La Piazzaforte di Venezia

   Da secoli l촯 Adriatico 蠳tato sotto il dominio di Venezia fino al 1798, quando gli austriaci iniziarono il loro primo periodo di occupazione che doveva durare sino al 1805.  Da questa data in poi, la cittࠤi Venezia e le zone limitrofe subirono un susseguirsi di ⾎uovi padroni쯰>

Le varie fasi di occupazione si possono cos젳uddividere:

E䡠notare, che ognuno di questi periodi ha segnato la zona con opere di fortificazione sempre pi嶯lute, ma caratterizzate dalla ricerca architettonica nei particolari costruttivi.

I lavori di fortificazione eseguiti dagli austriaci sono stati notevoli 荊si sono interrotti solo nel 1860, con i lavori di rifacimento delle strutture del Forte Marghera .  Tale opera era stata bombardata dagli stessi austriaci nel periodo 1848-49 ( come  ricordato in precedenza, il periodo in cui ci fu la perdita di autorit͊degli austriaci ), dopo la sua presa da parte della popolazione veneziana insorta avvenuta nel 1848. 

Solo nel 1881 ci fu un censimento delle opere fortificate della piazzaforte di Venezia.  Tale lavoro serv젰er rendersi conto che la maggior parte delle opere risultavano antiquate o bisognose di lavori di ammodernamento.  Partendo da questi presupposti, l successivo iniziarono i lavori di costruzione di quattro nuovi forti:  Tessera, Carpenedo, Tron e Brendole con il compito di supportare lꩯne del forte Marghera.

Malgrado tutto, queste nuove costruzioni erano ancora troppo ottocentesche e non potevano garantire una protezione adeguata alle nuove tecnologie degli armamenti, che subivano sviluppi continui.  Tali opere ricalcavano lo stile austriaco gi༳pan style="mso-spacerun: yes">  visto nella piazza di Verona ed altre. La pianta era pentagonale, un largo fossato la circondava e le bocche da fuoco spuntavano da cannoniere laterali.

Non passarono molti anni (1908 - 1910 ) per capire che bisognava porre mano a queste opere e venne inserito un traversone centrale dove trovarono posto in pozzo le batterie.

Nello stesso periodo iniziarono i lavori per la nuova cintura di fortificazioni che portarono nel 1912 ad avere delle opere moderne in calcestruzzo nelle quali non ci fu pi㰡zio per inutili decorazioni o parti non essenziali. 

Nel 1908, dopo la demolizione del Forte Tessera, si avviarono i lavori per la costruzione del forte  Rossarol, opera rimasta unica nel suo genere, armata con quattro cupole corazzate.

Le opere costruite nella fase successiva, erano simili a quelle che stavano sorgendo nelle diverse Piazzeforti del Friuli ( basso e medio Tagliamento ecc. ) e ne condivisero poi le sorti.

Tutte queste opere furono pronte allo scoppio della Prima Guerra Mondiale per fronteggiare una eventuale ma non auspicabile avanzata da parte dell㥲cito Austro-Ungarico.  Tuttavia, il fronte si posizion೵bito sull㯮zo ed ebbe inizio la  guerra di posizione, dove  i materiali e gli uomini erano sottoposti ad un logorio impensabile.

Fu chiaro dopo poco tempo, che  la vittoria finale sarebbe stata procurata dall⢯ndanza di mezzi; a tale proposito, quasi tutte le opere della piazzaforte di Venezia furono disarmate e le loro artiglierie portate nella linea del fronte. 

Dopo questa introduzione passo ad elencare le opere facenti parte della piazzaforte: 

in questo elenco 蠳tata volutamente omessa l쥮cazione delle opere del litorale del Cavallino e di quelle situate nel Lido di Venezia ( per maggiori informazioni puoi vedere le singole pagine nell'indice delle Fortificazioni del Veneto  ). 

La suddivisione adottata nell쥮co, raggruppa ed  identifica le particolaritࠣostruttive di queste opere ed il periodo in cui furono costruite.

