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ANNO 2025

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West Star verso la rinascita "Cerchiamo fondi per riaprire"
Da larena.it del 26 febbraio 2025

L'ex base Nato costituisce un unicum in parte inesplorato.

Sega: "Al piano superiore tante sale ancora da aprire".

 

Torrione, il Forte La Carnale diventerà polo internazionale per la Dieta Mediterranea
Da salernonotizie.it del 26 febbraio 2025

Un polo di riferimento internazionale per le sette comunità emblematiche della Dieta Mediterranea: questo sarà il nuovo ruolo nel tessuto urbano cittadino del Forte La Carnale, a Torrione, nella zona orientale di Salerno, che sarà restituito alla fruizione pubblica – come riporta oggi il quotidiano “L’Ora” consultabile online – dopo il progetto di recupero funzionale di cui alla Delibera della Giunta Regionale della Campania 349 dell’11 luglio scorso.

Soggetto attuatore sarà l’Agenzia Regionale Campania Turismo, cui l’immobile storico era stato concesso in uso gratuito nel novembre del 2021 da Palazzo Santa Lucia.

Il finanziamento complessivo per la riqualificazione, per metà a valere sulle risorse Funt di conto capitale e per l’altra su quelle corrispondenti alla quota libera di avanzo di amministrazione dell’Agenzia, è di poco meno di 4 milioni di euro (per l’esattezza 3.989.522,00).

Attualmente lo stato del Forte presenta marcate criticità aggravate da ben due incendi dolosi verificatisi nel 2014 e nel 2017, che hanno devastato le pareti esterne, distrutto gli impianti di illuminazione sull’intero percorso e danneggiato – in modo irreversibile – l’impianto dell’ascensore.

Le sette comunità che vi troveranno rappresentanza, definite emblematiche dall’Unesco in quanto particolarmente rappresentative del valore della Dieta Mediterranea, oltre alla sua patria Pollica, saranno Agros (Cipro), Brac e Hvar (Croazia), Koroni (Grecia), Tavira (Portogallo), Soria (Spagna) e Chefchaouen in Marocco.

 

In Tito A Workshop On Castles And Fortifications: Between History And Research. Here Is The Appointment
Da potenzanews.net del 26 febbraio 2025

The workshop “Castles, fortifications and defensive systems: territory, construction sites and material culture” will start on Friday 28 February at 3:00 pm at the Cecilia, Tito's Centre for Creativity, within the framework of the PRIN 2022 MY-FORTLANDS (Mobilit Yof goods, men and knowledge in the FORTifiedLANDscape Scenario of southern Italy – Basilicata and north-central Apulia – in the Middle Age), PI Project Manager Prof. Francesca Sogliani (DIUSS-UNIBAS).

The PRIN (Research Project of Relevant National Interest), financed with Next Generation EU funds, focuses on the knowledge of the fortified landscapes that have marked the territories of southern Italy, with particular attention to Basilicata and central-northern Puglia, between late antiquity and the Middle Ages, as indicators of territorial transformation and ecosystem around which the mobility of goods, men and knowledge gravitated.

Among these, a large research space is dedicated to the medieval fortified settlement of Satrianum, in the locality of Torre di Satriano in Tito, Potenza, the subject of a research campaign lasting more than twenty years , thanks to the contribution of the Municipality of Tito, by the School of Specialization in Archaeological Heritage of Matera and the study courses of the University of Basilicata (under concession of SABAP Basilicata – MiC) and directed since 2013 by Prof. Francesca Sogliani (University of Basilicata).

The MY-FORTLANDS project aims to stimulate an interdisciplinary dialogue , through the synergic action of research units diversified in their specific objectives (Unibas, Uniba, CNR) and study methodologies, but converging in the achievement of the same objectives.

The workshop, carried out in collaboration and with the support of the municipal administration of Tito, will be a further opportunity to explore the results of the research that will end in November 2025 , through thematic sessions and round tables.

The program is scheduled to begin on Friday 28 February at 3:00 pm , with institutional greetings from:

  • Luigina Tomay – Superintendent of Archaeology, Fine Arts and Landscape – SABAP Basilicata;

    Francesco Panarelli – Director of the Department forHumanistic, Scientific and Social Innovation –DIUSS, University of Basilicata;

  • Maria Chiara Monaco – Director of the School ofSpecialization in Archaeological Heritage of Matera,University of Basilicata;

  • Fabio Laurino – Mayor of Tito;

  • Caterina Salvia, President of GAL PERCORSI.

The presentation of the research groups of the institutions involved will follow:

 . University of Basilicata:
– Francesca Sogliani, PI Project Manager.
– Members: Laura Scrano, Antonello Pagliuca,Fiorella Fiore, Marco Campese.
– Collaborators: Brunella Gargiulo, Antonio Nenna;
 . University of Bari:
– Members: Roberta Giuliani, Angelo Cardone;
– Collaborators: Noemi Nudo, Donatella Ferrante;
 . CNR IMAA:
– Paola Di Leo, Head of Research Unit;
– Member: Dimitris Roubis;
– Collaborator: Grazia Lubraco.

The workshop will then continue throughout theafternoon with thematic sessions focusing on:

  • “Censuses, sampling, methods and purposes” (edited by Marco Campese, University of Basilicata,Elisa Possenti, University of Trento, Andrea Fiorini, Alma Mater Studiorum University of Bologna);

  • “Construction sites, construction techniquesand technological systems” (edited by Angelo Cardone, University of Bari Aldo Moro, Alfonso Forgione, University of L'Aquila, Alessia Frisetti, CNRISPC – Campania, Eugenio Donato, Archaeologist,PhD).

On Saturday 1st March, starting from 09:00, thethematic sessions dedicated to:

  • “Material culture, everyday life and production technologies” (edited by Pasquale Favia, University of Foggia, Adele Coscarella, University of Calabria,Brunella Gargiulo, University of Basilicata);

  • “Archaeometric diagnostics for the knowledge of technological knowledge” (edited by Mauro La Russa, President of the Italian Association of Archaeometry AIAr University of Calabria, Grazia Lubraco, PhD Student PASAP-MED Doctorate, Giacomo Eramo, University of Bari Aldo Moro, Laura Scrano, University of Basilicata).

Il workshop terminerà con la tavola rotonda, alle 16:30 dedicata al tema “Fruizione, valorizzazione edisseminazione culturale” a cura di:

  • Francesca Sogliani, Università degli Studi della Basilicata;

  • Fiorella Fiore, PhD student Dottorato DIUSS,Università degli Studi della Basilicata;

  • Giovanna Iacovone, Università degli Studi dellaBasilicata, Vicesindaco Bari;

  • Marco Valenti, Università degli Studi Siena,Assessore alla Cultura e Turismo nel Comune diMonteriggioni;

  • Gianpiero Perri, Capo Gabinetto Regione Basilicata;

  • Margherita Sarli, Direttrice Generale dell’Agenzia di Promozione Territoriale della Basilicata;

  • Antonio Nicoletti, Direttore Generale FondazioneMatera Basilicata 2019;

  • Fabio Laurino, Sindaco di Tito.

Durante l’intera durata del workshop sarà possibile visitare la mostra fotografica dedicata alle campagne di scavo svolte dal 2000 e fruire, grazie alla Proloco “Gli antichi portali”di Tito, di un’esperienza immersiva tramite visori, realizzati dall’azienda Digital Light House, parte delle ultime azioni di valorizzazione destinate al sito di Satrianum messe in campo grazie al finanziamento “Fondo Cultura” del Ministero dei Beni Culturali di cui il comune di Tito è risultato beneficiario.

Infine, non mancherà la visita fisica al sito archeologico per illustrare gli esiti delle ultime ricerche.

 

Centro storico e mura: a San Gimignano e Siena sono necessari controlli
Da ilcittadinonline.it del 26 febbraio 2025

GrIG auspica una maggiore sorveglianza sui gioielli Unesco

SIENA. è una cittadina di straordinario interesse storico-culturale nota in tutto il mondo. Nemmeno settemilacinquecento abitanti, il suo ha in gran parte mantenuto il tessuto urbanistico medievale , nonostante alcuni interventi del XIX e XX secolo. Basti pensare che vicino alla , il Duomo romanico ben 15 delle72 originarie case-torri medievali. E’ sicuramente uno dei migliori esempi giunti fino a noi di struttura urbana del periodo comunale e per questo è entrato a far parte del dell’U.N.E.S.C.O. L’intero centro storico di San Gimignano con un’ampia area intorno[1] sono tutelati con specifico vincolo paesaggistico ai sensi del (aree individuate con D.M. 25 marzo 1965), mentre numerosissimi (quasi 300) sono gli edifici storici tutelati specificamente con vincolo storico-culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.).

“L’intera città di San Gimignano” entro la storica cinta muraria e i Quartieri di Salicotto e di Ovile della città di Siena, individuati in puntuale pianta catastale, beneficia anche di una forma ancor più stringente di salvaguardia, quella discendente dalla, con rispettivi provvedimenti di individuazione con D.M. 13 febbraio 1928 e con D.M. 12 aprile 1928, oggetto anche di un parere dell’Ufficio legislativo del Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo ( ): in pratica, non può esser modificato o realizzato alcun edificio senza preventiva autorizzazione della Soprintendenza competente, che può dettare le opportune prescrizioni per la conservazione del centro storico.

E’ operativo un ulteriore strumento di tutela, il Segretariato regionale per la Toscana del Ministero per i Beni e Attività Culturali e il Turismo (oggi Ministero della Cultura), su proposta della Soprintendenza per Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Siena, ha emanato il , che indicale specifiche e puntuali misure di gestione e salvaguardia del centro storico (artt. 45 e 128 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i.), venendo così incontro alle esigenze della tutela di un gioiello storico-culturale, alle esigenze amministrative e socio-economiche della città e, nel nostro piccolo, a quanto richiesto dal Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG) con un’ istanza ( ) per appurare le modalità applicative della specifica tutela dei centri storici di San Gimignano e di Siena, fra i più rilevanti e preziosia livello mondiale.

Anche a, anch’essa parte del dell’U.N.E.S.C.O., infatti, l’intero centro storico e zone limitrofe[2] sono tutelati con specifico vincolo paesaggistico ai sensi del (aree individuate con D.M. 25 marzo 1965), mentre numerosissimi sono gli edifici storici tutelati specificamente con vincolo storico-culturale (artt. 10 e ss. del decreto legislativo n.42/2004 e s.m.i.). Così per la tutela di cui alla citata legge n. 364/1909 dei Quartieri di Salicotto e di Ovile sono giunte le specifiche misure digestione e salvaguardia con (Salicotto) e con (Ovile).

La recente sentenza della Corte d’Appello di Firenze, Sez. III civ., 16 ottobre 2024 ha accertato e dichiarato “la proprietà demaniale delComune di San Gimignano sul locale denominato ‘bottega del sale’,posto in Piazza del Duomo … con relativi accessori e pertinenze ivicompresi i gradoni esterni”, ordinando la “immediata restituzione del predetto bene al Comune di San Gignimano, libero da cose e da persone”. Tale sentenza può e deve costituire uno spunto per un’ampia verifica delle condizioni in cui si trovano le mura e le eventuali costruzioni a esse addossate, mura cittadine individuate come “beni demaniali” in capo ai Comuni da pareri dell’Avvocatura distrettuale dello Stato (n. 7927 del 24marzo 1983) e n. 1079 del 21 febbraio 1938) in base al motu proprio del Granduca di Toscana del 24 marzo 1783.

Come noto, gli artt. 160 e 167 del decreto legislativo n. 42/2004 e s.m.i. e gli artt. 27 e 39 del D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i. prevedono la possibilità rispettivamente da parte della Soprintendenza, da parte del Comune e da parte della Regione competenti di ordinare il ripristino ambientale di interventi non autorizzati e di annullare i titoli abilitativi edilizi in presenza di illegittimità e motivi di interesse pubblico anche oltre il termine di 18 mesi di cui all’art. 21 nonies della legge n. 241/1990 es.m.i. (vds.).

Il GrIG auspica la più ferma ed efficace vigilanza sugli interventi nei centri storici di San Gimignano e di Siena affinchè non vi siano realizzazioni incongrue in un contesto di valore storico-culturale e ambientale unico al mondo.

Gruppo d’Intervento Giuridico (GrIG)

[1]area individuata con D.M. 25 marzo 1965.
[2] aree individuate con i. 26 maggio 1956 (zone limitrofe alla cinta muraria), 30 giugno 1956 (zone verdi entro la cinta muraria), 14 gennaio 1966 (zone limitrofe alla città di Siena), 9 febbraio 1976 (centro storico di Siena).

 

Gli amici del Forte cercano volontari
Da larena.it del 26 febbraio 2025

Rivoli Aumentano i visitatori a Forte Rivoli, grazie al progetto di tutela e promozione avviato negli ultimi tempi dall'associazione "Amici del Forte", guidata dal presidente Emilio Merlin. Ma per aumentare, oltre all'affluenza, anche giorni e orari di apertura del Forte sul Monte Castello, al momento visitabile solo la domenica pomeriggio o nelle festività o iniziative speciali, gli cercano volontari:"Cerchiamo persone appassionate di storia e del territorio che vogliano contribuire alla valorizzazione di un luogo straordinario.

Come? Dedicando almeno quattro ore al mese nel fine settimana, presenziando al Forte con passione e curiosità"

Gli ambiti in cui volontari giovani e meno giovani potranno impegnarsi sono manutenzioni, ricerca storica, programmazione di eventi, accoglienza dei visitatori, comunicazione e promozione.

Info via WhatsApp al 380.6337903

 

"Trieste deve restare un porto libero e a vocazione commerciale, non una base NATO"
Da triestecafe.it del 26 febbraio 2025

Le recenti dichiarazioni del presidente di Confcommercio, Antonio Paoletti, secondo cui il Porto di Trieste dovrebbe diventare un "porto della NATO" per contrastare presunte "ingerenze cinesi", hanno suscitato un acceso dibattito e lasciato profondamente sconcertati i membri di Democrazia Sovrana Popolare FVG. Il movimento ha diffuso un comunicato stampa in cui esprime con fermezza la propria contrarietà a questa proposta, definendola "pericolosa e in netto contrasto con la vocazione storica e strategica del porto".

"Trieste deve restare uno spazio libero per il commercio, non un avamposto militare"

Nel comunicato, Democrazia Sovrana Popolare sottolinea come il Porto di Trieste abbia storicamente rappresentato un crocevia di scambi e cooperazione internazionale. "Trasformare questa infrastruttura in una base militare significherebbe snaturarne la funzione e mettere a rischio le relazioni commerciali che la città intrattiene con partner di tutto il mondo," si legge nella nota.

L’organizzazione mette in guardia dai rischi geopolitici legati a questa scelta: "La NATO non rappresenta una garanzia di pace e stabilità. Basta ricordare i bombardamenti sulla Jugoslavia nel 1999 e il ruolo dell’espansione atlantica nell’aggravare le tensioni internazionali fino allo scoppio del conflitto in Ucraina." Inserire Trieste in questa logica militare, secondo il movimento, significherebbe esporre la città a scenari di tensione che nulla hanno a che fare con la sua storia e la volontà dei suoi cittadini.

Preoccupazioni economiche: "Una spesa insostenibile a discapito dei cittadini"

Oltre ai rischi internazionali, Democrazia Sovrana Popolare evidenzia anche l’enorme impatto economico che la trasformazione del porto in una base NATO comporterebbe. "Le infrastrutture militari richiederebbero investimenti esorbitanti, spesso coperti con denaro pubblico. Questi fondi verrebbero sottratti a settori essenziali come la sanità pubblica, l’edilizia popolare, i trasporti e i servizi ai cittadini," si legge nel comunicato. Il movimento richiama l’attenzione sulla necessità di investire in progetti che favoriscano il benessere collettivo e lo sviluppo sostenibile, piuttosto che alimentare tensioni geopolitiche che potrebbero avere effetti negativi sull’economia locale e sulla qualità della vita dei triestini.

"Trieste, crocevia di pace e commercio: basta con i progetti di militarizzazione"

Democrazia Sovrana Popolare FVG ribadisce la necessità di mantenere la vocazione commerciale e cooperativa del porto. "Trieste ha una storia legata al commercio internazionale e alla pace. Non possiamo permettere che venga trasformata in un campo di tensioni militari. È fondamentale tutelare la nostra sovranità economica e la nostra identità di città aperta e accogliente," afferma il movimento. L’appello finale è rivolto a istituzioni locali, nazionali e alla cittadinanza: "Invitiamo tutti a riflettere sull’importanza di preservare il Porto di Trieste come motore di sviluppo e non come strumento al servizio di logiche militari estranee alle reali necessità della nostra comunità."

 

Giornate Nazionali dei Castelli: 10-11 maggio la XXVI edizione, svelati i primi 27 siti
Da cronachedellacampania.it del 25 febbraio 2025

Il patrimonio storico e architettonico italiano delle fortificazioni aprirà le sue porte al pubblico durante le Giornate Nazionali dei Castelli, previste per il 10 e 11 maggio 2025. L’Istituto Italiano Castelli, che celebra il suo 60º anniversario, coordina l’iniziativa, offrendo visite guidate gratuite e altre attività in numerosi siti sparsi in tutto il Paese.

Punti Chiave Articolo

1 Visite guidate in tutta Italia
2 Approfondimenti nelle regioni italiane
3 Risorse per il pubblico

Questo evento annuale punta a valorizzare e promuovere la conoscenza di castelli,rocche e torri, sia di proprietà pubblica che privata.

Visite guidate in tutta Italia

Numerose località italiane prenderanno parte a questa edizione. In Abruzzo, il castello Cantelmo nel comune di Pettorano sarà tra i protagonisti, mentre in Basilicata, il castello di Bernalda e quello di Torre a Mare a Metaponto offriranno un viaggio nella storia. In Calabria, Rocca Imperiale sarà al centro delle attenzioni grazie alle sue affascinanti strutture difensive.

Approfondimenti nelle regioni italiane

La Campania organizza un percorso tra i castelli della valle del Sabato, mentre in Emilia Romagna, la Rocca di Meldola aprirà ambienti solitamente non accessibili. Nel Lazio, il pubblico potrà esplorare lo storico castello di Fumone, mentre in Lombardia la Valcamonica accoglierà visitatori con eventi culturali. Anche in Sicilia,le fortificazioni di Salemi e Partanna attireranno appassionati di storia e architettura.

Risorse per il pubblico

Il sito dell’Istituto Italiano Castelli offre ulteriori dettagli su ogni sito visitabile, con informazioni storiche e dettagli sull’accessibilità delle strutture. Inoltre, l’Atlante Castellano, un’enciclopedia online dedicata alle fortificazioni italiane, continua a crescere con nuovi dati e scoperte. L’iniziativa mira a rendere questo importante patrimonio sempre più accessibile e conosciuto, contribuendo alla valorizzazione culturale del Paese.

 

Un viaggio alla scoperta delle mura medievali di Cittadella
Da lapiazzaweb.it del 24 febbraio 2025

Un tuffo nel passato attraverso i 800 anni di storia di uno dei borghi fortificati più suggestivi d’Europa

Di Stefano Gabbiano

Un’opportunità unica per immergersi nel fascino senza tempo di uno dei borghi murati più affascinanti d’Europa. Il prossimo 1° marzo, sarà possibile partecipare a una visita guidata  alla scoperta di Cittadella, un luogo che racconta 800 anni di storia e conserva intatta la cinta muraria , che è possibile percorrere interamente.

L’esperienza prenderà il via alle 15.00, con ritrovo alle 14.45 davanti al ponte di Porta Bassano, all'angolo con via Riva Grappa.

Per circa due ore, i partecipanti avranno l’occasione di attraversare le antiche mura e scoprire i segreti nascosti di questa cittadella medievale.

Il percorso include la visita al museo delle armi, un'immersione nell'arte della difesa militare medievale, e una sosta al Duomo di Cittadella, dove sarà  possibile ammirare le sacre reliquie che raccontano la spiritualità dell’epoca.

La visita è adatta a tutti, ma si consiglia di indossare calzature comode. Il costo della partecipazione è di 14 euro (12 euro per i tesserati mentre per i bambini fino a 12 anni la quota di partecipazione è di 9 euro.

 

Gli USA chiudono la Base Navale di Alessandropoli, in Grecia. Un Segnale della nuova politica di Trump
Da tscenarieconomici.it del 24 febbraio 2025

Secondo media greci il governo americano avrebbe dato indicazioni per chiudere la base americana di Alessandropoli,importante per il lato sud est della NATO. Un cambio di posizione strategica

Secondo il quotidiano greco Dimokratia, il presidente statunitense Donald Trump avrebbe ordinato la chiusura della base militare statunitense di Alessandropoli, in Grecia.

La decisione ha segnato un cambiamento nella strategia militare statunitense nella regione e ha sollevato preoccupazioni tra i funzionari greci.

La base di Alessandropoli è stata un importante centro logistico per le operazioni statunitensi e della NATO nell’Europa sud-orientale e quindi, indirettamente, verso l’Ucraina. La sua presenza è stata motivo di contesa, in particolare con la Turchia, che da tempo si oppone alle operazioni militari statunitensi nella regione.

Inoltre è un segno del disimpegno degli USA nell’area, indirettamente anche rivolto a Mosca.

 

Una base di recente costruzione, in funzione del rafforzamento del fronte sud

La base di Alessandropoli era di recente costituzione, essendo stato il frutto di un processo di privatizzazione dei porti avvenuto nel 2021, con anche la costruzione di un molo in grado di accogliere un cacciatorpediniere di classe Burke.

La base navale è molto comoda per le attività di rifornimento del settore sud-orientale della NATO, e permetteva di inviare mezzi rapidamente verso Bulgaria, Romania e, quindi, verso eventualmente la Mondova e l’Ucraina.

La base Ospitava circa 300-400 persone di personale, per cui i greci avevano investito.  Nei quartieri sono in costruzione strutture con una capacità di 300-400 persone per ospitare i militari statunitensi impegnati nelle attività della struttura.

La Base, a soli 40 km dal confine fra Grecia e Turchia, non era stata molto gradita da Ankara, che la teneva sotto stretto controllo, ma era anche funzionale al rafforzamento della NATO in quell’area.

La notizia della sua chiusura è anche un indice di un cambiamento strategico nella posizione degli USA nell’Europa orientale.

 

Castelli di Sicilia, un’app per conoscere la storia delle fortezze: 7 sono nel Palermitano
Da mondopalermo.it del 24 febbraio 2025

Sabato I castelli siciliani entrano nell’era digitale con un progetto innovativo chevalorizza il patrimonio dell’Isola. Nasce l’app “Castelli di Sicilia” che mette in retele fortezze e i beni culturali comunali, offrendo un’esperienza immersiva trastoria, arte e tradizioni. Gli itinerari attraversano i comuni con i loro rispettivi castelli. Tra i centri del Palermitano ci sono Castelbuono , Carini, Castronovo di Sicilia, Collesano, Giuliana,Marineo e Montelepre. E ancora Butera (Caltanissetta), Piazza Armerina (Enna), Salemi (Trapani) e Taormina (Messina). Il lancio dell'app è un passaggio chiave secondo il presidente del Consorzio Castelli di Sicilia Mario Cicero, che è anche il sindaco di Castelbuono: "Riteniamo che l’investimento che dobbiamo fare oggi è quello di strutturare una rete che metta insieme i nostri bellissimi castelli. Soprattutto quelli dell’entroterra, magari conosciuti non troppo bene. Con l’app entriamo nel mondo. Le persone, scaricando il software, possono crearsi un percorso virtuale, da rendere poi reale una volta arrivati in Sicilia".

A spiegare il funzionamento dell'applicazione è Tiziana Nicotra, account manager della Flazio Dev, che ha realizzato il software. "L’app sarà scaricabile da tutti gli store.

L’obiettivo è quello di riunire, in un unico sistema, i comuni e i castelli presenti in Sicilia. Una volta che l’utente verrà a visitare la nostra terra, il cliente avrà un portfolio di tutti i punti d’interesse che potrà visitare. Scaricata l’app, l’utente potrà effettuare l’accesso. Il software è dotato di una serie di filtri con cui potrà selezionare le varie attrazioni o i servizi presenti sul territorio".

Un progetto sostenuto anche dall'assessorato regionale al Turismo, come evidenziato dalla dirigente generale Mariella Antinoro. "Questo è il nuovo passo in avanti che occorre per promuovere il nostro patrimonio artistico e culturale. E’ un altro tassello che aggiungiamo alla nostra offerta turistica. Nel caso di specie, ovvero i castelli, la promozione attraverso il software permette di fare arrivare il messaggio del brand in modo diretto e rapido". Entusiasta dell’iniziativa, anche Laura Barreca, direttrice del Museo Civico di Castelbuono: "È la dimostrazione che la messa in rete dei siti e dei beni culturali costituisce un format decisivo per il rilancio della cultura e del turismo siciliano, sia a livello nazionale che internazionale, offrendo la possibilità di scoprire eccezionali patrimoni e territori ancora poco conosciuti, in modo sostenibile e consapevole".

 

A COSTACCIARO, STORICO BALUARDO DEI MONTEFELTRO, ALLA SCOPERTA DELLA MAGNIFICENZA DELLA “SISTINA” GRAZIE ALL'INIZIATIVA DELL'UNITRE PARCO DEL MONTE CUCCO
Da trgmedia.it del 24 febbraio 2025

Una giornata con “I Protagonisti dell'Arte”quella che L'UniTre, al secondo appuntamento, ha offerto ai presenti nella Sala S. Marco, nel cuore del Parco del Monte Cucco. Un viaggio inedito tra le meraviglie artistiche dei grandi maestri del Rinascimento: Michelangelo, Botticelli,Perugino, Pinturicchio, Ghirlandaio,Signorelli, Rosselli.

