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Palmanova rinnova le Gallerie sotterranee del Rivellino
Da imagazine.it del 30 ottobre 2023

Da lunedì 6 novembre inizieranno i lavori di rinnovamento e ampliamento. Fino a quella data saranno aperte e visitabili sabato e domenica, dalle 10 alle 12 e dalle 14 alle 17, oltre che tutta la settimana dal 30 ottobre al 3 novembre dalle 14 alle 17 (chiuse in caso di maltempo - info e prenotazione gruppi all’Infopoint Palmanova di PromoTurismo FVG 0432924815 - Biglietti interi 3 euro, gratis under 14).

Sono previste anche delle visite guidate gratuite alle “Macchine artificiose per costruir fortezze” (https://www.imagazine.it/notizie-trieste-gorizia-udine-friuli/14122), a cura della guida turistica regionale Maria Trevisi. Le date previste sono: mercoledì 1 novembre ore 14.30, giovedì 2 novembre ore 14.30, venerdì 3 novembre ore 14.30, sabato 2 dicembre ore 14.30 e venerdì 8 dicembre ore 10.45. Il ritrovo sarà davanti al Municipio, durata 1 ora e mezza circa, partecipazione gratuita.

Dopo il restauro e infrastrutturazione del primo tratto nel 2017, l’apertura al pubblico di Baluardo Donato, il meglio conservato della Fortezza, nel 2019, il Comune di Palmanova ha approvato il progetto definitivo-esecutivo di ampliamento e restauro delle gallerie sotterranee del Rivellino 2r1. Un intervento che raddoppierà il percorso di visita portandolo a più di 600 metri con l’obiettivo di renderlo più attrattivo dal punto di vista dell’esperienza multimediale e turistica.

Le Gallerie sotterranee, assieme a Baluardo Donato, sono uno dei luoghi più visitati della Fortezza UNESCO. Da gennaio a settembre 2023, sono stati registrati 7.284 ingressi, di cui 4.197 paganti. Nel 2022 il dato dei paganti era di 3.432 e nel 2021 era di 2.211. Un incremento su base annuale, rispetto allo scorso anno, che si attesterà attorno al +25%.

“Numeri importanti, con costanti aumenti a ogni annualità, che confermano Palmanova come un luogo di forte attrazione turistica. Stiamo promuovendo la città stellata in tutti i circuiti di guide turistiche dalle quali riceviamo riscontri positivi sul grande interesse dei visitatori a comprendere al meglio la struttura urbanistica della Fortezza”, commenta l’assessore comunale al turismo Silvia Savi.

“La Palmanova Underground, in questi anni, sta ottenendo un grande successo di visite. Ora questo percorso unico e particolare verrà rinnovato diventando ancora più interessante e ampio, prevedendo anche un allestimento multimediale avanzato che renda la scoperta del luogo ancora più coinvolgente. Vogliamo che queste gallerie siano adatte a tutti, grandi e bambini, che possano raccontare la storia della Fortezza. Un luogo unico ricco di fascino e mistero”, afferma Luca Piani, assessore comunale con delega ai Bastioni.

I lavori prevedono di realizzare un sistema di scolo dell’acqua piovana, posare un fondo drenante e un’adeguata pavimentazione, sistemare l’impianto elettrico e rinnovare completamente l’illuminazione, installare reti anti-animale e restaurare le cancellate d’ingresso. Il progetto prevede il risanamento delle murature tra gli elementi lapidei, il restauro conservativo delle testimonianze superstiti, l’esecuzione di consolidamenti localizzati del paramento e delle volte in corrispondenza delle principali lesioni, con tecniche e materiali tradizionali, secondo la prassi del restauro conservativo.

All’opera di recupero di questi spazi si affiancherà l’installazione di esperienze di visita interattive e multimediali. Un sistema di colonnine attrezzate fornirà, internamente alle gallerie, una connessione di rete wifi e un sistema multimediale, oltre che fungere da sistema d’illuminazione d’emergenza. Verrà installato anche un sistema d’allarme con videosorveglianza su più punti. L’offerta di visita turistica sarà implementata con un sistema di audioguide, torce a led, video immersivi e proiezioni multimediali. L’importo complessivo dei lavori previsti arriva a 427.000 euro, vincolati a un finanziamento del Ministero della Cultura.

