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CHIUSAFORTE |
Rassegna stampa dedicata
Messaggero Veneto — 16 giugno 2006 pagina 12 sezione: UDINE
Cominciato il recupero del forte della
grande guerra sul colle Badin
CHIUSAFORTE. Con l’avvio dei lavori di recupero del forte sul Colle Badin, a
Chiusaforte, è cominciata la fase più impegnativa del progetto di recupero del
patrimonio storico - militare della prima guerra mondiale in Val Raccolana.
Un’iniziativa che vede in prima linea il Comune di Chiusaforte, che a fronte di
un impegno di spesa di 232 mila euro, ha ricevuto un finanziamento di 185 mila
euro attraverso i fondi comunitari dell’Obiettivo 2.«In questa fase - ha
spiegato l’assessore alle politiche comunitarie, Fabrizio Fuccaro -, oltre al
recupero strutturale del forte, saranno sistemati e resi accessibili anche i
sentieri della grande guerra lungo la via alta del Montasio e attraverso le
fortificazioni del Col de la Beretta e del Ronbon. Questa parte del progetto -
ha aggiunto - è stata progettata dalla Comunità montana del Gemonese, Canal del
Ferro e Valcanale e sarà portata a compimento dall’Agriforest di Chiusaforte».Il
forte Badin è stato riconosciuto "di interesse storico" dal Ministero dei beni e
delle attività culturali, che in questo modo ne ha sancito la tutela. Il forte
fu costruito in cemento e pietra lavorata nel 1904, su una collina sovrastante
l’abitato di Chiusaforte, rappresentando il primo sbarramento lungo la Val
Fella. Dotato di una struttura imponente, riusciva ad ospitare oltre duecento
soldati. Era collegato con il capoluogo ed era autonomo sia per
l’approvvigionamento idrico che elettrico. (a.c.)
Messaggero Veneto — 09 settembre 2008 pagina 17
sezione: UDINE
A che scopo tanto attivismo per restaurare
le fortezze?
di VITTORIO BORTOLOTTI Il 2008 è il novantesimo anniversario della fine della
Grande guerra, come ogni anniversario tondo fa la gioia degli appassionati e dei
politici. Così è anche per il Friuli visto gli articoli che sono apparsi sul
Messaggero Veneto soprattutto nel corso di questa estate. Un aspetto in
particolare mi ha colpito: la frequenza di informazioni sul recupero dei vecchi
forti militari che l’Italia aveva approntato a partire dal 1908 in funzione
anti-austroungarica. Buonultima, il 3 settembre, è arrivata la notizia che il
presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, ha visitato il
forte del Monte Festa, suppongo in fuoristrada della forestale come si capisce
dall’articolo (la decina di chilometri di carrareccia che separano la cima del
monte dal fondovalle sono stati risistemati da qualche mese), accompagnato dal
consigliere Cacitti e dal sindaco di Cavazzo Carnico. «Si vuole recuperare il
forte quale sito storico mondiale», addirittura il presidente si è sbilanciato
affermando che «non esistono altre testimonianze così rilevanti della I guerra
mondiale come quelle che si trovano nel nostro territorio», a quale titolo
faccia questa affermazione non si capisce, dato che non credo sia uno storico né
quanto meno un appassionato di storia. Forse non ha fatto mente locale sulla
decina di forti presenti lungo il corso del Tagliamento, forse non è stato
informato che sono almeno tre i forti che sono stati recuperati nell’arco di
poche decine di chilometri: il forte di Col Roncone, quello del Badin e quello
del Bernadia, oltre ovviamente al forte di Osoppo. Il Messaggero Veneto ha
ospitato in diverse occasioni notizie relative allo stato dei lavori, ben sette
gli articoli da maggio ad agosto. A questo punto però è necessario fare una
riflessione sull’utilità e sulla correttezza del recupero di tali opere. Gli
amministratori pubblici dovrebbero chiedersi se sia giusto o meno finanziare
opere di questo tipo sia in relazione alla situazione economica attuale, sia
rispetto al valore storico-scientifico e alla limitatezza delle porose d’uso. I
costi sono elevatissimi: 860 mila euro per il Col Roncone, 1,2 milioni per il
Bernadia, 2 milioni per il Badin. A fronte di tali spese non sembra esserci un
minimo di attenzione per il futuro di queste ingenti operazioni. Come verranno
mantenute le spese ordinarie per il loro utilizzo? È stato previsto un uso di
queste opere? A Rive d’Arcano si pensa a esposizioni non ben definite (M.V.