Sotto la guida esperta e appassionata di Sandro Giacchetti, il pubblico è stato catturato dal profondo simbolismo e dal significato spirituale delle opere di Michelangelo, dalla famosa "Creazione di Adamo" all'implacabile "Giudizio Universale". Una superficie di 200 metri quadrati affrescata con 391 figure descritta con dovizia di particolari da una successione di straordinarie slide. In evidenza i corpi di beati e dannati disegnati con contorni netti e decisi. Richiamo inequivocabile alla scultura, forma artistica prediletta da Michelangelo.

Un suggestivo invito quello del Vicepresidente dell'UniTre ad osservare l'opera più perfetta del creato secondo Merisi, ossia l'uomo raffigurato in qualsiasi movimento e posizione, anche la più contorta. Una lettura completata dai colori vivaci e cangianti usati da Michelangelo e dallo straordinario linguaggio cromatico dell'arte sacra per la rappresentazione della purezza, innocenza, santità o sacrificio e martirio. Un pomeriggio all'insegna dell'Arte chiuso con il richiamo alla prima censura, braghe per coprire le nudità di molti personaggi del Giudizio universale e distruzione e rifacimento di una porzione dell’intonaco originale con interventi “a secco” per le figure di San Biagio e Santa Caterina in posizioni più sconvenienti.
Certo è che la Cappella Sistina, opera d'arte tra le più conosciute e celebrate a livello mondiale, rimane un simbolo del trionfo dell’arte rinascimentale che l'UniTRe ha voluto celebrare per ricordare quello che magistralmente scrisse Goethe: “Senza aver visto la Cappella Sistina non è possibile formare un'idea apprezzabile di cosa un uomo solo sia in grado di ottenere”.

 

Bari, inaugurazione del Museo della radio, dei fari e delle torri costiere della Puglia
Da barinedita.it del 24 febbraio 2025

Comunicato stampa ARI Bari

Sabato 01 marzo alle ore 11:00, nel Faro San Cataldo di Bari, l’Associazione Radioamatori Italiani – Sezione di Bari, in collaborazione con l’Associazione Vedetta sul Mediterraneo e il Comune di Bari, inaugura il Museo della Radio, dei Fari e delle Torri Costiere della Puglia presso lo storico Faro San Cataldo di Bari.

Per questa occasione speciale verrà attivata la stazione radio Marconiana IY7M del Faro San Cataldo, unico sito Marconiano del Sud Italia. Le trasmissioni radio saranno effettuate:

In bande HF dei 20 e 40 m

Per la prima volta in assoluto via satellite Oscar 100 In contemporanea, verranno attivate stazioni radio in bande HF dai principali fari pugliesi:

  • Faro Bornico del porto nuovo di Bari

  • Faro di Molfetta

  • Faro di Torre Canne 

  • Faro di San Vito Taranto

All’evento parteciperanno anche altre Stazioni Marconiane italiane del C.S.M.I. (Coordinamento Stazioni Marconiane Italiane), creando una rete di comunicazione che unisce simbolicamente i fari e le torri costiere della costa pugliese.

Il nuovo Museo, la cui gestione vedrà la partecipazione attiva della Sezione A.R.I. di Bari, ospita:

  • Pezzi storici della Collezione A.R.I. e del Dott. Alberto Chiantera

  • Una sezione dedicata alla storia di Radio Bari, prima radio libera d’Italia (1943), curata in collaborazione con l’Associazione RAI Senior

  • Un percorso didattico sulla storia della radio e sulle sperimentazioni di Guglielmo Marconi dalla Penisola di San Cataldo

La Sezione A.R.I. di Bari organizzerà visite guidate per le scolaresche alla scoperta dell’affascinante mondo della radio. Vi aspettiamo numerosi per celebrare insieme questo importante momento per la cultura e la storia delle telecomunicazioni in Puglia.

 

“FAI…CONOSCENZA DEL TUOTERRITORIO”: Presentazione del volume “Il Sistema Difensivo del Salento” di Antonio Costantini
Da italianostra.org del 24 febbraio 2025

Un viaggio affascinante alla scoperta delle fortificazioni del Salento: torri costiere, masserie fortificate e case-torri. Il FAI Delegazione di Lecce, in collaborazione con il Gruppo Finibus Terrae, Italia Nostra Sud Salento e con il patrocinio del Comune diTricase, presenta il volume “Il Sistema Difensivo del Salento” di Antonio Costantini.

L’evento si terrà venerdì 28 febbraio 2025 alle ore 18:00 presso la Sala del Trono di PalazzoGallone a Tricase. Un’occasione imperdibile per approfondire la conoscenza del territorio salentino e del suo ricco patrimonio storico-artistico.

Il libro:

Il volume di Antonio Costantini, edito da Mario Congedo Editore, offre una panoramica sul sistema difensivo del Salento, analizzando le diverse tipologie di fortificazioni presenti sul territorio e il loro ruolo nella storia. Un’opera fondamentale per chiunque voglia conoscere e apprezzare le testimonianze del passato che ancora oggi caratterizzano il paesaggio salentino.

Il programma:

La presentazione del volume sarà introdotta dai saluti di Antonio De Donno, Sindaco di Tricase, Adriana Greco Bozzi Colonna, Capo Delegazione FAI di Lecce, e Rosella Mele,Capogruppo FAI Finibus Terrae. Marcello Secli di Italia Nostra – Sezione Sud Salento introdurrà l’intervento dell’autore, Antonio Costantini, che presenterà il suo lavoro. La conduzione dell’evento sarà affidata al giornalista Mauro Ciardo
.
Ingresso libero:

L’ingresso alla presentazione è libero e aperto a tutti. Un’opportunità per conoscere davicino il lavoro di Antonio Costantini e per scoprire i segreti del sistema difensivo del Salento.

Un evento da non perdere:

“FAI…CONOSCENZA DEL TUO TERRITORIO” è un evento che si inserisce nel solco delleiniziative promosse dal FAI per la valorizzazione del patrimonio culturale italiano. Lapresentazione del volume di Antonio Costantini rappresenta un’occasione unica perapprofondire la conoscenza del Salento e per apprezzare la bellezza e la ricchezza del suo territorio.

Informazioni:

Data: Venerdì 28 febbraio 2025
Ora: 18:00
Luogo: Sala del Trono di Palazzo Gallone, Tricase
Ingresso: Libero


Contatti: FAI Delegazione di Lecce
Gruppo FAI Finibus Terrae
Comune di Tricase
Mario Congedo Editore

 

Antiche fortezze e il paese simbolo del Novecento: sono loro i 10 borghi più belli della Romagna
Da turistipercaso.it del 23 febbraio 2025

Di Stefano Maria Meconi

Chi pensa alla Romagna di solito pensa al mare, alla spiaggia e all’estate. In realtà esiste un entroterra affascinante da scoprire fatto di borghi medioevali, imponenti rocche e scorci suggestivi adatti per ogni stagione. Tra questi ce ne sono di alcuni poco conosciuti, altri invece hanno segnato, loro malgrado, la storia del Novecento italiano e non solo. Qualunque sia la stagione, il tipo di viaggio o la durata di questo, questi sono i 10 borghi più belli della Romagna da consigliare a chiunque sia interessato a spendere qualche giorno in questo entroterra così ricco e sorprendente.

Indice dei contenuti

1. Verucchio

2. Santarcangelo di Romagna

3. Montefiore Conca

4. Montegridolfo

5. San Leo

6. Montebello di Torriana

7. Pennabilli

8. Longiano

9. Brisighella

10. Predappio

Verucchio

Verucchio è un suggestivo borgo in provincia di Rimini affacciato sulla Valmarecchia. Dalla piazza principale, risalite lungo la Scalinata della Pescheria fino ad arrivare alla rocca che maestosa domina il paese: ai suoi piedi si gode di un panorama mozzafiato mentre al suo interno è possibile osservare reliquie appartenute ai Malatesta e una piccola sala delle torture.Il museo civico archeologico, accolto nell’ex convento di Sant’Agostino, espone una ricca selezione di corredi funerari rinvenuti nelle necropoli adiacenti a Verucchio risalenti all’età del ferro e riferibili alla civiltà villanoviana, documentazione unica di rilievo internazionale per la rarità dei reperti conservati (per qualsiasi informazione prolocoverucchio.it) In estate a luglio sitiene un importante festival musicale curato da Ludovico Einaudi. A poca distanza daVerucchio, non perdete il Convento Francescano di Villa Verucchio che conserva nel giardino interno al chiostro il cipresso più antico d’Europa. La tradizione vuole che sia stato piantato da San Francesco d’Assisi circa ottocento anni fa.

Santarcangelo di Romagna

Molto amata dai riminesi, Santarcangelo di Romagna presenta una parte moderna fatta di bei negozi e ampie vie pedonali e una parte alta storica caratterizzata da antiche dimore e scorci suggestivi. Salite fino alla Torre del Campanone concedendovi delle tappe intermedie nell’originale museo del bottone (con ingresso gratuito) e in quello dedicato a Tonino Guerra. Santarcangelo è il paese natio del poeta romagnolo, ovunque si respira la sua presenza: le fontane da lui ideate come “Il prato sommerso” e i “Fiori di Pietra” situate nel parco cittadino esprimono la genialità dell’artista santarcangiolese. Un altro museo particolarmente interessante è il MET (Museo degli usi e costumi della gente di Romagna), che conserva oggetti della cultura contadina romagnola. Da non perdere la visita guidata alle grotte tufacee utilizzate nell’antichità come luoghi di culto pagano e poi adoperate come cantine e rifugi durante la guerra (per programmare la visita bisogna rivolgersi all’ufficio turistico:iatsantarcangelo.com).

Altra tappa obbligatoria è la Stamperia Marchi, una storica bottega artigiana al cui interno si cela un antico e rarissimo mangano tuttora in funzione. Dopo una giornata passata a girovagare fermatevi a gustare le tagliatelle al ragù del ristorante Zaghini o l’ottima piadina dell’osteria La Sangiovesa (Piazza Beato Simone Balacchi, 14) dove, oltre alla buona cucina,potrete ammirare le originali stufe ideate da Tonino Guerra. A Santarcangelo ogni anno ainizio estate si tiene una manifestazione legata al teatro che coinvolge diversi attori e compagnie teatrali emergenti.

Montefiore Conca

A sinistra Montefiore Conca

A destra Montegridolfo

Attrazione principale di questo grazioso borgo dell’entroterra riminese è l’imponente rocca malatestiana che domina il colle su cui si abbarbica il paese. Entrando dall’antica porta Curina si accede al borgo fortificato di Montefiore Conca, e lungo una ripida salita si arriva fino all’ingresso della rocca, il cui interno è visitabile. La rocca è aperta tutti i giorni solo nel periodo estivo da giugno a settembre. Da non perdere la passeggiata panoramica intorno alle mura, accessibile a fianco all’edificio di Porta Nova: nelle giornate serene si può vedere tutto il tratto di costa compresa tra Ravenna e Fano.

Resterete piacevolmente affascinati dalla quiete che si gode nei vicoli del borgo. La chiesa di San Paolo presenta un mix di stili architettonici che spaziano dalla facciata gotica al campanile romanico.

Degno di nota il Santuario della Madonna di Bonora, meta di numerosi pellegrinaggi (oggetto di devozione è un’immagine della Madonna che allatta Gesù.

Montegridolfo

Piccolo centro abitato in provincia di Rimini vicino al confine marchigiano, Montegridolfo è frai paesi fortificati meglio conservati della Romagna. Dopo aver ammirato la bella porta d’accesso, consiglio di perdervi tra i suoi pittoreschi vicoli. Interessante una visita al Museo della Linea dei Goti che contiene reperti, riviste e manifesti legati al passaggio del fronte sulla Linea Gotica (i giorni feriali la visita è solo su prenotazione). Se decidete di dormire in questo piccolo borgo l’elegante Palazzo Viviani fa al caso vostro.

A soli due chilometri da Montegridolfo si trova Mondaino, antico borgo di grande importanza nel dominio della Signoria dei Malatesta. Qui ogni estate nella seconda metà di agosto (in genere il primo weekend dopo ferragosto) si tiene il Palio del Daino, coinvolgente rievocazione storica per rivivere le suggestioni del Medioevo attraverso arti e mestieri e la sfida tra le contrade del borgo. Colorate bancarelle si snodano lungo le strette vie del paese. Uno dei momenti più suggestivi è lo spettacolo di falconeria che si tiene nella semicircolare ottocentesca Piazza Maggiore chiamata affettuosamente dagli abitanti la “Padella”.

San Leo

È facile immaginare l’inespugnabilità della fortezza di questo borgo arrivando dall’unica strada tagliata nella roccia. San Leo sorge su un enorme masso roccioso della Valmarecchia e conserva un notevole patrimonio storico architettonico. Imperdibile la visita al forte in cui fu rinchiuso il Conte di Cagliostro, dove poter ammirare mostre di armi e armature e le temibili segrete. Non dimenticatevi di chiedere all’ingresso la gratuita guida interattiva su tablet. Gli orari di apertura variano a seconda della stagione. La Cattedrale e la Pieve preromanica sono due edifici con una peculiarità in comune: non hanno ingresso in facciata per via del terreno scosceso su cui si innalzano ma ai lati. La Cattedrale edificata nel 1173 in stile romanico-longobardo ha una cripta affascinante mentre la Pieve è il più antico monumento religioso del Montefeltro. Vale la pena di arrivare fin quassùanche solo per godere del panorama che spazia dai monti circostanti fino al mare (la vistamigliore la si ha dal Belvedere subito dopo la torre campanaria). A fine agosto si tiene AlchimiaAlchimie, manifestazione fatta di spettacoli e narrazioni itineranti dove si incontrano scienza,esoterismo e spiritualità per celebrare l’alchimista Cagliostro.

Montebello di Torriana

Montebello di Torriana è una piccola frazione del comune di Poggio Torriana, antico borgo famoso per il suo castello che, secondo la leggenda, sarebbe abitato da un fantasma di nome Azzurrina la cui storia si tramanda tutt’oggi. Si narra che Guendalina Malatesta, figlia di Ugolinuccio Malatesta, scomparve misteriosamente nelle segrete della rocca mentre giocava: il corpo della bimba non fu mai trovato e la leggenda vuole che il fantasma della bambina sia ancora presente nel castello e che torni a farsi sentire ogni cinque anni, in concomitanza con il cadere del solstizio d’estate, attraverso risate di bimba e il rumore di una palla che rimbalza. Fino al 31 maggio il castello è aperto solo sabato e domenica pomeriggio.

Pennabilli

Abbarbicato su un colle nell’entroterra romagnolo sulle pendici del monte Carpegna, Pennabilli è il luogo che ha fatto innamorare il poeta Tonino Guerra, il quale ha voluto lasciare un’impronta indelebile a questo affascinante borgo attraverso la creazione dei “luoghi dell’anima” (museoiluoghidellanima.it), un museo diffuso che ha come scopo quello di sollecitare l’anima e la fantasia del viaggiatore. Fra tutti spicca l’orto dei frutti dimenticati dove vagare fra insolite specie ormai perdute di alberi da frutto e installazioni originali come la Meridiana dell’incontro, (scultura che grazie alle ombre del primo pomeriggio segna i profili di due grandi artisti amici del poeta romagnolo, Federico Fellini e Giulietta Masina).

Dopo aver cercato e scoperto queste installazioni in giro per il paese, recatevi nel Mondo diTonino Guerra, uno spazio museale ospitato nei sotterranei del trecentesco Oratorio di Santa Maria della Misericordia ricco di opere pittoriche, ceramiche e scultore e, un luogo suggestivo in cui approfondire l’opera del maestro. Usciti dal museo dirigetevi in cima al colle che domina il paese dove si trova il monumento della Campana di Lhasa inaugurata dal Dalai Lama nel 2005 e da cui si gode di una bella vista sul borgo e sulla vallata sottostante. A inizio giugno a Pennabilli ogni anno si svolge la manifestazione “Artisti in Piazza”, un grande evento che raccoglie i migliori artisti di strada con performances di teatro, musica, danza, magia e giocoleria.

Longiano

Arroccato su un colle al confine tra Cesena e Rimini, il borgo di Longiano ha belle chiese e interessanti musei da offrire. L’ex Convento di San Girolamo ospita un centro culturale con esposizioni di arte moderna e contemporanea mentre il Santuario del Santissimo Crocifisso ha al suo interno un prezioso dipinto su tela applicato a legno del tredicesimo secolo. Inoltre consiglio una visita al museo della Ghisa (all’interno dell’ex chiesa di Santa Maria delle Lacrime) che espone oggetti di arredo urbano di fine ‘800 inizio ‘900. Concludete la giornata con uno spettacolo al suggestivo teatro Petrella.

Brisighella

In provincia di Ravenna, alle pendici dell’Appennino tosco-romagnolo, sorge questo borgo la cui peculiarità è avere tre pinnacoli rocciosi che lo delimitano su cui sorgono la Rocca, il Santuario del Monticino e la Torre dell’Orologio (quest’ultima oggi è sede del Museo delTempo).

Il borgo di Brisighella, dallo stampo chiaramente medievale, mantiene quel fascino e suggestione di una volta.

Le vie del centro sono caratterizzate da enoteche e negozi di prodotti tipici.

Da non perdere l’originale Via del Borgo (l’antica via degli Asini), strada coperta sopraelevata con ampi archi a mezzaluna.

Nelle vie del centro si tengono in estate le Feste Medioevali.

A un chilometro da Brisighella si trova una delle pievi romaniche più importanti e meglio conservate della Romagna, la Pieve del Tho.

 

 

Predappio

Situato nel cuore dell’Appennino forlivese in una zona collinare nella valle del fiume Rabbi, Predappio è famoso per aver dato i natali a Benito Mussolini.

Al di là del pensiero politico, è un paese consigliato a tutti gli appassionati di storia.

Oltre agli edifici di impronta fascista che ne fanno un museo urbano a cielo aperto (la ex Casa del Fascio, il Palazzo Varano e il Mercato dei Viveri), il paese offre un borgo medievale fortificato (nella Predappio Alta) dove si staglia la Rocca dei Calboli.

La casa natale del Duce (via Varano Costa Nuova) è sede di mostre di interesse storico-artistico e in diverse occasioni vengono allestite interessanti esposizioni.

Predappio è la patria del Sangiovese e diverse sono le cantine dove degustare un ottimo vino.

Ogni anno, ai primi di settembre, il borgo si anima con “I tre giorni del Sangiovese” kermesse con degustazioni e musica.

 

 

I Castelli di Cannero riaprono quest'estate: Luino unico hub della sponda lombarda per raggiungerli
Da varesenoi.it del 23 febbraio 2025

Dopo decenni di abbandono, al termine di un complesso intervento di recupero, questo gioiello tornerà ad essere visitabile al pubblico da giugno: tra il Verbania e l'Avav verrà realizzato un pontile dove attraccheranno i battelli che collegheranno anche Cannero e Cannobio

Dopo decenni di abbandono e un lungo e complesso intervento direcupero, i Castelli di Cannero sono pronti per riaprire al pubblico intorno alla metà del prossimo giugno, diventando così una nuova tappadell’itinerario storico-culturale del lago Maggiore.

La gestione sarà anche in questo caso di Terre Borromeo, che ha già incarico altri prestigiosi siti storici dell’area come la Rocca di Angera e le Isole Borromee.

Tra le principali novità vi è l’apertura di un museo interattivo, pensato per offrire ai visitatori un’esperienza immersiva nella storia e nelle leggende legate a queste affascinanti fortificazioni costruite sugli isolotti del lago, che furono abitate dai leggendari “Mazzarditi”.

E la città di Luino si prepara a diventare l’unico hub della sponda lombarda per raggiungere i Castelli di Cannero grazie alla realizzazione di un pontile tra la sede dell’AVAV e Palazzo Verbania, finanziato per metà dall’Autorità di Bacino (con fondi regionali) e per metà dal Comune.

L’opera, di cui si parla da alcuni anni, consentirà infatti ai turisti di  raggiungere gli isolotti dei Castelli con dei piccoli battelli che toccheranno anche Cannero e Cannobio, sulla sponda piemontese del Verbano. E per facilitare e stimolare ancora di più il flusso di visitatori, si sta lavorando per creare biglietti che integrino treno, battello e ingresso al museo grazie a un accordo con Trenord.

Il progetto, nel frattempo, ha già superato la conferenza dei servizi e i lavori dovrebbero iniziare in primavera, per concludersi in tempo per la riapertura dei Castelli.

La consigliera comunale Valeria Squitieri, che ha seguito molto da vicino gli ultimi anni dell’iter di ristrutturazione grazie ai contatti con i siti Borromeo e il progetto del nuovo pontile, ha evidenziato l’importanza di questa opera per tutto il territorio. Sia lei che il sindaco Enrico Bianchi si sono detti entrambi molto soddisfatti per essere in procinto di concretizzare questo importante risultato, sottolineando come questo rappresenti una grande opportunità per il rilancio di Luino e del Luinese.

Grazie anche a questo progetto, dunque, i Castelli di Cannero potranno tornare a essere un punto di riferimento culturale e turistico, offrendo ai visitatori un viaggio nella storia e nella leggenda di uno dei luoghi più suggestivi del lago Maggiore.

(foto di Isella Bellotti)

 

Il Cammino dei Forti: il percorso ad anello in 5 tappe nel cuore delle Marche
Da greenme.it del 22 febbraio 2025

Un viaggio di 120 km tra antiche fortezze, borghi storici e natura incontaminata: scopri il Cammino dei Forti, l'avventura a tappe nel cuore dell'Alta Marca.

Indice

1. Un viaggio tra storia e natura

2. Le tappe sudore, meraviglia e un pizzico di ironia

2.1. 1ª Tappa San Severino Marche –Crispiero

2.2. 2ª Tappa Crispiero – Rastia

2.3. 3ª Tappa Rastia – Elcito

2.4. 4ª Tappa Elcito – Pitino

2.5. 5ª Tappa Pitino – San Severino Marche

3. Il Salvacondotto la tua storia sulcammino

4. Consigli pratici e… un po’ di buonsenso

Centoventi chilometri. Cinque tappe. Otto fortezze. Cinque comuni. Un unico, irripetibile viaggio. Bastano questi numeri per evocare l’essenza del Cammino dei Forti, un percorso ad anello che abbraccia il cuore verde delle Marche, regalando a ogni passo emozioni autentiche, panorami mozzafiato (senza usare la parola “mozzafiato”!), sudore e soddisfazione. Perché sì, qui si cammina sul serio. E, tra una salita e una discesa, ci si innamora di paesaggi e storie antiche.

1. Un viaggio tra storia e natura

San Severino Marche: si parte e si arriva qui,in questo piccolo gioiello incastonato tra le colline dell’Alta Marca. Un paese che profuma di cultura e buona cucina, pronto ad accogliervi all’Emporio Artisan, il punto di partenza dove troverete tutto ciò che serve per cominciare con il piede giusto: prodotti tipici, birra fresca e tanta amicizia. Fidatevi, vi sentirete subito a casa.
Il Cammino dei Forti deve il suo nome alle antiche fortezze che, disseminate lungo il percorso, narrano storie di difese, battaglie e conquiste. Ma non lasciatevi ingannare: non è solo un tuffo nella storia. È un’immersio nenella natura più autentica, quella fatta di boschi odorosi, colline sinuose e montagne che si stagliano all’orizzonte. Una natura che abbraccia e che, a volte, mette alla prova.2. Le tappe: sudore, meraviglia e un pizzico di ironia
2.1 1ª Tappa: San Severino Marche – Crispiero

Lunghezza: 14,5 kmDislivello: salia 839m /discesa 470m

Si comincia con dolcezza, ma non troppo. Le  gambe si scaldano, lo zaino sembra ancora leggero. I panorami si aprono lentamente, come un sipario su uno spettacolo che promette meraviglie. E se dopo qualche chilometro vi chiederete: “Ma chi me l’ha fatto fare?”, non preoccupatevi, è normale.


2.2 2ª Tappa: Crispiero – Rastia

Variante Rotis: esperti, fatevi avanti (29,6km, dislivello impegnativo).
Variante Vinano: più accessibile, ma sempre intensa (29 km).

Qui si fa sul serio. È la tappa delle scelte: siete pronti a sudare lungo la Rotis o preferite la dolce compagnia della Vinano? Qualunque sia la vostra decisione, vi aspettano boschi fitti e panorami che meritano ogni goccia di fatica. Consiglio? Prendetevela con calma. Qui non vince chi arriva prima, ma chi sa godersi ogni passo.

2.3 3ª Tappa: Rastia – Elcito

Monte Pulcino (per esperti): 20,2 km di saliscendi impegnativi.
La terza tappa è una sfida, ma in cima al Monte Pulcino, la vista ripaga ogni fatica. È il momento in cui si comprende davvero il senso del cammino: affrontare ostacoli per raggiungere bellezza. E poi c’è Elcito, il borgo sospeso nel tempo, che sembra sussurrarti: “Benvenuto viandante, qui la fatica diventa poesia”.

2.4 4ª Tappa: Elcito – Pitino

Lunghezza: 24,2 km Dislivello: 891m / 1118m

Una tappa per riflettere, per rallentare e ascoltare. Le colline si fanno più morbide, i sentieri raccontano storie di un tempo che fu. Pitino vi accoglierà con la sua eleganza discreta. Un consiglio? Fermatevi, osservate e respirate. Queste pause fanno parte del viaggio.

