Henri Alexis Brialmont

Ingegnere belga nato a Venlo nel 1821 e morto a Bruxelles nel 1903. Il Brialmont, autorità militare competente, nella sua, tra le ultime, opera" Les regions fortifies" scrive:

"I forti debbono potersi difendere contro ad un assalto o contro ad un attacco di sorpresa o di viva forza in altra maniera che con il fuoco delle torrette fiancheggianti e quello delle cupole del nucleo centrale. Bisogna dare alla fanteria il mezzo di entrare in azione, al momento critico, sulle banchine e sui terrapieni interni, per cercare di respingere gli assalitori col suo fuoco ed , occorrendo, a colpi di baionetta.

Questa difesa attiva, così utile per abbattere il morale dell'attaccante e per aumentare la fiducia della guarnigione, da nulla potrà essere rimpiazzata, ed è un errore credere che un forte non possa essere che una roccia artificiale, senza fosso, senza rampari, senza terrapieno interno, senza fanteria che prenda parte della difesa, dalla quale roccia emergano cupole mosse da macchine, con artiglierie manovrate da pochi uomini".

Non si può con maggior evidenza dimostrare di quanto resterebbe attenuata la resistenza di un forte contro gli attacchi violenti, qualora la difesa vicina fosse esclusivamente affidata alle artiglierie a tiro rapido, installate su affusti corazzati e scomparsa o costruzioni simili. Tale opinione è condivise all'epoca  dal russo Welitschko, dall'olandese Voorduin, dal rumeno Crainiciano, dai tedeschi Schumann, Muller e Schott, dall'austriaco Leithner, dai francesi Laurent, Courbin, i nostri Lo Forte, Rocchi e tanti altri che hanno pubblicato in questi ultimi anni importantissimi studi di fortificazione moderna e di organizzazioni di difese complesse delle località.

Dopo l'esame dei risultati di tiro ottenuti dalla Krupp in Germania, con il mortaio rigato da 21cm, aumentò lo spessore delle coperture in un locale coperto da una volta di calcestruzzo. Nei forti di Liegi e di Namur si sono tenute dimensioni di m. 2,50 e fino a m. 4,00 nelle polveriere; addirittura in certi casi, in tali opere, si giunse a m. 5-6.00

Fu fautore (assieme al Rocchi, Voorduin, Laurent, Schott, Deguise e Leithner) dei campi trincerati con cintura di opere staccate permanenti grandi e piccole, e batterie permanenti ed occasionali negli intervalli.

In tutti i casi, il Brialmont rappresentava la continuazione del periodo precedente all'attuale storia della fortificazione, ed è molte volte in opposizione ai principi che si chiamano della nuova scuola. Egli cerca una soluzione conveniente nelle modificazioni dei particolari e non in una riforma radicale dei sistemi difensivi e propone di rinforzare le murature sostituendo con il calcestruzzo i mattoni o il pietrame, di coprire l'armamento fisso tramite cupole o torri.

Ad esso fu data carta bianca per dare vita ad Anversa alla più poderosa fortezza europea: un complesso fortificato capace di ospitare più di 100.000 uomini. Fu costruita una nuova cinta difensiva, una barriera costituita da undici fronti bastionati che circondavano la città con un perimetro di 14,5 km, i cui estremi si congiungevano lungo le rive della Schelda. Davanti alla cinta bastionata venne poi realizzato un anello di forti, lontani dall'opera principale circa 5 km. Infine furono costruiti altri nove forti, distanti circa 2,5 km l'uno dall'altro; fortificazioni gigantesche, in grado di contenere una guarnigione di un migliaio di uomini, circa 120 cannoni e una quindicina di mortai.

Nel 1878 venne decisa la creazione di una nuova serie difese lontane 11 km dal centro cittadino; una cintura di opere esterne di ben 92 km di lunghezza. Poco dopo, venne adottata anche l'idea di difendere in qualche modo un'ulteriore parte del territorio nazionale sbarrando la valle della Mosa e sistemando una serie di forti intorno a Namur e a Liegi. Anch'esse furono eseguite dal Brialmont.

Pubblicazioni del Brialmont