15.05.08), intanto, visto che lo scopo è quello di favorire la cultura della
pace si è svolta la prima manifestazione del neonato 89º Col Roncòn,
associazione che vuol promuovere la conoscenza e la pratica del soft air (M.V.
16.06.08), cioè di quella attività che simula la guerra con armi giocattolo(!).
Il sindaco di Tarcento, Pinosa, parla di ricreare le condizioni di vita
all’interno del forte Bernadia attraverso il rigore storico della ricostruzione
per permettere a «chi, tra ex militari, appassionati, turisti e famiglie, avrà
il piacere di fare un tuffo nel passato» andando a pernottare all’interno della
struttura (M.V. 12.08.08). Infine tra le proposte di utilizzo del forte del
Badin, oltre al recupero di spazi per fini museali, ricreativi e didattici non
ben definiti spicca la possibilità «di dormire nelle camerate spartane dei
soldati... e di assaggiare le pietanze del rancio militare, servite in un punto
ristoro costruito secondo i canoni di 90 anni fa. Nessun albergo a cinque stelle
o ristorante di prestigio all’interno del forte, soltanto locali austeri per
consentire di immedesimarsi anima e corpo nell’atmosfera della prima guerra
mondiale» (M.V. 25.07.08). Che senso ha parlare di cultura di pace, come a
chiare lettere è evidenziato nella legge regionale 14 del 2000, se alla fine il
risultato è una serie di incoerenti proposte? Che cosa ce ne facciamo di tre
musei della Grande guerra distanti tra loro pochi chilometri? Saremo costretti a
finanziare il recupero di tutti i forti? E allora perché non quello delle
trincee lungo tutto il fronte? E soprattutto lo scopo di tutto questo attivismo
edilizio qual è? Forse lo sconsolato sindaco di Fagagna, D’Orlandi, che ha
presentato per conto della sua amministrazione per due volte domanda di
contributi per il recupero del forte e che ha ricevuto diverse proteste per lo
stato di degrado, ha trovato la soluzione economicamente più corretta: «Abbiamo
transennato l’area. L’accesso al forte è quindi vietato» (M.V. 27.08.08).
Messaggero Veneto — 20 ottobre 2008 pagina 18 sezione:
PORDENONE
Arti, scienze, Italico Brass e il Forte Col
Badin
APPUNTAMENTI UDINE. Tante iniziative in Friuli anche questa settimana per
ricordare i 90 anni dalla fine della Grande Guerra. Da ricordare gli Itinerari
nella memoria che comprendono appuntamenti in vari Comuni (martedì a Sacile,
mercoledì a Cordenons, giovedì a Spilimbergo, venerdì a Valvasone, sabato a
Udine). Sempre Udine ospiterà da giovedì a sabato il convegno Le arti e le
scienze di fronte alla Grande Guerra , un appuntamento di notevole rilievo
organizzato dall’assessorato comunale alla cultura, con inizio giovedì alle 15
in castello, nel salone del Parlamento. Venerdì, sempre a Udine, nella Casa
della Contadinanza in castello, sarà inaugurata alle 12 la mostra intitolata La
Grande Guerra vista da Italico Brass , con una scelta di tele del pittore
goriziano e dipinti di artisti coevi come Montanari, Beltrame e Sartorio.
L’iniziativa si colloca nell’ambito del progetto Rileggiamo la Grande Guerra e
di quello comunale denominato Dalla guerra alla pace 1918-2008 . Domenica
prossima a Chiusaforte, alle 10, comincerà nella sala convegni comunale un
incontro dedicato al futuro e alla valorizzazione del Forte Col Badin ( nella
foto). Ci sarà la presentazione del progetto e nel pomeriggio la posa della
prima pietra. Sabato e domenica a Palmanova, alle 20.30, nella Polveriera
napoleonica di contrada Garzoni sarà presentato lo spettacolo teatrale Signorine
alla Grande Guerra di Alberto Prelli, con protagonisti Sandra Cosatto e
Francesco Accomando. Ingresso libero, ma è necessaria la prenotazione
(0432/920060, dalle 17 alle 19).