2.5 5ª Tappa: Pitino – San Severino Marche
Variante Serripola: 26,2 km per i più tenaci.Variante Glorioso: più breve, ma comunque affascinante (12,5 km).
Nell’ultima le gambe chiedono pietà, ma il cuore vuole continuare. Scegliete il percorso che più vi somiglia e lasciate che ogni passo vi riporti là dove tutto è iniziato. All’Emporio Artisan vi aspetteranno timbri, birra fresca e,soprattutto, il sorriso di chi sa che ogni viaggio, per quanto circolare, lascia un segno profondo.

3. Il Salvacondotto: la tua storia sul cammino

Non dimenticate il vostro Salvacondotto, la carta d’identità del camminatore. Un piccolo libretto per collezionare timbri, ricordi e racconti. Gratuito, ma prezioso. Ogni tappa,un timbro. Ogni timbro, una storia. E se ne manca qualcuno? Tranquilli, all’Emporio Artisan troverete tutto ciò che serve per completare il vostro viaggio.

4. Consigli pratici e… un po’ di buon senso

Preparate bene lo zaino: una pila, una tazza con moschettone, abbigliamento adatto e, soprattutto, scarpe comode. Le vesciche non fanno poesia. Attenzione agli incontri a quattro zampe. I cani da guardia o da gregge fanno il loro lavoro. Niente panico: fermatevi, restate calmi e non fate movimenti bruschi. Sarà l’occasione per una pausa non programmata, ma utile.
E, ovviamente, rispettate la natura. Non raccogliete fiori, non abbandonate rifiuti e non accendete fuochi. L’Alta Marca via ccoglie con generosità, restituitele la cortesia.

 

Ciclo conferenze "Fortificazioni fra storia e restauro"
Da pagina facebook del 22 febbraio 2025

Partirà il 13 marzo 2025 il ciclo di conferenze promosso dalla Sezione Lombardia dell'Istituto italiano dei Castelli intitolato “Fortificazioni fra storia e restauro”. Come negli ultimi tre anni gli incontri si svolgeranno in piazza Po 3 a Milano nell’Auditorium della Fondazione AEM che ha concesso il patrocinio all’iniziativa.

La conferenza inizialmente prevista il 24 febbraio verrà rimandata a data da destinarsi.

Questo il calendario:

13 marzo, ore 17.00 - 18.00, Francesco Doglioni (già Università IUAV di Venezia), Segni stratigrafici e rovine: i restauri del castello di San Michele di Ossana (TN)

18 marzo, ore 17.00 - 18.00, Marida Brignani (Istituto Italiano dei Castelli), Orti, broli e giardini nei castelli e nelle corti dei Gonzaga di Vescovato

8 aprile, ore 17.00 - 18.00, Francesco Colotti (Università degli Studi Firenze), Paesaggi fortificati della Grande Guerra, progetti pilota nelle Alpi Orientali

15 aprile, ore 17.00 - 18.00, Chiara Mariotti (Università Politecnica delle Marche), Piero Gazzola, restauro, castelli. Un contributo alla conservazione attiva del patrimonio nel secondo Novecento.

Rinviata a data da destinarsi

Giusi Villari (Istituto Italiano dei Castelli), Manutenzione e restauro delle fortificazioni lombarde nel XVIII secolo.

Presso la fondazione AEM in Piazza Po 3, Milano. Partecipazione libera e gratuita

 

 

Polo militare di Coltano: "Una mozione su tematiche superate". Palmieri contro la maggioranza
Da cascinanotizie.it del 22 febbraio 2025

È scontro in Consiglio comunale a Vicopisano sulla mozione presentata dal consigliere di maggioranza Nico Marchetti, capo gruppo della lista Vicopisano in Cammino, contro la realizzazione di un polo militare a Coltano. Il documento, che sarà discusso nella seduta di lunedì 24 febbraio, hauscitato forti critiche da parte del consigliere di minoranza Marioalmieri , che lo definisce “irricevibile e fuori contesto”. Ha scritto Mario Palmieri di Vicopisano del Cambiamento. La mozione presentata dal consigliere di maggioranza Nico Marchetti, capogruppo della Lista Civica Vicopisa noin Cammino, che sarà discussa nel consiglio comunale di lunedì 24 febbraio, contro la costruzione di un polo militare a Coltano, ha suscitato forti contestazioni da parte del consigliere di minoranza Palmieri.

Palmieri ha definito il documento "irricevibile e fuori contesto", sostenendo che si basa su presupposti ormai superati dai fatti. Ha ricostruito la vicenda, ricordando che il progetto originario, risalente al 2022 sotto il governo Draghi e con Ministro della Difesa il “pisano” Lorenzo Guerini (PD), prevedeva effettivamente la realizzazione di  una base militare a Coltano. Tuttavia, con l'insediamento del governo Meloni nel 2023, si è verificato un cambio: il progetto è stato ufficialmente spostato a San Piero a Grado, all'interno dell'area già occupata dalCISAM, un insediamento militare esistente dagli anni 60. Di conseguenza, secondo Palmieri, la mozione della maggioranza appare anacronistica, poiché non tiene conto di questo sviluppo cruciale.

A sostegno della sua tesi, Palmieri ha citato diverse fonti, tra cui le dichiarazioni del Presidente della RegioneToscana, Eugenio Giani (PD), il quale, a margine di una riunione tenutasi al Ministero della Difesa a settembre 2023, ha espresso soddisfazione per la nuova localizzazione del progetto, trasferito da Coltano a San Piero a Grado. Questa posizione è stata ribadita anche dal Circolo PD di Putignano, Sant'Ermete, Ospedaletto e Coltano, che, pur manifestando contrarietà alla realizzazione della base nell'area ex CISAM, situata all'interno del Parco di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, ha confermato lo spostamento del progetto da Coltano.

Palmieri ha poi menzionato le recenti dichiarazioni del Presidente del Parco, Lorenzo Bani, il quale ha affermato che l'Arma dei Carabinieri si è impegnata a limitare il consumo di suolo e a rispettare le normative ambientali, oltre ad aver definitivamente abbandonato l'idea di realizzare la base a Coltano.

In conclusione, Palmieri esprime una critica severa nei confronti della mozione presentata dall’attuale maggioranza del Comune di Vicopisano, definendola "obsoleta, disinformata e priva di fondamento", nonché" dannosa per la credibilità del Consiglio Comunale". Sottolinea la necessità di un ripensamento, auspicando un approccio più rigoroso e meticoloso nell’affrontare questioni di interesse pubblico che, come evidenziato dalla mozione stessa, vanno ben oltre i confini comunali.

 

Al Forte Sangallo di Nettuno una mostra dedicata alla collezione museale di Stemmi Araldici.
Da studio93.it del 22 febbraio 2025

Da oggi (sabato 22 febbraio) e sino al prossimo 23 marzo a Nettuno, presso il Forte Sangallo, una mostra dedicata alla collezione museale di Stemmi Araldici .

L’evento, battezzato “I blasoni nobiliari” è a cura dell’Associazione Musei di Nettuno Aps, in collaborazione con l’Associazione La Stella del Mare.

 L’ingresso è libero. 

Gli orari di apertura della Mostra sono in locandina.

L’evento culturale è patrocinato dal Comune di Nettuno.

 

Il bunker antiaereo. Salto indietro nel tempo con la visita al rifugio
Da ilgiorno.it del 22 febbraio 2025

Situato nei sotterranei della palazzina della Croce Rossa di Como fu realizzato nel 1937 ed è ancora perfettamente conservato.

Di Paola Pioppi

La sua inaugurazione risale ormai a 10 anni fa, precisamente al 15 giugno 2014, in occasione del 150° anniversario della fondazione della Croce Rossa Italiana. Da quella data il MuRAC, Museo Rifugi Antiaerei Como, non ha mai smesso di attirare l’attenzione e la curiosità dei tanti visitatori che varcano il suo ingresso durante le aperture speciali. Come avverrà anche domenica 23 febbraio e 23 marzo alle 15.00. Un vero rifugio antiaereo e antigas che risale al 1937, perfettamente conservato, situato nei sotterranei della palazzina della Croce Rossa di Como, in via Italia Libera. Ma qual è stato il motivo per il quale è stato creato, in quella precisa sede?

La spiegazione parte da una ricostruzione storica dello stesso museo: "Nel XV secolo – spiegano i curatori - venne fondato a Como in via Cadorna, dove oggi ha sede il Conservatorio, l’Ospedale Sant’Anna. Poco alla volta la sua superficie si estese, arrivando a comprendere l’area dell’attuale palazzina della Croce Rossa".

Nel 1932 l’Ospedale fu trasferito nella sede di Camerlata. "Tutta l’area dell’ex ospedale – proseguono i curatori - cominciò ad andare in rovina, e nel 1935, il Comune donò una superficie di circa 940 metri quadrati alla Croce Rossa per costruire la propria sede: l’edificio fu inaugurato a ottobre 1937". A quel punto erano subentrati gli obblighi di legge, e in particolare un Regio Decreto del 1936 che obbligava a realizzare "un ricovero antiaereo in ciascun fabbricato ad uso di civile abitazione di nuova costruzione o in corso di costruzione alla data di entrata in vigore del Decreto stesso".

La palazzina della Croce Rossa, fu quindi progettata fin dall’inizio nel rispetto di quanto previsto, con un "rifugio o ricovero" collettivo, destinato a ospitare il personale sanitario della Croce Rossa, che comprendeva anche la Squadra di Pronto Intervento in caso di attacco aereo.

Ora l’associazione Slow Lake Como, in collaborazione con la Croce Rossa, organizza visite guidate periodiche, durante le quali viene raccontata la storia del bunker assieme ad aneddoti della Seconda Guerra Mondiale, seguite da visite al Museo dedicato alla Croce Rossa di Como. Ma la stessa associazione, sempre domenica 23 febbraio alle 10, propone un’altra esperienza nei luoghi storici comaschi, il "Tour avventura tra Fortini e Trincee". Un itinerario guidato che permette di esplorare trincee, fortini e passaggi nascosti, luoghi leggendari percorsi da soldati, viandanti e contrabbandieri, all’interno del Parco Regionale Spina Verde. Il percorso porta alla scoperta della Linea di difesa Nord, conosciuta come Linea Cadorna, con le sue installazioni militari quasi intatte, nei luoghi sospesi tra Italia e Svizzera.

 

L’ingegnere guerriero che progettò le mura
Da giornaledibrescia.it del 22 febbraio 2025

Era il 31 luglio 1561: Sforza Pallavicino, genio dell'architettura militare nonché abile stratega, si era presentato al Senato veneziano con il suo rivoluzionario progetto di fortificazione per Bergamo. E l’idea era piaciuta'

Di Clementina Coppini

Le mura orobiche. Porta San Giacomo con il leone di San Marco

Quando una bella mattina (una di quelle famose belle mattine in cui si inizia a dare forma alle idee) arrivarono le maestranze con le strutture in legno e pietra, con strumenti e mine e barili di polvere per abbattere gli edifici i bergamaschi si trovarono subito in mezzo a un cantiere guidato dal marchese Sforza Pallavicino, uomo d'arme, accompagnato da colleghi e soldati.

Non sapevano quello che sarebbe successo né quanto sarebbero rimasti né quale colpa avessero, oltre a quella di essere stati invasi in soli sette anni da vari eserciti (era l'inizio del Cinquecento). Era il 31 luglio 1561 e i bergamaschi non stavano partendo per le ferie. Sforza Pallavicino, genio dell'architettura militare nonché abile stratega, si era presentato al Senato veneziano con il suo rivoluzionario progetto di fortificazione per Bergamo e l'idea era piaciuta. Ovviamente era abbastanza prevedibile che non sarebbe piaciuta ai bergamaschi, ma ai maggiorenti veneziani il loro parere non interessava più di tanto. Anzi, non gliene importava nulla e non avevano nessuna intenzione di risarcire i danni a nessuno. Infatti non lo fecero.

Il guasto

Così quella mattina si presentarono senza preavviso con centinaia di soldati armati e un esercito di manodopera e cominciarono a demolire seguendo il progetto dello Sforza Pallavicino. Quel giorno iniziò a essere operato quello che sarà chiamato il guasto, cioè lo sbancamento degli edifici al posto dei quali dovevano sorgere le mura. Progetto assolutamente geniale, che prevedeva di creare intorno alla parte alta di Bergamo una fortezza, con punti in cui le mura erano molto più alte di quanto noi vediamo oggi (dai 7,5 metri ai 19,3 metri). Spaventose, ardite, fornite di tutto, ma soprattutto di baluardi. Le mura avevano tutto, postazioni per i cannoni, ma anche torresini/polveriere per conservare la polvere da sparo, polveriere.

Questo cantiere, il grande sogno di Sforza Pallavicino, cominciò con famiglie che si svegliarono con la casa che stava per essere abbattuta, monaci che scoprirono all'improvviso che quella era l'ultima messa che avrebbero celebrato in quella chiesa. Stessa cosa per chi aveva attività nelle parti interessate dai lavori. Furono portate in salvo (in quello che sarebbe diventato il Duomo) le reliquie di Sant'Alessandro, patrono di Bergamo la cui chiesa purtroppo si trovava nel percorso della nuova cinta protettiva. In tutta fretta, così come di gran corsa furono messe al sicuro una serie di tele, come i capolavori di Lorenzo Lotto, oggi conservati in alcune chiese della città.

Pensate all'agitazione di quei primi giorni, alla rabbia, al dolore di quelli che vedevano le loro proprietà e attività (alcune ricche, altre povere) distrutte in nome della necessità di Venezia di mostrare agli Spagnoli che occupavano Milano e a chiunque avesse voluto provare ad attaccare il loro estremo baluardo occidentale che loro si sarebbero potuti difendere in modo esimio. Anche dai colpi di cannone, ai quali avrebbero risposto con notevole potenza di fuoco.

L'unico edificio presente nel tracciato della fortezza che venne risparmiato è il convento di Sant'Agostino (in teoria perché secondo Sforza Pallavicino era in una posizione ottimale per fare angolo, in pratica perché a quanto pare i potenti agostiniani a suon di soldoni si comprarono una modifica progettuale che salvava il monastero inserendolo in un baluardo, ma c'è da dire che la struttura, solida e ampia, si prestava bene), ma ciò non fece altro che irritare ulteriormente il Papa, che scomunicò lo Sforza Pallavicino per l'ennesima volta (in pratica una per ogni chiesa abbattuta), il quale ci restò male ma non tanto da fermare i lavori (le scomuniche furono poi ritirate per un pentimento non si sa quanto sentito). Dopo il gran trambusto iniziale ci vollero anni prima di completare l'opera, anche se lo Sforza Pallavicino, dimostrando grande ottimismo e soprattutto grande senso dell'umorismo, aveva appunto detto ai veneziani che avrebbe completato tutto in tre mesi.

Tutto il perimetro diventò un immenso cantiere dove lavoravano anche donne e bambini, dove ci si fermava per il pranzo, magari seduti sui ponteggi in legno con i piedi penzoloni come in certe foto storiche in cui si vedono gli operai che costruivano i grattacieli seduti su barre di acciaio sospese nel vuoto.

27 anni di lavori

Una mappa di Bergamo e della sue mura nel 1590

Intanto evidentemente i vicini non avevano grandi intenzioni di attaccare la città, dato che i lavori durarono 27 anni e non arrivò nessun esercito nemico. Il fatto che si fossero messi in modalità osservazione non significa che l'opera li lasciasse indifferenti, tutt'altro. Il nostro Governatore Generale aveva studiato il bastione rivolto verso Milano in modo che avesse due mura che creavano un angolo così stretto da sembrare una sorta di gigantesco appuntito cuneo puntato verso la città nemica, come a dire ai milanesi, anzi agli spagnoli che allora la occupavano, che l'estremo baluardo era acuminato e, se osavano avvicinarsi, sarebbero stati squarciati in primis da quel muro che pare una lama. Poi avrebbero dovuto vedersela con il resto della cinta difensiva.

Questo grande sogno divenne realtà, ma il suo ideatore non lo vide mai realizzato in quanto morì davanti al lago di Garda, nella sua residenza di Salò, tre anni prima della fine dei lavori. Ci lavorarono i migliori ingegneri della Repubblica. Il veronese Francesco Malacreda e il vicentino Francesco Orologi noto anche come Horologi (il quale sparì molto rapidamente dalla scena perché espresse in maniera ripetuta molte note critiche alle decisioni e ai progetti di Sforza Pallavicino), Genesio Bersani da Fiorenzuola d'Arda e infine Giulio Savorgnan, che ultimò i lavori dopo la morte di Pallavicino e che in seguito progettò la fortezza di Palmanova.

Tutti insieme produssero l'innovativo progetto della fortezza alla moderna, una cinta allargata completamente rivestita di pietre squadrate e dotata di un sistema di bastioni che permettevano il tiro incrociato contro i nemici. Qualcosa di unico, che gli stessi autori del progetto, osservando la conformazione orografica del sito su cui stavano costruendo la fortezza e come essa si unisse in modo armonioso e indissolubile con il monte su cui stava sorgendo, nel 1565 (cioè durante la realizzazione dell'opera) definirono «non lo vedendo non si può capire». Struttura innovativa, a tal punto che un profano non avrebbe potuto comprenderne la portata se non a lavori ultimati.

Innovativa, ma non abbastanza per i tempi, poiché le armi da fuoco diventavano sempre più moderne e il cantiere non finiva mai. Ventisette anni sono tanti. Insomma, in quanto a tempistica ci troviamo di fronte a un tipico esempio di opera pubblica italiana, in questo caso di grandissimo impatto visivo. Un capolavoro.

Ma i nemici non arrivarono mai

Il lato nord della mura veneziane di Bergamo

Tutta questa fatica, tutto questo lavoro, tutto questo impegno economico e tutto questo fastidio e alla fine nessun colpo di cannone venne mai sparato né contro né da quelle mura, che sono arrivate a noi in uno straordinario stato di conservazione.

Sono rimaste un grande sogno, ma molto più democratico: non sono lì per incutere paura e per celebrare la potenza della Serenissima, ma per essere se stesse e donarsi a una città libera.

Sui camminamenti si passeggia, si attraversano le porte d'accesso, aperte, e in fondo allo strapiombo delle mura ci sono orti coltivati. Il passato è lontano.

Rimane questo irregolare diamante di pietra, perfettamente fuso con il colle, che dà ragione ai suoi progettisti: se non lo vedi (o lo saiimmaginare) non lo puoi capire.

 

In primavera tornano le Giornate Nazionali dei Castelli
Da arte.sky.it del 22 febbraio 2025

L'appuntamento con l’edizione 2025 dell’evento organizzato dall'Istituto Italiano dei Castelli è fissato per il secondo weekend di maggio, quando tutti gli appassionati potranno visitare 27 diversi siti, rocche e borghi fortificati. Un'iniziativa che mira a valorizzare il patrimonio culturale italiano, portando sotto i riflettori la ricchezza e l’impatto turistico dell'architettura antica nel nostro Paese.

Mancano meno di due mesi al via della 26esima edizione delle  Giornate Nazionali dei Castelli, l’evento che offre l’opportunità di conoscere ed esplorare il ricco patrimonio di fortificazioni e rocche presente nel nostro Paese. In programma tra il 10 e l’11 maggio, la manifestazione interesserà 27 castelli sparsi sututto il territorio italiano, garantendo al pubblico la  possibilità di visitare fortezze, torri e borghi spesso inaccessibili.

Obiettivo dell' iniziativa promossa dall'Istituto Italiano dei Castelli è quello di divulgare presso il grande pubblico la bellezza di questi beni culturali, evidenziando l’importanza di tutte le attività volte alla loro conservazione e valorizzazione. Grazie a un corposo programma di conferenze, trekking culturali, presentazioni editoriali, visite guidate (in molti casi gratuite) e altre attività, le Giornate Nazionali deiCastelli costituiscono un'esperienza ricreativa e al tempo stesso formativa per appassionati di tutte le età.

UN WEEKEND DEDICATO ALL'ARCHITETTURA FORTIFICATA ITALIANA

L'Italia vanta un numero considerevole di edifici fortificati di grande rilevanza storica, molti dei quali sono inseriti nel prestigioso elenco dei siti Patrimonio Mondiale dell’UNESCO. L’evento primaverile regalerà dunque una prospettiva unica su uno degli elementi fondanti dell'identità culturale italiana,aprendo al pubblico siti fortificati risalenti a epoche diverse, come testimoniato dalla loro incredibilevarietà di forme e soluzioni architettoniche. Sarà quindi possibile ammirare il rigore formale delle rocche dell’Alto Medioevo, come il Castello Cantelmo che spicca a Pettorano sul Gizio, in provincia dell’Aquila, o la stratificazione di stili che caratterizza il Castello di Bernalda sulla valle del Basento, in Basilicata.

Tra le fortificazioni che vale la pena visitare durante la manifestazione, una visita speciale la meritano il Castello di Gorizia e quello di Krombek, a Nova Gorica: due fortificazioni che si “guardano” attraverso il confine italo-sloveno nei pressi delle città a cui quest’anno è assegnato in tandem il titolo di Capitale Europea della Cultura
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27 SITI FORTIFICATI APERTI A INIZIO MAGGIO

L'Istituto Italiano dei Castelli, ente promotore delle Giornate Nazionali, è un’organizzazione senza scopo di lucro che da oltre sessant'anni si impegna a promuovere lo studio, la tutela e la valorizzazione del ricchissimo patrimonio di architetture fortificate italiane. Anche la ricerca scientifica costituisce un elemento cardine dell’attività svolte dall’ente, che si fa carico della complessa opera di censimento e studio multidisciplinare di oltre 20mila strutture disseminate in tutto il Paese.

In tale ottica, la grande manifestazione in programma il prossimo maggio prevede anche diverse iniziative dedicate agli studenti e ai ricercatori, che si inseriscono in un più ampio piano di attività annuali promosse dall’Istituto, come incontri di studio, pubblicazioni, seminari fotografici e un premioper le migliori tesi di laurea incentrate su temi connessi alla conoscenza e al restauro dei castelli. Inoltre,le Giornate Nazionali dei Castelli offriranno l’occasione per evidenziare l’importanza dell' Atlante Castellano, un progetto in fase di sviluppo per la creazione e la pubblicazione online di un'enciclopedia open source del patrimonio fortificato italiano.

[Immagine in apertura: Borgo fortificato di Castiglione del Lago (sul Trasimeno), Perugia, Umbria]

 

NAPOLI: NISIDA, L’ISTITUTO PENALE PER MINORENNI E ILCASTELLO
Da touringclub.it del 22 febbraio 2025

Visita in esclusiva per i soci e gli amici del Tci, ad una importante esignificativa realtà della città di Napoli: l’Istituto Penale per Minorenni di Nisida (con pranzo).

Istituto Penale per Minorenni di Nisida

L'istituto Penale di Nisida si trova in una posizione isolata rispetto al contestourbano e non è raggiungibile con i mezzi pubblici.

L’isola di Nisida era proprietà del duca di Amalfi e si è trasformata, nel corsodegli anni, da lazzaretto fino a diventare casa di rieducazione negli anniTrenta.

All’interno della cinta muraria, la struttura è suddivisa in diverse palazzine: la prima, adiacente alla cinta muraria, è occupata dagli uffici della direzione e del personale amministrativo. Due palazzine sono destinate all’accoglienza dei ragazzi/e, divisi per sesso. Un’altra palazzina è dedicata alle attività didattiche, vi si trova la biblioteca e gli uffici degli educatori, degli psicologi,e di tutto il personale dell’area pedagogica. Vi è, poi, il teatro, voluto daEdoardo De Filippo e diversi spazi dedicati ai laboratori di formazione professionale finanziati dalla Regione Campania. Si trova anche un orto ed un’area adibita alla pet - therapy, gestiti entrambi da alcuni ragazzi.

Le celle sono ampie e luminose (finestroni grandi con inferriate chepermettono un adeguato passaggio della luce), ed ospitano da 2 a 4 ragazzi/e. I bagni sono in buone condizioni con acqua calda sempre a disposizione e riscaldamento. All’interno c’è la televisione, l’armadio, il comodino e uno spioncino che permette ai poliziotti di controllare sia all’interno della cella che del bagno.

Nella struttura femminile, oltre le celle, c’è la palestra, la sala comune ed il nido (con fasciatoio, culla, box e diversi giochi) per madri e bambini.

Castello di Nisida

La costruzione, forse di epoca tardo - angioina, fu riadattata in epoca moderna, a partire dal XVI secolo, come caposaldo nel sistema difensivo della città pianificato dal viceré don Pedro de Toledo che si estendeva da Baia fino allo Sperone. La trasformazione fu resa necessaria a seguito delle reiterate scorrerie del celebre “pirata Barbarossa” sulle coste della Calabria,su Ischia e su Procida. La proprietà del castello, così come quello dell'intero isolotto, appartenne alla famiglia napoletana dei Macedonio, duchi di Grottolella. Nel 1626, anno della terribile epidemia di peste, il viceré Antonio Álvarez de Toledo volle che il castello fosse adibito a lazzaretto per raccogliere gli appestati.

Durante il periodo borbonico, in seguito alrafforzamento della flotta militare e delle mutate condizioni strategiche, la costruzione fu adibita all'internamento dei prigionieri politici. Le tribolate vicende che caratterizzano tali mutamenti furono arricchite da episodi più o meno eclatanti come ad esempio nel 1851 quando il conte di Gladstone denunciò le disumane condizioni in cui versavano i detenuti. Ironia della sorta volle che, nel periodo post -unitario, il castello divenne luogo di detenzione  Oggi è sede dell'Istituto Penale per Minorenni di Nisida.

