa della prima pietra


CHIUSAFORTE. Comincerà oggi, con la posa della prima pietra, il recupero architettonico del Forte corazzato sul colle Badin, a Chiusaforte. Un avvenimento che l’amministrazione comunale ha voluto celebrare con una giornata di approfondimento storico dal titolo “Il futuro della memoria. 1904/2008”, a pochi giorni dal novantesimo anniversario della fine della Grande Guerra. Il programma della giornata prevede, dalle 10 alle 12, nella sala convegni del Centro scolastico, la presentazione del progetto di recupero del forte sul colle Badin. Dopo il saluto del sindaco Luigi Marcon, interverranno l’assessore regionale Roberto Molinaro e il Soprintendente per i Beni architettonici, archeologici, artistici e storici del Friuli Venezia Giulia Guglielmo Monti. Spazio poi all’approfondimento storico con le relazioni di Roberta Cuttini (“Architetture della Grande Guerra: i Forti del Tagliamento”) e Davide Tonazzi (“Forti e territorio: Chiusaforte”), prima della presentazione del recupero da parte di Fulvio Caputo (“La nuova vita di un vecchio Forte”). Dalle 14 alle 17 sarà possibile partecipare alle visite guidate al Forte Col Badin, non prima però della cerimonia di posa della prima pietra. (a.c.)

Messaggero Veneto — 27 ottobre 2008 pagina 13 sezione: NAZIONALE

Rinasce il forte della Grande guerra sul Col Badin

CHIUSAFORTE. Bastano pochi minuti per raggiungere il forte corazzato sul colle Badin dalla statale 13. Una struttura imponente, che fu costruita dall’Esercito Italiano tra il 1904 e il 1907, dalla quale si può avere una visuale mozzafiato della valle del Fella. Da qui, ieri, ha preso il via il recupero della memoria storica di Chiusaforte, con la posa della prima pietra del nuovo forte Col Badin. Una giornata molto attesa dall’amministrazione comunale e dal sindaco Luigi Marcon che, con il recupero del forte, contano di dare nuova linfa al comparto economico-turistico della valle. Per questo hanno investito molto in questo progetto, organizzando una cerimonia in prossimità del 90º anniversario della fine della Grande Guerra. E così, ieri a Chiusaforte, sono arrivati l’assessore regionale Roberto Molinaro, il Soprintendente per i Beni architettonici del Friuli Venezia Giulia Guglielmo Monti, alcuni storici, gli amministratori della valle e moltissima gente comune. Tutti per testimoniare la rinascita del forte corazzato, che sarà fatto tornare a nuova vita grazie a due finanziamenti regionali che, complessivamente, superano i 2 milioni di euro. Non si tratterà, però, di una semplice ristrutturazione, in quanto molte parti del forte resteranno segnate dal degrado, a testimonianza del trascorrere del tempo. L’intenzione dell’amministrazione comunale, in accordo con la “C&C architettura ingegneria srl” rappresentata dall’architetto Fulvio Caputo, è quella di dar vita a un luogo della memoria aperto al futuro, dove convivranno tra loro spazi museali e ricettivi, sale espositive e zone di accoglienza per i visitatori. I lavori di sistemazione, affidati all’Agriforest, termineranno alla fine del 2009. «Il “gigante” di Chiusaforte si sta risvegliando – ha commentato il sindaco Marcon – e, tra breve, sarà trasformato in un luogo di esperienza condivisa, riservato ai turisti, agli appassionati di storia e alle scuole. Sul Col Badin si potrà entrare in contatto con una realtà museale basata su conoscenze emozionali e sensoriali». Una visione condivisa anche dall’assessore regionale Roberto Molinaro, che ha evidenziato l’interesse della Regione per gli interventi di recupero del patrimonio storico del Friuli Venezia Giulia: «Si tratta di manufatti risalenti ad un periodo storico di cui le comunità dovrebbero riappropriarsi, che potranno essere sfruttare come risorsa e motivo di attrazione. Per questo – ha aggiunto – la Regione ha intenzione di creare una rete tra le varie forticazioni, dal Carso al Friuli, per valorizzarle in maniera complessiva. Il Comune di Chiusaforte – ha concluso Molinaro – si trova ad affrontare una duplice sfida: restituire in termini di fruibilità una testimonianza storica della Grande Guerra e trasformarla in un luogo a vantaggio della comunità locale». A posare la prima pietra del nuovo forte, sono stati proprio Marcon e Molinaro, dopo aver firmato la pergamena che è stata sotterrata a ricordo della cerimonia di ieri. Alessandro Cesare