Il Rivellino, che appartiene alla seconda cinta muraria, consiste in un terrapieno triangolare con muro di contenimento in pietre e mattoni, circondato da un fossato a secco, a protezione delle cortine, i punti più deboli del poligono murario. Questo complesso di percorsi sotterranei è caratterizzato da cinque ingressi, che danno accesso ad altrettante gallerie, di cui una principale e quattro laterali, convergenti nella principale formando due incroci. Durante il percorso si incontrano numerose nicchie con concrezionate calcaree.

Tutta la cinta bastionata di Palmanova è percorsa nel suo sottosuolo da un sistema di gallerie, alcune delle quali percorribili e visitabili. Le gallerie costruite all’interno dei rivellini furono denominate “gallerie di contromina” perché, all’occorrenza, potevano essere “minate” e fatte esplodere, per danneggiare i nemici in avvicinamento.

 

Fortezze di Puglia: Il Castello o Complesso Ciclopico Rupestre nei pressi di Melendugno
Da corrieresalentino.it del 29 ottobre 2023

Di Cosimo Enrico Marseglia

Il Salento, come del resto l’intera Puglia, è una terra ricca di storia, di leggende e di misteri che spesso nemmeno chi vi abita conosce perfettamente. Proteso come un ponte verso l’Oriente, funge da landa di collegamento fra le sponde dell’Adriatico, assorbendo da tempo immemorabile tradizioni, costumi, usanze di varie popolazioni nel tempo avvicendatesi, anche per breve tempo, e che hanno lasciato le loro indelebili impronte sul territorio. Prima di Roma qui abitavano Calabri e Salentini, popolazioni di origine iapigia, strettamente connesse fra loro, al punto che i Greci li accumunarono sotto il nome di Messapi, abitanti di quell’area da loro definita Messapia, che significa: Terra fra due Mari.

In aperta campagna, fra i comuni di Castrì,  Vernole e Melendugno, per la precisione lungo   a vecchia strada che collega quest’ultimo centro con Calimera, una piccola via sterrata piena di rovi, conduce ad una radura dove si erge una delle strutture più misteriose della zona: Il Castello o Complesso Ciclopico Rupestre. Si tratta di una tipologia di costruzione totalmente sconosciuta ed inusuale nel Salento, in parte simile ai nuraghi sardi di Barumini o di Tharros, ma anche paragonabili alle mura di Tirinto, antica città dell’Argolide, in Grecia.

Si tratta di una muraglia munita di piccole finestre nella parte superiore, che si unisce ad una torre troncoconica a pianta circolare, leggermente protesa all’infuori, probabilmente con funzioni difensive del complesso. Ulteriori locali addossati alle mura completano la struttura.

La suddetta torre, inoltre, risulta munita di una feritoia che consentiva l’illuminazione interna, oltre a fungere da piombatoio con compiti sempre difensivi. Ai lati opposti si collocano due dolmen parzialmente sottoposti al suolo, fra i quali si colloca una struttura a tolos [Nel mondo antico, costruzione circolare, come i grandiosi ipogei con corridoi e pseudo-cupola ogivale della civiltà micenea (per es., Tesoro di Atreo a Micene); questo tipo di struttura si riscontra in altre civiltà preistoriche (nuraghi sardi), in età storica in tombe di aree greche periferiche (in Sicilia a S. Angelo Muxaro e a Tapso), in tombe etrusche (così a Quinto Fiorentino), in cisterne e granai. Enciclopedia Treccani]. Si trattava probabilmente di un furnieddhru, un piccolo forno che, inoltre, permetteva la conservazione delle provviste ed il riparo per la gente. Le origini di questa struttura restano misteriosamente avvolte nelle pieghe del tempo, di sicuro però tale vestigia merita un maggiore riguardo, trattandosi dell’unica costruzione nuragica salentina.

 

Bomba nucleare B61-13, nuova arma per gli Usa: è 30 volte più potente di quella di Hiroshima. La simulazione
Da ilmattino.it del 28 ottobre 2023

Lo scopo? Quello di offrire maggiori capacità contro strutture particolarmente rinforzate

Trenta volte più potente di quella sganciata a Hiroshima. È la nuova bomba nucleare a cui stanno lavorando gli Stati Uniti. Il Pentagono ha svelato il piano. E presto sarà una delle armi più sofisticate dell'arsenale americano. Si chiama B61-13 ed è la versione aggiornata del modello precedente. Solo che è più forte. E anche più precisa.

Lo scopo? Quello di offrire maggiori capacità contro strutture particolarmente rinforzate, come centri di comando e controllo strategici sotterranei (oltre a obiettivi di area più ampia). Ma nel rapporto statunitense si legge anche come funziona e le caratteristiche. Devastanti.

