L’iniziativa,
che va da Trento a Messina, offre visite,
approfondimenti e passeggiate
Di
PEPPE AQUARO
Un personaggio che l’Italia l’ha fatta
davvero, Camillo Benso conte di Cavour, un
giorno — stanco e probabilmente pessimista —
pronunciò una di quelle frasi da regalare ai
posteri — «L’Italia è la terra dei cento
campanili» — nella quale c’era un po’ tutto:
disuguaglianze, mancanza di identità e
principi feudali ancora dominanti. Ma questo
Paese, quando il senso di una unità d’Italia
era lontanissimo anni luce, un suo ideale e
unitario skyline ce l’aveva già, eccome.
Fatto di fortezze, lunghi camminamenti con
torri d’avvistamento e cucuzzoli dai quali
osservare valli e nemici. Si chiamavano
castelli. Finiti nell’immaginario dei
disegni dei bambini e ripescati dalle
favole.
FORTE AURELIA, IL FUTURO MUSEO Di fatto,
siamo in presenza, oggi come ieri, di veri e
propri monumenti da preservare e ai quali
val bene dedicare uno o due weekend
all’anno. Per farli sentire ancora vivi. Ed
è ciò che accade con «Le Giornate nazionali
dei castelli», promosse dall’Istituto
italiano castelli, in collaborazione con le
Giornate europee del Patrimonio, giunte alla
24esima edizione e pronte a riabbassare il
ponte levatoio il 23 e 24 settembre
prossimi. Per la verità, gli eventi dedicati
a fortezze, torri, cinte murarie ed edifici
fortificati delle dodici regioni che hanno
risposto all’appello, sono iniziate lo
scorso 16 settembre, quando, per esempio, a
Roma, è stato aperto per la prima volta al
pubblico Forte Aurelia, costruito nella
seconda metà dell’800, attualmente in
restauro e che sarà definitamente fruibile
da parte del pubblico tra due anni nella
nuova veste museale, essendo già la
propaggine estrema della Valle dei Casali.
Ma il clou, da nord a sud del Paese, ci sarà
in questo weekend. ABRUZZO, TRA CASTELLI E
TERME ROMANE Spostandoci in Abruzzo, a
Vasto, sabato 23 (ritrovo in piazza
Rossetti, dalle 10.00), dopo una passeggiata
nel centro storico sulle tracce dell’antica
cinta muraria, alzando la testa ci si
ritroverà davanti all’imponente Torre
Bassano, sviluppata su pianta circolare e su
quattro piani. Ma al di là dell’imponente
progetto difensivo fatto erigere nel XVI
secolo dal capitano di ventura Giacomo
Caldora, il sabato a Vasto è l’esempio
perfetto per comprendere come le Giornate
siano anche l’occasione per conoscere siti
collaterali e itinerari turistici da
percorrere a piedi. A Vasto, infatti, le
Giornate dei Castelli condurranno fino al
complesso archeologico delle terme romane di
Histonium.
BERGAMO E BRESCIA AL TEMPO DELLA SERENISSIMA
Dal Sud Italia al Nord lombardo, a Bergamo,
per passeggiare e conoscere meglio la città
fortificata, ovvero le opere di difesa
veneziane edificate tra il 1500 e il 1600.
Il ritrovo per sabato e domenica prossimi
(dalle 10 alle 13.00) è davanti all’Orto
botanico, che si inserisce nel bastione più
settentrionale delle mura, sorte a a difesa
della parte più antica della città,
tagliando fuori i borghi che si erano
sviluppati al suo esterno verso la
pianura,incontrando non poche difficoltà per
la conformazione orografica del terreno. E
dopo aver superato porta Sant’Alessandro e
il suo vano superiore, arriveremo a porta
San Giacomo ai piedi della quale sono
presenti degli orti in uso a una cooperativa
sociale. E dopo Bergamo, non potevamo che
raggiungere Brescia, essendo le due città
unite dal titolo di capitale italiana della
cultura, dove, questa domenica, si potrà
visitare (alle 14.30 e alle 16.00) il
Castello di Brescia, un’imponente struttura
fortificata costruita sul colle Cidneo che
domina la città.