Messaggero Veneto — 28 ottobre 2008 pagina 15 sezione: CULTURA - SPETTACOLO

Friuli, un paese di primule e caserme

Venerdì, alle 14.30, a Cinemazero di Pordenone, nell’ambito di Le voci dell’inchiesta, sarà presentato Un paese di primule e caserme, foto-inchiesta di Fabrizio Giraldi e Paolo Fedrigo sul tema della riconversione delle ex aree militari in Friuli Venezia Giulia. Il lavoro propone un’ampia e attualissima documentazione sui progetti in atto con uno sguardo sul degrado ambientale causato dal mancato recupero. Tema sul quale pubblichiamo questa sintesi su luoghi e problemi. In Italia, il demanio militare occupa 783 km quadrati, le regioni che ospitano più aree militari sono il Friuli Venezia Giulia e la Sardegna. In Fvg 102 km quadrati sono stati utilizzati come suolo militare, pari a più di due volte e mezzo la superficie della città di Pordenone. Dopo la caduta del muro di Berlino del 1989, l’apertura delle frontiere con la Slovenia nel 2004 e la fine della leva obbligatoria, questi territori sono stati lentamente abbandonati dall’Esercito. In Fvg sono più di 400 i beni tra ex caserme, arsenali, depositi, ospedali, basi, poligoni, polveriere, alloggi. In virtù dello statuto speciale, la Regione ha acquistato piena titolarità su 36 immobili e parte delle ex aree è stata ceduta ai Comuni. Strutture enormi, spese insostenibili per la bonifica e la gestione. La foto-inchiesta di Fabrizio Giraldi e Paolo Fedrigo ha l’obiettivo di fornire una panoramica sui principali progetti di riconversione evidenziando problemi (ambientali, sociali ed economici) legati al riutilizzo dell’area. Ecco alcuni casi. Ex caserma Luigi Sbaiz di Visco. La superficie copre un’area di 115.000 metri quadrati ed è riuscita ad ospitare fino a 1800 militari. È stata chiusa nel 1996 e passata al Comune nel 2001. Ciò che caratterizza quest’area è il fatto che la caserma è stata insediata su quello che, durante la guerra, fu un campo di concentramento dove il fascismo internò migliaia di sloveni, croati, dalmati, montenegrini. Le strutture sono in stato di abbandono totale (tranne la struttura della mensa, una struttura nuova che non ha mai fornito un pasto...), divorate dalla natura e per la maggior parte oggetto di furti. Il sito presenta problemi legati alla bonifica delle coperture dei tetti in amianto e di frammenti dello stesso materiale sparsi nell’area. In questo momento il riutilizzo è motivo di polemica tra le parti politiche: c’è chi propone di non vendere la caserma e almeno in parte riconvertirla in un Museo del Confine volto a promuovere progetti e attività di educazione alla pace. Ex caserma Maria Plozner Mentil di Paluzza. Interessa un’area di 4 ettari e ospitava circa 800 alpini. Dimessa nel 1987, è stata utilizzata nel 1994 per accogliere circa 400 profughi albanesi. Il sito presenta, come la maggior parte delle altre zone militari, il problema delle coperture in amianto (eternit) anche se in misura molto limitata (meno del 30% delle coperture totali). Per quel che riguarda le strutture, verranno tutte demolite visto lo stato “pericolante” degli edifici. Per l’edificio principale, si stima un costo di demolizione di circa 250.000 euro. La proposta più concreta e più fattibile riguarda la possibilità di riutilizzare gran parte dell’area (poco meno della metà) per costruire una clinica per la cura dei disturbi alimentari. Il tutto verrebbe fatto grazie a una società privata. È prevista anche la costruzione di una centrale a biomasse che soddisfi il fabbisogno energetico della clinica. Ex caserma Monte Pasubio di Cervignano. In funzione fino ai primi anni 90, è stata utilizzata per ospitare i profughi dall’ex Jugoslavia, ma dal ’93 è rimasta chiusa. L’area (superficie stimabile attorno a 10 mila metri quadrati) versa in stato di abbandono totale. Deve ancora passare al Comune ma si tratta di atti formali. Sarà riconvertita grazie a un finanziamento privato in area adibita a parco urbano, a centro sportivo, centro benessere e piscina, area per una scuola media, alloggi, il tutto con l’obiettivo di diventare un quartiere modello costruito sui principi dell’architettura sostenibile. Ex caserma Bevilacqua di Spilimbergo. È stata in funzione fino agli anni ’50, ha un’area stimabile in circa 2500 metri quadrati. È un progetto di riconversione concreto e già concluso. L’area è organizzata così: nella parte inferiore c’è un parcheggio sotterraneo di due piani gestito da un’azienda consorziata; la parte superiore è utilizzata come incubatore di imprese inserite nel contesto locale inserite nel progetto Sviluppo Italia. Un’altra parte è destinata a laboratorio per mosaico e spazi espositivi per il Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia. Ex caserma Zucchi di Chiusaforte. Si estende su un’area di circa 7 ettari, ospitava circa 1000 alpini e venne chiusa nel novembre del ’95. L’area presenta problemi legati all’amianto. Nel 2001 la caserma e il forte Col Badin sono passati dal demanio al Comune e ci sono voluti cinque anni per far partire i lavori di riconversione che prevedono una sorta di cittadella comprendente una casa di riposo, una centrale a biomasse che alimenterà le scuole del territorio, un capannone per l’artigianato, un complesso di case sulla tipologia dell’edilizia sociale. Nel paese di Chiusaforte ci sono anche palazzine che venivano utilizzate per decine di alloggi per famiglie di militari, da troppo tempo in stato di abbandono. Ex caserma Duodo di Udine. Sarà riconvertita in strutture per la Provincia costruite in base ai principi delle case passive (ovvero l’architettura sostenibile).