Altre informazioni utili:

SI EVIDENZIA CHE, PER ACCEDERE CON L’AUTO ALL’ISTITUTO PENALE PER MINORENNI DI NISIDA, OCCORRE MOSTRARE LIBRETTO DI CIRCOLAZIONE E DOCUMENTO DI  RICONOSCIMENTO.

Programma

# Ore 10
Raduno dei partecipanti (mezzi propri) all’ingresso dell’Istituto Penale perMinorenni – via Nisida 59 – 80124 Napoli.

Superati i controlli e varcato il cancello di ingresso, posto alla fine del ponte,si sale per una stretta e tortuosa stradina, con ampi e spettacolari panorami sul golfo di Napoli e su quello di Pozzuoli e, attraverso una incontaminata macchia mediterranea, si arriva alla sommità dell’isola dove sono ospitate le strutture dell’istituto.

Accoglienza da parte del dr. Gianluca Guida, direttore, e dei suoi collaboratori.
Presentazione del fenomeno della devianza minorile nonché dell’approccio che il personale della struttura mette in pratica per il recupero di questi ragazzi e il conseguente reinserimento nella società. Se non ci saranno motivi di impedimento, visita alle strutture e ai laboratori dell’Istituto.

# Ore 13 Pranzo (allestito all’aperto se è una bella giornata) con il seguente menù: Antipasto (Parmigiana di melanzane con olio al basilico), Primo (Pasta patate e provola), Secondo (Polpette alla Genovese con involtino di zucchine), Dessert (Crostatina la fondente meringata), acqua minerale, succhi, prosecco e vino. Saranno presenti all’evento i giovani che stanno partecipando ai percorsi formativi sulla ristorazione e che saranno i materiali esecutori del pranzo.

Quote di partecipazione:
– Iscritto TCI € 45,00
– Non Iscritto € 49,00

Informazioni, prenotazioni e pagamenti:

Punto Touring di Napoli c/o Vomero Travel – Via San Gennaro ad Antignano90 – 80129 NapoliLUN – VEN: 10 / 13 – 16 / 18,30
SAB: 10 / 13
tel. 081 578 03 55
email
vomero@touringclubnapoli.it

Le prenotazioni sono aperte fino ad esaurimento dei posti disponibili.

ATTENZIONE: per poter accedere con l’auto a Nisida, al momento della prenotazione, occorre comunicare al Punto Touring cognome e nome del conducente dell’auto e targa dell’auto.

Trasporti: mezzi propri

Volontario Touring accompagnatore e telefono attivo il giorno della visita: Volontaria TCI Anna Altiero 333 503 5717

Guide: locali

Partecipanti: minimo 30 – massimo 40 persone
La quota comprende: la visita guidata come descritta, il pranzo presso l’Istituto Penale per Minorenni di Nisida, l’assistenza del console, le assicurazioni per la responsabilità civile.

La quota non comprende: le spese di carattere personale e tutto quanto non specificato.
I
Modalità di pagamento e condizioni di partecipazione:
Le prenotazioni sono aperte e scadono automaticamente sette giorni dopo la loro effettuazione, anche telefonica, se non confermate dal versamento della quota. Il Corpo Consolare si riserva il diritto di accettare o meno la prenotazione. Le quote non sono rimborsabili in caso di disdetta (vedi regolamento).
Manifestazione organizzata per i soci e gli amici del TCI e soggetta al regolamento della Commissione regionale consoli della Campania. Sono ammessi in via eccezionale i non soci perché possano constatare la qualità e l’interesse delle nostre manifestazioni, e quindi associarsi.

 

UN NUOVO MUSEO PER RACCONTARE LE MURA DI BERGAMO. CON L’ACCOGLIENZA DEI VOLONTARI TOURING
Da touringclub.it del 21 febbraio 2025

Di Stefano Brambilla

Porta Sant'Agostino - foto Museo delle Storie di Bergamo

Chi pensa a Bergamo solitamente non pensa a Venezia. Ovvero, non pensa che il legame tra le due città in passato fu fortissimo: per secoli, la cittàlombarda è stata il confine occidentale dello Stato da Terra della Serenissima, punto di contatto tra Venezia e gli imperi europei. Qui Venezia ha guardato negli occhi francesi e spagnoli, qui ha visto il suo dominio sgretolarsi, poi rinascere, poi scomparire. A raccontare quella storia oggi sono le grandi mura di Bergamo, costruite da Venezia tra il 1561 e il 1588, una meraviglia architettonica che spesso viene ignorata dai turisti, attratti dai tanti altri capolavori di Città Alta. E che invece rappresenta un'attrazionein sé, "certificata" dal riconoscimento Unesco del 2017 (le mura sono diventate Patrimonio dell'Umanità in un sito seriale che comprende altre fortificazioni veneziane in Italia e Croazia).

C'è un luogo in particolare per avvicinarsi a questa storia così importante: è il nuovissimo museo allestito all'interno della Porta Sant'Agostino, intitolato proprio "Le Mura di Bergamo: il Museo". Un luogo inaugurato a settembre 2024 e dove da marzo 2025 i visitatori verranno accolti anche dai volontariTouring di Aperti per Voi, un gruppo di cittadini appassionati che mettono adisposizione il loro tempo per favorire la valorizzazione di monumenti e luoghi di cultura della città. Un luogo dove contenitore e contenuto vanno "abraccetto" in maniera straordinaria: perché raccontare la storia della fortezza dentro la fortezza non è cosa da poco, in particolare quando si pensa che Porta Sant'Agostino è la porta più importante di Bergamo, perfettasintesi della politica della Serenissima di "munire et ornare", ovvero difenderema rappresentare anche la potenza della città. "Io lo definiscoun museo alla terza" spiega Roberta Frigeni, direttrice scientifica del Museo delle Storie di Bergamo, il circuito di sette musei in cui è inserito anche quello sulle Mura."Perché parla della storia della fortezza nella fortezza stessa, ma anche perché restituisce l'idea di una nuova idea di fortezza, concepita dai veneziani nel Cinquecento, attraverso un allestimento fisico del tutto peculiare; e non da ultimo, perché attraverso le finestre si affaccia sulle mura stesse, in una sorta di legame visivo. Lo vede quel magnifico orecchione del bastione?".

Frigeni è una di quelle persone che potrebbe tenerti incollato per ore ad ascoltare il suo sapere, la sua passione. Ma è evidente come la sua direzione, unita alla collaborazione di molti altri enti ed esperti, abbia fatto sì che niente fosse lasciato al caso nella progettazione del nuovo Museo. Lo spazio, non grande, è magnificamente allestito e illuminato: ci si sente dentro la fortezza, grazie all'impiego dei materiali scelti; i pannelli sono ben scritti e semplici da leggere; gli oggetti sono pochi ma significativi; i materiali multimediali in equilibrio con quelli classici. "Un lavoro di gruppo" spiega Frigeni "grazie all'accordo della nostra Fondazione con la Municipalità e grazie all'impegno condiviso di pubblico e privato. Sono  tantissime le istituzioni che hanno collaborato, mettendo a disposizione materiali econoscenze". Attraverso una app dedicata, scaricabile gratuitamente, si accede a materiali in lingua e a trascrizioni per i visitatori non udenti; e mediante vari codici QR distribuiti nelle sale si possono ascoltare alcune"pillole" dei curatori.

LA SALA IMMERSIVA

Il ritratto di Sforza Pallavicini - Mura di Bergamo: il Museo - foto Stefano Brambilla

Si inizia con la parte più scenografica: un'installazione multimediale "immersiva", una stanza al centro dell'allestimento dove audio e video proiettati su tre pareti raccontano in modo coinvolgente la storia della Fortezza e delle sue mura. "Il racconto, elaborato dallo Studio Karmachina ,dura 18 minuti" spiega Frigeni "ed è stato costruito grazie a 150 immagini provenienti da 30 archivi diversi".

Se è vero che questo tipo di "multimedia design" è ormai di moda, è altrettanto vero che l'effetto è immediato: si viene trasportati subito nel Cinquecento, soprattutto si evince quella che fu una vera e propria impresa per costruire un'opera militare allora ritenuta bellissima e gagliarda, unica nel suo genere, cui contribuirono migliaia di persone. Un'opera per cui erano stati previsti tre mesi di costruzione e che fu completata, alla fine, dopo 27 anni.

LE QUATTRO SEZIONI

Già consci della storia e dell'importanza della fortezza, si visitano poi le quattro sezioni del percorso espositivo. Nella prima si entra nel contesto geopolitico del Cinquecento, quando Venezia prima faceva paura a tutti i confinanti, poi subì una débacle imprevista (1509, Agnadello), e allora si dovette riorganizzare anche nella sua difesa. "All'interno di un disegno organico" spiega Frigeni " tutte le città veneziane di pianura furonofortificate.

Dovevano proteggersi l'una con l'altra". Ma la fortezza di Bergamo fu un caso speciale. Perché era "alla moderna", innanzitutto, come spiega la seconda sezione, ovvero costruita per adeguarsi ai nuovi ritrovati bellici, la polvere da sparo e l'artiglieria mobile: "non più una fortezza alta e turrita, ma una costruzione poligonale bassa, larga, poderosa, sfaccettata, dove la pietra contenesse la terra per attutire i colpi, il cosiddetto terrapieno". Ma anche perché era una fortezza di monte: "un caso unico nella Pianura Padana, che pose enormi difficoltà nella realizzazione: ci si doveva adattare alla conformazione del territorio". Il capitano Sforza Pallavicino ne fu l'artefice, decidendo peraltro di costruire le mura intorno a Città alta e separandola così per sempre da Città bassa: ci guarda dal suo unico ritratto arrivato a noi, recuperato a Firenze, dove adornava una sala della Prefettura. "Là nessuno sapeva chi fosse. Qui ha assunto ben altra importanza" chiosa Fregeni.

La terza sezione entra nel merito dell'organizzazione militare di Venezia, in particolare di quella delle sue milizie, che erano sia rurali sia urbane; e la quarta racconta com'era organizzato il cantiere. "Sappiamo tutto grazie a questo preziosissimo registro che ci dettaglia maestranze, nomi, salari"racconta Frigeni, mostrandoci il poderoso volume. "Si legge che a novembre1561 erano all'opera 3.760 guastatori, 263 spezzamonti, 147 murari, 46 marangoni, sotto la direzione di 35 soprastanti e 8 proti, distribuiti in nove punti diversi della città. Per Sforza Pallavicino sarebbero serviti tre mesi e 20mila ducati per portare a termine la costruzione...

Mura di Bergamo: il Museo - foto Museo delle Storie di Bergamo

I lavori terminarono 27 anni dopo con una spesa di 522.653 ducati! ". Anche allora i conti dei lavori non sempre tornavano...

Si esce dal museo con una nuova consapevolezza, con cui si guarderà con occhi diversi la bella città lombarda e anche la storia di Venezia. Pronti per esplorare, magari, altri punti delle mura, come la Cannoniera di San Giovanni, in cui ci si immerge nel sottosuolo, e la Polveriera Superiore di San Marco, che aprirà al pubblico da aprile.

INFORMAZIONI

 - Mura di Bergamo: il Museo è aperto dalle 11 alle 18 dal venerdì alla domenica; ingresso ridotto per gli iscritti Tci.

 - Possibilità di biglietto cumulativo per tutti e sette i musei del circuito Museo delleStorie di Bergamo (12 euro). Sito web museodellestorie.bergamo.it

 -  volontari Touring di Aperti per Voi accoglieranno i visitatori dal venerdì alladomenica dalle 14.30 alle 17.30. Per scoprire tutti gli altri luoghi Aperti per Voi a Bergamo ,
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Spalti delle Mura, un bene culturale tradito e vilipeso
Da lagazzettadilucca.it del 21 febbraio 2025

Da Arch. Claudio Pardini Cattani

«La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione».

Il secondo comma dell’articolo 9 della Costituzione ha schierato la Repubblica dalla parte (sempre minoritaria) di coloro che, lungo tutta la storia del nostro Paese, hanno lottato perché la forma dell’Italia, cioè il suo «ambiente passato attraverso l’uomo» (Cesare Brandi), fosse considerata un bene pubblico sovraordinato agli interessi privati, e alla stessa proprietà privata: opponendo all’idea di possesso quella di custodia, in nome di tutta l’umanità presente e futura.

Come dimostrò il dibattito nella stessa Costituente, non era un esito per nulla scontato: perché anche lì era evidente il conflitto tra i fautori del possesso e quelli della custodia.

Questa polarizzazione è capace di raccontare anche tutta la storia della Repubblica, tessuta di continui tradimenti di quel comma, e di una eroica resistenza da parte di una minoranza attiva e soprattutto delle soprintendenze, questa sorta di povera e sempre vilipesa “magistratura del paesaggio e del patrimonio”.

Ecco, riflettendo su queste considerazioni di Tomaso Montanari, il nostro pensiero oggi va a Lucca, dove, ormai da troppo tempo, stiamo assistendo ad un trattamento indecoroso di un bene paesaggistico monumentale, un Bene Culturale che la legge tutela, ma che l’uso, a mio parere improprio, dal punto di vista funzionale, spaziale e temporale, ha ridotto in condizioni pietose, una sorta di acquitrino sassoso che ha preso il posto di un magnifico, vivo, spazio verde, facente parte delle fortificazioni della Città.

Stiamo parlando dello Spalto posto tra il baluardo S.Paolino e il baluardo S.Maria. Un luogo snaturato da un utilizzo incongruo, che ne inibisce l’immagine e il valore paesaggistico monumentale, trasformato in un pessimo biglietto da visita per la Città di Lucca, ormai quasi per tutto l’anno, senza soluzione di continuità.

Ci chiediamo quanto ancora questo luogo dovrà essere costretto a sopportare questa situazione e fino a quando la tutela del Bene Culturale sarà disattesa.

 

Visita guidata: Pisa nascosta –Mezzogiorno
Da pisatoday.it del 21 febbraio 2025

Visita guidata: Pisa Nascosta – Mezzogiorno

Alla scoperta degli angoli più nascosti di Pisa nei quartieri di San Martino e Sant'Antonio. Tra vicoli, giardini nascosti, curiose finestrelle e imponenti fortificazioni.

Pronti?

Quando: sabato 5 aprile ore 16.00

Quanto: 10 euro, 5 sotto i 12 anni, gratis sotto i 6 anni

Dove: piazza Toniolo, Pisa

Prenotazione obbligatoria scrivendo a citygrandtour@gmail.com

 

Cina: la “Grande muraglia sotterranea” e la custodia l’integrità dell’arsenale nucleare strategico nel caso di un attacco atomico contro il Paese
Da reportdifesa.it del 21 febbraio 2025

Di Francesco Lorenzo Morandi

PECHINO (nostro servizio particolare) . Alcuni account sulla piattaforma X hanno pubblicato,recentemente, contenuti relativi alla cosiddetta “Grande muraglia sotterranea” (地下长城 – DixiaChangcheng ).

Come riportato da Lorenzo Termine ( EUI – European University Institute; Geopolitica.info), la struttura in questione è di fatto una gigantesca rete di tunnel la cui realizzazione è stata approvata nel 1979 dalla Commissione militare centrale – l’organo di comando supremo dell’Esercito popolare di liberazione (Epl) – con lo scopo di preservare l’integrità dell’arsenale nucleare strategico cinese nel caso in cui fosse stato portato un attacco atomico – e più precisamente un first strike – ai danni della Repubblica popolare (Rpc).

Prima di analizzare la fisionomia della dottrina nucleare cinese, è utile affrontare da un punto di vista più marcatamente teorico le caratteristiche delle diverse nuclear postures; a questo proposito, Termine compie una distinzione tra first strike posture ed una second strike posture. La prima prevede la possibilità di un utilizzo preventivo di armi atomiche contro un potenziale avversario senza che questo abbia attaccato per primo; la seconda, per contro, implica un utilizzo del munizionamento atomico soltanto dopo avere subito uno strike nucleare da parte di una potenza attaccante.

Ai fini della messa in essere del secondo approccio è quindi necessaria la sopravvivenza della propria capacità di risposta nucleare, sulla base della quale un attore che esibisce questo tipo di postura modella la propria deterrenza. Ancora, è possibile fare un’ulteriore distinzione riguardante gli obiettivi di un ipotetico attacco atomico.

In questo caso si hanno approcci countervalue, aventi come obiettivo la massimizzazione dei danni arrecati alla popolazione civile nemica, e counterforce, focalizzati invece sulla neutralizzazione delle capacità militari – dunque nucleari – avversarie. L’introduzione di questo quadro di carattere teorico ci consente di comprendere meglio le caratteristiche della postura nucleare cinese. Come riporta Fravel nel suo Active Defense – China’s Military Strategy since 1949, essa è rimasta costantemente imperniata sul principio di “deterrenza tramite ritorsione assicurata”.

La postura in questione, una second strike posture, basata sul principio secondo cui un arsenale nucleare di dimensioni limitate avrebbe potuto essere sufficiente a dissuadere un potenziale nemico dal compiere un attacco atomico, si sembra essersi mantenuta costante con il susseguirsi di diverse generazioni di leader.

In ogni caso, al netto del fatto che non è ritenuto possibile uno stravolgimento totale della postura nucleare cinese, è comunque probabile che nel futuro si verifichino cambiamenti apprezzabili in merito alla stessa. A questo proposito, il report Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China, prodotto dal Dipartimento della Difesa statunitense (DoD), evidenzia come la Repubblica popolare cinese sia attualmente impegnata nell’ampliamento e nella modernizzazione del proprio arsenale nucleare, con lo scopo di incrementare il fattore di deterrenza.

Entrando nello specifico, il documento sottolinea come nel 2024 Pechino disponeva di 600 testate atomiche, numero che si stima supererà le 1.000 entro il 2030. 

Ancora, la messa in essere di avanzati nuclear delivery systems possibilmente dotati di Hgv (Hypersonic Glide Vehicle), nonché di armi atomiche a basso potenziale – utilizzabili quindi a livello tattico – potrebbero portare a delle modificazioni alla componente countervalue su cui si è tradizionalmente basata la postura nucleare di Pechino.

Ulteriore punto di interesse potrebbe poi essere dato dall’implementazione, seppur parziale, di una postura launch on warning.

Sulla base di quest’ultima la risposta nucleare non si attiva successivamente all’”assorbimento” dell’attacco nemico, ma avviene a seguito dell’avvenuto allarme derivante da una potenziale offesa atomica, a beneficio della  survivability della componente atomica. Ancora, possono essere fatte delle interessanti osservazioni sulla già citata Grande muraglia sotterranea.

Se è vero che essa incrementa la capacità di sopravvivenza delle capacità nucleari di Pechino, essa in realtà permette anche una risposta nucleare dilazionata nel tempo, e non necessariamente immediata.

È poi necessario fare alcune considerazioni sulla effettiva politica no first use cinese: come emerso in un recente articolo di Talmadge, Michelini e Narang, la credibilità di un no first usepledge– quale quello della Rpc – è solida unicamente quando le relazioni tra uno stato ed un suo potenziale avversario sono relativamente favorevoli, oppure quando il dispositivo militare di quello stato non è effettivamente in grado di compiere uno strike nucleare ai danni dell’avversario stesso.

In effetti, come messo in evidenza dagli autori, il peggioramento delle relazioni politiche tra StatiUniti e Cina, insieme con l’incremento delle cosiddette first-use capacbilities cinesi, ha portato Washington a giudicare come non credibile il no first use pledge di Pechino.

In ogni caso, per concludere, ci sono tre aspetti che si ritiene rimarranno sostanzialmenteinvariati nella nuclear posture cinese, tutti e tre facenti riferimento alla survivability della componente atomica nazionale: dispersione delle forze nucleari sul territorio, focalizzazione sulla già citata “Grande muraglia sotterranea”, con tutto ciò che essa implica, e incremento della mobilità e della sofisticazione dei sistemi missilsitici nucleari cinesi.

 

"Cosi la Cina può abbattere aerei Usa eUk". L'accordo sulle Chagos e i rischi per la base americana
Da ilgiornale.it del 20 febbraio 2025

La mossa del primo ministro britannico Starmer nella bufera:con la cessione delle Isole Chagos a Mauritius la Cina potrebbe costruire installazioni militari nelle vicinanze della base militare Usa di Diego Garcia

Di Federico Giuliani

L'accordo sulle  Isole Chagos stipulato dal Primo Ministro del Regno Unito, Keir Starmer, e Mauritius rischia di esporre gli aerei diLondra e Washington in volo da e per la base militare di Diego Garcia- situata proprio nell'arcipelago delle Chagos - al pericolo diessere abbattuti dalla Cina.

L'allarme proviene da Adam Peters, ex ufficiale della Royal Navy che ha comandato le forze britanniche presso la base congiunta Usa-Uk. Secondo Peters, c'è un'alta probabilità che le Isole Chagos possano diventare un focolaio di tecnologia missilistica e software spia cinese qualora venissero cedute a Mauritius. In base ai termini dell'intesa, infatti, la Gran Bretagna restituirà l'arcipelago di Chagos, situato nell'Oceano Indiano, e pagherà miliardi di sterline nell'arco di un secolo per riaffittare Diego Garcia, l'isola che ospita una base aerea di importanza strategica.

L'accordo sulle Isole Chagos

La base aerea di Diego Garcia è attualmente facilmente difendibile. Tuttavia, concedere la sovranità delle Isole Chagos a Mauritius potrebbe consentire alla Cina di costruire installazioni militari nelle vicinanze.

"Se le isole esterne fossero sotto il controllo di Mauritius, la Cina potrebbe tranquillamente iniziare a riqualificarle e installare ogni sorta di equipaggiamento di spionaggio che potrebbe compromettere la sicurezza di Diego Garcia", ha dichiarato l'ex  comandante al Telegraph.

"C'è anche la possibilità che possano iniziare a installare armi, che potrebbero abbattere gli aerei che utilizzano la base", ha aggiunto. La base è utilizzata principalmente dall'esercito statunitense, ma  ha ospitato anche aerei della RAF e navi e sottomarini della Royal Navy.

Le isole sono ufficialmente conosciute come Territorio Britannico dell'Oceano Indiano e sono amministrate da un commissario civile britannico e da un comandante della Royal Navy.

Le installazioni militari cinesi nel Pacifico si estendono già alle isole artificiali nel Mar Cinese Meridionale, dove Pechino ha ampliato le sue operazioni. Se Starmer è convinto dell'accordo con Mauritius, gli Stati Uniti non sono dello stesso avviso.

La Casa Bianca ha già fatto sapere che continuerà a "riesaminare l'accordo del governo britannico con Mauritius e le potenziali implicazioni per la Naval Support Facility Diego Garcia".

I rischi per la base aerea di Diego Garcia

Il Regno Unito ha accettato di cedere le Chagos dopo che una corte internazionale ha emesso una sentenza consultiva secondo la quale le isole dovrebbero appartenere a Mauritius. " Senza certezza giuridica, la base non può funzionare come dovrebbe, e ciò sarebbe negativo per la nostra sicurezza nazionale e un regalo per i nostri avversari", ha dichiarato Starmer. Tuttavia, la decisione è stata criticata dai parlamentari conservatori e riformisti dell'Uk, dagli esperti di difesa e da buona parte dell'amministrazione Trump, soprattutto perché i legami tra Mauritius e Cina potrebbero rappresentare un rischio per la sicurezza di Diego Garcia.

La base di Diego Garcia si trova nel raggio d'azione della maggior parte della regione indo-pacifica e del Medio Oriente ed è stata utilizzata dall'aeronautica militare statunitense per effettuare bombardamenti in Afghanistan. "

Se Mauritius ottenessero le isole Chagos penso che scoprireste rapidamente che ci sarebbe una grande influenza di Pechino in quelle aree. Questo è un problema importante", ha affermato ancora l'ex comandante Peters. Un portavoce del Foreign Office di Londra ha cercato di minimizzare la questione,spiegando che "esiste un chiaro divieto nel trattato di impedire a qualsiasi altra forza di sicurezza straniera, civile o militare, inclusa quella cinese, di stabilirsi in qualsiasi parte dell'arcipelago di Chagos".

Peters, però, è convinto che l'accordo diventerebbe irrilevante dopo la firma. Soprattutto se la Cina riuscisse a convincere Mauritius a concederle l' accesso militare alle Isole Chagos.

 

“Le mura raccontano, storia di Castello D’Albertis”, con uno sguardo inedito sulla città
Da genovatoday.it del 20 febbraio 2025

Domenica 23 febbraio alle ore 11:00, a Castello D’Albertis Museo delle Culture del Mondo si terrà la visita accompagnata “Le mura raccontano, storia di Castello D’Albertis”, a cura dei Servizi Educativi della Cooperativa Solidarietà e Lavoro, per scoprire la storia della dimora del Capitano Enrico Alberto D’Albertis, importante navigatore, scrittore, etnologo e filantropo genovese.

Il patrimonio culturale di Castello D’Albertis non riguarda solo il contenuto della sua collezione, ma anche la struttura stessa. Le sue imponenti mura raccontano le diverse fasi di costruzione, ricostruzione e restauri, che si sono susseguite nei secoli.

Le origini di Castello D’Albertis risalgono al XIX secolo, quando il Capitano fece edificare la sua dimora sui resti di antiche fortificazioni trecentesche, rinforzate nel XVI secolo. Il complesso richiama prevalentemente lo stile medioevale revival el’architettura neogotica ottocentesca, riprendendo e sintetizzando i particolati degli edifici medioevali di Genova (tra cui la Torre degli Embriaci e le polifore del Palazzo San Giorgio).