UNA TESI IN «CASTELLOLOGIA» C’è poi chi li
studia i castelli, scegliendoli come tesi di
laurea. Potremmo farcene una idea, questo
sabato, dalle 10.00, se ci trovassimo a
Messina, all’Accademia Peloritana dei
Pericolanti, dove saranno esposte le
migliori tesi di laurea (degli ultimi 20
anni) sui castelli, alle quali è andato il
premio «Salvatore Boscarino». Il giorno
dopo, le tesi saranno esposte nel (alle
porte di Messina e tappa della Giornata dei
castelli in Sicilia), un fortilizio di
origine medievale, di epoca normanna, sorto
sui resti di architetture di origine romana
e islamica, e localizzato in Val Demone. Ma
è con i Branciforti che diviene un luogo di
rappresentanza politico-amministrativa. Ed è
proprio in questo periodo che la cappella
del XV secolo viene decorata pur mantenendo
una certa sobrietà e raccoglimento, mentre
la grande sala di rappresentanza al piano
nobile, forse già iniziata dai precedenti
baroni, venne completata o realizzata ex
novo. La grande sala venne quindi
ingentilita e ampliata, in modo da
rappresentare il prestigio e la ricchezza
raggiunti.
BELLI
DA VEDERE, MA COMPLICATI DA GESTIRE Le
Giornate dei castelli in Sicilia prevedono
anche una visita al castello di Serravalle,
a Mineo, nel Catanese (sabato 23, dalle 10
alle 14.00): parliamo di posto in cima ad
un’altura, arroccato su un banco roccioso,
Poggio Pizzuto, di forma allungata che
emerge dalle circostanti colline argillose.
Il Castello è tuttora punto di riferimento e
di orientamento per il territorio
circostante, caratterizzato da altri due
castelli, Mineo e Mongialino, a difesa della
sottostante Valle dei Margi. Intendiamoci,
girar per castelli è già una bella
avventura, ma è nel Dna delle «Giornate»
occuparsi anche di altri aspetti legati alle
antiche roccaforti: per esempio, sabato 23,
a Trento, oltre a visitare Castel Belasi
Campodenno, in Val di Non (documentato per
la prima volta nel 1291, in posizione
strategica rispetto alla viabilità antica.
La sua fondazione è verosimilmente legata
alla politica di affermazione della famiglia
tirolese di Mainardo in Val di Non, a
scapito dei conti di Flavon), dalle 9.30
alle 11.30 assisteremo a una conversazione
sul tema della gestione culturale dei
castelli da parte di fondazioni private, con
Alessandro Armani e Manuela Dalmeri, i quali
illustreranno due diverse esperienze sul
ruolo delle fondazioni (F.A.I. e Fondazione
CastelPergine Onlus) nella gestione e
valorizzazione di due castelli in Trentino.
SARDEGNA, IL MISTERO DELLA MEDUSA Anche in
Sardegna si parlerà di castelli come
occasione per riscoprire il territorio: il
castello di Medusa, a Samugheo (Oristano)
avvolto dal mistero (oltre che dalla natura)
sarà (sabato 23, dalle 16.30 alle 19.00: al
Museo unico regionale dell’arte tessile
sarda, sempre a Samugheo) l’oggetto
d’indagine per riscoprire «Un monumento da
vivere: tra storia e natura» e del quale si
conservano soprattutto le possenti mura
della corte centrale. Sulla stessa lunghezza
d’onda il Veneto, che risponde all’appello
delle Giornate con il sistema bastionato di
Treviso, risalente alla prima metà del 1500
e realizzato dalla Serenissima Repubblica di
Venezia in risposta alla costituzione della
Lega di Cambrai il 10 dicembre 1508.
TORRI E MURA BELLI DA POSTARE E anche qui,
come già accennato, ci sarà un convegno,
sabato, dalle 9.30, all’auditorium della
Fondazione Benetton Studi e Ricerche, avente
per tema, «Le strutture fortificate
nell’evoluzione delle città venete». Il
giorno dopo, visita al monumento (dal
torrione di Santa Sofia al bastione di San
Tomaso) che ha da poco compiuto 500 anni. Ma
tutto questo era solo un assaggio del tour
per castelli: perché, sono tante altre le
regioni che li ospitano e le storie da
raccontare: torre dopo torre e mura dopo
mura. A proposito, «Le Giornate nazionali
del castelli» sono un’opera aperta, un
cantiere in costruzione: ecco perché non
sarebbe male, comportandoci da dame e
cavalieri del Terzo millennio, aggiungere il
nome di un maniero sconosciuto o di una
cinta muraria dimenticata dalla storia,
semplicemente postandolo su https://www.instagram.com/istituto_italiano_dei_castelli.