di Mauro Tedde
L’Anglona è ricca di fortificazioni costruite dai Doria e Malaspina a Osilo e Chiaramonti
Oltre al grandioso castello dei Doria che dal promontorio di Castelsardo su cui si erge domina il golfo dell’Asinara, l’Anglona va fiera anche di altre rocche e castelli medievali che sorgono nella parte più interna del territorio. Ad iniziare dal castello dei Malaspina ad Osilo, fortezza costruita intorno al XII secolo dalla nobile famiglia italica di origine longobarda che gli dette il nome. Posto sulla sommità del monte Tuffudesu (650 m.s.l.) a guardia del centro abitato che si estende ai suoi piedi e a presidio delle frontiere fra l’Anglona, la Gallura e la Nurra il castello in seguito entrò in possesso degli Aragonesi e vi rimase sino al 1365, anno in cui esso venne espugnato dal giudice Mariano d’Arborea.
La rocca di Osilo fu ancora al centro di aspre contese, fin verso la metà del 1400, quando iniziò il suo lento declino e nel 1720 passò, con tutta la Sardegna, sotto Casa Savoia. Assolta la sua funzione militare il castello venne abbandonato e andò in quasi totale rovina, finché nei primi anni ’60 del ’900 non subì un parziale restauro. Pur trovandosi in una importantissima posizione strategica, il castello non era di grandi dimensioni con una superficie interna di circa mille metri quadri. Della originaria fortezza restano oggi le due torri e la cinta muraria. Il castello si raggiunge attraverso le strette viuzze del centro storico di Osilo ancora in acciottolato. Dalla grande terrazza si gode di una straordinaria vista su larga parte della Sardegna Nord-Occidentale e del golfo dell’Asinara. Un altro antichissimo castello svetta in cima al colle San Matteo che domina l’abitato di Chiaramonti. Fatta edificare intorno al 1100 dalla famiglia genovese dei Doria la rocca venne conquistata dagli aragonesi nel 1348 da Rambaldo di Corbera ma poi nel 1350 venne restituita a Brancaleone e Matteo Doria dal re d’Aragona.
Assegnata successivamente all’arcivescovo di Arborea fu poi ceduta probabilmente nel 1443 al sassarese Angelo Cano dal quale fu abbandonata e lasciata cadere in rovina. Sui suoi ruderi venne edificata la parrocchiale di San Matteo. Anche per raggiungere questo castello bisogna attraversare il centro storico del paese e le sue anguste stradine che ricordano per la loro struttura i carrugi genovesi, tanto che una di esse viene ancora chiamata dagli abitanti del paese Carruzzu longu. Una volta raggiunta la cima si può godere di un vasto panorama che spazia dal monte Sassu al Limbara, da monte Ruju a monte Alma e alle fertili vallate di Martis, Laerru, Perfugas e Nulvi e che, nelle giornate chiare, lascia intravedere i monti della Corsica. Un’altra fortificazione medievale di grande fascino è la rocca di Casteldoria che sorge in territorio di Santa Maria Coghinas, anche questa al centro delle vicende che riguardano Genova, la Corona d’Aragona, gli Arborea, i Malaspina e le guerre dei giudicati sardi. Come richiama il nome è stata edificata intorno al XII secolo dalla famiglia Doria che aveva forti interessi nel nord della Sardegna, tra cui anche l’importante Castelsardo. Dalla metà del XIV secolo la fortezza, insieme a quella di Chiaramonti cadde in mani aragonesi, occupata da Rambaldo de Corbera per conto di re Pietro IV di Aragona nel 1354.
Il castello passerà poi ad Eleonora d’Arborea fino ai primi anni del 1400 ma nei secoli successivi passerà per molte mani e molti sovrani subendo però un lento declino che lo porterà agli inizi del 1700 ad essere saccheggiato, demolito e danneggiato dai piemontesi insediatisi nell’isola. La fortificazione di carattere fortemente genovese oggi è in stato di semi abbandono ed è situata in cima ad una rupe denominata Monti di lu Casteddu o anche Monti Urtigiu, a circa 220 m s.l.m. Ci si arriva dalla provinciale che collega Santa Maria Coghinas a Perfugas imboccando un strada sterrata a sinistra. La torre con la sua forma pentagonale supera i 20 metri di altezza. Insieme ad essa e alle mura perimetrali sono visibili altri materiali e soprattutto i resti che rimandano al borgo antico sorto, molto probabilmente, in contemporanea col castello nella seconda metà del 1200. «La presenza dei castelli in Anglona è senza dubbio uno degli aspetti che stanno a significare l’importanza di questo territorio da sempre – spiega Giovanni Ligios, presidente dell’Unione dei Comuni Anglona e bassa valle del Coghinas – e tra gli obiettivi del nostro ente c’è sicuramente quello di metterli in rete e renderli fruibili. Già ad agosto sarà possibile attraverso il patrocinio dell’Unione dei Comuni».