Situato sulla collina di Montegalletto nel quartiere di Castelletto, il Castello domina la città di Genova affacciandosi con una vista aperta sul mar Ligure, offrendo l’opportunità di godere di scorci unici e inediti sulla città e il suo porto.

Info e prenotazioni:

È necessaria la prenotazione al seguente link:https://tickets.museidigenova.it/webshop2/webticket/bestseatselectbyblock?eventId=84625

Costo: biglietto ingresso +6€ visita accompagnata

La visita è soggetta a conferma per un numero minimo di 10 partecipanti.

Per ulteriori informazioni: tel. 0105578280, e-mail biglietteriadalbertis@comune.genova.it Castello D’Albertis, Corso Dogali 18

 

Sabato 15 Marzo - Tour guidato nei Bunker Antiaerei di Dalmine
Da laprovinciadicomo.it del 20 febbraio 2025

Alle 10 e alle 11 visite guidate nei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale di Dalmine, un'occasione per scoprire leopere di protezione per la popolazione, progettate nel 1939 dalla commissione per la difesa antiaerea.

I rifugi antiaerei di Via Trieste, nel cuore del quartiere operaio di Dalmine (quartiere Garbagni), riaprono al pubblico.

Sono visitabili solo con tour guidato nelle date a calendario. Il tour dura circa 45 minuti e si svolge anche in caso di maltempo.

Si ricorda che i bunker godono di ambienti estremamente ampi ma sono posti ad una profondità di 20 metri di profondità (non è presente ascensore).

Le visite guidate si svolgeranno alle 15 e alle 16.

Info:

Il biglietto comprende l'ingresso ed il tour guidato nei rifugi antiaerei di Dalmine. Punto di ritrovo e partenza: ingresso dei rifugi.

Gli ingressi sono limitati, è obbligatoria la prenotazione.

 

Costa d’Avorio: la Francia è sempre più fuori dall’Africa, restituitala base militare di Abidjan
Da agenzianova.com del 20 febbraio 2025

Con una cerimonia ufficiale, la Francia ha restituito oggi alle Forze armate della Costa d’Avorio la gestione della base militare di Port-Bouet, ad Abidjan, che utilizzava dal 1978. Dopo la progressiva riduzione del personale militare in corso da fine 2023, quando ospitava circa mille uomini, nella base sono oggi rimasti circa 300 uomini del 43mo Battaglione di fanteria della Marina francese, i reparti anfibi delle forze armate. In base al programma concordato con le autorità ivoriane, la presenza francese verrà ulteriormente ridotta lasciando nella struttura un centinaio di uomini destinati ad addestrare i militari ivoriani. Il mese scorso è stata creata un’accademia militare per i sistemi di informazione e comunicazione, che  attualmente accoglie una decina di futuri comandanti di unità. “Il mondo cambia ed è evidente che la nostra relazione di difesa doveva evolvere”, ha commentato il ministro della Difesa francese Sebastien Lecornu nel corso della cerimonia tenuta alla presenza dell’omologo ivoriano, Tene Birahima Ouattara , precisando tuttavia che la Francia “trasforma la sua presenza” in Costa d’Avorio, “ma non sparisce”.

Come preannunciato nei giorni scorsi dal ministro della Difesa ivoriano, infatti, Francia e Costa d’Avorio hanno concordato di non interrompere le relazioni militari, negoziando un’intesa “più flessibile” sul fronte dell’impegno francese, e più in linea con le necessità del Paese dell’Africa occidentale. Nel corso della cerimonia i due ministri hanno così sottoscritto un nuovo accordo di partenariato militare, in base al quale il distaccamento francese potrà continuare le sue attività nella base di Port-Bouet. In particolare, una scuola ivoriana a vocazione regionale per i sistemi di informazione e comunicazione, sostenuta dalla Francia, continuerà le sue attività in questa sede, e Parigi rimarrà impegnata sia nelle attività dell’Accademia internazionale antiterrorismo di Jacqueville, alla periferia di Abidjan, che in quelle dell’Istituto interregionale per la sicurezza marittima, anch’esso situato nella capitale economica del Paese africano. La base di Port-Bouet prenderà inoltre il nome del generale Thomas d’Aquin Ouattara , il primo capo di Stato maggiore dell’esercito ivoriano (nessuna parentela nota con il presidente Alassane), un gesto simbolico voluto da Yamoussoukro per ribadire il nuovo equilibrio cercato con l’ex colonizzatore.

Secondo fonti della Difesa francese sentite dal sito di inchiesta “Africa Intelligence”, a Port-Bouet Parigi dovrebbe anche mantenere il controllo del deposito di munizioni, riservandosi la possibilità di portarvi se necessario le sue forze aeree (in particolare autocisterne ed elicotteri). “Non ci sarà alcun dispiegamento permanente dell’aeronautica militare, ma sono possibili stazionamenti temporanei per esercitazioni di interoperabilità con l’aeronautica militare ivoriana”, ha precisato l’ufficio del ministro Lecornu, mentre fonti del suo entourage confermano che le forze armate francesi manterranno “un lotto di veicoli necessari” alle attività del partenariato militare. La nuova formula di cooperazione scelta tra Francia e Costa d’Avorio dovrebbe essere “più flessibile, più reattiva e più attenta alle mutevoli priorità delle autorità ivoriane” in modo da esprimere “un partenariato molto più equilibrato”, ha detto ancora la fonte. In ogni caso, i termini del disimpegno francese dalla Costa d’Avorio sono il risultato di negoziati meticolosi, serviti a Parigi a scongiurare il rischio di una rottura degli accordi bilaterali di sicurezza come già avvenuto con le giunte militari di Mali, Niger, Burkina Faso, ed in parte con il governo del Senegal. Secondo l’agenda concordata con Dakar, ad esempio, il ritiro dei circa 350 uomini presenti nelle due basi francesi del Paese avverrà di qui all’estate, ed entro il primo luglio sarà congedato anche il personale militare senegalese integrato.

Dopo l’ondata di ritiri dai Paesi oggi retti da giunte militari salite al potere con un colpo di Stato, la ristrutturazione della presenza militare francese in Costa d’Avorio e Senegal appare forse ancora più significativa. Entrambi ritenuti poli stabili della regione, Yamoussoukro e Dakar hanno in comune la volontà di riequilibrare le relazioni con Parigi senza del tutto allontanarne le forze dai rispettivi Paesi. Nel discorso di fine anno, il presidente Bassirou Faye Diomaye ha detto chiaramente che il Senegal “è un Paese indipendente, sovrano”, e che la sovranità non è compatibile con la presenza di basi militari straniere sul proprio territorio, aggiungendo di aver dato incarico al suo ministro delle Forze armate “di proporre una nuova dottrina di cooperazione in materia di difesa e sicurezza”. “Chiedere all’esercito francese di andarsene non significa rompere i legami con la Francia, ma affermare il nostro diritto alla sovranità nazionale”, ha spiegato da parte sua la ministra degli Esteri, Yassine Fall, in un’intervista ad “AlJazeera”, aggiungendo che questo approccio mira a riposizionare il Senegal come Paese “indipendente, pronto a stabilire partenariati equi” con i suoi alleati.

 

Forte Marghera, la discoteca nel sito vincolato accende le polemiche
Da veneziatoday.it del 20 febbraio 2025

Interrogazione al sindaco, denuncia delle associazioni animaliste. «Una colonia di pipistrelli rischia la morte. Non è un sito adatto al divertimento sfrenato». La replica:«Eventi sicuri, organizzati da professionisti»

Di Leonardo Bison

Le tre serate (e nottate) danzanti a Forte Marghera in occasione del Carnevale diVenezia, iniziano a sollevare malumori e critiche da parte delle associazioni che vivono quotidianamente il Forte, di consiglieri comunali e anche della Lipu, che teme in particolare per una colonia di pipistrelli che sarebbe a forte rischio. Critiche però rigettate da Stefano Mondini, presidente della Fondazione Forte Marghera (partecipata comunale, creata nel 2015) che risponde: «Tutto a norma, rispettiamo i vincoli, stiamo rilanciando il luogo».

Gli eventi, organizzati da Il Muretto e Suonica, a base di musica elettronica, sono in programma sabato 22 febbraio, venerdì 28 febbraio e sabato 1 marzo 2025, con inizio alle 23. Ma per I Mici del Forte Odv, una delle associazioni più attive nella tutela degli animali, si tratterebbe di «un’area di straordinario valore storico, architettonico e ambientale, sacrificata all’industria dell’intrattenimento notturno senza compromessi».

La denuncia delle associazioni

I Mici del Forte parla di «un’idea maldestra dell’attuale amministrazione che dimostra ancora una volta la siderale distanza da quei principi di tutela e di valorizzazione sostenibile all’interno di un’area riconosciuta come ecosistema complesso che ospita una elevata biodiversità di specie faunistiche, acquatiche e terrestri». L'associazione scrive di essere stata testimone negli anni di eventi simili «con conseguenze preoccupanti. Emissioni sonore ben oltre il lecito, totale assenza di vigilanza ed ingressi incontrollati dalle 23 alle 6 del mattino. Il risultato? Un impatto critico rispetto ai delicatissimi equilibri ambientali con problematiche di decoro, igiene, salute, sicurezza, ordine pubblico». Una ricostruzione, quest'ultima, contestata e negata dalla Fondazione che ha in gestione l'area.

I pipistrelli e il risveglio fuori stagione: «Non avranno cibo»

Per il presidente della Lipu di Venezia, Gianpaolo Pamio, il problema riguarderebbe nello specifico alcune specie animali. Il Forte, per la sua specifica collocazione estoria «rappresenta un ricovero per diverse specie di uccelli, utilizzato anche come area di sosta per le specie in migrazione, oltreché viene segnalato, avvistata nella bella stagione, una nutrita colonia di chirotteri», cioè pipistrelli. Un'ampia parte di Forte Marghera è rimasta in stato di semi abbandono fino a un decennio fa,quando l'amministrazione ha iniziato una complessa opera di riqualificazione. Esistono moltissimi locali e cavità dove i pipistrelli si rifugiano per il loro stato di ibernazione invernale, spiega la Lipu: questi "scompaiono" in inverno, perché nascosti, e riappaiono in estate. «Un eventuale disturbo del loro stato di ibernazione porterebbe i pipistrelli ad un risveglio fuori periodo e privati della possibilita di catturare prede, vista la stagione invernale, andrebbero incontro a morte certa» denuncia Pamio «chiediamo alle istituzioni di accertare la loro presenza e tutelarli».

 

Castello di Gemona: conclusi i lavori di manutenzione straordinaria
Da telefriuli.it del 19 febbraio 2025
lavori hanno avuto inizio a novembre. Ripuliti anche i percorsi della postazione militare del Monte Ercole

Si sono conclusi i lavori di manutenzione straordinaria nel complesso del Castello di Gemona del Friuli realizzati dagli operai regionali del Servizio Sistemazione idraulico-forestale, irrigazione e bonifica della Direzione risorse agroalimentari forestali e ittiche.

L’intervento, oggetto della convenzione tra Comune di Gemona del Friuli e Regione FVG nata nel maggio 2024 e di durata triennale, comprende da una parte l’esecuzione di lavori di manutenzione della vegetazione arbustiva ed arborea, dall’altra la riqualificazione di alcuni manufatti funzionali alla valorizzazione e al miglioramento della fruizione turistica dell’area del castello medievale.

I lavori hanno avuto inizio a novembre. In una prima fase si è intervenuti sull’area delle altane, situate sui terrazzamenti sul fronte sud e sud est del Colle. In questa zona, abbandonata da anni, la squadra ha eseguito il taglio della vegetazione arbustiva e infestante per ridare visibilità ai terrazzamenti in muri di pietra e alle varie scalinate (su un’area di 8.000 metri quadrati).

Successivamente i lavori sono proseguiti sulla parte ovest, con la pulizia di un’area di oltre 1.000 metri quadrati del percorso “Elti – Zignoni” (realizzato nel 1939 e ora non agibile) che collega la sommità del colle direttamente alla principale piazza del Ferro.

Oltre al Castello, sono stati ripuliti i percorsi della postazione militare del Monte Ercole, situata su un’area di 7.000 mq a nord di Ospedaletto e facente parte del complesso difensivo dell’Alto Tagliamento, restituendo così la piena fruibilità turistica al sito, che ospita anche un museo fotografico a cielo aperto.


Accanto alle operazioni sul verde (abbattimenti di alberi in precarie condizioni fitosanitarie, decespugliamento), nei prossimi anni gli operai regionali realizzeranno piccoli interventi edili di ripristino necessari alla fruizione in sicurezza delle aree da parte dei visitatori quali il ripristino delle protezioni che delimitano i percorsi dei visitatori, nonché la sistemazione di tratti di gradinate e muretti in pietra lungo i percorsi.

 

Trento:conferenza Istituto Italiano dei CastelliOnlus con Walter Landi
Da gazzettadellevalli.it del 19 febbraio 2025

Appuntamento il 19 gennaio 2018, alle ore 17.30, presso il Castello del Buonconsiglio -sala delle Marangonerie - per la conferenza organizzata dall'Istituto Italiano dei Castelli Onlus - sezione Trentino Alto Adige.

L’attività della sezione Trentino Alto Adige riprende dunque con alcune novità.

La prima è che le attività delle conferenze saranno organizzate in collaborazione con l’associazione culturale RFA Ricerche Fortificazioni Altomedievali di cui è presidente la professoressa Elisa Possenti, Dipartimentodi Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
La seconda riguarda la sede delle conferenze: l'Istituto Italiano dei Castelli Onlus sarà sia alla Casa della SAT non più al primo piano ma a piano terra - ma anche in sale di castelli che ospiteranno (castello del Buonconsiglio in gennaio, castel Noarna in aprile).
La terza riguarda l’orario: non più alle ore 17 ma alle 17.30.

Con queste novità si riprendono dunque le conferenze con un tema fondamentale che verrà trattato dal Socio dottor Walter Landi

La disciplina giuridica dell’incastellamento medievale.

Licenze edilizie, condoni e titoli di possesso in area trentino-atesina fra XII e XIII secolo.

L'incastellamento fu un fenomeno di lungo periodo,disciplinato da norme giuridiche imposte dalla legislazione imperiale durantei secoli centrali del medioevo. Licenze edilizie e condoni possono essere pertanto rintracciati anche nelle carte che regolarono la fondazione di castelli nell'antico territorio del principato-vescovile di Trento fra la metà del XII e la fine del XIII secolo. Forti dell'armamentario e del vocabolario propri del diritto feudale i vescovi di Trento, quali conti e duchi dei comitati di Trento, Bolzano e Venosta, furono difatti in grado di imporre un controllo ferreo sulla costruzione di nuove fortificazioni, fino a quando il diritto di comando sulle stesse non passò ai conti di Tirolo. La conferenza illustrerà gli aspetti di queste norme e iloro strettissimi rapporti con la giurisprudenza dell'epoca.

Visto l’importanza dell’argomento a livello regionale trattato nella conferenza è stato richiesto e ottenuto il patrocinio della Provincia autonoma di Trento, che in questa occasione la presidente dell'Istituto Italiano dei Castelli Onlus - SezioneTrentino - Giorgia Gentilini, vuole ricordare essere anche Socia dell'Istituto.

 

Città murarie, a Massa 300mila euro
Da lanazione.it del 18 febbraio 2025

Il progetto di recupero è tra quelli inseriti nei finanziamenti della Regione

MASSA MARITTIMA"Oltre venti tra mura e muraglie di città, borghi e fortezze toscane, saranno restaurate e rese nella possibilità di essere fruite e godute dai cittadini toscani. La Toscana è impegnata più che mai nel recupero e nella conservazione del proprio patrimonio murario.

Le cosiddette città murate sono un bene prezioso che deve essere a disposizione della popolazione ma possono essere anche una risorsa turistica".

Così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani commenta l’esito del bando di sostegno per le Città murate e le fortificazioni della Toscana pubblicato nel 2024. Dai castelli della Lunigiana alla Val d’Orcia, passando per le torri di San Gimignano e le fortezze della Maremma, le mura di ventidue Comuni toscani, attraverso questo bando, torneranno ad animarsi grazie a un finanziamento di 5 milioni di euro che favorirà non solo interventi di restauro e conservazione ma anche il supporto di progetti che hanno privilegiato il rapporto tra l’esterno della città murata di riferimento e il suo interno e quelli che hanno previsto azioni di valorizzazione attraverso la creazione di percorsi culturali.

In provincia di Grosseto è stata selezionata la proposta del Comune di Massa Marittima per un contributo di 300mila euro. L’intervento di recupero e rifunzionalizzazione della Torre del Pozzo Giannino, inserito in progetto di restauro e recupero delle mura civiche, costituisce un elemento fondamentale per la conservazione e la valorizzazione dell’identità storica di Massa Marittima, rendendo accessibili spazi fino a ora preclusi al pubblico e conferendo un nuovo utilizzo a un simbolo del passato della città.

Il bando si inserisce nell’ambito degli indirizzi del Programma regionale di sviluppo 2021-2025 che prevede, all’obiettivo dal titolo ’Valorizzazione e promozione della cultura, fra tradizione e sviluppo innovativo’, di consolidare e incrementare gli interventi di valorizzazione del patrimonio culturale toscano.

 

‘Sulle orme della linea gotica’:fi nanziato il progetto per valorizzare ilcentro storico di Barga e la frazione di Sommocolonia
Da serchioindiretta.it del 18 febbraio 2025

Il progetto fa parte del programma regionale dedicato alle città murate e alle fortificazioni della Toscana

Il comune di Barga ha ricevuto un finanziamento di 132mila euro dalla regioneToscana, a cui si aggiunge un contributo di 33 mila euro da partedell’amministrazione comunale: le risorse saranno destinate a un progetto di valorizzazione del centro storico di Barga e della frazione di Sommocolonia nell’ambito del programma regionale dedicato alle città murate e alle fortificazioni della Toscana.

L’intervento riguarda la realizzazione di un percorso storico-culturale intitolato Sulle orme della linea gotica, con l’obiettivo di promuovere la storia e la cultura locali . L’itinerario attraverserà le antiche strade del centro storico, la mulattiera di Sommocolonia e il sentiero delle Rupine (sentiero Cai B2),offrendo un’opportunità di riscoperta del patrimonio paesaggistico e storico della zona. Uno degli elementi centrali del progetto sarà la riqualificazione delcomplesso di Villa Gherardi , con particolare attenzione alla vecchia filanda, destinata a diventare una sala multimediale per conferenze, attività di studio e ricerca. La sua posizione strategica, adiacente all’ostello e alla biblioteca, la rende un punto nevralgico per la promozione culturale del territorio.

Oltre all’aspetto ambientale, dato che il percorso attraversa aree boschive, il progetto avrà anche una forte connotazione storica, legata agli eventi della seconda guerra mondiale. Gran parte del tracciato si connetterà alla Via della 92ª Divisione Buffalo a Sommocolonia, teatro della tragica battaglia del 26dicembre 1944.

Il percorso partirà dal punto più panoramico dell’antico castello di Barga, dominato dall’imponente duomo. Presso il museo civico sarà installato un pannello informativo con la mappa dell’itinerario e una bacheca con reperti storici del conflitto mondiale. Inoltre, è previsto un intervento per migliorare l’accessibilità con l’installazione di un servo scala per facilitare l’accesso ailocali seminterrati.

“Con questo progetto – spiega la prima cittadina di Barga Caterina Campani–vogliamo incentivare il turismo lento, il ciclo-turismo e gli operatori nel settore turistico e nel settore scolastico. Il comune negli anni ha già investitomolte risorse per il recupero dei monumenti storici, quali l’antico acquedotto,attraverso il progetto delle rocche e fortificazioni.

Tutti interventi puntuali tesi a valorizzare e recuperare il patrimonio. Questo progetto rappresenta dunque una strategia di connessione tra i vari punti di interesse, tramite il posizionamento di segnaletica idonea, di cartelli informativi, di illuminazione decorativa ed opere di completamento degli edifi ci strategici quali il museo civico racchiuso tra le mura del centro storico e l’antica fi landa di Villa Gherardi ubicata in adiacenza dell’ostello, raggiungibile dal percorso culturale”.

 

Quando il castello di Vigevano era una caserma
Da comune.vigevano.pv.it del 17 febbraio 2025

ALLA SCOPERTA DI UN DOCUMENTO INEDITO

Quando il castello di Vigevano era una caserma. E, quindi, l’epoca l’ingresso era precluso sia ai cittadini che ai turisti all’interno diuna delle fortezze più grandi d’Europa. Tratterà documenti inediti la conferenza di venerdì 21 febbraio all’auditorium San Dionigi.

L’evento è parte del programma relativo alla mostra “ Vigevano 1494 – Ludovico il Moro e la città che sale”.

Il relatore dell’incontro del 21 sarà Pier Luigi Muggiati, responsabile dell’Archivio storico e dei Musei civici di Vigevano nonchéautore di vari saggi sulla storia di Vigevano. «Tutti i vigevanesi – spiega Muggiati – sanno che il loro castello è stato utilizzato come caserma fino ad anni relativamente recenti, ma non tutti conoscono la storia della presenza dei militari e soprattutto non sanno quali tracce lasciate dai soldati sono ancora visibili».

Muggiati illustrerà proprio quello che c’è ancora di quel periodo, come scritte, targhe, graffiti, resti di arredi sparsi in tutte le zone del castello, in particolare quelle parti non accessibili al pubblico. Inoltre, la relazione sarà accompagnata da immagini d’epoca sulla presenza dei militari in città, e soprattutto verrà presentato un documento inedito, trovato in occasione di recenti ricerche d’archivio, che illustra con dovizia di particolari l’utilizzo del castello quale caserma intorno alla metà dell’800.

INGRESSO LIBERO

 

Il Forte di Ceva entra nel circuito Abbonamento Musei
Da cuneodice.it del 17 febbraio 2025

L’amministrazione comunale ha scelto di promuovere il sito fortilizio attraverso una convenzione con l’ente di promozione artistico-culturale

Valorizzare un territorio significa far conoscere i siti che rappresentano la sua storia e le sue radici. Il Forte di Ceva, luogo topico della città, riveste un particolare interesse storico-artistico nell’ambito dell’architettura militare e offre ai visitatori un’immersione nella Ceva di ieri, nel suo ruolo strategico e nel suo posizionamento rispetto alle città limitrofe. Il Forte, inoltre, vanta una notevole imponenza strutturale e una singolare doppia natura: militare e religiosa.

Al fine di promuovere in maniera ancora più incisiva la conoscenza del Forte e renderlo facilmente fruibile agli utenti esterni, provenienti da resto del Piemonte e da Regioni vicine, l’Amministrazione Comunale ha deciso di aderire ad “Abbonamento Musei”. L’associazione “Abbonamento Musei”, che vede tra i suoi soci non solo la Regione Piemonte, ma anche la Valle d’Aosta, la Lombardia e alcuni prestigiosi enti privati, metterà in campo, attraverso i suoi molteplici strumenti, tutte quelle iniziative di comunicazione e diffusione necessarie per far conoscere il Forte a un pubblico il più ampio possibile. La tessera di “AbbonamentoMusei”, pensata appositamente per agevolare le visite, renderà peraltro il Forte di Ceva conoscibile per un elevato numero di turistiche già oggigiorno si approcciano ai beni culturali grazie alle comodità e alle facilitazioni date proprio dal possedere l’abbonamento.

L’avvicinamento alla cultura che Abbonamento Musei propone e persegue rende più snello l’incontro tra domanda e offerta epermette agli utenti di visitare agevolmente tutti i siti che fanno parte della sua rete.

“È stata stipulata la convenzione con Abbonamento Musei Piemonte e Valle D’Aosta in un’ottica di promozione e valorizzazione delsito del Forte di Ceva. A partire dall’apertura di aprile i possessori della tessera Abbonamento Musei godranno dell’access ogratuito per quanto riguarda la visita senza guida e dell’accesso ridotto a 3 euro anziché 8 per le visite guidate”, spiega Luca Prato,assessore a Turismo e Musei: “ La scheda del Forte è già attualmente caricata sul sito abbonamento musei.it con un importante volano pubblicitario e di visibilità. È di questi giorni, per esempio, la partecipazione a un concorso di disegno, organizzato da questa importante realtà, dedicato ai bambini delle scuole che partirà ad aprile e che vedrà come protagonista il nostro Forte di Ceva”.

 

Fortificare con arte
Da toscanalibri.it del 17 febbraio 2025

Ettore Pellegrini

Betti Editrice

Nella Valle della Chiana Proteggere una città contesa: la piazzaforte di Montepulciano nelle ambizioni espansionistiche di Siena e di Firenze tra il XIII e il XVI secolo VOLUME IX – TOMO III

Betti Editore

«L’ormai ultradecennale percorso di “Fortificare con Arte” ha affrontato un’altra tappa irta di difficoltà: ostacoli consueti per chi fa ricerca nel campo dell’architettura militare, ma anche inediti come quelli frapposti dai proprietari all’osservazione diretta di alcune fortificazioni.

La rilevanza storica e ingegneristica di non pochi dei soggetti indagati,l’ampiezza del territorio di riferimento nel consueto doppio registro della ricerca sui documenti d’archivio e dell’esplorazione sul campo, l’intento sia di descrivere l’assetto di apparati difensivi, sia di comprenderne le non sempre esplicite caratteristiche funzionali e strategiche, hanno complicato il lavoro degli studiosi e di quanti altri li hanno accompagnati in questo cammino.

