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CAVANELLA d'ADIGE

Pianta francese del forte

 

Si trovava in provincia di Venezia, nella zona delll'attuale abitato omonimo nel comune di Chioggia.

Fu costruito dagli austriaci nel 1798.

Cenni storici:

Nel 1798, durante la prima dominazione austriaca hanno inizio i lavori di costruzione di un opera fortificata in terra attorno a Cavanella. La sua forma definitiva gli fu data dai francesi ricalcando quella del coevo forte Marghera. L'importanza di questo sito era notevole sia per gli austriaci che per i francesi. Per quest'ultimi, il forte di Cavanella era a guardia del confine della Repubblica Cisalpina; per gli austriaci era l'ultimo baluardo prima di Venezia. Napoleone stesso si occupò della fase di progettazione del forte.

"Cavanella è una testa di ponte sull'Adige, al sito dove ha origine il canale di Valle, il quale scorrendo nel Brenta serve di comunicazione tra l'uno e l'altro fiume. Vi ha forte trinceramento di terra bastionato, entro il quale sono alquante case poste tra l'argine sinistro del fiume ed ambo gli argini del canale. La gola dell'opera è appoggiata all'Adige, e difesa da solida palizzata: il trinceramento è come diviso in due dal canale di Valle: una parte che dalla ripa sinistra del fiume si estende all'argine sinistro del canale, difende lo spazio di terreno che dall'uno e l'altro è compreso, il quale terreno è tutto solcato e molle: un'altra parte che dall'argine destro del canale medesimo termina più giù alla ripa sinistra del fiume, difende lo spazio di terreno che è quivi. E in questo spazio di terreno è lunga e buona via detta Romea, la quale dalla conca di Brondolo, che sta dirimpetto al forte di questo nome, mena al villaggio di Sant'Anna, e quindi proseguendo va dirittamente a Cavanella. A manca di cotesta strada innanzi a Sant'Anna è un bosco detto Nordio, il quale si prolunga fino sotto Cavanella, costeggiando poco discosta un buon tratto il fiume. A sinistra del bosco è sentiero che da Sant'Anna passando pel sito detto Semitecolo quasi a perpendicolo conduce al fiume, nel luogo che ha nome Portesine.

Gli Austriaci occupavano Cavanella con presidio di dugencinquanta croati. Ma i nostri considerandola, qual è, chiave del basso Adige in rapporto a Venezia, così pel traffico di vettovaglie che dalla ricca provincia del Polesine potevasi pel fiume e pel canale di Valle trasportare a Chioggia, come per bene opporsi alle offese del nemico da quella parte, statuirono di ritoglierla e meglio per noi affortificarla. E fu ordinato che i battaglioni di volontari lombardo, napolitano e bolognese, e un battaglione di cacciatori del Sile, con due pezzi di artiglieria da campo, mila seicento combattenti, la mattina del 6 luglio si ritrovassero a Chioggia, donde andassero a Brondolo, e quivi a sera per la Conca di  Brondolo passassero il Brenta, e per la via Romea a mezzanotte si recassero a Sant'Anna. Venuti colà, fossero partiti in tre colonne: l'una composta del battaglione lombardo e dei due pezzi da campo, prendendo la via a sinistra per Semitecolo, passasse l'Adige a Portesine: l'altra colonna composta dei battaglioni bolognese e napolitano, ponendosi per la strada Romea, occupasse il bosco Nordio: la terza composta dai cacciatori del Sile, marciasse su per l'argine dritto del canal di Valle. Le tre colonne, all'alba del 7, fossero nei vari punti preste ad attaccare Cavanella. Ad un tempo fu ordinato che cinque grosse barche, scendendo da Brondolo pel canale della Busiola, in su i primi albori, fossero pronte presso le Portesine a trasportare la colonna sull'opposta ripa, e da costa la seguissero pel fiume. Concetto della fazione fu, che la colonna di sinistra, voglio dire quella dei lombardi, sarebbe prima ad attaccare con fuoco di cannoni e di moschetti l'opera alla gola; e richiamata colà l'attenzione del nemico, le altre colonne immantinenti farebbero fuoco dalla loro parte, e cogliendo il momento acconcio in cui il nemico si trovasse sconcertato pel violento attacco alla gola, presto farebbero impeto e i parapetti assalterebbero. Le quali cose bene adempiute, non sarebbe malagevole vincere il nemico, a cui per sovrappiù non poco sarebbe contrastato il ritirarsi, dappoichè non potendo per altra via tornare che per la ripa sinistra dell'Adige, grande molestia verrebbegli alle spalle e di fianco da quelli che sarebbero entrati in Cavanella e dagli altri restanti sull'opposta ripa destra del fiume medesimo.