Come giࠡccennato nella parte introduttiva, i forti Tron, Brendole e Carpenedo (assieme al Tessera ), furono i primi ad essere costruiti dal Regno d䡬ia. Tale esigenza derivडl fatto che, la fortezza di Palmanova non assicurava pi졠protezione di Venezia, la quale era ancora compressa dall�ro Austro-Ungarico, sia dalla parte carnica che dalla parte trentina.

Le tecniche costruttive usate all௣a erano conformi ai dettami moderni e vennero abbandonate le tecniche del Vauban, del Montalembert e di tutti gli altri esperti in fortificazioni, che ancora progettavano fronti bastionati.

Uno dei problemi iniziali, fu quello delle fondazioni delle opere, visto che la zona era vicina al mare e non si poteva agire come in altri casi. A quel tempo non esisteva la minaccia aerea e il largo fossato perimetrale garantiva una buona protezione contro un䴡cco frontale da parte delle fanterie.

Le artiglieria dell௣a erano ancora limitate e fu sufficiente lo spessore delle murature e la copertura di parte di esse con abbondanti riporti di terra battuta a garantire un buon grado di sicurezza. Quattro caponiere provvedevano alla difesa del fossato:

Le canoniere erano armate con pezzi a retrocarica e canna liscia. 

Queste tre opere sono rimaste in discrete condizioni e sono visitabili esternamente, mentre il forte Carpenedo 蠰ossibile visitarlo anche allrno ogni prima domenica del mese. 

Il forte Rossarol non 蠳imilare ad altre opere e merita un discorso per conto suo. Venne decisa  la demolizione del vecchio forte Tessera ed al suo posto  fu costruita un opera pi�erna. Tale decisione derivडi progressi ottenuti dalle tecnologie, sia per quel che riguarda l毬uzione degli esplosivi  e delle artiglierie. Tali progressi fecero diventare obsoleti i forti costruiti da meno di tre decenni. Anche questa prima opera non fu certo esente da difetti sostanziali, quali l촥zza eccessiva per un forte di pianura e dalla complessitࠤella realizzazione.

La costruzione si articola su due piani fuori terra e su di una ulteriore costruzione posizionata sotto al parziale terrapieno presente nel lato dellॲa esposto al tiro. I locali ricavati  sono collegati alla struttura principale tramite delle gallerie parzialmente sotterranee.

Il suo armamento era composto da  quattro cupole corazzate girevoli da 149 e quattro cannoni da 75 mm. su due batterie laterali  protetti da una saracinesca corazzata ( tale soluzione 蠰resente solo sulle opere della piazzaforte di Venezia ). Un fossato pieno d㱵a circondava totalmente lॲa.

I piani prevedevano la costruzione di un opera gemella, ma i difetti riscontrati  ne sconsigliarono la costruzione. 

Il forte Rossarol 蠳tato usato dall㥲cito italiano fino a pochi anni orsono come polveriera e ciਡ reso possibile che giungesse ai  nostri giorni praticamente intatto. Naturalmente sono state asportate da tempo le cupole e i cannoni laterali mentre parte degli infissi originali sono tuttora presenti. Ora si trova allrno di una zona in uso ad una comunit͊terapeutica e resta circondato dal reticolato con i cartelli indicanti Zona Militare. 

Il gruppo successivo,  costituito dai forti Mezzacapo, Pepe e Poerio riunisce le opere di maggiori dimensioni. Sono strutturate su di un unico piano in calcestruzzo non armato, circondate da un fossato pieno d㱵a dove l䴲aversamento era possibile tramite un ponte fisso  ed erano dotati di terrapieno. Il loro armamento era formato da sei cupole girevoli corazzate da 149 A e quattro cannoni da 75 mm. su due batterie laterali  protetti da una saracinesca corazzata, oltre a quattro torrette per mitragliatrice.  La tipologia di queste opere si ritrova nel forte di Rivolto ( Piazza di Codroipo ).

La parte frontale ha una doppia rientranza e crea una forma a C dentro l촲a ed 蠤otata di molte finestre e porte. Ampi locali sono presenti in queste opere che non hanno nessuna parte interrata. 