La B61-13 sarebbe trasportabile da aerei moderni, rafforzando la deterrenza degli avversari e la garanzia di alleati e partner. Fornendo inoltre al Presidente americano opzioni aggiuntive contro alcuni obiettivi militari più difficili e di vasta area, specifica il rapporto. "Sostituirebbe alcuni dei B61-7 nel dell'attuale arsenale nucleare e hanno un rendimento simile a quello della B61-7, che è superiore a quello della B61-12".

TODAY, THE @DEPTOFDEFENSE SAID IT WILL PURSUE A MODERN VARIANT OF THE B61 NUCLEAR GRAVITY BOMB. PENDING CONGRESSIONAL AUTHORIZATION & APPROPRIATION, IT WILL PROVIDE THE PRESIDENT ENHANCED CAPABILITIES TO RESPOND TO A RAPIDLY EVOLVING SECURITY ENVIRONMENT.HTTPS://T.CO/MLTU4KVZUD — UNITED STATES STRATEGIC COMMAND (@US_STRATCOM) OCTOBER 27, 2023

Il design

Ha un design "dial-a-yield", che può essere impostato per esplodere con vari gradi di forza. Secondo quanto riferito, l'impostazione più alta per questa versione è compresa tra 340 e 360 kilotoni (30 volte quella di Hiroshima). Il che la rende una delle versioni B61 più potenti.

L'arma politica

Gli Stati Uniti contano circa 200 bombe atomiche tattiche attualmente in stock. Che rappresentano solo una piccola parte dell'arsenale nucleare. Secondo le stime dell’ICAN, il numero totale sarà pari a 5.244 nel 2023. Ma, a partire dall’amministrazione Trump, le armi nucleari si sono espanse oltre l’Atlantico e i repubblicani, in maggioranza alla Camera dei Rappresentanti, esercitano pressioni affinché aumentino. La B61-13 sarà la seconda arma 'politica' degli ultimi tempi. La prima è stata la testata a basso rendimento W76-2 schierata alla fine del 2019 sui sottomarini Trident. La prossima potrebbe essere un missile da crociera nucleare lanciato dal mare (SLCM-N).

 

Scienza e storia. Scoperte "grazie" alla Guerra fredda 400 fortezze romane
Da avenre.it del 28 ottobre 2023

Uno studio archeologico americano, basato su immagini di satelliti spia della Guerra Fredda desecretate, ha rilevato una massiccia e inattesa presenza di fortificazioni sul limes in Medio Oriente

Centinaia di fortezze dell’Impero Romano presenti su vecchie “immagini satellitari spia”, riprese sopra Siria, Iraq e i vicini territori della “mezzaluna fertile” del Mediterraneo orientale, sono state portate alla luce grazie ad un recente studio realizzato da archeologi. I satelliti in questione, che appartenevano ad una serie chiamata “Corona”, venivano utilizzati per la ricognizione segrete negli anni ‘60 e ‘70, ma i loro dati ora sono declassificati. Alcune delle loro immagini archiviate permettono nuovi studi archeologici in aree della Terra spesso difficili da visitare dai ricercatori, vuoi per motivi militari, vuoi per le difficoltà del terreno.

I 396 forti ritrovati, avvistati direttamente dallo spazio, confermano ed estendono un’indagine aerea della regione effettuata nel 1934, la quale aveva osservato 116 forti sulla frontiera orientale dell’Impero Romano, ma senza quella precisione che hanno poi offerto i satelliti. Potrebbe essere questa, un’ulteriore prova a sostegno dell’idea di alcuni archeologi, circa l’ipotesi che vuole che Roma stesse fortificando la sua frontiera verso oriente. Jesse Casana, professore di antropologia del Medio Oriente al Dartmouth College del New Hampshire, nel suo studio, pubblicato su “Antiquity”, lascia aperta anche un’altra ipotesi: «Questi forti sono simili nella forma a quelli romani presenti in altre parti dell’Europa e del Nord Africa. Ci sono molti più forti nel nostro studio che altrove, ma ciò potrebbe essere dovuto al fatto che sono meglio conservati e più facili da riconoscere. Tuttavia, potrebbe anche essere il risultato di una costruzione intensiva di forti, come vogliono alcune precedenti ipotesi, soprattutto durante il II e il III secolo dopo Cristo».