Comandante per noi era il generale Ferrari. Le apprestate truppe convennero in Sant'Anna, ma più tardi dell'ora stabilita, perocchè i battelli nella Conca di Brondolo non furono pronti a tempo. Le colonne vennero distribuite non altrimenti che era stato ordinato, ed andarono ciascuna per la sua via; ma le barche, le quali in sul far del giorno dovevano arrivare alle Portesine, a stenti vi furono alle dieci ore, onde la colonna dei lombardi, che in vero fastiditi dagli indugi, pochi per volta in due barchette colà a caso trovate, parte avevano passato il fiume non prima di undici ore fu tutta unita sulla ripa dritta incontro a Cavanella. Il quale ritardo sconcertò e ruppe, siccome accader dovea, l'ordine dell'attacco. Perocchè il presidio nemico in quel mezzo rafforzato d'altri degentocinquanta croati, a quell'ora venuti a dare cambio ai primi, più forte e lunga resistenza fece che non si era pensato. Aggiungi che la colonna del canale di Valle fu prima ad attaccare, mentre avrebbe dovuto farlo ultima, e intanto tenersi mascherata. Immantinenti quella del bosco cominciò a fare fuoco anche innanzi che i lombardi avessero potuto attaccare l'opera alla gola. Ma comunque la prestabilita combinazione fosse venuta meno, pure i nostri non poco valore addimostrarono. I forti lombardi occuparono una casa sull'argine destro del fiume, proprio incontro a Cavanella, e di la bersagliarono il nemico grave danno arrecandogli; altri guernirono l'argine facendo non meno vivo fuoco, e sull'argine alla scoperta posti i due pezzi da campo, gli artiglieri con rapidità e valentia grandissime trassero e tutto questo fu fatto in mezzo a nembo di palle che a corta distanza ferivano. Ne la gola dell'opera era tanto aperta che si potesse offendere dentro i difensori posti ai parapetti, perocchè erano in mezzo le case che bene li guarentivano. Quelli della colonna del centro sull'argine sinistro del fiume e nel bosco, e la colonna di destra sul canale di Valle, non minori difese e danni apportarono e tollerarono.

I cacciatori del Sile parecchie fiate procederono ad assaltare con la baionetta, e sempre dal furioso trarre del nemico furono respinti, e solo di loro perirono sul campo nove, e restarono feriti ventidue. Allora il Ferrari vedendo le cose non andare a felice risultamento, ordinò le colonne si ritirassero. Le quali di malavoglia obbedirono, che anzi alcuni, tanto grande fu il dolore per la mancata vittoria, condotti fino a dubitare della fede del comandante, furono uditi ad apertamente prorompere in ingiuriose parole contro di lui. Male si avvisarono e male fecero. Ma a chi delle cose della guerra non è digiuno, non debbe parere strano che un attacco combinato, ove una sola circostanza venga meno, non riesca a buon fine, non altrimenti che non debbe arrecare meraviglia se giovani soldati e volontari, i quali pieni l'animo di poetico ardire la prima volta vanno al fuoco, in simiglianti casi sian corrivi a violare la militar disciplina. Dei nostri restarono morti e feriti un cinquanta e il nemico bensì non lieve numero di feriti e morti si ebbe, tra i quali, secondo che venga rapportato, fu il comandante di quel posto. Sapemmo di poi che gli Austriaci alacremente diedero opere a render più forte quel sito, dove aggiunsero due cannoni e due spingarde. Noi, oltre al non aver occupato Cavanella, che grande giovamento ne avrebbe arrecato, avemmo eziando a soffrire i mali cagionati dal potere morale che quella fallita impresa sugli animi de nostri militi esercitò. E però fu mestieri che in seguito per poco oziosi restassero. Da ultimo voglio ricordare che al tempo del blocco di Venezia negli anni 1813 e 14, i difensori occuparono Cavanella con grande utilità così riguardo ai fatti militari come al vettovagliare la città.

Il 24 marzo del 1949 un distaccamento andò fino oltre Cavanella a riconoscere il nemico, e rapportò come questo vuotato Cavanella, stavasi trincerato in Cavarzere.

Informazioni tratte da:" Della difesa di Venezia 1848-49".

Malgrado tutto non fu mai interessato da avvenimenti bellici importanti ed è scomparso completamente dal territorio.

Notizie sull'opera:

Come già accennato si tratta di una opera molto simile al forte Marghera. Di forma chiusa e stellare, priva di testa, con gola aperta a sud verso il fiume Adige. Presenta dei bastioni perimetrali in terra di forma trapezoidale. In questo caso l'apertura verso l'acqua rappresenta il fronte d'attacco. La gola aperta a sud ha una forma alquanto singolare: crea un'ansa invece di immettersi direttamente sul fiume. Probabilmente la chiusa non fungeva solamente come punto di interscambio tra due corsi d'acqua, ma era strategicamente importante per un attacco dalla sponda opposta o da imbarcazioni che scendessero direttamente dall'Adige.

Il Canal di Valle attraversava il forte dividendolo in due parti simmetriche. Ad oggi l'antico alveo del Canal di Valle è stato interrato e deviato dal centro del forte verso ovest, con la costruzione della strada centrale, prosecuzione dell'argine di Canal di Valle, e con il conseguente spostamento delle chiuse.

 

Sovrapposizione del perimetro del forte con lo stato attuale

Vie d'accesso all'opera:

Percorrendo la strada statale Romea provenendo da Chioggia, dopo aver percorso circa 5-6 chilometri si arriva alla località Cavanella d'Adige. Si gira a destra e ci si trova nella zona dove sorgeva il forte. Attualmente si può solo immaginare come era disposto.

 

 

Testi tratti dal libro di Alessia Boscolo "Nata" Forte San Felice e le fortificazioni della laguna meridionale di Venezia.

 

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