Messaggero Veneto — 11 febbraio 2009 pagina 13 sezione: UDINE

Chiusaforte, Marcon si ricandida

CHIUSAFORTE. Il sindaco uscente di Chiusaforte, Luigi Marcon, ha deciso di ricandidarsi alla guida del Comune. La notizia è stata comunicata dallo stesso Marcon al termine di un incontro pubblico organizzato dalla lista civica “La gente in Comune”. Un’occasione che è servita per fare il punto sull’attività svolta dall’attuale maggioranza nel corso degli ultimi cinque anni, che ha portato all’avvio dello sviluppo del comprensorio sciistico di Sella Nevea, all’avanzamento dell’iter per la realizzazione dello svincolo autostradale in Canal del Ferro, all’avvio del recupero del forte corazzato sul Col Badin e dell’ex caserma Zucchi. Proprio l’idea di portare a compimento tutte le opere avviate, ha convinto Marcon a ricandidarsi, alla guida della lista civica “La gente in Comune”. L’obiettivo dell’attuale sindaco è quello di coinvolgere più persone possibile nella gestione dell’amministrazione pubblica, soprattutto giovani e donne, gettando così le basi per l’amministrazione futura. Alcune persone interessate a sposare il progetto portato avanti da questa lista si sono già fatte avanti, ma gli attuali amministratori si aspettano ancor più partecipazione dai prossimi mesi. Insieme a Marcon, torneranno in lizza tutti i componenti della sua attuale giunta, dal vicesindaco Fabrizio Fuccaro agli assessori Giorgio Pozzecco e Giovanni Toigo. Hanno deciso di concludere il proprio percorso amministrativo invece, i consiglieri Paolo Della Mea, Aldo Martina ed Enrico Marcon. Una lista, quella de “La Gente in Comune”, che pur essendo considerata civica, racchiude persone con idee e convinzioni vicine alle posizioni del centro destra, con al suo interno esponenti espressione del Pdl e dell’Udc. Alessandro Cesare