Messaggero Veneto — 22 ottobre 2008 pagina 17 sezione:
UDINE
Emanuele Filiberto domenica per la prima
pietra del forte
CHIUSAFORTE. Potrebbe essere Emanuele Filiberto di Savoia a suggellare la posa
della prima pietra del forte corazzato sul colle Badin, a Chiusaforte. L’erede
di Casa Savoia infatti è stato invitato dal sindaco Luigi Marcon a partecipare
alla cerimonia in programma domenica, che sancirà la rinascita del Forte
costruito dall’Esercito Italiano tra il 1904 e il 1907. Un invito non casuale
quello che il primo cittadino di Chiusaforte ha rivolto a Emanuele Filiberto,
visto che il bisnonno dell’esponente di Casa Savoia, Vittorio Emanuele III,
aveva fatto visita alle truppe in Canal del Ferro durante gli anni della Prima
Guerra Mondiale. Per Marcon si tratterebbe quindi di un modo per ricordare
quell’avvenimento dando lustro alla ristrutturazione del Forte sul colle Badin.
Un progetto al quale l’amministrazione comunale sta lavorando da diversi anni,
avvalendosi della consulenza storica di Davide Tonazzi e di quella tecnica dello
“C and C Architettura ingegneria srl” di Venezia. Il nuovo forte sarà realizzato
dal Consorzio Cooperative Costruzioni Bologna e dall’Agriforest di Chiusaforte
grazie ad un contributo regionale di 1,6 milioni di euro. Il programma della
cerimonia prevede, dalle 10 alle 12, nella sala convegni del Comune di
Chiusaforte, la presentazione del progetto di recupero del forte sul colle Badin.
Dopo il saluto del sindaco Luigi Marcon, interverranno l’assessore regionale
Roberto Molinaro e il Soprintendente per i Beni architettonici, archeologici,
artistici e storici del Friuli Venezia Giulia Guglielmo Monti. Spazio poi
all’approfondimento storico con le relazioni di Roberta Cuttini (“Architetture
della Grande Guerra: i Forti del Tagliamento”) e Davide Tonazzi (“Forti e
territorio: Chiusaforte”), prima della presentazione del recupero da parte di
Fulvio Caputo (“La nuova vita di un vecchio Forte”). Dalle 14 alle 17 sarà
possibile partecipare alle visite guidate al Forte Col Badin, al termine però
della cerimonia di posa della prima pietra. (a.c.)
Messaggero Veneto — 24 ottobre 2008 pagina 19 sezione:
CULTURA - SPETTACOLO
Col Badin, memoria e futuro nella Fortezza
CHIUSAFORTE. A pochi giorni dal novantesimo anniversario della fine della Grande
Guerra, sta per essere ufficializzato il recupero architettonico del Forte
corazzato sul colle Badin. Domenica l’incontro intitolato Il futuro della
memoria. 1904/2008 richiamerà l’attenzione sul Canal del Ferro con l’intervento
di storici e politici e con la posa della prima pietra della nuova struttura.
Collocato su uno sperone roccioso alle pendici del colle Badin, il Forte
corazzato (in origine “Fortezza Alto Tagliamento-Fella”, poi “Fortezza di
Chiusaforte”) fu realizzato dall’Esercito italiano tra il 1904 e il 1907.
Disposto su quattro livelli, comprendeva alloggi per la truppa e gli ufficiali,
quattro cupole corazzate per i cannoni, opere difensive (come gallerie per
fucilieri e cofani laterali per mitragliatrici), nonché edifici di supporto e
servizio (depositi per le munizioni, officine, e magazzini). Il 24 ottobre 1917,
durante la dodicesima battaglia dell’Isonzo, l’esercito austro-tedesco ruppe il
fronte italiano davanti a Plezzo e Tolmino, e dopo cinque giorni i nostri
contingenti si ritirarono attraverso la valle del Fella. Il Forte ebbe il
compito di opporre una resistenza tenace. Dopo un violento fuoco di sbarramento
e l’esplosione finale con cui si fecero saltare i cannoni e le cupole, la
guarnigione si arrese alle truppe del 30° battaglione di Feldjager della 59°
Brigata alpina. Cominciò così il lento degrado del Forte, terminato nel 2001 con
il suo trasferimento come proprietà dal Ministero della Difesa al Comune di
Chiusaforte. Nel 2005 fu sottoposto a vincolo di tutela da parte del Ministero
dei beni culturali per le sue caratteristiche e per la presenza di sistemi di
difesa ravvicinati, innovativi per l’epoca in cui fu realizzato. Grazie a un