Tuttavia non l’ hanno fermato ed anche il nono volume della serie ha preso vita, uscendo di tipografia addirittura moltiplicato in tre tomi per una migliore fruibilità.».

Dall’Introduzione.

38,00€

 

Città murate. Ecco a chi i soldi
Da lanazione.it del 15 febbraio 2025

Più di venti tra mura e muraglie di città, borghi e fortezze toscane, saranno restaurate e potranno essere fruite e...

Più di venti tra mura e muraglie di città, borghi e fortezze toscane, saranno restaurate e potranno essere fruite e godute dai cittadini toscani, grazie ad un bando a sostegno delle città murate e delle fortificazioni. Tra queste c’è anche il vecchio borgo di Castelnuovo d’Avane a Cavriglia, già destinatario di fondi Pnnr per 20 milioni di euro.

Ma questi interventi saranno specifici e l’azione si concentrerà sulla rigenerazione del centro storico del cosiddetto paese "fantasma". Verrà infatti realizzata, utilizzando materiali legati al territorio, una torre di accesso alla parte alta del borgo e saranno eliminate le barriere architettoniche grazie a un ascensore. L’intervento ammonterà a 300mila euro, stanziati direttamente da Regione Toscana. Il nucleo originario del piccolo borgo, inoltre, rinascerà grazie alle risorse europee, e si trasformerà radicalmente nei prossimi anni, per diventare una forte attrattiva del turismo nazionale ed internazionale.

Sorgeranno due musei, spazi pubblici rigenerati, giardini, luoghi della memoria, strutture turistiche come un albergo diffuso, residenze private e specializzate, una casa dell’arte contemporanea, residenze per artisti, botteghe commerciali ed artigianali, abitazioni dedicate al social housing ed ai giovani. Il bando si inserisce nell’ambito degli indirizzi del Programma regionale di sviluppo 2021-2025 che prevede, all’obiettivo dal titolo "Valorizzazione e promozione della cultura, fra tradizione e sviluppo innovativo", di consolidare e incrementare gli interventi di valorizzazione del patrimonio culturale toscano.

Per questa azione, che ha visto la partecipazione al bando di oltre sessanta Comuni, Regione Toscana ha destinato 5 milioni di euro di proprie risorse nel bilancio 2024-2026. In provincia di Arezzo sono state selezionate altre tre proposte: Cortona beneficerà di un contributo di 240mila euro, Lucignano di 272mila euro e Marciano di 226mila euro.

 

Campo Trincerato del Nagià-Grom: un focus sullamemoria storica
Da ufficiostampa.provincia.tn.it del 15 febbraio 2025

Vicepresidente Francesca Gerosa accompagnata dal Gruppo ANA "Remo Rizzardi" di Mori alCampo Trincerato del Nagià-Grom [ Archivio Ufficio Stampa PAT

La vicepresidente e assessore alla cultura della Provincia autonoma di Trento ha effettuato una visita significativa al Campo Trincerato del Nagià-Grom, accompagnata dal Gruppo ANA "Remo Rizzardi" di Mori. Questo luogo, testimonianza delle fortificazioni della Prima guerra mondiale, riveste un'importanza cruciale nella conservazione della memoria storica del nostro territorio.

"Il Nagià-Grom è un sito di grande valore storico e culturale. Le trincee e le fortificazioni ci ricordano il sacrificio di chi ha combattuto durante la Grande Guerra e ci invitano a riflettere sull'importanza della pace. È nostro dovere preservare questi luoghi per le future generazioni, affinché non dimentichino mai gli errori del passato".

Su impulso della vicepresidente, sono già intercorsi i necessari contatti fra l'Umst Soprintendenza per i beni e le attività culturali della Provincia, la Sezione degli Alpini di Mori, che da sempre promuove la valorizzazione del Campo trincerato del Nagià-Grom, e il Museo storico italiano dellaGuerra di Rovereto perché il percorso venga potenziato con apparati informativi in più lingue,affinché i numerosi visitatori di questi luoghi della memoria possano accrescere la conoscenza di questo "paesaggio culturale" di grande importanza, e approfondire la conoscenza del Primo conflitto mondiale che ha sconvolto il territorio trentino, mutandone in profondità la stessa fisionomia con forti, tagliate, postazioni, trincee e percorsi militari. La conoscenza di questi tragici eventi è un monito permanente sul valore della pace. I lavori di potenziamento del percorso dal punto di vista informativo, anche con l'eventuale applicazione di nuove tecnologie, saranno coordinati dall'istituzione museale roveretana.
La visita ha offerto l'opportunità di sottolineare l'impegno della Provincia nel valorizzare i siti storicie nel promuovere la conoscenza della storia locale. Il Nagià-Grom, con il suo paesaggio suggestivo e le testimonianze della guerra, rappresenta un punto di riferimento per studiosi, appassionati distoria e per chiunque voglia approfondire la conoscenza del nostro passato.

Il Caposaldo del Nagià Grom domina Mori, la valle di Loppio e la strada che sale a San Felice e Ronzo ed è per questo motivo che venne scelta dall’esercito Austro-ungarico, ancora nella primavera 1915, prima come caposaldo avanzato ma ancora isolato. Nella seconda metà dello stesso anno, e con la guerra italo-austriaca già in atto, si decise di costruire una linea difensiva avanzate tra Nago e Isera. Le opere sulla collina furono integrate con la prima linea di difesa austriaca. Qui gli austro-ungarici predisposero una serie di postazioni di artiglieria e osservatori.

 l Gruppo ANA (Associazione Nazionale Alpini) "Remo Rizzardi" di Mori nell’ultimo decennio si è fatto carico di restituire alla memoria le fortificazioni e le trincee realizzate dagli austriaci sul Nagià Grom.

 

Malta: l’isola fortezza
Da zarabaza.it del 15 febbraio 2025
Un viaggio storico tra coraggio e resilienza

Posta al crocevia di molte rotte del Mar Mediterraneo, l’arcipelago maltese è oggi unameta che con le sue iconiche fortificazioni, i cimiteri di guerra e i memoriali in onore deisoldati, offre un avvincente racconto ai visitatori interessati alla storia militare

– Conosciuta come la Balia del Mediterraneo, Malta ha svolto un ruolo cruciale durante entrambe le guerre mondiali. Oggi i turisti di tutto il mondo appassionati di storia militare raggiungono Malta per scoprire alcuni luoghi iconici collegati ad eventi storici. Un trend turistico in crescita su cui anche Malta Tourism Autority, l’ente di promozione turistica dell’Arcipelago, ha deciso di investire, creando un segmento ad hoc per sviluppare nuovi itinerari sul tema. Ecco quindi alcune delle location più interessanti che si possono esplorare durante un viaggio a Malta dedicato all’approfondimento di questo tema.

MUSEO DELLA GUERRA MALTA

Forte Sant’Elmo a Valletta fu protagonista del Grande Assedio, uno degli eventi più rilevanti della storia di Malta, quando nel 1565 i Cavalieri Ospitalieri dell’Ordine di San Giovanni resistettero ai tentativi di conquista dell’impero Ottomano. In questo stesso luogo oggi si trova il museo della guerra che, allestito in alcune stanze del forte,attraversa tutte le fasi bellicose che hanno riguardato Malta, dedicando il più ampio spazio alla Seconda Guerra Mondiale conservando alcuni interessanti reperti come l’aereo Faith, la jeep Husky usata dal Generale Eisenhower, la medaglia George Cross e il MAS 451.

SALE DI GUERRA DI LASCARIS

Questo complesso sotterraneo di stanze e cunicoli sottostanti la capitale Valletta era il quartier generale britannico durante la Seconda Guerra Mondiale, dove lavoravanocirca 1000 persone.

Le Lascaris War Rooms avevano sale operative da dove venivano coordinate sia la difesa di Malta che altre operazioni nel Mediterraneo. In seguito, furono utilizzate dalla Royal Navy durante la Crisi di Suez e infine furono rilevate dalla NATO per essere utilizzate come Centro strategico di comunicazione per l’intercettazione dei sottomarini sovietici nel Mediterraneo fino al 1977.
Per chi fosse nei paraggi il 25 e 26 febbraio, sarà organizzata un’Escape Room a tema Seconda Guerra Mondiale, proprio in queste stanze!

RIFUGI ANTIAEREI DI BIRGU

Sempre facenti parte il Museo della Guerra di Malta, sono visitabili anche i rifugi sotterranei di Birgu. Qui si trovava il Quartier Generale Combinato di Guerra di tutti e tre i servizi militari presenti sulle isole. Fu costruito nel 1940 nel sottosuolo per proteggerlo da attacchi aerei. Il complesso ospitava la Sala Operativa del Settore Caccia che fu utilizzata durante la Battaglia di Malta (1940-43) insieme ad altre sale operative e strutture accessorie. Dopo la fine della guerra è stato utilizzato dalla NATO fino al 1977 per seguire i movimenti dei sottomarini sovietici nel Mediterraneo.

VALLETTA SOTTERRANEA

Sottostante la capitale maltese si trova un dedalo sotterraneo di cunicoli e antri chefurono creati dai Cavalieri di Malta per scopi militari e per lo stoccaggio del grano, ma i tunnel erano essenziali anche per altri due motivi cruciali: accumulare riserve d’acqua e poterla drenare. Quest’area ipogeo tornò dolorosamente ad essere utilizzata negli anni della Seconda Guerra Mondiale quando divennero rifugi dove i maltesi si nascondevano durante i raid aerei.

RELITTI SOTTOMARINI

Il mare attorno l’arcipelago maltese è costellato di numerosi relitti sottomarini facilmente visitabili con un’immersione. Tra questi alcuni sono il risultato di affondamenti che risalgono proprio al periodo della Seconda Guerra Mondiale, come l’aereo Spitfire, il sottomarino Stubborn o il biplano Baufighter.

STRADA DRITTA

Il promontorio su cui si erge la capitale Valletta è attraversato per tutta la sua lunghezza da questa strada che è stata per molti anni la zona dove i militari stranieri distanza a Malta cercavano svago, anche di natura… illecita. Abbandonata al degrado per decenni, dopo la nomina di Valletta a Capitale Europea della Cultura nel 2018, la strada è stata completamente ristrutturata e oggi vi si possono trovare bar e raffinati ristoranti fine dining.

TEATRO DELL’OPERA REALE

Questo è un luogo fortemente simbolico che richiama nuovamente la Seconda Guerra Mondiale e che si trova a Valletta. Oggi è un teatro all’aperto curato nel design dall’architetto Renzo Piano, che si trova sul luogo esatto dove un tempo si ergeva il sontuoso teatro lirico costruito nel 1866 che fu completamente raso al suolo durante un bombardamento nel 1942.

I MEMORIALI

Citiamo qui i due più importanti monumenti dedicati alla memoria dei caduti in guerra.

Il Siege Bell, si trova affacciato sul Grand Harbour di Malta e fu costruito nel 1992 per commemorare il 50° anniversario del conferimento a Malta della Croce di Giorgio,ottenuta per il coraggio e il valore dimostrati durante gli attacchi all’isola nel periodo1940-42.
A Floriana, il comune che si trova immediatamente fuori le porte di Valletta, si trova un altro memoriale dedicato ai caduti della Prima e della Seconda Guerra Mondiale che fu inaugurato nel 1938, progettato dall’artista maltese Louis Naudi.

MOSTA: LA ROTUNDA E LA BOMBA INESPLOSA

Il 9 aprile 1942, due aerei nemici forse in ritirata dalla RAF di Ta ‘Qali (il quartiergenerale che oggi è diventato l’aeroporto internazionale di Malta) sganciarono le loro bombe sulla vicina città di Mosta. Alle 16:00 una di queste colpì la cupola della chiesa della Rotonda di Mosta, una spettacolare basilica cattolica. In quel momento si svolgeva una funzione a cui partecipavano 300 parrocchiani. Non solo la bomba non esplose, ma nessuno di loro si fece nemmeno un graffio causato dalle macerie che inevitabilmente caddero a seguito dell’impatto. Ancora oggi è esposta nella chiesa una riproduzione dell’ogiva originaria che continua ad attrarre credenti e curiosi.

VICTORIA LINES E I BUNKER ANTIATOMICI

Le Victoria Lines, nominate così in onore della Regina Vittoria, è un complesso di fortificazioni lungo circa 12 chilometri che taglia l’isola di Malta da ovest a est costruite dall’esercito inglese alla fine dell’Ottocento, a scopo difensivo. Sono un’attrazione che unisce l’interesse per la storia militare a quello per le attività outdoor trovandosi in un piacevole contesto naturalistico che permette di fare passeggiate a piedi e in bicicletta.

Al di sotto delle Victoria Lines, nella zona di Mosta, è anche possibile visitare, con le dovute precauzioni perché si tratta di luoghi abbandonati, alcuni bunker antiatomici risalenti al periodo della Guerra Fredda.

www.visitmalta.com

 

Ex militari del Venda esposti a radon eamianto, la Regione ripristina lo screeningperiodico per scovare in tempo tumori emalattie
Da ilgazzettino.it del 15 febbraio 2025

Un provvedimento atteso da 8 anni, dopo la sospensione nel 2018 deicontrolli medici garantiti a coloro che prestarono servizio nel bunkerdei veleni dell'ex base 1° Roc sui Colli Euganei

Di Lucio Piva

TEOLO (PADOVA) - Un provvedimento atteso da 8 anni dalle famiglie dei militari che furono in servizio al Venda. E che, anche dopo la pensione, vivono con lospettro delle possibili conseguenza all'esposizione alle temibili esalazioni di radon ed amianto , costate la vita negli anni scorsi a tanti loro colleghi.

La novità

La Regione Veneto, infatti, ha deciso garantire lo screening sanitario periodico agliex militari dell'Aeronautica, riprendendo una pratica che era stata sospesa nel 2018. Ma che aveva tutelato regolarmente gli uomini dell'Aeronautica, identificandosul nascere le possibili e gravi patologie polmonari legati al micidiale contatto con igas presenti nel tunnel della ex base militare
1° Roc
.
Non era un caso che proprio la sospensione del monitoraggio sanitario avesse consentito la scoperta di stati tumorali allo stato già avanzato. Il dramma ha già colpito due famiglie di ex avieri in servizio al Venda, che tuttora versano in condizioni molto gravi. Dopo la sospensione delle pratiche di controllo effettuate dalle strutture militari, i famigliari del Comitato vittime del Venda avevano fatto pressione sulla Regione e sull'amministrazione sanitaria per la ripresa dei controlli.

A sostenerne la causa è stata la capogruppo Pd in consiglio regionale Vanessa Camani: «Ancora nel 2021 ha ricordato avevamo fatto approvare un emendamento al bilancio con lo stanziamento economico necessario. L'anno successivo siamo riusciti ad ottenere il via libera ad un ordine del giorno contenente questa richiesta. Sono stati anni di impegno, volti a superare, di volta in volta, le "questioni tecniche" che ci venivano proposte. Ora le famiglie possono contare su un atto fortemente significativo per restituire diritti e dignità a chi ha servito per tanti anni il proprio Paese».

Soddisfatti anche i componenti del Comitato vittime del Venda. «La promessa mantenuta dall'assessora alla sanità, Manuela Lanzarin - ha commentato il componente del direttivo Giovanni Amato - è significativa anche se non cancella il dolore di tante tragedie maturate nella ex base dei Colli».

 

Gli Stati Uniti costruiranno una base militare permanente "Fort Trump" in Polonia
Da gagadget.com del 15 febbraio 2025

Di: Mykhailo Stoliar

Il presidente polacco Andrzej Duda ha dichiarato che se Donald Trump tornerà alla presidenza degli Stati Uniti, l'alleanza militare polacco-americana sarà rafforzata, compresa la costruzione di Fort Trump.

Ecco cosa sappiamo

Secondo Duda, durante i colloqui con il Segretario alla Difesa statunitense, le parti hanno discusso del rafforzamento della cooperazione militare bilaterale e dei piani futuri degli Stati Uniti per la NATO. Ha ricordato che durante il primo mandato di Trump, la Polonia ha firmato una serie di accordi di sicurezza e sono state prese decisioni per dislocare il Comando del V Corpo dell'esercito statunitense nel Paese.
"È stato allora che si è deciso di dislocare il Comando del V Corpo in Polonia. All'epoca sorrisi e dissi che sarebbe stato una specie di Fort Trump polacco. Ma oggi, dopo questa conversazione, posso dirvi senza sorridere che credo profondamente che Fort Trump sarà davvero costruito", ha detto Duda dopo aver incontrato il capo del Pentagono Pete Hagseth. Già nel 2018, il capo dell'Ufficio per la sicurezza nazionale della Polonia, Pawel Soloch, aveva annunciato il desiderio di dislocare basi permanenti degli Stati Uniti nel Paese. Nel 2020 è stato deciso di aumentare il contingente militare statunitense da 5.000 a 7.000 unità e di trasferire il comando del V Corpo dell'esercito americano dal Kentucky alla Polonia.

La prima base militare permanente degli Stati Uniti in Polonia è stata inaugurata nel marzo 2023 sotto la presidenza di Joe Biden. Durante la cerimonia, l'ambasciatore statunitense Mark Brzezinski ha sottolineato che "questo è un evento storico" che dimostra la presenza militare a lungo termine degli Stati Uniti nel Paese.

Durante l'incontro si è discusso anche della spesa per la difesa degli Stati membri della NATO. Duda ha sottolineato che la Polonia è uno dei Paesi europei che svolge un ruolo di primo piano in questo ambito. Ha assicurato che Varsavia sostiene la decisione di aumentare la spesa per la difesa all'interno della NATO.

 

Missili nelle basi USA e allerta Chariie aVicenza: cittadini e istituzioni chiedono unpiano di emergenza
Da vicenzatoday.it del 14 febbraio 2025

Convogli militari americani trasportano merci pericolose: cresce la preoccupazione per ilsito UNESCO

Vicenza, un patrimonio culturale mondiale sotto pressione. Dal 18 luglio 2024,l’arrivo di missili V-Shorad nelle basi USA e l’innalzamento dell’allerta a livelloCharlie hanno acceso i riflettori sulla sicurezza della città. Il recente avvistamento di unconvoglio militare statunitense con il simbolo ADR per il trasporto di merci pericolose,transitato il 10 gennaio 2025 in via Riviera Berica, a soli 2 km da Villa La Rotonda, haulteriormente alimentato le preoccupazioni.

L’UNESCO, già dal 2017, ha espresso raccomandazioni precise: nessuna mercepericolosa dovrebbe essere trasportata da e verso la base militare statunitense SETAFDel Din. Tuttavia, secondo una nota ufficiale del 22 ottobre 2024, le basi USA diVicenza continuano a movimentare materiali classificati come esplosivi e chimici divaria pericolosità. Questo ha spinto cittadini e istituzioni locali a richiedere con urgenzaun Piano Provinciale di Difesa Civile per affrontare potenziali rischi.

Le amministrazioni locali confermano l’assenza di piani specifici per la gestione deirischi nucleari, batteriologici, chimici e radioattivi (N.B.C.R.), un vuoto normativo che ilComune di Vicenza sta cercando di colmare con una richiesta formale al Ministero dellaCultura per un maggiore coinvolgimento degli organi preposti alla sicurezza nazionale.Anche l’Ufficio UNESCO del Ministero della Cultura ha avviato interlocuzioni con isoggetti competenti per definire una strategia di gestione del rischio.

Nonostante le pressioni istituzionali, il Comandante delle Forze Operative Nord dellaCaserma Ederle ha opposto un netto rifiuto nel fornire all’UNESCO l’elenco dettagliatodei materiali pericolosi trasportati, basandosi su una normativa ormai abrogata. Questaincongruenza è stata segnalata ai Ministeri della Difesa e della Cultura.

Nel frattempo, i vicentini e le associazioni continuano a segnalare la frequente presenzadi convogli militari statunitensi con carichi pericolosi lungo le strade della città. Larichiesta della comunità è chiara: garantire la sicurezza del territorio e tutelarel’Eccezionale Valore Universale del sito UNESCO con un piano di emergenza adeguato.

 

Esposti al radon sul Monte Venda: militari e personale civile ottengono finalmente lo screening sanitario
Da padovaoggi.it del 14 febbraio 2025

La Giunta regionale ha approvato la delibera che definisce il protocollo per la sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti al radon. Finalmente accolta questa richiesta dopo anni, per il personale militare e civile che, durante il servizio prestato nella base del Monte Venda, è stato esposto a questo pericoloso gas radioattivo.

La capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Vanessa Camani è particolarmente soddisfatta che finalmente si sia giunti a questo risultato. «Aspettavamo da anni questa delibera: finalmente la Giunta regionale ha approvato il provvedimento che definisce il protocollo per la sorveglianza sanitaria dei soggetti esposti al radon. E finalmente potremo tornare a fornire direttamente al personale militare e civile che è stato esposto a questo pericolosissimo gas durante il servizio prestato nella base militare del Monte Venda, il servizio di screening sanitario periodico. Un servizio che non veniva più garantito dal 2018 e che può risultare fondamentale per prevenire l’insorgenza delle patologie terribili che l’esposizione al radon può causare». 

All'interno di un bunker costruito nel ventre della montagna, la Nato ha tenuto sotto controllo le rotte aeree civili e militari tra il 1955 e il 1998, in piena "guerra fredda". I militari italiani impegnati 24 ore su 24 nel tunnel non percepivano come un pericolo il gas radon che invece raggiungeva livelli fino a 9mila volte più alti della soglia di rischio per la salute. Per questo a centinaia si sono ammalati di tumore. Con una sentenza il tribunale di Padova condannò, nel novembre del 2017, i vertici della Difesa per la morte di due persone perché, secondo i giudici, pur essendo a conoscenza dei rischi per le persone esposte, non intervenirono e fecero finta di nulla. Furono 119 i militari deceduti per le conseguenze di questa continua esposizione. Il Monte Venda, situato nei comuni di Teolo, Cinto Euganeo, Galzignano e di Vo' è, con i suoi 601,3 metri, il punto più alto non solo dei Colli Euganei ma di tutta la provincia di Padova.

Camani ripercorre così le tappe di un iter travagliato: «Già nel 2021 avevamo fatto approvare un emendamento al bilancio con lo stanziamento economico necessario. L'anno successivo siamo riusciti ad ottenere il via libera ad un ordine del giorno contenente questa richiesta. E ancora si sono susseguite, tra interrogazioni, mozioni e incontri, svariate sollecitazioni. Sono stati quattro anni di impegno, volti a superare, di volta in volta, le 'questioni tecniche' che ci venivano proposte», precisa Camani. «Un traguardo atteso da molti, a partire dal Comitato Vittime del Venda, che ringrazio per il costante supporto fornito in questo lungo cammino, e che da sempre si batte per restituire dignità ai militari morti per patologie connesse alla perdurante esposizione al radon. E ringrazio doverosamente anche l’assessora alla Sanità, Lanzarin, per aver mantenuto l’impegno preso. Certo, questa svolta non ripaga del sacrificio che molti hanno già pagato sulla propria pelle. Ma rappresenta un riconoscimento importante di quel sacrificio e un passo molto concreto per stare al loro fianco».
 

 

Riqualificazione di mura e fortificazioni: la Regione seleziona i progetti di Pisa e San Giuliano Terme
Da pisatoday.it del 13 febbraio 2025

Le due amministrazioni riceveranno 300mila euro a testa

La Regione Toscana negli scorsi mesi aveva pubblicato un bando riguardante il finanziamento dei progetti di riqualificazione e restauro delle cinte murarie e delle fortificazioni delle città e dei borghi. Complessivamente sono stati stanziati 5 milioni di euro per 22 progetti tra gli otre 60 presentati.

Due di questi sono stati presentati da altrettanti Comuni della nostra provincia: si tratta di Pisa e San Giuliano Terme, che dalla Regione riceveranno 300mila euro a testa.

A Pisa l’intervento prevede il restauro e la valorizzazione del Bastione San Giorgio e di un tratto delle mura lungo via Bonanno Pisano: l’apertura di un ulteriore tratto di mura permetterà di collegare la zona all’area del Parco della Cittadella e degli Arsenali Repubblicani.

A San Giuliano Terme la Rocca di Ripafratta sarà oggetto di interventi di messa in sicurezza delle mura e di miglioramento della accessibilità e fruibilità degli spazi da parte dei cittadini.

Il bando si inserisce nell’ambito degli indirizzi del Programma regionale di sviluppo 2021-2025 che prevede, all’obiettivo dal titolo 'Valorizzazione e promozione della cultura, fra tradizione e sviluppo innovativo', di consolidare e incrementare gli interventi di valorizzazione del patrimonio culturale toscano.

 

“La confusione e l’assenza di idee della giunta Guizzo ha portato al degrado e all’abbandono dell’ex polveriera”
Da oggitreviso.it del 13 febbraio 2025

Il consigliere comunale Sebastian Grosso della lista “Civica per Volpago” punta il dito sulla maggioranza

 

Di Ingrid Feltrin Jefwa

 

VOLPAGO DEL MONTELLO – Quale futuro per l’ex polveriera di Volpago del Montello? In questi giorni le proposte non mancano, dopo la denuncia di furti e vandalismi nell’ex sito militare sul Montello. Ma quale sarà la scelta finale non è facile pronosticarlo vista la situazione venutasi a creare nell’Amministrazione comunale volpaghese, che vede contrapposti su posizioni differenti il primo cittadino Paolo Guizzo e il suo vicesindaco Renato Povelato: il primo persuaso che non ci sia alcuna emergenza in ordine alla sicurezza dell’ex polveriera e l’altro allarmato per quanto accaduto. Ma in questi giorni al dibattito partecipa anche il consigliere comunale Sebastian Grosso della lista “Civica per Volpago”, con alcune considerazioni sul clima venutosi a creare ma anche manifestando timori per la sorte di questo bene pubblico.