Anche queste opere sono state utilizzate dall㥲cito italiano fino a pochi anni fa come polveriere e sono stati mantenuti in perfetto stato di conservazione. Nel caso dei forti Poerio e Mezzacapo non 荊possibile la visita anche se non pi崩lizzati ma ancora in Zona Militare e recintati, mentre nel forte Pepe, la  mancanza  di  parte  della  recinzione  e  lo stato di abbandono in cui si trova permette la visita ( consigliabile nel periodo invernale vista la presenza di rovi alti e fitti ).

Per raggiungere il forte Poerio ci si porta nell⩴ato di   Mira, da qui si prende una strada interna e dopo un chilometro circa si individua a fatica il forte.  Si trova infatti, alla fine di una stradina, dove  c൮a casa e i proprietari ammoniscono di non visitare il forte a  chiunque entri nella strada.

Per raggiungere il forte Mezzacapo si percorre la strada che da Mestre porta verso Treviso.  Prima di arrivare a  Mogliano Veneto, prima di arrivare al cartello della fine del paese si gira a sinistra in via Gatta. Dopo circa due chilometri si trova il forte sulla sinistra.  E䵴tora recintato perfettamente  e tutti gli infissi sono chiusi.  La visita allrno della recinzione 蠡 proprio rischio e pericolo (il forte si trova sulla strada ed 蠶isibile dalle abitazioni adiacenti).

Per raggiungere il forte Pepe bisogna procedere da Mestre verso l岯porto di Venezia-Tessera e dopo averlo lasciato sulla destra si continua ancora qualche chilometro e si individua sulla sinistra (prima di un ponte) la sagoma grigia del forte.  Come gi͊accennato, la recinzione 蠩n parte mancante ma, il problema maggiore 荊rappresentato dai rovi, che avvolgono lॲa. 

Come ultimo gruppo ci sono i forti Cosenz e Sirtori, che pur avendo qualche differenza  si possono considerare simili.

Anch㳩 si sviluppano su di un unico piano fuori terra e sono in calcestruzzo non armato. Il loro armamento era composto da quattro cupole corazzate girevoli da 149 e quattro cannoni da 75 mm. su due batterie laterali  protetti da una saracinesca corazzata. In ambedue le opere 蠰resente un osservatorio.

Un fossato circondava il perimetro delle opere e l䴲aversamento era possibile tramite un ponte fisso. Le differenza tra le due opere si riscontra nelle ali, dove in una sono presenti alcune finestre in pi堬㳥rvatorio 蠰osizionato nella parte opposta dell촲o. 

Ambedue queste opere sono state in uso dall㥲cito italiano ed ora sono dismesse e in stato di abbandono.  La visita 蠰ossibile nei due casi: il forte Sirtori 蠶icino ad una scuola ed 荊橳itato 沥quentemente da persone che operano atti di vandalismo; il forte Cosenz 蠩n zona isolata e pur essendo dismesso, mantiene la recinzione e i cartelli di Zona Militare.

Per raggiungere il forte Sirtori ci si porta nell⩴ato di Chirignago e si va verso la scuola sita in via Botticelli e si puࡣcedere allॲa passando a fianco di alcune abitazioni private.  La vegetazione rende meno agevole la visita ma 蠰ossibile accedere allrno del forte e sulla copertura.

Per raggiungere il forte Cosenz si lascia Mestre e si raggiunge la frazione Dese. Da qui si procede in direzione di Marcon per alcuni chilometri fino ad incontrare sulla sinistra lॲa.  Essendo in una posizione isolata, viene usato come dimora (alcuni locali del posto di guardia) da extra-comunitari.  Tuttavia, 蠰ossibile, attraversare la recinzione e portarsi in prossimitࠤel forte e allrno di esso. 

Una sorte comune sta caratterizzando queste opere, dopo essere uscite indenni da due conflitti mondiali, stanno ora subendo una punizione severa.

L㥲cito italiano ha avuto la benevolenza di mantenere le strutture in perfetto stato, ma solo fino a quando sono state utili.  La situazione attuale dell㥲cito e la conseguente  diminuzione del numero di militari, ha portato al quasi completo abbandono di tutte queste opere.

Si auspica che ci siano degli interventi da parte delle autoritࠬocali per far si che la destinazione d㯠cambi ma che non sia stravolta la struttura originaria dellॲa. 

 

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