Va ricordato che riguardo alla ricerca del 1934 basata su voli aerei effettuati negli anni ‘20, fu proprio il pioniere dell’archeologia francese, Antoine Poidebard, a suggerire che le fortificazioni fossero una lineadifensiva contro i persiani (più propriamente, i Parti e i Sasanidi, che erano altre superpotenze dell’epoca). Ma un limite del suo lavoro fu nel fatto che egli volò con il suo aereo principalmente dove credeva che si sarebbero trovati dei forti. Il nuovo studio sulle immagini satellitari di Casana e colleghi ricercatori invece, ha coperto un’area molto più ampia rispetto a quella rilevata da Poidebard. Casana, in tal modo, ha mostrato che i 396 forti non hanno uno schema difensivo distinguibile contro i popoli orientali, ma sono invece, sparsi un po’ ovunque.

I nuovi risultati potrebbero confermare l’ipotesi di altri studiosi che già sostenevano che i 116 forti di Poidebard fossero troppo distanti uno dall’altro per formare una linea di difesa. Gli accampamenti nell’odierna Siria e Iraq invece, erano forse utilizzati per proteggere le carovane che trasportavano beni di valore da e verso le province di Roma, consentendo al contempo comunicazioni e scambi interculturali.

Le immagini dello studio provengono da due programmi satellitari originariamente utilizzati per la sorveglianza durante la Guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica e i loro rispettivi alleati. Uno degli obiettivi della Guerra fredda era la rapida ricognizione militare tramite satelliti in grado di riportare tempestivamente immagini fotografiche sulla Terra. Il programma Corona della Central intelligence agency, con l’assistenza dell’aeronautica americana, ha fatto riprese aree di nazioni come la Cina e l’Unione Sovietica tra il 1959 e il 1972. Un programma successivo chiamato Hexagon (chiamato anche Big bird, KH-9 o KeyHole-9) continuò il rilevamento delle zone militari sovietiche tra il 1971 e il 1986. «Poiché queste immagini preservano una prospettiva ad alta risoluzione su un paesaggio che è stato gravemente influenzato dai moderni cambiamenti nell’uso del territorio, tra cui l’espansione urbana, l’intensificazione agricola e la costruzione di bacini artificiali, costituiscono una risorsa unica per la ricerca archeologica», ha affermato Casana. La declassificazione delle immagini ha offerto agli archeologi un terreno ricchissimo di raccolta e analisi di dati, perché le immagini sono facili da reperire.

 

La Cervia sotterranea e il grande bunker di Milano Marittima in onda in tv
Da ravennatoday.it del 27 ottobre 2023

Un'occasione per non dimenticare la storia di Cervia, per incoraggiare a vivere la città non solo come luogo di vacanza, ma anche come riscoperta del nostro passato

Gli spettatori sono invitati a compiere un viaggio nel tempo, accompagnati dallo storico dell'arte Jacopo Veneziani, all'interno del bunker Regelbau 668 di via Mascagni a Milano Marittima datato 1943, il più piccolo Tobruk, e tra i denti di drago disseminati sul territorio che completavano la linea Gotica. Il tutto nella puntata di "In altre parole" condotta da Massimo Gramellini, che andrà in onda sabato 28 ottobre alle 20.45 su La7. Un'occasione per non dimenticare la storia di Cervia, per incoraggiare a vivere la città non solo come luogo di vacanza, ma anche come riscoperta del nostro passato.

Scendendo i gradini del grande bunker, interamente restaurato ed equipaggiato dall'associazione "CRB 360°", Jacopo rievoca il momento in cui il bunker era una struttura di comando, tra le più grandi in zona e gestiva i contatti radio con le truppe e le artiglierie circostanti. L'edificio è poi collegato da un corridoio sotterraneo lungo e stretto, ad un rifugio di minori dimensioni di tipo Tobruk utilizzato per posizionare la mitragliatrice.

 

Cultura: la tragedia del Bunker Valentin
Da inconsiglio.it del 26 ottobre 2023

Presentato un volume che racconta lo sterminio nazista attraverso il lavoro forzato, partendo dal diario di Elio Materassi, con gli interventi di Antonio Mazzeo presidente del Consiglio regionale, Cristiano Benucci consigliere regionale e Monica Marini sindaco di Pontassieve

Di Riccardo Ferrucci

Firenze – “Bunker Valentin. Lo sterminio nazista attraverso il lavoro forzato (http://www.consiglio.regione.toscana.it/iniziative/vista?id=3742) ” (Edizioni Chartesia), questo il volume, di Silvia Pascale e Orlando Materassi, che è stato presentato in sala Affreschi di palazzo del Pegaso. Ai saluti di Antonio Mazzeo, presidente dell’Assemblea toscana e di Cristiano Benucci, consigliere regionale, è seguito l’intervento di Monica Marini, sindaco di Pontassieve e degli autori Silvia Pascale e Orlando Materassi. Erano presenti il vicepresidente del Consiglio regionale Marco Casucci e il consigliere regionale Fausto Merlotti.