contributo regionale di 1,6 milioni di euro, ora potrà essere risistemato. Ma
non si tratterà di una semplice ricostruzione di un manufatto utilizzato durante
la Grande Guerra, bensì di un luogo della memoria aperto al futuro, dove
convivranno spazi museali e ricettivi, sale espositive e zone di accoglienza per
i visitatori. Per questo i vari edifici subiranno un processo di restauro
differente: quelli destinati a ospitare a lungo le persone saranno restaurati in
maniera completa, mentre negli altri si fermerà, con tecniche particolari, il
processo di degrado e rimarrà leggibile l’immagine di rovina e del trascorrere
del tempo. L’obiettivo di questa “strategia formale” è di mostrare la storia
attraverso l’architettura: dal periodo della guerra e dell’abbandono al momento
della salvaguardia e della valorizzazione. La ristrutturazione si concretizzerà
in tre fasi: il restauro architettonico degli edifici, l’allestimento di un
museo della memoria, la sistemazione degli spazi esterni e degli accessi a
valle. La struttura accoglierà comitive studentesche, studiosi o turisti che,
visitando il percorso, potranno conoscere le vicende belliche che si sono svolte
nei territori circostanti e informarsi sulla vita e sulle abitudini della
comunità durante quel periodo. Agli ospiti sarà dato non solo “ristoro”
culturale, ma anche la possibilità di soggiornare e di pernottare. Alle
esposizioni permanenti si affiancheranno mostre temporanee e i locali interni
potranno accogliere riunioni, piccoli convegni o incontri conviviali. Domenica
il programma prevede, dalle 10 alle 12, nella sala convegni del Comune di
Chiusaforte, la presentazione del progetto di recupero del Forte. Spazio poi
all’approfondimento storico mentre nel pomeriggio, dalle 14 alle 17, sarà
possibile partecipare alle visite guidate al Forte Col Badin, al termine della
cerimonia di posa della prima pietra. Una giornata organizzata dal Comune con la
collaborazione e il sostegno della Regione, della Soprintendenza del Friuli
Venezia Giulia, della Comunità Montana e della Fondazione Crup. Alessandro
Cesare
Messaggero Veneto — 26 ottobre 2008 pagina 15 sezione:
UDINE
Recupero del forte sul colle Badin: stamane
la posa della prima pietra
CHIUSAFORTE. Comincerà oggi, con la posa della prima pietra, il recupero
architettonico del Forte corazzato sul colle Badin, a Chiusaforte. Un
avvenimento che l’amministrazione comunale ha voluto celebrare con una giornata
di approfondimento storico dal titolo “Il futuro della memoria. 1904/2008”, a
pochi giorni dal novantesimo anniversario della fine della Grande Guerra. Il
programma della giornata prevede, dalle 10 alle 12, nella sala convegni del
Centro scolastico, la presentazione del progetto di recupero del forte sul colle
Badin. Dopo il saluto del sindaco Luigi Marcon, interverranno l’assessore
regionale Roberto Molinaro e il Soprintendente per i Beni architettonici,
archeologici, artistici e storici del Friuli Venezia Giulia Guglielmo Monti.
Spazio poi all’approfondimento storico con le relazioni di Roberta Cuttini
(“Architetture della Grande Guerra: i Forti del Tagliamento”) e Davide Tonazzi
(“Forti e territorio: Chiusaforte”), prima della presentazione del recupero da
parte di Fulvio Caputo (“La nuova vita di un vecchio Forte”). Dalle 14 alle 17
sarà possibile partecipare alle visite guidate al Forte Col Badin, non prima
però della cerimonia di posa della prima pietra. (a.c.)
Messaggero Veneto — 27 ottobre 2008 pagina 13 sezione:
NAZIONALE
Rinasce il forte della Grande guerra sul
Col Badin
CHIUSAFORTE. Bastano pochi minuti per raggiungere il forte corazzato sul colle
Badin dalla statale 13. Una struttura imponente, che fu costruita dall’Esercito
Italiano tra il 1904 e il 1907, dalla quale si può avere una visuale mozzafiato
della valle del Fella. Da qui, ieri, ha preso il via il recupero della memoria
storica di Chiusaforte, con la posa della prima pietra del nuovo forte Col Badin.
