"Ci sono toponimi caratteristici nelle nostre città la cui origine è ormai solo nei ricordi di chi non c’è più. Ci sono luoghi dimenticati, a volte perché abbandonati, a volte perché inaccessibili. Eppure, anche nella Città che conserva la gran parte delle vestigia della Storia antica, e anche di quella più recente, ci sono quindici 'giganti dormienti' che costellano, ormai inglobati, il tessuto urbano della metropoli. Si tratta dei quindici Forti del Campo Trincerato di Roma (e delle quattro Batterie) che furono fatti erigere all’indomani della proclamazione di Roma quale Capitale del Regno". A dirlo è Francesco Bosticco, ufficiale nella Guardia di Finanza, in un articolo a sua firma pubblicato sul magazine Infosec.news.
Tra i primi atti del Governo insediato nella Città Eterna (evidentemente memore dei fatti del 1849 e dell’epilogo della Repubblica Romana, che si concluse con l’ingresso a Roma dei Francesi attraverso la via Aurelia per ripristinare il Papa Re) - si legge nell'articolo -, fu commissionato uno studio strategico sulla protezione della Capitale che si concluse con la decisione ed il finanziamento per la costruzione di una cintura di difesa della città, che ormai non poteva più essere efficacemente protetta dalle care, buone vecchie Mura Aureliane. In aderenza alle moderne teorie militari dell’epoca, si decise di proteggere la città con un 'Campo Trincerato', cioè una cintura di postazioni fisse a corona intorno all’abitato, ad una distanza di circa 4/5 chilometri dalla cinta Aureliana, distanziati di circa 2/3 chilometri l’uno dall’altro e che, con le artiglierie di cui venivano dotate, avrebbero potuto coprire l’intero territorio circostante con un 'tiro incrociato'. La scelta cadde su modelli di Forte di 'tipo prussiano', parzialmente interrati, e praticamente invisibili ad un’osservazione da parte di eventuali attaccanti, situati di fatto in aperta campagna all’epoca.
I cantieri di costruzione, ricostruisce Bosticco, "furono avviati per i primi sette nel 1877 (con i Forti Aurelia Antica, Boccea, Casal Braschi, Monte Mario, Portuense, Bravetta e Appia Antica) e si conclusero con il completamento dell’ultimo degli altri otto nel 1882 (Ardeatina, Casilina, Ostiense, Pietralata, Prenestina, Trionfale, Tiburtina e Monte Antenne). Per dover di cronaca, le quattro Batterie (conclusi i lavori nel 1891) erano la Tevere (non più esistente), Porta Furba, Appia Pignatelli e Nomentana".
"I Forti e le Batterie di Roma - continua l'autore - in realtà non spararono mai un solo colpo (ma non ci addentreremo in questioni da Corte dei Conti…) e furono dismessi nel 1919, dopo il trasferimento dei pezzi d’artiglieria sul Fronte Orientale (dove purtroppo erano sicuramente più utili in quel momento). Dopo quella data, ognuno dei Forti iniziò una propria 'seconda vita' demaniale: alcuni abbandonati, alcuni adibiti a depositi o magazzini, altri riciclati come caserme o assegnati ad Istituzioni dello Stato (come Forte Braschi, che già dal 1925 ospita la sede dell’Intelligence nazionale)".
"Ho la fortuna di far parte di un’Amministrazione che, dal 1958, ha in consegna uno di questi manufatti, il Forte Aurelia Antica e, dopo molti anni di oblio e di utilizzo come mero 'spazio utile per metterci cose, che non si sa mai', ha preso coscienza dell’importanza di questo pezzo della storia di Roma e ne ha deciso il restauro e la riqualificazione per una ormai prossima fruizione al pubblico", sottolinea Bosticco.
"Storie ed eventi hanno accompagnato questo 'gigante addormentato', che sta per riemergere dall’oblio di un’oscura caserma per trasformarsi in un luogo di recupero della memoria e dello spazio, in un quartiere popoloso di Roma, dove giaceva dietro al filo spinato, dimenticato da tutti. In questi giorni il Fai – Fondo Ambiente Italiano – sta raccogliendo i voti dei lettori e degli appassionati, per nominare i nuovi 'Luoghi del Cuore'. Votatelo - è l'invito - se vorrete supportare questo lavoro includendolo nel circuito Fai. Presto il Forte aprirà il suo portone per accogliere nuovamente i romani, come ha fatto nel passato, con un’Esposizione temporanea per i 150 Anni di Roma Capitale e, al termine dei lavori, con spazi di svago e di cultura pieni di cimeli, storia e storie, esperienze visuali ed emozionali non comuni".