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Provincia di Venezia |
Rassegna stampa dedicata
Isolotti e
strutture militari All'asta un pezzo di laguna
la Nuova di Venezia — 23 giugno 2005 pagina 16 sezione: CRONACA
Va all’asta un pezzo di laguna, con isolotti, forti e fortificazioni militari
soprattutto concentrati nella zona del Lido e di Pellestrina. Sono dodici
immobili nell’area lagunare - tutti di proprietà delle Forze Armate - che i
militari cederanno alla Cassa Depositi e Prestiti (controllata dal Ministero
dell’Economia) in cambio di anticipazioni finanziarie sulla stima del loro
valore. Poi i beni - come spiega il decreto della Gazzetta Ufficiale che ne
prevede la dismissione di 240 in tutta Italia e - finiranno all’Agenzia del
Demanio che li metterà sul mercato o deciderà se valorizzarli ai fini della
vendita. E questi pezzi di laguna finiranno in mani private, perché la Legge
Finanziaria 2005 prevede che non possano essere gli enti locali - come il Comune
di Venezia - ad acquistarli. Tra gli immobili che saranno ceduti - che
riportiamo nella tabella pubblicata in questa pagina - ci sono luoghi ed edifici
di importante valore artistico, architettonico e ambientale. E’ il caso, ad
esempio, dell’ottagono di Ca’ Roman, con il vicino Forte Barbarigo, in un’area
della laguna di alto pregio ambientale, vicino all’oasi naturalistica protetta.
Ma il caso più eclatante è certamente quello della cinquecentesca caserma
Guglielmo Pepe del Lido, recentemente aperta anche al pubblico, il più
importante e il meglio conservato manufatto storico, architettonico e militare
dell’isola. Sempre utilizzata negli anni come struttura militare, in ultimo come
caserma dei Lagunari fino al 2000, l’edificio, oggi inutilizzato, ha alle spalle
una storia plurisecolare. Eretta infatti alla fine del ’500 per volere del Doge
Marino Grimani per ospitare i Fanti da Mar della Serenissima, truppe scelte che
scortavano le Mude (flotte di navi commerciali che seguivano rotte ben
stabilite) del Levante, la caserma Pepe rappresenta il primo esempio europeo di
edificio destinato unicamente all’acquartieramento delle truppe. Prima della sua
costruzione infatti le milizie erano accampate un po’ ovunque senza avere
edifici specifici a loro destinati. L’unicità della Caserma Pepe sta inoltre nel
fatto che ha mantenuto invariate nel tempo le sue peculiarità architettoniche.
Oggi la Caserma Pepe, dopo anni di abbandono, versa in uno stato di incuria
preoccupante. Il Comune, all’interno del Piano Direttore del Lido, aveva già
iniziato a ipotizzare il recupero della Caserma Pepe, che poteva diventare un
appoggio all’attuale centro del Master Europeo sui Diritti Umani nell’ex
convento di San Nicolò. Ma ora tutto finirà in mano al miglior offerente. Tra
gli altri beni messi all’asta di rilevanza storica e architettonica, anche la
Batteria Rocchetta degli Alberoni e il Ridotto ottocentesco di San Nicolò in
un’area strategica fortificata che comprende tutta la parte settentrionale
dell’isola di Lido. C’è inoltre da segnalare - a margine della vicenda - che il
Comune - come ricorda il vicesindaco Michele Vianello - ha invece stanziato 2
milioni e 1666 mila euro già da due anni per esercitare il diritto di prelazione
di un’altra struttura fortiticata del Lido, il Forte Alberoni, anch’esso posto
in vendita ai militari, ed ha avviato un’azione giudiziaria nei confronti del
Ministero dei Beni Culturali perché l’esercizio del suo diritto è rimasto senza
risposta. (e.t.)
«Evitate di mandare i forti all'asta»
la Nuova di Venezia — 17 luglio 2005 pagina 17 sezione: CRONACA
LIDO. Si apre uno spiraglio per evitare che la maggior parte dei vecchi forti
della Serenissima di Lido e Pellestrina finiscano all’asta. Il sindaco Cacciari,
in un recente incontro avuto con la direttrice generale del Demanio, ha proposto
che questi vengano «passati» direttamente all’Arsenale Spa per pianificare il
successivo recupero e utilizzo. Per il Comune si eviterebbe il rischio di
ipotizzare un dissanguamento economico per il loro acquisto, e i casi dei forti
della zona di Mestre e Marghera insegnano. Ma al contempo ci sarebbe la
possibilità di garantire un futuro legato a itinerari storici e culturali, musei
o gestione affidata ad associazioni. L’esempio del lavoro svolto per il Campo
trincerato di Mestre e Forte Marghera dimostra che si può fare. «Per tre anni
avevamo discusso con la Marina Militare del futuro di quei forti, e si era
arrivati a ipotizzare una permuta in cambio di una trentina di appartamenti per
i militari» ricorda il presidente della Municipalità, Gianni Gusso. «La nuova
Finanziaria ha cambiato le carte in tavola e quella trattativa è sfumata. Al
sindaco abbiamo dato le cartografie e l’elenco dei siti, e lui si è subito
attivato con il Demanio. L’asta può portare ovunque, e il caso del forte degli
Alberoni con il ricorso al Tar dopo l’asta vinta da una società di Pesaro,
insegna». In ballo per il Lido ci sarebbero l’area addestrativa dell’ex
Cavallerizza, la Batteria Rocchetta, l’ex Casermetta, gli ex depositi Nafta e
Carboni, la Caserma Pepe, il forte Terre Perse, la Batteria Emo, e il Forte
Ridotto. Invece a Pellestrina l’ottagono di Ca’ Roman e il forte Barbarigo.