Una giornata molto attesa dall’amministrazione comunale e dal sindaco Luigi
Marcon che, con il recupero del forte, contano di dare nuova linfa al comparto
economico-turistico della valle. Per questo hanno investito molto in questo
progetto, organizzando una cerimonia in prossimità del 90º anniversario della
fine della Grande Guerra. E così, ieri a Chiusaforte, sono arrivati l’assessore
regionale Roberto Molinaro, il Soprintendente per i Beni architettonici del
Friuli Venezia Giulia Guglielmo Monti, alcuni storici, gli amministratori della
valle e moltissima gente comune. Tutti per testimoniare la rinascita del forte
corazzato, che sarà fatto tornare a nuova vita grazie a due finanziamenti
regionali che, complessivamente, superano i 2 milioni di euro. Non si tratterà,
però, di una semplice ristrutturazione, in quanto molte parti del forte
resteranno segnate dal degrado, a testimonianza del trascorrere del tempo.
L’intenzione dell’amministrazione comunale, in accordo con la “C&C architettura
ingegneria srl” rappresentata dall’architetto Fulvio Caputo, è quella di dar
vita a un luogo della memoria aperto al futuro, dove convivranno tra loro spazi
museali e ricettivi, sale espositive e zone di accoglienza per i visitatori. I
lavori di sistemazione, affidati all’Agriforest, termineranno alla fine del
2009. «Il “gigante” di Chiusaforte si sta risvegliando – ha commentato il
sindaco Marcon – e, tra breve, sarà trasformato in un luogo di esperienza
condivisa, riservato ai turisti, agli appassionati di storia e alle scuole. Sul
Col Badin si potrà entrare in contatto con una realtà museale basata su
conoscenze emozionali e sensoriali». Una visione condivisa anche dall’assessore
regionale Roberto Molinaro, che ha evidenziato l’interesse della Regione per gli
interventi di recupero del patrimonio storico del Friuli Venezia Giulia: «Si
tratta di manufatti risalenti ad un periodo storico di cui le comunità
dovrebbero riappropriarsi, che potranno essere sfruttare come risorsa e motivo
di attrazione. Per questo – ha aggiunto – la Regione ha intenzione di creare una
rete tra le varie forticazioni, dal Carso al Friuli, per valorizzarle in maniera
complessiva. Il Comune di Chiusaforte – ha concluso Molinaro – si trova ad
affrontare una duplice sfida: restituire in termini di fruibilità una
testimonianza storica della Grande Guerra e trasformarla in un luogo a vantaggio
della comunità locale». A posare la prima pietra del nuovo forte, sono stati
proprio Marcon e Molinaro, dopo aver firmato la pergamena che è stata sotterrata
a ricordo della cerimonia di ieri. Alessandro Cesare
Messaggero Veneto — 28 ottobre 2008 pagina 15 sezione:
CULTURA - SPETTACOLO
Friuli, un paese di primule e caserme
Venerdì, alle 14.30, a Cinemazero di Pordenone, nell’ambito di Le voci
dell’inchiesta, sarà presentato Un paese di primule e caserme, foto-inchiesta di
Fabrizio Giraldi e Paolo Fedrigo sul tema della riconversione delle ex aree
militari in Friuli Venezia Giulia. Il lavoro propone un’ampia e attualissima
documentazione sui progetti in atto con uno sguardo sul degrado ambientale
causato dal mancato recupero. Tema sul quale pubblichiamo questa sintesi su
luoghi e problemi. In Italia, il demanio militare occupa 783 km quadrati, le
regioni che ospitano più aree militari sono il Friuli Venezia Giulia e la
Sardegna. In Fvg 102 km quadrati sono stati utilizzati come suolo militare, pari
a più di due volte e mezzo la superficie della città di Pordenone. Dopo la
caduta del muro di Berlino del 1989, l’apertura delle frontiere con la Slovenia
nel 2004 e la fine della leva obbligatoria, questi territori sono stati
lentamente abbandonati dall’Esercito. In Fvg sono più di 400 i beni tra ex
caserme, arsenali, depositi, ospedali, basi, poligoni, polveriere, alloggi. In
virtù dello statuto speciale, la Regione ha acquistato piena titolarità su 36
immobili e parte delle ex aree è stata ceduta ai Comuni. Strutture enormi, spese
insostenibili per la bonifica e la gestione. La foto-inchiesta di Fabrizio
Giraldi e Paolo Fedrigo ha l’obiettivo di fornire una panoramica sui principali
progetti di riconversione evidenziando problemi (ambientali, sociali ed
economici) legati al riutilizzo dell’area. Ecco alcuni casi. Ex caserma Luigi
Sbaiz di Visco. La superficie copre un’area di 115.000 metri quadrati ed è
riuscita ad ospitare fino a 1800 militari. È stata chiusa nel 1996 e passata al
Comune nel 2001. Ciò che caratterizza quest’area è il fatto che la caserma è
stata insediata su quello che, durante la guerra, fu un campo di concentramento
dove il fascismo internò migliaia di sloveni, croati, dalmati, montenegrini. Le
strutture sono in stato di abbandono totale (tranne la struttura della mensa,
una struttura nuova che non ha mai fornito un pasto...), divorate dalla natura e
per la maggior parte oggetto di furti. Il sito presenta problemi legati alla
bonifica delle coperture dei tetti in amianto e di frammenti dello stesso
materiale sparsi nell’area. In questo momento il riutilizzo è motivo di polemica
tra le parti politiche: c’è chi propone di non vendere la caserma e almeno in
parte riconvertirla in un Museo del Confine volto a promuovere progetti e
attività di educazione alla pace. Ex caserma Maria Plozner Mentil di Paluzza.