“Ormai sono passati 7 anni dall’acquisizione e sembrava si dovesse entrare e fruirne in tempi rapidissimi – afferma Grosso, in un post suoi social -. Prima la progettazione partecipata, poi il bando Life bocciato e poi rinviato in attesa di finanziamenti, e ora che i soldi dovrebbero arrivare (a detta del sindaco) il Primo Cittadino parla di partecipazione pubblico/privato convenzionata a 50 anni (vigneti? Alberghi?), mentre il vicesindaco chiede addirittura ai militari di tornare, quando i cittadini chiesero che restasse un bene pubblico, aperto e fruibile a tutti. Dichiarazioni contrastanti che mettono in luce discordia, confusione e assenza di idee di questa amministrazione. Il risultato è il degrado e l’abbandono. Ma quando si è proprietari di un bene bisogna saperlo custodire e valorizzare, perché se ne è anche responsabili, non abbandonarlo al saccheggio...”.

 

Bando città murate, in provincia di Livorno selezionata la proposta di Campiglia Marittima

Da toscana-notizie.it del 13 febbraio 2025

Di Marco Ceccarini

“Oltre venti tra mura e muraglie di città, borghi e fortezze toscane, saranno restaurate e rese nella possibilità di essere fruite e godute dai cittadini toscani. La Toscana è impegnata più che mai nel recupero e nella conservazione del proprio patrimonio murario. Le cosiddette Città murate sono un bene prezioso che deve essere a disposizione della popolazione ma possono essere anche una risorsa turistica”.

Così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani commenta l’esito del bando di sostegno per le Città murate e le fortificazioni della Toscana pubblicato nel 2024. Dai castelli della Lunigiana alla Val d’Orcia, passando per le torri di San Gimignano e le fortezze della Maremma, le mura di ventidue Comuni toscani, attraverso questo bando, torneranno ad animarsi grazie a un finanziamento di 5 milioni di euro che favorirà non solo interventi di restauro e conservazione ma anche il supporto di progetti che hanno privilegiato il rapporto tra l'esterno della città murata di riferimento e il suo interno e quelli che hanno previsto azioni di valorizzazione attraverso la creazione di percorsi culturali.

In provincia di Livorno è stata selezionata la proposta del Comune di Campiglia Marittima per un contributo di 144mila euro.

Il progetto consiste nel completamento degli interventi di restauro della parte del borgo a ridosso della cinta muraria, attraverso il consolidamento di alcuni tratti delle mura e delle abitazioni medievali presenti mettendola in sicurezza. Verrà inoltre riaperta una via che, attraverso percorsi scavati nella roccia, condurrà cittadini e turisti fino al frantoio sotto l’antica chiesa.

Il bando si inserisce nell’ambito degli indirizzi del Programma regionale di sviluppo 2021-2025 che prevede, all’obiettivo dal titolo “Valorizzazione e promozione della cultura, fra tradizione e sviluppo innovativo”, di consolidare e incrementare gli interventi di valorizzazione del patrimonio culturale toscano. Per questa azione, che ha visto la partecipazione al bando di oltre sessanta Comuni, Regione Toscana ha destinato 5 milioni di euro di proprie risorse nel bilancio 2024-2026.

 

Skynex: lo scudo

Da difesaonline.it del 13 febbraio 2025
Di Vasco Monteforte

L'acquisizione del sistema di difesa aerea Skynex da parte dell'Esercito Italiano rappresenta una svolta strategica nella protezione delle nostre forze armate e dei territori nazionali.

In un contesto geopolitico sempre più instabile, dove le minacce aeree come droni e missili sono diventate una realtà concreta e costante, l'introduzione era una decisione oramai imprescindibile.

Cosa è Skynex?

È un sistema VSHORAD (difesa aerea a cortissimo raggio) sviluppato da Rheinmetall, progettato per contrastare minacce come droni, missili da crociera, colpi di artiglieria e munizioni vaganti.

Skynex è composto da un'unità di sorveglianza con radar XTAR 3D, una stazione di comando e controllo, e quattro unità di fuoco con Revolver Gun Mk3 da 35 mm.

Le mitragliere utilizzano diverse munizioni programmabili AHEAD1 (Advanced Hit Efficiency And Destruction), capaci di garantire un'elevata precisione e resistenza alle contromisure elettroniche.

Il radar ha una portata fino a 50 km e la capacità di ingaggio delle mitragliere raggiunge i 4 km con una cadenza di fuoco di 1000 colpi al minuto. Il sistema - già testato con successo in Ucraina - offre un eccellente rapporto costo-efficacia, essendo più economico rispetto ai sistemi missilistici.

Non è “chiuso”!

Skynex rappresenta un'importante evoluzione nel concetto di modularità grazie alla sua architettura aperta che consente l'integrazione non solo di unità esistenti ma anche di sistemi mobili avanzati come lo Skyranger (foto - di prossima adozione con il programma AICS).

Questa flessibilità permette di creare una rete difensiva integrata e - combinando la protezione statica con la difesa mobile di altri sistemi (Skyranger, ma anche missili Mistral, Stinger, SkyKnight, fino alle mitragliere del Mission Master in configurazione USHORAD) - ampliabile per garantire una protezione dai 50 metri a oltre 10 chilometri.

 

Immaginiamo due scenari…

In una tranquilla base operativa sotto l'egida delle Nazioni Unite, un gruppo di soldati è di guardia lungo il perimetro esterno.

La loro postazione è dotata di un radar di sorveglianza e jammer capaci di rilevare e disturbare droni di diverse dimensioni. È notte, le condizioni di visibilità sono limitate.

I soldati sentono un ronzio solo quando i droni sono già a circa 1500 metri dalla base. I militari attivano immediatamente l'allarme per allertare il personale della base.

Tuttavia, il tempo di reazione è limitato: droni filoguidati colpiscono i sistemi di rilevamento e di comunicazione, oltre ai disturbatori elettronici.

In quello stesso momento, da numerose aree circostanti, prendono il volo decine di droni programmati per colpire autonomamente.

I militari cercano di raggiungere le aree protette, ma la distanza tra le postazioni di guardia e i bunker è troppo grande (un semplice drone commerciale percorre la distanza di 500 metri in meno di 30 secondi...).

Torri di sorveglianza, depositi, alloggi e mezzi saltano a catena. Immaginiamo cosa accadrebbe se venissero aggiunti colpi di artiglieria e/o missili ed i droni fossero avanzati o più capaci? I secondi a disposizione per reagire sarebbero di meno, i danni maggiori.

 

Ora immaginiamo lo stesso contesto, ma con l'intervento di Skynex.

In una base operativa ad alto rischio, dove la minaccia di UAV e colpi di artiglieria è costante, in piena notte, il radar XTAR 3D rileva droni filoguidati a 1500 metri di distanza.

La stazione di comando e controllo elabora i dati classificando lo sciame come minaccia imminente. Il sistema Skynex assegna automaticamente i bersagli ai Revolver Gun Mk3.

Quando i droni hanno percorso solo poche centinaia di metri, le mitragliere aprono il fuoco, rilasciando una nuvola di sub-munizioni che neutralizza rapidamente tutti i bersagli prima che raggiungano il perimetro della base.

Anche senza disturbatori, eventuali ondate successive sono "ben accolte".

La base rimane pienamente operativa. Comunicazioni, infrastrutture e personale sono al sicuro.

I soldati di guardia osservano l'intervento del sistema senza mai essere costretti a lasciare le loro postazioni e trovarsi in pericolo.

Se avessimo avuto una soluzione simile durante le missioni in Afghanistan, avremmo potuto garantire maggiore sicurezza ai nostri contingenti, spesso esposti ad attacchi improvvisi e letali?

Certo, ma allora simili dotazioni (e sensibilità...) erano prerogativa di altre basi ed altri eserciti "alleati". L'introduzione di Skynex permetterà di affrontare con maggiore sicurezza le missioni in corso e future con, in caso di aggiornamenti delle minacce, la possibilità di adeguare rapidamente le difese.

1 Le munizioni AHEAD rilasciano una nuvola di sub-munizioni pre-detonate, ottimizzate per colpire bersagli aerei come droni, missili o colpi di artiglieria, garantendo elevata letalità e resistenza alle contromisure elettroniche

Immagini: Rheinmetall

 

Giornata mondiale di azione per chiudere le basi militari

Da pressenza.com del 12 febbraio 2025

23 febbraio 2025, nella base militare più vicina a dove vivi!

Le migliaia di basi militari, sia straniere che nazionali, sparse per il mondo rappresentano un fattore critico della macchina da guerra da smantellare urgentemente. La loro chiusura è un passo necessario per trasferire il paradigma della sicurezza globale verso un approccio smilitarizzato che ponga al centro la sicurezza comune: nessuno è al sicuro finché tutti non lo sono.

Invitiamo i singoli e le organizzazioni di tutto il mondo a partecipare alla Giornata Mondiale di Azione per  Chiudere le Basi militari, il 23 febbraio, organizzando delle azioni di protesta presso le basi militari più vicine.

I 5 motivi principali per cui chiediamo una Giornata Mondiale di Azione per Chiudere le Basi militari #CloseBases

1- Le basi spesso perpetuano il colonialismo, allontanando le popolazioni indigene dalle loro terre.

Da Panama a Guam, da Porto Rico a Okinawa, fino a decine di altre località in tutto il mondo, i militari hanno sottratto terre preziose alle popolazioni locali, spesso estromettendole senza il loro consenso e senza risarcimenti. Ad esempio, l’intera popolazione delle Isole Chagos è stata espulsa con la forza dal Regno Unito dall’isola di Diego Garcia, al fine di affittarla agli Stati Uniti per la costruzione di una base aerea.

2- Il costo delle basi è esorbitante. Il costo delle sole basi militari degli Stati Uniti sparse nel mondo è stimato nell’ordine di 80 miliardi di dollari all’anno, denaro che potrebbe essere meglio speso per la sanità, l’istruzione, le energie rinnovabili e molto altro.

3- Le basi aggravano i danni ambientali e la crisi climatica. Le emissioni militari sono esentate dagli accordi sul clima, come il Protocollo di Kyoto. La costruzione delle basi ha causato danni ecologici irreparabili, come la distruzione delle barriere coralline e dell’habitat di specie già in pericolo a Henoko, Okinawa. Inoltre, è ben documentato che in centinaia di siti in tutto il mondo, le basi militari rilasciano sostanze tossiche note come “inquinanti eterni” (PFAS/PFOS) nelle locali falde acquifere, con conseguenze devastanti per la salute delle comunità vicine.

4- Le basi possono avere un impatto violento e dannoso sulle comunità locali. I militari hanno un noto retaggio di violenza sessuale, tra cui rapimenti, stupri e omicidi di donne e ragazze. Tuttavia, alle truppe di stanza nelle basi straniere è spesso concessa l’impunità per i loro crimini grazie agli accordi sullo status delle forze armate (SOFA) con il cosiddetto Paese “ospitante”. Le basi possono anche comportare un aumento delle tasse sulla proprietà e dell’inflazione nelle aree circostanti, che notoriamente spingono gli autoctoni ad andarsene.

5- Le basi aumentano le tensioni e provocano l’insorgere dei conflitti. La presenza di centinaia di migliaia di truppe, di arsenali massicci e di migliaia di aerei, carri armati e navi in ogni angolo del pianeta, incoraggia lo scoppio delle guerre e promuove la corsa agli armamenti. Inoltre, rendono i siti in cui si trovano obiettivi da attaccare. E le basi straniere coinvolgono i Paesi nei crimini dei militari stranieri.

Traduzione dall’inglese di Martina D’amico, Revisione di Daniela Bezzi.

 

Como, la prima apertura serale del Bunker Antiaereo: un viaggio nella storia sotto la città
Da comocity.it del 12 febbraio 2025
Prima apertura serale del Bunker Antiaereo di Como: un’esperienza immersiva nella storia.

Dopo il grande successo dei tour guidati diurni, sabato 15 febbraio 2025 arriva un evento imperdibile: la prima visita in notturna del Bunker Antiaereo di Como. Un’occasione unica per scendere nei sotterranei della città e scoprire un luogo che racconta uno dei capitoli più drammatici della storia.

Realizzato nel 1937 come rifugio antiaereo e antigas, il bunker si trova nel cuore di Como, sotto la sede della Croce Rossa. Perfettamente conservato, offre una testimonianza diretta delle misure di sicurezza adottate per proteggere la popolazione durante la Seconda Guerra Mondiale. Passeggiare nei suoi corridoi significa immergersi in un’atmosfera carica di memoria, tra pareti che hanno accolto uomini, donne e bambini in cerca di riparo durante i bombardamenti.

Un viaggio nella memoria tra storia e curiosità

Situato sotto la sede della Croce Rossa di Como, questo ricovero collettivo rappresenta un pezzo di storia ancora tangibile. Durante la visita, guide esperte accompagneranno i partecipanti in un percorso coinvolgente, tra ambienti originali e racconti legati agli anni del conflitto. Sarà possibile scoprire come il bunker fosse organizzato, quali strategie venivano adottate per sopravvivere alle incursioni aeree e ascoltare aneddoti che riportano in vita un passato che non deve essere dimenticato.

Cosa include la visita?

 •Tour guidato esclusivo nel bunker

 • Ingresso al Museo della Croce Rossa di Como

 •Un’esperienza unica tra storia, racconti e suggestioni

Dove e quando?

Ritrovo: Comitato di Como della Croce Rossa Italiana (Via Italia Libera 11, Como) Data e orario: sabato 15 febbraio 2025 – ore 21.00

Biglietti

Adulti: 12€

Bambini (6-14 anni): 9€

Fino ai 5 anni: gratis

Prenotazioni e dettagli

Tutte le informazioni e il modulo di iscrizione sono disponibili sul sito ufficiale: www.slowlakecomo.com

L’evento è organizzato in collaborazione con il Comitato di Como della Croce Rossa Italiana. I posti sono limitati e la richiesta è alta, per cui è consigliata la prenotazione anticipata. Un’occasione imperdibile perriscoprire la storia della città in un contesto inedito e suggestivo.

 

Fortezze solitarie: vestigia della Grande guerra da Trento al Grappa
Da cultura.trentino.it del 12 febbraio 2025

Presentazione del libro fotografico di Andrea Contrini

“Fortezze Solitarie" è un viaggio emozionante tra imponenti muraglie, labirinti sotterranei e casematte che si affacciano su una natura silenziosa e maestosa. Attraverso l’obiettivo di Andrea Contrini, l’opera esplora le vestigia delle fortezze asburgiche e italiane che costellano i paesaggi del Trentino e del Veneto, svelando le storie e le memorie impresse nei loro scheletri di pietra e calcestruzzo.

Il libro è arricchito da:

Fotografie spettacolari che raccontano il paesaggio attuale.

Storie e testimonianze storiche dei combattenti.

Mappe e indicazioni per visitare i luoghi descritti, tra cui le fortezze della Valsugana, di Vezzena-Luserna e di Brenta-Cismon.

Andrea Contrini, fotografo e autore trentino, è noto per i suoi progetti fotografici che intrecciano storia, paesaggio e architettura. I suoi lavori sono apparsi su National Geographic Italia e altre pubblicazioni di rilievo. Tra le sue opere precedenti si annoverano “Echi nel Silenzio", “I Guardiani del Silenzio" e “Le fortezze Bastiani della Val d’Adige". Con “Fortezze Solitarie", Contrini prosegue la sua ricerca, dando voce a una parte fondamentale della storia del territorio.

L’incontro sarà introdotto dallo storico Andrea Casna, che guiderà il pubblico alla scoperta dei temi centrali del libro e del contesto storico delle fortezze.

Costi

Ingresso libero

Una serata per immergersi nella storia e nella bellezza del paesaggio, attraverso il racconto e le immagini di un autore che ha saputo rendere visibile il dialogo tra passato e presente.

 

Nato, i Paesi baltici si preparano all'invasione russa: la nuova strategia, pronti 600 bunker
Da scenarieconomici.it del 11 febbraio 2025

Fort Bragg, che sotto Biden aveva cambiato il nome in Fort Liberty, dato che Braxton Bragg era un generale confederato, torna a chiamarsi Fort Bragg per ordine del Segretario alla difesa Hagseth, anche se un "Bragg" diverso.

Il Pentagono sta cambiando il nome della base militare Fort Liberty in Fort Bragg, invertendo una decisione presa da una commissione incaricata dal Congresso di rinominare le basi che onorano i generali confederati durante l’amministrazione Biden. La base dell’esercito sarà ribattezzata Fort Bragg, ma onorerà un Bragg diverso dal suo omonimo originale, il generale Braxton Bragg, che ha combattuto per la Confederazione. Onorerà invece il soldato scelto Roland L. Bragg, che ha ricevuto una Stella d’Argento per le azioni compiute durante la Battaglia delle Ardenne nella seconda guerra mondiale, secondo una nota firmata dal Segretario alla Difesa Pete Hegseth.

“Questa decisione riflette la gloriosa storia della base, che ha sempre onorato il servizio disinteressato e il sacrificio in difesa della nazione”, ha dichiarato il portavoce del Pentagono John Ullyot. Roland L. Bragg era uno dei nomi precedentemente considerati per il cambio di nome della base, ma alla fine i funzionari hanno deciso di chiamarla Fort Liberty, invece di dare il nome di una singola persona alla base. Durante la campagna elettorale, il presidente Trump ha criticato la ridenominazione. In un comizio tenutosi a ottobre a Fayetteville, nel North Carolina, vicino alla sede dell’installazione militare, Trump ha dichiarato: “Abbiamo vinto due guerre mondiali da Fort Bragg, giusto?” e ha promesso: “Lo riavremo indietro. Riporteremo indietro il nostro Paese”. Prima di diventare Segretario alla Difesa, Pete Hegseth disse che la base non avrebbe mai dovuto essere rinominata. Mentre promuoveva il suo libro “War on Warriors”, Hegseth disse: “Dovremmo tornare indietro, perché l’eredità conta. Mio zio ha prestato servizio a Bragg. Io ho prestato servizio a Bragg. Rompe un legame generazionale”. Quando entrò per la prima volta al Pentagono, si riferì a Fort Liberty e Fort Moore con i loro nomi precedenti, Fort Bragg e Fort Benning. Fort Bragg e Fort Benning erano due delle nove basi per le quali la Naming Commission, una commissione incaricata dal Congresso di rinominare le basi in onore dei Confederati, aveva suggerito nuovi nomi.

 

Una base di grande importanza, ma un nome, anche militarmente, controverso

Le successive leggi annuali di autorizzazione alla difesa vietarono dapprima ai corpi militari di nominare le installazioni in onore dei Confederati e poi crearono la Commissione per la denominazione.

Nel 2020, Trump ha posto il veto alla legge sulla difesa, in parte a causa della disposizione sulla ridenominazione delle basi, ma la Camera e il Senato hanno annullato il suo veto. I corpi militari, come l’esercito, hanno ancora l’autorità di rinominare le basi purché non siano chiamate come i Confederati

La base ospita le forze speciali e aviotrasportate dell’esercito, inclusa l’82a divisione aviotrasportata, spesso considerata la punta di diamante dell’esercito statunitense perché può schierarsi rapidamente entro 18 ore dalla notifica.

Fort Bragg è diventato ufficialmente Fort Liberty durante una cerimonia nel giugno 2023, quindi ha mantenuto questo nome per neppure due anni.

Braxton Bragg, che aveva dato originariamente il nome alla base, fu un Generale Confederato della Guerra dei Secessione, operante soprattutto sul fronte est.

Pur essendo, in teoria, un soldato di esperienza e cultura, essendo laureato a West Point e avendo combattutto attivamente nella guerra contro il Messico, nella Guerra civile si comportò in modo mediocre, essendo più volte battuto, costretto ad abbandonare Chattanooga, e vincendo solo quando venne affiancato al comandao dall’ottimo generale James Longstreet, il secondo di Robert Lee.

Una figura francamente grigia, non un grande generale, non un grande tattico, caratterialmente rissoso e sempre insoddisfatto.

Con tanti ottimi generali confederati la sorpresa è che il forte fosse stato intitolato proprio a lui

 

I lavori all'ex Arsenale di La Maddalena
Da galluraoggi.it del 11 febbraio 2025

La Regione ha sbloccato l’annosa vicenda legata alla bonifica dello specchio acqueo dell’ex Arsenale militare di La Maddalena. La giunta ha approvato una delibera che dà il via alla transazione stragiudiziale tra il consorzio Research, il Comune e l’amministrazione regionale, permettendo così la prosecuzione del rapporto contrattuale con il consorzio e la cessazione degli obblighi del Comune.

L’intesa prevede anche una variante al progetto originale per integrare un sistema di ormeggio compatibile, rispondendo alla richiesta dell’amministrazione locale di evitare la realizzazione di un sarcofago in cemento che avrebbe compromesso la fruibilità del porto. Il nuovo piano, basato sulla tecnica del capping, garantirà la messa in sicurezza dell’area senza impedirne l’utilizzo.

La presidente della Regione, Alessandra Todde, ha sottolineato come la chiusura del contenzioso e l’acquisizione del progetto esecutivo siano stati risultati ottenuti in pochi mesi di intenso lavoro. Il consorzio Research avrà ora 60 giorni per adeguare il progetto e 330 per completare i lavori. L’accordo punta a garantire la tutela ambientale dell’area, riconosciuta di rilevante interesse nazionale, ponendo fine a uno stallo che durava da troppi anni.

 

Castello di Drena, via alla ricostruzione della cinta esterna
Da ufficiostampa.provincia.tn.it del 11 febbraio 2025

Il presidente Fugatti: “Intervento che rilancia il valore culturale e turistico di questo luogo”

Luogo identitario della comunità di Drena, il maniero che si affaccia sulla piana della Sarca sarà oggetto di un atteso intervento per rimarginare la ferita che porta dal 1° giugno 2018. Quella notte, il castello aveva infatti subito il crollo della porzione centrale della cinta alta dodici metri, per una superficie di circa duecento metri quadrati. Oggi il Comune - proprietario della struttura - ha consegnato i lavori alla ditta Effeffe restauri srl di Borgo Chiese per il consolidamento, il restauro e la ricostruzione della cinta. La direzione dei lavori – che avranno una durata di 300 giorni - è affidata all’architetto Michele Anderle. L'investimento complessivo è di 1.489.000 euro ed è finanziato dalla Provincia attraverso il Dipartimento Enti locali per 1.330.000 euro.

“Si tratta di un intervento fondamentale che non solo mette in sicurezza il maniero, ma rilancia anche il suo valore culturale e turistico” ha spiegato il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti, intervenuto al fianco della sindaca di Drena Giovanna Chiarani e del dirigente generale della Soprintendenza per i beni e le attività culturali Franco Marzatico. “La Soprintendenza – ha aggiunto il presidente - ha operato con grande attenzione e già nella scorsa legislatura l’Amministrazione provinciale aveva individuato i fondi necessari. L’obiettivo è di contribuire ulteriormente alla valorizzazione di una risorsa tanto importante per il territorio”. La sindaca Chiarani si è concentrata sul forte legame tra la comunità locale e il “suo” castello: “Non è solo un simbolo che appare nel nostro stemma comunale, ma è parte integrante della nostra identità. Proprio questa consapevolezza ha ispirato un’incredibile solidarietà tra la gente di Drena, ma anche dai nostri amici del comune gemellato e dai tanti visitatori che hanno deciso di dare il loro contributo”. La raccolta fondi, che ha visto il coinvolgimento di moltissime persone ha consentito di accogliere 20mila euro per il restauro.

A seguito del crollo, le ispezioni avevano messo in evidenza come le problematiche strutturali e conservative della cinta muraria del castello - simili a quelle del tratto occidentale crollato - fossero dovute a diversi fattori, tra cui la tecnica costruttiva medievale, la morfologia del sito e i fenomeni di degrado. In particolare, i sondaggi avevano confermato che il tratto ceduto non era fondato direttamente sulla roccia, ma su un avvallamento dove si convogliavano le acque meteoriche superficiali.

Nel 2018 erano stati effettuati interventi di somma urgenza finanziati dalla Provincia Autonoma di Trento per migliorare la stabilità delle cinte murarie superstiti. Nel frattempo, la Soprintendenza aveva avviato uno studio approfondito per definire le modalità di restauro definitivo. Il progetto, coordinato dall'Università degli Studi di Trento con la professoressa Alessandra Quendolo in collaborazione con l'architetto Cinzia D'agostino della Soprintendenza, ha previsto un'indagine stratigrafica costruttiva per identificare le diverse fasi storiche della cinta muraria e ha portato alla definizione di linee guida per il restauro.

Lo studio ha anche affrontato la questione della "grande lacuna", causata dal crollo, proponendo diverse modalità di intervento per la sua integrazione. Tra le opzioni valutate, quella che ha ricevuto il maggiore consenso è stata la ricostruzione del tratto crollato utilizzando le pietre recuperate sul terreno. Questo approccio, definito "risarcire la ferita", è stato scelto per mantenere l'affinità cromatico-tessiturale tra i due tratti superstiti della muratura. La soluzione approvata è apparsa come la più idonea sia per mantenere l'affinità cromaticotessiturale della muratura, sia per le esigenze di consolidamento dei tratti di cinta superstite.