Messaggero Veneto — 04 giugno 2009 pagina 14 sezione: UDINE

Ok al bilancio E ora le elezioni

Chiusaforte CHIUSAFORTE. Si chiude con un avanzo di amministrazione di 281 mila euro il rendiconto per l’esercizio finanziario 2008 del Comune di Chiusaforte. Il documento è stato approvato nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, quello che, di fatto, ha chiuso il mandato di Luigi Marcon. A contendergli la rielezione, sarà Valentina Della Mea. Il totale delle entrate ammonta a 7 milioni e 597 mila euro, con 253 mila euro di entrate tributarie e 972 mila euro di trasferimenti da Stato e Regione. Sul fronte delle uscite invece, che ammontano a 1 milione e 133 mila euro, si segnalano gli 84.700 euro investiti nel settore del sociale, i 70.200 per i servizi scolastici, gli 87.500 euro per i rifiuti, i 57 mila euro per l’illuminazione pubblica, i 95 mila euro per la cultura e lo sport, i 49.500 euro per la viabilità. Ci sono poi i 5 milioni e 528 mila euro di spese in conto capitale per la messa in sicurezza del territorio, con 300 mila euro utilizzati per la sistemazione della viabilità del capoluogo, altri 300 mila euro per il riassetto urbanistico della chiesa di Raccolana, un milione di euro per il recupero del forte sul Col Badin, 150 mila euro per l’adeguamento della viabilità forestale e 216 mila euro per la realizzazione dell’impianto a biomasse nel centro scolastico. Nel corso dell’ultimo Consiglio comunale è stato anche fatto un bilancio delle opere pubbliche progettate dal 2000 al 2004: 53 interventi completati e 21 in corso, per un totale di 22 milioni di euro di risorse investire sul territorio, grazie alla disponibilità del Comune, della Protezione civile regionale e della Comunità Montana di Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale. Complessivamente, le ditte coinvolte per il completamento delle varie opere, sono state trentatrè. Alessandro Cesare

Messaggero Veneto — 10 giugno 2009 pagina 12 sezione: UDINE

Marcon annuncia: «Cambio la giunta »