Interessa un’area di 4 ettari e ospitava circa 800 alpini. Dimessa nel 1987, è
stata utilizzata nel 1994 per accogliere circa 400 profughi albanesi. Il sito
presenta, come la maggior parte delle altre zone militari, il problema delle
coperture in amianto (eternit) anche se in misura molto limitata (meno del 30%
delle coperture totali). Per quel che riguarda le strutture, verranno tutte
demolite visto lo stato “pericolante” degli edifici. Per l’edificio principale,
si stima un costo di demolizione di circa 250.000 euro. La proposta più concreta
e più fattibile riguarda la possibilità di riutilizzare gran parte dell’area
(poco meno della metà) per costruire una clinica per la cura dei disturbi
alimentari. Il tutto verrebbe fatto grazie a una società privata. È prevista
anche la costruzione di una centrale a biomasse che soddisfi il fabbisogno
energetico della clinica. Ex caserma Monte Pasubio di Cervignano. In funzione
fino ai primi anni 90, è stata utilizzata per ospitare i profughi dall’ex
Jugoslavia, ma dal ’93 è rimasta chiusa. L’area (superficie stimabile attorno a
10 mila metri quadrati) versa in stato di abbandono totale. Deve ancora passare
al Comune ma si tratta di atti formali. Sarà riconvertita grazie a un
finanziamento privato in area adibita a parco urbano, a centro sportivo, centro
benessere e piscina, area per una scuola media, alloggi, il tutto con
l’obiettivo di diventare un quartiere modello costruito sui principi
dell’architettura sostenibile. Ex caserma Bevilacqua di Spilimbergo. È stata in
funzione fino agli anni ’50, ha un’area stimabile in circa 2500 metri quadrati.
È un progetto di riconversione concreto e già concluso. L’area è organizzata
così: nella parte inferiore c’è un parcheggio sotterraneo di due piani gestito
da un’azienda consorziata; la parte superiore è utilizzata come incubatore di
imprese inserite nel contesto locale inserite nel progetto Sviluppo Italia.
Un’altra parte è destinata a laboratorio per mosaico e spazi espositivi per il
Centro di Ricerca e Archiviazione della Fotografia. Ex caserma Zucchi di
Chiusaforte. Si estende su un’area di circa 7 ettari, ospitava circa 1000 alpini
e venne chiusa nel novembre del ’95. L’area presenta problemi legati
all’amianto. Nel 2001 la caserma e il forte Col Badin sono passati dal demanio
al Comune e ci sono voluti cinque anni per far partire i lavori di riconversione
che prevedono una sorta di cittadella comprendente una casa di riposo, una
centrale a biomasse che alimenterà le scuole del territorio, un capannone per
l’artigianato, un complesso di case sulla tipologia dell’edilizia sociale. Nel
paese di Chiusaforte ci sono anche palazzine che venivano utilizzate per decine
di alloggi per famiglie di militari, da troppo tempo in stato di abbandono. Ex
caserma Duodo di Udine. Sarà riconvertita in strutture per la Provincia
costruite in base ai principi delle case passive (ovvero l’architettura
sostenibile).