Strutture fortificate che risalgono all’epoca della Serenissima dal momento che
il Lido era un’isola militare, o altre che la Marina ha modificato
successivamente. «Il recupero e l’uscita da uno stato di abbandono sarebbero
molto importanti per tutte quelle strutture» conferma Gusso, «e qui c’è la
possibilità che l’Amministrazione consenta un uso pubblico, magari incentivando
i privati a intervenire per restauro e gestione». E che l’idea possa essere
molto importante per le due isole e per la loro storia lo garantisce anche
Pierangelo Pettenò, responsabile della Marco Polo System, società comunale
incaricata anche di valorizzare queste strutture come sta facendo a Mestre. «In
terraferma stiamo lavorando a un piano complessivo di utilizzo dei forti, e
saremo ben felici di incontrare la Municipalità di Lido e Pellestrina per
discutere del futuro di quelli sul loro territorio se ci sarà modo di
recuperarli». - Simone Bianchi
LA SCHEDA
la Nuova di Venezia — 03 marzo 2007 pagina 18 sezione: CRONACA
Sono dieci nell’area veneziana gli immobili di proprietà delle Forze Armate
passati all’Agenzia del Demanio che dovrà decidere se metterli sul mercato o
valorizzarli. Abbondano le fortificazioni militari concentrate nella zona del
Lido e di Pellestrina. A parte la Caserma Pepe, ci sono anche altri luoghi ed
edifici di importante valore artistico, architettonico e ambientale. E’ il caso,
ad esempio, dell’ottagono di Ca’ Roman, con il vicino Forte Barbarigo, in
un’area della laguna di grande pregio ambientale, vicino all’oasi naturalistica
protetta. Tra gli altri beni di rilevanza storica e architettonica, anche la
Batteria Rocchetta degli Alberoni in un’area strategica fortificata che
comprende tutta la parte settentrionale dell’isola di Lido. Ancora, cedute al
Demanio l’area addestrativa dell’ex Cavallerizza e la Batteria Emo. In
provincia, la Palazzina alloggi di Ca’ Vio e la Baracca Pordello a
Cavallino-Treporti, la Zona logistica e lancio di Ceggia, l’ex sito Castor a
Fossalta, Tombolan di Fava a San Donà di Piave.
Affari difficili per immobili di lusso
la Nuova di Venezia — 08 maggio 2007 pagina 16 sezione: CRONACA
Non tutto ciò che luccica, a Venezia, è oro: anche quando si parla di mercato
immobiliare, pur alle stelle quanto a prezzi e a contratti. Capita così che da
oltre due anni - incredibile, ma vero - l’Agenzia del Demanio cerchi invano un
inquilino per 100 metri quadrati sotto l’Ala Napoleonica, con vetrine su piazza
San Marco, tanto da aver ora deciso di calare di molto le proprie pretese
d’affitto, passando dai 290 mila euro richiesti inutilmente l’anno scorso ai 173
mila del nuovo bando. Capita anche che il Comune fosse convinto di aver venduto
a peso d’oro (2,5 milioni di euro, a dicembre) 155 metri quadrati di magazzino
ed invece chi se l’era aggiudicato all’asta - l’imprenditore-esercente Riccardo
De Petri, con la Ri.A.l. Srl - vi abbia poi rinunciato, non potendo far fronte
alla spesa. Risultato: non aprirà in Bacino Orseolo neppure il ristorante di
lusso (350 metri quadri acquistati dalla stessa Ri.A.L. dal Comune, per 5,2
milioni, regolarmente pagati) i cui lavori di restauro sono stati interrotti.
Forse diventerà uno snack bar. «Quel magazzino era vitale per il ristorante»,
spiega De Pietri, «per la dispensa, le cucine, gli spazi per il personale.
Purtroppo all’asta sono stato costretto a rilanciare, perché per me era
essenziale e l’imprenditore Cazzavillan lo voleva a tutti i costi. Volevamo fare
un ristorante importante, con servizi adeguati ai turisti, ma il Comune non ci è
venuto incontro e penso che ci rimetteranno tutti: io ci ho perso 20 mila euro
di caparra e ora il locale seguirà una strada diversa, forse lo darò in
gestione». Il Comune sta ancora valutando il da farsi: l’imprenditore Lino
Cazzavillan - contattato da Ca’ Farsetti - ha già fatto sapere che non intende
in alcun modo intervenire in soccorso del Comune, al prezzo folle di
aggiudicazione del magazzino: 16 mila euro al metro. Certo, per il futuro,
l’amministrazione dovrà perlomeno cautelarsi con un deposito-caparra maggiore,
per quanto la cartolarizzazione si sia dimostrata un grande affare per le casse
pubbliche: 63 milioni per una quindicina di immobili venduti da ottobre (alcuni
già rimessi sul mercato da chi se li era aggiudicati, segno che valevano di
più). Ma altro si muove. L’Asl 12 non ha ancora pubblicato il nuovo bando d’asta
per l’isola delle Grazie - che pure era stato annunciato per i primi giorni di
maggio - dopo aver deciso di non cederla all’imprenditrice Giovanna Stefanel
(che se l’era aggiudicata per 8,2 milioni), a fronte di un rilancio a 10 milioni
dello stesso Cazzavillan (seppure fuori tempo massimo): l’Asl attende le
contromosse della Giesse Investiment, che d’altra parte attende la delibera per
impugnarla. Se l’Agenzia del Demanio non riesce ancora ad affittare l’ex banca a
San Marco, presto dovrà decidere cosa fare dei beni che il Demanio militare ha
deciso di dismettere: l’ex caserma Pepe, l’isola dell’Ottagono a Ca’ Roman,
l’isolotto Rocchetta agli Alberoni, l’ex forte Barbarigo di Pellestrina e l’ex
batteria Emo. (Roberta De Rossi)