CHIUSAFORTE. Luigi Marcon ha nuovamente ottenuto la fiducia degli elettori di Chiusaforte. Con il 64,57% dei voti infatti, il sindaco uscente, appoggiato dalla lista “Gente in Comune”, è riuscito a prevalere su Valentina Della Mea con “Scluse gnove”, che non è andata oltre il 35,43% delle preferenze. «Mi sento bene come cinque anni fa, alla prima elezione – ha commentato Luigi Marcon –. Sinceramente fatico di più durante la campagna elettorale che lavorando nel corso del mandato amministrativo. Sono contento perché è sempre più difficile riconfermarsi e non posso che ringraziare tutto l’elettorato per aver creduto ancora in me e nella mia squadra». La festa per la rielezione però, è già finita, e Marcon si è subito rimesso al lavoro: «Proseguiamo con quello che abbiamo già iniziato – ha precisato – ed in particolare, i nostri obiettivi principali per lo sviluppo della nostra comunità sono il rilancio di Sella Nevea, la realizzazione dello svincolo autostradale, il recupero del forte sul Col Badin, il completamento delle opere messa in sicurezza del territorio e l’avvio di azioni finalizzate al risparmio dei costi per l’approvvigionamento energetico. Un ultimo apprezzamento – ha sottolineato il sindaco – lo voglio riservare al senso civico dei nostri concittadini, che andando a votare numerosi, hanno dimostrato un interesse per la scelta dei propri rappresentanti politici». Per quanto concerne la formazione della nuova giunta, Marcon si è limitato a dire che «ci sarà un ricambio». Sul fronte degli eletti, il più votato è stato il vicesindaco uscente Fabrizio Fuccaro, capace di ottenere 44 preferenze. A seguire Roberto Marcon con 29 voti. Nonostante la sconfitta, è positiva la reazione di Valentina Della Mea: «Un po’ me l’aspettavo, perché non mi ero mai occupata di politica. Comunque quest’esperienza mi è piaciuta, grazie anche al fantastico gruppo che mi sosteneva. Vorrei raccomandare al sindaco – ha concluso – di cambiare il modo di gestire la cosa pubblica, cercando di far prevalere di più la trasparenza nell’amministrazione». Proseguirà quindi per altri cinque anni quel rapporto di amore e odio tra il sindaco espressione della Lega Nord, Luigi Marcon, e il suo vice (carica che probabilmente sarà riconfermata), Fabrizio Fuccaro, esponente dell’Udc. Una convivenza che, nel corso dell’ultimo mandato, è riuscita a produrre notevoli risultati, riconosciuti anche dalla popolazione. «In questa tornata elettorale – ha dichiarato Fuccaro – abbiamo cercato di stimolare tutti i componenti della nostra lista, affinché diventassero partecipi del proprio impegno. Credo che i risultati siano stati evidenti». Alessandro Cesare

Messaggero Veneto — 08 luglio 2009 pagina 11 sezione: UDINE

Chiusaforte, la nuova giunta si mette al lavoro e stanzia 1,3 milioni per interventi sulla viabilità


CHIUSAFORTE. Concluco il periodo elettorale, l’amministrazione guidata dal sindaco Luigi Marcon si è rimessa al lavoro per dare attuazione al programma di mandato. In particolare, nel settore delle opere pubbliche, l’assessore Fabrizio Fuccaro, insieme ai tecnici Adriano Ambrosino e Daniele Clauderotti, hanno fatto il punto degli interventi che stanno per essere avviati, caratterizzati da investimenti pari a 1,7 milioni di euro. L’opera più consistente, del valore di 1,3 milioni di euro, prevede l’apertura di otto diversi cantieri, che consisteranno nella messa in sicurezza della viabilità di accesso al forte di Col Badin, nella sistemazione della viabilità di Villanova nei pressi del rio Mulino e del centro abitato, nel ripristino delle murature in pietrame sulla strada comunale Polizza e nella posa di barriere e parapetti lungo le arterie della Val Raccolana e di collegamento verso l’abitato di Patocco. «La strada – ha spiegato l’assessore Fabrizio Fuccaro – sarà allargata con la creazione di piazzole lunghe quindici metri e larghe tre per favorire l’incrocio dei mezzi in transito. Sono previsti inoltre – ha aggiunto – interventi per la sistemazione del rio Tamaroz, che a causa di precipitazioni particolarmente intense è spesso soggetto ad esondazioni, del rio Tunii e Ladine a sud di Chiusaforte». Altri 300 mila euro serviranno per il rifacimento degli asfalti nell’abitato di Saletto, con la messa in sicurezza e l’allargamento della strada. Anche in località Raccolana si provvederà a sistemare il manto stradale danneggiato dalla posa dei nuovi punti luce. L’ultimo intervento riguarderà la viabilità in quota a Patocco per collegare la parte alta e quella bassa e per ripristinare l’accesso all’area del cimitero. (a.c.)