Messaggero Veneto — 11 febbraio 2009 pagina 13 sezione:
UDINE
Chiusaforte, Marcon si ricandida
CHIUSAFORTE. Il sindaco uscente di Chiusaforte, Luigi Marcon, ha deciso di
ricandidarsi alla guida del Comune. La notizia è stata comunicata dallo stesso
Marcon al termine di un incontro pubblico organizzato dalla lista civica “La
gente in Comune”. Un’occasione che è servita per fare il punto sull’attività
svolta dall’attuale maggioranza nel corso degli ultimi cinque anni, che ha
portato all’avvio dello sviluppo del comprensorio sciistico di Sella Nevea,
all’avanzamento dell’iter per la realizzazione dello svincolo autostradale in
Canal del Ferro, all’avvio del recupero del forte corazzato sul Col Badin e
dell’ex caserma Zucchi. Proprio l’idea di portare a compimento tutte le opere
avviate, ha convinto Marcon a ricandidarsi, alla guida della lista civica “La
gente in Comune”. L’obiettivo dell’attuale sindaco è quello di coinvolgere più
persone possibile nella gestione dell’amministrazione pubblica, soprattutto
giovani e donne, gettando così le basi per l’amministrazione futura. Alcune
persone interessate a sposare il progetto portato avanti da questa lista si sono
già fatte avanti, ma gli attuali amministratori si aspettano ancor più
partecipazione dai prossimi mesi. Insieme a Marcon, torneranno in lizza tutti i
componenti della sua attuale giunta, dal vicesindaco Fabrizio Fuccaro agli
assessori Giorgio Pozzecco e Giovanni Toigo. Hanno deciso di concludere il
proprio percorso amministrativo invece, i consiglieri Paolo Della Mea, Aldo
Martina ed Enrico Marcon. Una lista, quella de “La Gente in Comune”, che pur
essendo considerata civica, racchiude persone con idee e convinzioni vicine alle
posizioni del centro destra, con al suo interno esponenti espressione del Pdl e
dell’Udc. Alessandro Cesare
Messaggero Veneto — 04 giugno 2009 pagina 14 sezione:
UDINE
Ok al bilancio E ora le elezioni
Chiusaforte CHIUSAFORTE. Si chiude con un avanzo di amministrazione di 281 mila
euro il rendiconto per l’esercizio finanziario 2008 del Comune di Chiusaforte.
Il documento è stato approvato nel corso dell’ultimo Consiglio comunale, quello
che, di fatto, ha chiuso il mandato di Luigi Marcon. A contendergli la
rielezione, sarà Valentina Della Mea. Il totale delle entrate ammonta a 7
milioni e 597 mila euro, con 253 mila euro di entrate tributarie e 972 mila euro
di trasferimenti da Stato e Regione. Sul fronte delle uscite invece, che
ammontano a 1 milione e 133 mila euro, si segnalano gli 84.700 euro investiti
nel settore del sociale, i 70.200 per i servizi scolastici, gli 87.500 euro per
i rifiuti, i 57 mila euro per l’illuminazione pubblica, i 95 mila euro per la
cultura e lo sport, i 49.500 euro per la viabilità. Ci sono poi i 5 milioni e
528 mila euro di spese in conto capitale per la messa in sicurezza del
territorio, con 300 mila euro utilizzati per la sistemazione della viabilità del
capoluogo, altri 300 mila euro per il riassetto urbanistico della chiesa di
Raccolana, un milione di euro per il recupero del forte sul Col Badin, 150 mila
euro per l’adeguamento della viabilità forestale e 216 mila euro per la
realizzazione dell’impianto a biomasse nel centro scolastico. Nel corso
dell’ultimo Consiglio comunale è stato anche fatto un bilancio delle opere
pubbliche progettate dal 2000 al 2004: 53 interventi completati e 21 in corso,
per un totale di 22 milioni di euro di risorse investire sul territorio, grazie
alla disponibilità del Comune, della Protezione civile regionale e della
Comunità Montana di Gemonese, Canal del Ferro e Valcanale. Complessivamente, le
ditte coinvolte per il completamento delle varie opere, sono state trentatrè.
Alessandro Cesare
Messaggero Veneto — 10 giugno 2009 pagina 12 sezione:
UDINE
Marcon annuncia: «Cambio la giunta »
CHIUSAFORTE. Luigi Marcon ha nuovamente ottenuto la fiducia degli elettori di
Chiusaforte. Con il 64,57% dei voti infatti, il sindaco uscente, appoggiato
dalla lista “Gente in Comune”, è riuscito a prevalere su Valentina Della Mea con
“Scluse gnove”, che non è andata oltre il 35,43% delle preferenze. «Mi sento
bene come cinque anni fa, alla prima elezione – ha commentato Luigi Marcon –.