Questa soluzione ha l’obiettivo di ricostruire l’aspetto originario della cinta, salvaguardando al contempo l'integrità storica e strutturale del castello. La ricostruzione, che coinvolgerà il recupero delle pietre crollate, sarà anche fondamentale per restituire al maniero il suo carattere iconico e la valenza simbolica per la comunità di Drena e per l'intera valle della Sarca.

 

 

Un rifugio antiatomico può proteggerti da un'esplosione nucleare?
Da tech.evereye.it del 11 febbraio 2025

Di Salvo Privitera

L’idea di sopravvivere a un attacco nucleare rintanandosi in un bunker è radicata nell’immaginario collettivo, ma quanto è davvero efficace questa strategia? Secondo gli esperti, dipende da molteplici fattori: la potenza dell’ordigno, la distanza dall’epicentro e la qualità del rifugio stesso.

Durante la Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica investirono ingenti risorse nella costruzione di rifugi antiatomici, sia pubblici che privati. Tuttavia, alcuni esperti, come Peter Caracappa, specialista in sicurezza delle radiazioni alla Columbia University, ritengono che molti di questi bunker siano stati venduti con false promesse da abili commercianti più interessati al guadagno che alla sicurezza reale.

Oggi, le armi nucleari sono molto più potenti rispetto alle bombe sganciate su Hiroshima e Nagasaki, con un raggio d’azione che può raggiungere i 160 km. Se un’esplosione avvenisse nelle vicinanze, un bunker sarebbe quasi inutile: il calore e l’onda d’urto annienterebbero tutto nel raggio di chilometri. Ma se il rifugio si trovasse a centinaia di chilometri di distanza, potrebbe offrire protezione dalle radiazioni, a patto che sia costruito con almeno un metro di cemento e piombo, e dotato di un ingresso a zig-zag per bloccare le onde radioattive.

In caso di sopravvivenza all’esplosione iniziale, il pericolo non finirebbe lì: le radiazioni possono rimanere letali per giorni. Per questo, un bunker dovrebbe essere autosufficiente per almeno una settimana, garantendo aria pulita e scorte alimentari. Ma anche dopo l’uscita, il rischio di malattie come il cancro potrebbe emergere decenni dopo.

Insomma, una brutta notizia per i super ricchi della Terra che stanno costruendo bunker extra lusso.

 

Torri costiere come sentinelle sul mare protagoniste alla Bit di Milano
Da lecceprima.it del 10 febbraio 2025
Gli storici presidi di osservazione e difesa vengono coinvolti in una proposta turistica innovativa e alternativa, lanciata dal Comune di Tricase, in associazione con Castro, Melendugno, Salve ed Ugento


TRICASE – Torri costiere come sentinelle sul mare e patrimonio di arte, storia e cultura: è l’idea promossa nella proposta turistica lanciata dal Comune di Tricase, presente anche quest’anno alla Borsa internazionale del turismo di Milano dal 9 all’11 febbraio negli spazi espositivi, in associazione con Castro, Melendugno, Salve ed Ugento.

La proposta è raccontata dal titolo stesso: “Sentinelle sul mare: storia, arte e cultura delle torri costiere”. L’idea è quella di presentare un prodotto turistico di qualità, che seppur connesso al mare offre una visione alternativa della sua classica fruizione.

Le torri costiere, infatti, storico presidio per le civiltà del passato per difendersi dalle insidie provenienti proprio dal mare, diventano oggi un modo per ripercorrere un tratto di storia e cultura del Salento ancora non del tutto esplorato. Monumenti di un rapporto della terra col mare che, nel mutare nei secoli, resta inscindibile. Ma, al contempo, traccia per addentrarsi nell’entroterra e aprire a scenari turistici suggestivi, in cui il mare non è più necessariamente il protagonista principale.

Ne sono un esempio i sentieri naturalistici. Non a caso il territorio di Tricase è località attraversata da storiche rotte come la Via Francigena e la rotta dei Fenici, riconosciute a livello internazionale.

“Quelle torri che un tempo vegliavano sulle comunità insediatesi lontano dalla costa, oggi sono sentinelle che vegliano sull’identità della Terra d’Otranto – spiega la vicesindaca con delega al turismo, Francesca Longo -, testimoniando cosa è e cosa è stata. Nasce così l’idea di dare risalto proprio a questi tratti culturali spesso nascosti del nostro territorio: i tratturi, le nostre meravigliose campagne, la loro vegetazione, le case tipiche contadine, come le pajare. Meraviglie che portano il visitatore a muoversi su rotte nuove, che al contempo fanno rete e connettono i territori”.

A presentare il progetto nella tre giorni milanese una delegazione istituzionale composta dagli assessori regionali Gianfranco Lopane e Alessandro Delli Noci, dal sindaco Antonio De Donno, dalla vicesindaca Francesca Longo, e da Rosanna Zocco, presidente del consiglio comunale (per Tricase), dal sindaco Maurizio Cisternino e l’assessore al turismo Francesco Stella (per Melendugno), dal vicesindaco di Castro, Alberto Capraro, da Anna Chiara Congedi, assessora al turismo di Ugento, e da Francesco De Giorgi, assessore al turismo di Salve.

 

Giovedì 13 febbraio presentazione del libro di Massimo Oggioni “Un territorio di frontiera. Il capo di Leuca tra Oriente e Occidente 1480-1580”
Da corrieresalentino.it del 10 febbraio 2025

LECCE – Giovedì 13 febbraio alle ore 18,00 a Lecce presso la Fondazione Palmieri, in Vico dei Sotterranei, sarà presentato il volume di Massimo Oggioni “Un territorio di frontiera. Il capo di Leuca tra Oriente e Occidente 1480-1580” (Edizioni Grifo). Interverranno il prof. Mario Spedicato (Presidente della Società di Storia Patria per la Puglia- Sezione di Lecce), il prof. Gianclaudio Civale (Docente di Storia Moderna presso l’Università degli Studi di Milano) e l’Autore.

Il libro

Un lavoro su di un territorio che era frontiera geografica e culturale, in un momento che fu esso stesso frontiera: il passaggio dal medioevo all’età moderna. I limiti temporali (labili e sfumati, ma pur sempre limiti) entro cui il lavoro si è concentrato, sono il 1480 ed il 1580.

Si è analizzato il capo di Leuca nel secolo compreso tra la presa di Otranto da parte ottomana, evento epocale sotto diversi punti di vista, ed il completamento dell’opera di armamento delle numerose torri costiere che sarebbero sorte sui litorali salentini nella seconda metà del Cinquecento.

Un secolo di grandi stravolgimenti in cui una parte del mondo avrebbe cambiato il proprio assetto, le proprie prospettive e di propri punti di vista, in cui gli orizzonti geografici e culturali si sarebbero ampliati in maniera imprevedibile e in cui si sarebbero ridefiniti i ruoli delle vecchie e nuove potenze, che questo mondo avrebbero preteso e tentato di controllare, o avrebbero cercato almeno di non esserne escluse.

 

Scheda tecnica

autore: Massimo Oggioni

titolo: Un territorio di frontiera. Il Capo di Leuca tra Oriente e Occidente 1480-1580

formato: cm. 17×24

pagine: 176 con illustrazioni a colori

ISBN: 9788869944413

prezzo: euro 24,00

 

Saccheggiata l’ex Polveriera a Volpago, Zanoni: “Valuterò l’ipotesi di un esposto per danno erariale”
Da oggitreviso.it del 10 febbraio 2025

Gli edifici sono stati svuotati: rubato anche tutto il rame presente nell'ex base militare

VOLPAGO DEL MONTELLO – Una vera e propria razzia quella perpetrata nella ex Polveriera di Volpago del Montello. Un fatto doppiamente grave, visto che si tratta di un bene pubblico, la cui proprietà è stata trasferita dal Ministero della Difesa al Comune. Da quanto emerso, una banda ben organizzata e attrezzata, ha spogliato ti tutto ciò che aveva un valore commerciale la struttura: elementi in rame, cucine, arredi, persino i termosifoni. Sulla questione è intervenuto di recente il Consigliere regionale Andrea Zanoni, di Europa Verde, primo civile a entrare nell’ex base militare poco prima del trasferimento della proprietà dal demanio militare alla Municipalità di Volpago, quando il politico era un parlamentare europeo.

Ben conoscendo lo stato dei luoghi, prima del saccheggio, Zanoni ha deciso di documentarsi per valutare se procedere con un esposto alla Corte dei Conti. Quindi rivolgendosi direttamente al Sindaco Paolo Guizzo, il consigliere regionale ha affermato: “Se io fossi il sindaco sarei preoccupato perché siamo di fronte a un danno erariale. Non basa acquisire un bene pubblico, occorre anche preservarlo ed evitare che succedano fatti simili”. Zanoni ha quindi fatto notare come l’entità del saccheggio sia stata tale da ipotizzare che i ladri siano ripetutamente entrati nell’ex Polveriera anche con mezzi di trasposto vistosi, come dei camion, lavorando indisturbati alla spogliazione della struttura, per diverso tempo: cosa che fa presupporre a un vero e proprio piano criminale.

 

VOLPAGO DEL MONTELLO | MARCON:«LA PROVINCIA PRONTA A “SALVARE” L’EX POLVERIERA»
Da antennatre.medianordest.it del 9 febbraio 2025

VOLPAGO DEL MONTELLO – L’ex polveriera di Volpago sempre piu’ al centro dell’attenzione di cittadini e istituzioni. Dopo i nostri servizi anche l’ente Provincia si dice pronta a condividere un piano comune di recupero e riutilizzo dell’ex area militare sul Montello. || Servono Idee per l’ex polveriera del Montello. E’ questa la posizione dell’ente provincia di Treviso dopo la situazione di furti, vandalismi e degrado dell’ex struttura militare ora del comune di Volpago descritta nei servizi di Antenna Tre.Presidente convinto che il mantenimento e lo sviluppo dell’area di 100 ettari con oltre un centinaio di immobili e decine di chilometri di percorsi interni sia un impegno troppo oneroso per un comune come Volpago e che solo con il sostegno di tutti si possa rilanciare uno dei luoghi piu’ suggestivi del Montello. Partendo dal presidio contro furti e vandalismi da attivare il prima possibile utilizzando anche le moderne tecnologie di videosorveglianza.

Intervistati STEFANO MARCON (Presidente provincia di Treviso) (Servizio di Lucio Zanato)

 

Nel bunker antiaereo stagionano i formaggi
Da pugliaplanet.com del 9 febbraio 2025

Di Corrado Olocco

VALLE BORMIDA In tempo di guerra, quello che oggi si chiama Rifugio del lauro accoglieva gli abitanti di Cengio quando suonava l’allarme antiaereo.

Oggi, nelle gallerie di cemento scavate sotto decine di metri di roccia, stagionano e si affinano formaggi. L’idea è stata di Fabrizio Pera, titolare con la moglie Gloria e la figlia Beatrice dell’azienda Pera formaggi, a Saliceto.

Nel paese della Valle Bormida cuneese la ditta di stagionatura è nata una ventina d’anni fa, in una cascina di località San Michele, e di recente si è ingrandita con la realizzazione di un moderno stabilimento.

«Mio padre, però, cercava un posto unico per affinare i formaggi», racconta Beatrice.

Tramite un amico, Fabrizio Pera scoprì l’esistenza, a Cengio, di un vecchio rifugio antiaereo.

L’ultimo a usarlo era stato un ortolano del paese per coltivare champignon. Nel 2018 Pera lo ha acquistato all’asta dal Demanio.

Non c’erano altri acquirenti. Nessuno aveva pensato a quel luogo abbandonato da decenni.

 

I cengesi più anziani ricordano quando, nei primi anni del Dopoguerra, andavano a giocare nelle vecchie gallerie, ma solo Fabrizio Pera ha avuto l’idea di dare nuova vita al bunker.

«Il nome Rifugio del lauro nasce dal fatto che, sulla scarpata, c’erano molte piante di alloro», racconta Beatrice.

Per trasformarlo in un locale di stagionatura non sono stati necessari particolari interventi.

Il pavimento è stato rimesso in sesto in qualche punto, è stata installata una condotta per il ricambio dell’aria, alcuni spazi sono stati trasformati in locali di servizio ed è stato sistemato l’ingresso.

La struttura è, in sostanza, la stessa di oltre ottant’anni fa. La galleria principale è lunga 80 metri e può arrivare ad accogliere circa diecimila forme di formaggio.

L’umidità attorno al 96 per cento e la temperatura stabile sui 10-12 gradi la rendono ideale per la stagionatura.

 

«Stiamo ancora effettuando test per vedere quali formaggi sono più adatti a essere affinati nel rifugio.

Selezioniamo solo prodotti dietro ai quali c’è il lavoro dei casari e il rispetto della tradizione.

Cerchiamo la qualità, non vogliamo appiattire il gusto. Scegliamo i formaggi in base al procedimento di lavorazione rispettando severi standard di qualità, superati i quali possono accedere alla fase di affinamento», afferma Beatrice, che sottolinea l’importante collaborazione avviata da qualche tempo con l’Onaf.

Una nicchia a metà della galleria può anche essere usata come piccolo spazio per degustazioni e, pensando al passato della struttura, assaggiare formaggi là sotto è una sensazione insolita e affascinante.

Nei progetti dell’azienda ci sono anche l’allestimento all’esterno di uno spazio per degustazioni e l’organizzazione di visite guidate, magari in occasione di iniziative promosse in paese.

 

La seconda vita del Rifugio del lauro è appena iniziata.
 

 

Cetara, oggi si presenta il volume “Sentinelle di Pietra” dedicato alle torri di guardia della Costiera Amalfitana e Sorrentina
Da ilvescovado.it del 8 febbraio 2025

Un viaggio alla scoperta delle torri di guardia della Costiera Amalfitana e Sorrentina
 

L’evento, organizzato dal Comune di Cetara in collaborazione con il Rotary Club Costiera Amalfitana, vedrà la partecipazione di illustri relatori e studiosi

Questa sera, sabato 8 febbraio 2025, alle ore 18.30, la suggestiva Torre di Cetara ospiterà la presentazione del volume "Sentinelle di Pietra - Le Torri di guardia e di difesa della Costiera di Amalfi e di Sorrento", un'opera che pone al centro della riflessione il valore storico, architettonico e culturale delle torri costiere, autentiche sentinelle del nostro passato e testimoni del nostro futuro.

L'evento, organizzato dal Comune di Cetara in collaborazione con il Rotary Club Costiera Amalfitana, vedrà la partecipazione di illustri relatori e studiosi. Dopo i saluti istituzionali del sindaco di Cetara, Fortunato Della Monica, e della presidente del Rotary Club, Amalia Pisacane, la serata entrerà nel vivo con gli interventi di esperti del settore.

Relatori e interventi

Tra i protagonisti dell'incontro, l'architetto Giovanni Ercolino, che illustrerà il percorso di ricerca del padre Romolo Ercolino, autore di importanti studi sulle torri costiere, fino alla pubblicazione di "Sentinelle di Pietra". Accanto a lui, il professor Guido D'Agostino, già docente di Storia Moderna all'Università Federico II, offrirà una lettura storica del tema, evidenziando il valore strategico e simbolico delle torri di guardia e di difesa della Costiera Amalfitano-Sorrentina.

A impreziosire la serata saranno anche gli interventi di:

  • Andrea Di Lieto, Past President del Rotary Club Costiera Amalfitana;

  • Secondo Squizzato, Console del Touring Club Italiano per la Costiera Amalfitana;

  • Costantino Montesanto, avvocato e cultore di storia locale;

  • Giuseppe Liguori, architetto e studioso del patrimonio storico.

Il dibattito sarà moderato dal giornalista Alfonso Bottone.

L'incontro rappresenta un'opportunità unica per riscoprire il patrimonio fortificato della Costiera Amalfitana e Sorrentina, spesso dato per scontato ma di fondamentale importanza nella difesa del territorio nei secoli passati.

 

No alla base militare: passeggiata di protesta del Movimento contro l'infrastruttura
Da heraldo.it del 7 febbraio 2025

L'appuntamento è per sabato 8 febbraio alla Tenuta Isabella a Pontedera

“Insieme possiamo fermarla”. Parte da questo slogan la giornata di mobilitazione del Movimento No Base contro il progetto dell'infrastruttura militare dei Carabinieri, che oltre alla base vera e propria a San Piero a Grado, nel Parco di San Rossore, prevede la costruzione di un'altra struttura presso l'area della Tenuta Isabella a Pontedera.

Il nodo della Valdera del Movimento domani, sabato 8 febbraio, promette battaglia per dire no al progetto attraverso una giornata di approfondimento sul campo, una passeggiata proprio intorno alla Tenuta, che a partire dalle 14,30 partirà dall'ingresso posto in via Bientinese per costeggiare l'area lungo l'argine dello Scolmatore e illustrare ai presenti di quali progetti si parla in merito alle infrastrutture previste.

Alle ore 18 poi, presso i locali del circolo Arci 'Il Botteghino' in località La Rotta, sarà presentata l'ultima parte (la terza) della guida redatta dal Movimento No Base di Pisa interamente dedicata al progetto. "Sarà un momento utile per informarsi - dicono dal Movimento - e non cadere nella trappola delle menzogne e le false promesse che in questi anni Governo e istituzioni locali a vario titolo hanno portato avanti in merito al progetto, ai suoi impatti, ai costi".

A seguire, sempre a La Rotta, si terrà una pizzata di solidarietà al circolo Arci. Informazioni al numero 3391576245.

 

Tour guidato nei Bunker Antiaerei di Dalmine
Da ecodibergamo.it del 6 febbraio 2025

Alle 10, 11, 15 e 17 visite guidate nei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale di Dalmine, un'occasione per scoprire le opere di protezione per la popolazione, progettate nel 1939 dalla commissione per la difesa antiaerea.

I rifugi antiaerei di Via Trieste, nel cuore del quartiere operaio di Dalmine (quartiere Garbagni), riaprono al pubblico.

Sono visitabili solo con tour guidato nelle date a calendario. Il tour dura circa 45 minuti e si svolge anche in caso di maltempo.

Si ricorda che i bunker godono di ambienti estremamente ampi ma sono posti ad una profondità di 20 metri di profondità (non è presente ascensore).

Le visite guidate si svolgeranno alle 10, alle 11, alle 15 e alle 17.

Prenotazione on line

Info

Il biglietto costa 8 euro e comprende l'ingresso ed il tour guidato nei rifugi antiaerei di Dalmine.
Punto di ritrovo e partenza: ingresso dei rifugi.
Gli ingressi sono limitati, è obbligatoria la prenotazione.

Contatti: 02-90939988, info@bunkerdalmine.it

 

Ciad, l’esercito francese restituisce l’ultima base nel Sahel
Da africarivista.it del 7 febbraio 2025

Di Céline Nadler
La Francia ha completato il suo ritiro militare dal Sahel, consegnando l’ultima base in Ciad all’esercito ciadiano. Questo segna la fine di 125 anni di presenza militare francese nella regione, iniziata con il sostegno durante la Seconda guerra mondiale.

La Francia non ha più una presenza militare nel Sahel, dopo aver consegnato giovedì la sua ultima base nella regione all’esercito ciadiano. Lo hanno annunciato gli stati maggiori dei due Paesi.

“Il ritorno della base del sergente Adji Kosseï a N’Djamena completa definitivamente la presenza francese in Ciad, conformemente alla volontà delle alte autorità ciadiane”, ha indicato lo stato maggiore dell’esercito del Ciad in un comunicato stampa pubblicato alla vigilia della cerimonia ufficiale prevista venerdì per celebrare questa partenza. “Il campo di Kosseï è stato consegnato oggi (giovedì) all’esercito ciadiano”, gli ha fatto eco da Parigi il portavoce dello stato maggiore dell’esercito francese, il colonnello Guillaume Vernet.

Secondo la stessa fonte, gli ultimi 180 soldati hanno lasciato il suolo ciadiano nel corso della giornata e sono stati trasferiti insieme all’equipaggiamento da combattimento in Francia; sul posto restano solo i container che saranno riportati via terra e via mare da fornitori di servizi privati.

Il Ciad è stato l’ultima nazione del Sahel in cui era presente la Francia. Qui Parigi ha schierato fino a 5.000 soldati nell’ambito dell’operazione anti-jihadista Barkhane, conclusasi alla fine di novembre 2022. Da allora, altre quattro ex colonie francesi – Niger, Mali, Repubblica Centrafricana e Burkina Faso – hanno ordinato a Parigi di ritirare il suo esercito dai loro territori, dove storicamente aveva sede.

Il Ciad, dove erano rimasti di stanza mille uomini, annunciò a fine novembre la sua sorprendente decisione di rompere gli accordi militari con la Francia. La partenza dei caccia francesi il 10 dicembre fu seguita dalla restituzione delle basi di Faya, nel deserto nord-orientale, il 26 dicembre, poi di quella di Abéché, l’11 gennaio. Il campo di Kosseï costituiva il più grande delle tre basi militari francesi in Ciad. Al momento della restituzione di Abéché, le autorità ciadiane annunciarono che il 31 gennaio, data “imperativa”, irreversibile” e “non negoziabile”, avrebbe segnato “la partenza definitiva delle forze francesi”.

“Le tre basi degli elementi francesi in Ciad vengono tutte consegnate all’esercito nazionale ciadiano, l’ultima oggi, 30 gennaio 2025”, si legge nel comunicato stampa ciadiano.

Secondo il presidente ciadiano Mahamat Idriss Déby Itno, al potere dal 2021, gli accordi di cooperazione con la Francia sono diventati “completamente obsoleti” di fronte “alle realtà politiche e geostrategiche del nostro tempo”.

Secondo fonti militari francesi, i due eserciti si stanno separando in buoni rapporti. Sempre da parte francese, si afferma tuttavia che questa partenza dal Ciad segna la fine di un “vecchio” modello, quello di una presenza militare permanente nel continente.

La partenza degli ultimi soldati francesi dal Ciad con il ritorno della base di Adji Kosseï segna la fine di 125 anni di presenza militare francese in una città la cui storia è strettamente legata a quella dell’esercito francese, dal sostegno alla Seconda guerra mondiale al regime di Idriss Déby Itno durante le guerre contro la Libia. Campo militare fondato nel 1900, Fort- amy fu sotto l’amministrazione diretta delle truppe francesi fino al 1938. L’anno seguente vi fu ufficialmente creata la base aerea. Il governatore Félix Éboué fece poi del Ciad il primo territorio a schierarsi con il generale De Gaulle nel 1940, prima che, nel 1941, il generale Leclerc e le truppe coloniali partissero per conquistare Kouffra, in Libia, e riportare così la prima vittoria della Francia libera.

Dopo l’indipendenza, l’esercito francese rimase molto presente in questo sito strategico. Limousin, Bison, Tacaud, Manta, Épervier: le operazioni proseguirono lì per mezzo secolo, inizialmente a sostegno del presidente Tombalbaye contro le ribellioni del nord. Dopo averlo rovesciato, nel 1975 Félix Malloum chiese la partenza dei soldati francesi dal Paese, ma li richiamò l’anno successivo per contrastare i ribelli e le rivendicazioni territoriali libiche.

Nel 1983, al culmine della guerra contro le truppe di Muammar Gheddafi, Parigi schierò fino a 3.500 uomini al fianco di Hissène Habré. Fu poi Idriss Déby Itno a chiedere il sostegno della Francia a più riprese, in particolare nel 2008, quando una rivolta raggiunse N’Djamena.

Inoltre N’Djamena diventò il quartier generale dell’operazione antiterrorismo Barkhane, mentre la Francia mantenne altri due aeroporti nel Paese, a Faya-Largeau e ad Abéché. Alla fine di novembre, quando il presidente Mahamat Idriss Déby annunciò la fine dell’accordo di difesa con Parigi, nel Paese erano ancora presenti un migliaio di soldati francesi. In totale, tra il 1968 e il 2011, morirono in Ciad 158 soldati francesi, di cui 93 in combattimento.

Anche il Senegal sta negoziando la partenza delle truppe francesi entro la fine del 2025, mentre il personale militare francese sta subendo una riduzione in Costa d’Avorio e Gabon, in conformità con un piano di ristrutturazione della presenza francese in Africa occidentale e centrale.

La base francese di Gibuti, che ospita 1.500 soldati francesi, non è toccata da questa riduzione storica delle sue dimensioni, con Parigi che vuole farne un “punto di proiezione” per le “missioni” in Africa.

 

Inaugurata una nuova base militare sotterranea. «Può ospitare centinaia di missili»
Da tio.ch del 1 febbraio 2025

Si trova nella zona meridionale. Un paio di settimane fa ne era stata presentata un'altra

TEHERAN - La forza navale dell'Iran, due settimane dopo aver presentato un altro sito simile in grado di ospitare navi d'assalto a 500 metri di profondità, ha inaugurato oggi una nuova base navale sotterranea. Erano presenti il capo delle Guardie Rivoluzionarie, generale Hossein Salami, e il comandante navale, Alireza Tangsiri.

Sull'importanza della nuova struttura, la tv di Stato, che ha trasmesso le immagini, ha detto che «centinaia di missili da crociera in grado di contrastare la guerra elettronica dei cacciatorpediniere nemici sono conservati in questa città sotterranea». I missili, conservati in tortuose gallerie sotterranee, «possono essere operativi in pochissimo tempo» e «raggiungere i loro obiettivi nelle profondità del mare». Non è stata specificata la località in cui si trovano, si sa solo che è nell'Iran meridionale. Le immagini mostrano i lanciamissili conservati in tortuose gallerie sotterranee in una località non specificata dell'Iran meridionale.

È stato presentato anche un missile da crociera chiamato Ghadr-380: secondo Tangsiri, ha una gittata di 1000 chilometri.