|
FAGAGNA |
Rassegna stampa dedicata
Messaggero Veneto — 27 agosto 2008 pagina 10 sezione: UDINE
Fagagna: degrado nel forte attesi fondi per
il restauro
FAGAGNA. La situazione di abbandono in cui versa il forte di Fagagna,
situato vicino alla Baita degli alpini, desta preoccupazione tra i cittadini:
all’interno della struttura, la cui costruzione risale ai primi anni del 1900,
ci sono vari pozzetti scoperti che conducono alle sottostanti vasche dove
confluisce l’acqua piovana. Vasche simili si trovano pure sul terrapieno del
forte, nascoste dalla vegetazione che, negli anni, ha occupato l’area. Anche il
fossato che circonda la struttura rappresenta un pericolo; non c’è nessuna
protezione a tutela di chi voglia avvicinarsi. Sono in molti a spingersi fin nei
pressi dell’imponente manufatto, durante le loro passeggiate, e le
preoccupazioni maggiori giungono dai genitori che temono che i loro figli,
impegnati magari in quelle “escursioni sul territorio” che hanno riguardato un
po’ tutti da bambini, finiscano per introdursi nel forte e farsi male. Se
qualcuno cadesse in uno dei pozzetti rischierebbe l’annegamento o- male minore-
qualche frattura. Se il forte di Fagagna è caratterizzato dal degrado, però,
altre simili strutture nei comuni limitrofi sono, invece, state recuperate com’è
accaduto al Forte Col Roncone di Rive D’Arcano, uno splendido esempio di
recupero possibile grazie alla legge regionale 2/2002: la gente perciò si chiede
come mai a Fagagna non si sia realizzato un intervento simile. «E’ bene far
sapere ai cittadini che come Comune abbiamo inoltrato due domande di contributo,
una alla Regione e l’altra al Ministero dei Beni culturali, all’inizio di
quest’anno- annuncia il sindaco Gianluigi D’Orlandi- e attendiamo che ci vengano
concessi questi contributi. Ci permetterebbero di pensare al progetto di
ristrutturazione del forte, per il quale abbiamo già coinvolto l’architetto
Cuttini, autore del progetto di ristrutturazione del Forte di Rive D’Arcano.
Abbiamo realizzato un ponte d’ingresso, ma abbiamo anche transennato l’area.
L’accesso al forte è quindi vietato». (r.s.)
Messaggero Veneto — 25 febbraio 2004 pagina 12 sezione:
UDINE
La prima guerra mondiale nei dintorni di
Fagagna
Tra i luoghi del primo conflitto mondiale non va ricordato solo il Carso; a
Fagagna, per esempio, si trova Casa Volpe, sede del Comando supremo
dell’esercito italiano dal 24 maggio al 27 maggio del 1915. Da questo edificio è
stato infatti ordinato l’attacco che ha reso nota l’entrata in guerra
dell’Italia contro l’Austria. Il re Vittorio Emanuele III, il generale Cadorna e
anche altri importanti ufficiali dell’Esercito come Cappello hanno frequentato
Casa Volpe. Dopo pochi giorni, però, la sede del Comando si è trasferita al
liceo classico Stellini di Udine, perché Fagagna era considerata troppo isolata
per trasmettere velocemente la trasmissione delle decisioni e degli ordini.
Casa Volpe è sempre appartenuta a famiglie nobili della zona collinare. Su una
facciata dell’edificio, nel 1932, fu affissa per volere del governo fascista una
targa che ne ricorda l’importanza storica. Queste cose ce le ha raccontate
Giacomo Viola, docente esperto della storia di questo periodo. Con lui ci siamo
quindi recati nei luoghi, per rivivere emotivamente ciò che la gente ha vissuto
in quegli anni. A Martignacco abbiamo visto Villa Italia, una spaziosa dimora
dove visse il re dall’entrata in guerra dell’Italia alla disfatta di Caporetto,
mentre altre ville della zona furono destinate all’alloggio di ufficiali e
consiglieri del re. A Villa Italia, Vittorio Emanuele III ha ricevuto il
principe ereditario inglese, il presidente francese, il re del Belgio e il poeta
e drammaturgo Gabriele D’Annunzio. Sempre qui sono stati ricevuti molti
giornalisti e anche lo scrittore Ernst Hemingway. Gli abitanti di Martignacco
apprezzavano il re, il quale, dopo la disfatta di Caporetto, ritornò a Roma. La
Villa venne quindi occupata da ufficiali austriaci. Nella campagna fagagnese c’è
un forte, costruito tra il 1905 e il 1912. Questa ed altre strutture di difesa
in questa zona non furono però mai usate perché la guerra si svolgeva sul Carso,
dove furono trasferite, dal 1916 al 1917, le armi che si trovavano nel forte di
Fagagna. Poiché in alcuni stati europei dove i friulani erano emigrati infuriava
già da mesi la guerra, tra il settembre del 1914 e il febbraio del 1915
rientrarono in Friuli 80 mila persone rimaste senza lavoro. Per arginare questa
situazione, furono commissionate opere pubbliche, alcune delle quali però non
furono mai terminate, come una rete ferroviaria che avrebbe dovuto collegare
molti paesi e cittadine friulane.
In Friuli arrivarono circa un milione di soldati italiani e successivamente 800
mila soldati austriaci. Durante l’occupazione austriaca furono requisiti, in
Friuli, il 90% dei bovini e l’80% dei maiali, perché erano scoppiate rivolte
interne in alcune zone dell’Impero Austro-Ungarico, come la Cecoslovacchia e
l’Ungheria. L’esercito era quindi a corto di vettovaglie che si procurò nelle
case dei civili. L’esercito italiano cercò di fermare l’avanzata austriaca con
una linea di fortificazioni che seguivano il corso del Tagliamento, dalla Carnia
al Basso Friuli; il forte di Fagagna non venne comunque, utilizzato nemmeno in
questa occasione e neanche successivamente dagli austriaci, nonostante sia
collocato in una posizione strategica che permette di osservare buona parte
della zona circostante.
Erica Zuccolo