Sinceramente fatico di più durante la campagna elettorale che lavorando nel
corso del mandato amministrativo. Sono contento perché è sempre più difficile
riconfermarsi e non posso che ringraziare tutto l’elettorato per aver creduto
ancora in me e nella mia squadra». La festa per la rielezione però, è già
finita, e Marcon si è subito rimesso al lavoro: «Proseguiamo con quello che
abbiamo già iniziato – ha precisato – ed in particolare, i nostri obiettivi
principali per lo sviluppo della nostra comunità sono il rilancio di Sella Nevea,
la realizzazione dello svincolo autostradale, il recupero del forte sul Col
Badin, il completamento delle opere messa in sicurezza del territorio e l’avvio
di azioni finalizzate al risparmio dei costi per l’approvvigionamento
energetico. Un ultimo apprezzamento – ha sottolineato il sindaco – lo voglio
riservare al senso civico dei nostri concittadini, che andando a votare
numerosi, hanno dimostrato un interesse per la scelta dei propri rappresentanti
politici». Per quanto concerne la formazione della nuova giunta, Marcon si è
limitato a dire che «ci sarà un ricambio». Sul fronte degli eletti, il più
votato è stato il vicesindaco uscente Fabrizio Fuccaro, capace di ottenere 44
preferenze. A seguire Roberto Marcon con 29 voti. Nonostante la sconfitta, è
positiva la reazione di Valentina Della Mea: «Un po’ me l’aspettavo, perché non
mi ero mai occupata di politica. Comunque quest’esperienza mi è piaciuta, grazie
anche al fantastico gruppo che mi sosteneva. Vorrei raccomandare al sindaco – ha
concluso – di cambiare il modo di gestire la cosa pubblica, cercando di far
prevalere di più la trasparenza nell’amministrazione». Proseguirà quindi per
altri cinque anni quel rapporto di amore e odio tra il sindaco espressione della
Lega Nord, Luigi Marcon, e il suo vice (carica che probabilmente sarà
riconfermata), Fabrizio Fuccaro, esponente dell’Udc. Una convivenza che, nel
corso dell’ultimo mandato, è riuscita a produrre notevoli risultati,
riconosciuti anche dalla popolazione. «In questa tornata elettorale – ha
dichiarato Fuccaro – abbiamo cercato di stimolare tutti i componenti della
nostra lista, affinché diventassero partecipi del proprio impegno. Credo che i
risultati siano stati evidenti». Alessandro Cesare
Messaggero Veneto — 08 luglio 2009 pagina 11 sezione:
UDINE
Chiusaforte, la nuova giunta si mette al
lavoro e stanzia 1,3 milioni per interventi sulla viabilità
CHIUSAFORTE. Concluco il periodo elettorale, l’amministrazione guidata dal
sindaco Luigi Marcon si è rimessa al lavoro per dare attuazione al programma di
mandato. In particolare, nel settore delle opere pubbliche, l’assessore Fabrizio
Fuccaro, insieme ai tecnici Adriano Ambrosino e Daniele Clauderotti, hanno fatto
il punto degli interventi che stanno per essere avviati, caratterizzati da
investimenti pari a 1,7 milioni di euro. L’opera più consistente, del valore di
1,3 milioni di euro, prevede l’apertura di otto diversi cantieri, che
consisteranno nella messa in sicurezza della viabilità di accesso al forte di
Col Badin, nella sistemazione della viabilità di Villanova nei pressi del rio
Mulino e del centro abitato, nel ripristino delle murature in pietrame sulla
strada comunale Polizza e nella posa di barriere e parapetti lungo le arterie
della Val Raccolana e di collegamento verso l’abitato di Patocco. «La strada –
ha spiegato l’assessore Fabrizio Fuccaro – sarà allargata con la creazione di
piazzole lunghe quindici metri e larghe tre per favorire l’incrocio dei mezzi in
transito. Sono previsti inoltre – ha aggiunto – interventi per la sistemazione
del rio Tamaroz, che a causa di precipitazioni particolarmente intense è spesso
soggetto ad esondazioni, del rio Tunii e Ladine a sud di Chiusaforte». Altri 300
mila euro serviranno per il rifacimento degli asfalti nell’abitato di Saletto,
con la messa in sicurezza e l’allargamento della strada. Anche in località
Raccolana si provvederà a sistemare il manto stradale danneggiato dalla posa dei
nuovi punti luce. L’ultimo intervento riguarderà la viabilità in quota a Patocco
per collegare la parte alta e quella bassa e per ripristinare l’accesso all’area
del cimitero. (a.c.)