Il libro, che per la prima volta indaga il lavoro forzato degli Internati militari italiani nel cantiere del bunker Valentin a Brema, nella Germania settentrionale, rappresenta un unicum nel panorama editoriale del nostro Paese. Il volume, realizzato dall’ANEI di Treviso grazie alle risorse del Fondo italo-tedesco per il Futuro, con il riconoscimento dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania a Roma rappresenta un unicum nel panorama editoriale italiano: infatti, per la prima volta un libro indaga il lavoro forzato degli Internati Militari Italiani (IMI) nei lager del Terzo Reich. Grazie alla ricca documentazione fotografica resa disponibile dagli archivi federali tedeschi e all’archivio privato della famiglia di Elio Materassi – un IMI che visse il dramma della deportazione per poi far rientro in Italia – gli autori ricostruiscono le drammatiche vicende storiche che portarono all’internamento di oltre 650.000 soldati italiani, concentrandosi in dettaglio sul cantiere del bunker Valentin, un’imponente costruzione in cemento armato nell’area di Bremen-Farge, nella Germania settentrionale, simbolo della macchina bellica nazista ideato per la “guerra totale” di Hitler: qui si sarebbero dovuti assemblare sottomarini U-Boot di ultima generazione, progettati dalla marina militare tedesca per contrastare gli attacchi angloamericani provenienti dal Mare del Nord. Per la costruzione di questa struttura colossale, intorno al cantiere del bunker venne creato un sito concentrazionario governato dal terrore, dalla violenza e dal lavoro forzato, con circa 12.000 prigionieri, tra cui 6.000 internati militari italiani: veri campi di morte che inghiottirono la vita di oltre 1.600 persone. La riproduzione di documenti inediti e foto d’epoca, gli estratti dai diari dei sopravvissuti e la ricca Appendice storica fanno di questo libro la preziosa testimonianza di una pagina di storia ancora poco nota, ma di fondamentale importanza per un processo di conoscenza che conduca alla costruzione di una memoria consapevole e di un futuro di pace.

“Bunker Valentin è il racconto degli internati militari italiani che sono stati tanti e che hanno partecipato, dopo l’8 settembre 1943, alla liberazione del nostro Paese non dando una mano al regime nazista – ha detto Antonio Mazzeo presidente del Consiglio regionale – e perdendo la vita anche per noi. Molti sono stati internati in questi che erano veri e propri campi di sterminio, uno di questi luoghi di sofferenza era Bunker Valentin e attraverso la presentazione di un libro così toccante vogliamo ricordare quanto è accaduto. Oggi che mancano testimoni diretti di questi eventi è necessario che le istituzioni diventino amplificatori di memoria e provino a costruire coscienza critica soprattutto nei più giovani e nelle scuole.”

“Un libro importante che ricostruisce la storia del Bunker Valentin – ci ha detto il consigliere regionale Cristiano Benucci – dove molti internati hanno lavorato e perso la vita. Un pezzo della memoria che spesso è lasciato ai margini, ma che grazie al lavoro prezioso degli autori Silvia Pascale e Massimo Orlandi siamo stati in grado di ricostruire.”

“Una pubblicazione molto importante per la nostra città – spiega Monica Marini sindaca di Pontassieve – perché parte dalla storia di Elio Materassi un nostro concittadino che qui fu internato ed ha partecipato alla costruzione del Bunker Valentin. La prima volta che si racconta così nel dettaglio la storia degli internati militari italiani e si ricordano quegli anni terribili, grazie al diario di Elio ritrovato dal figlio e a questa vicenda che si racconta per la prima volta.”

“Un libro che racconta la storia inedita del Bunker Valentin – ci ha detto l’autrice Silvia Pascale – forse il progetto più faraonico della marina militare tedesca per costruire sommergibili, ma il progetto è stato abbandonato dopo i bombardamenti degli angloamericani. Si pubblicano anche molte foto inedite che arrivano dagli archivi federali tedeschi.”

 

Bari, proseguono i lavori di riqualificazione del Faro di Punta San Cataldo
Da trmtv.it del 25 ottobre 2023

Bari città sempre più innovativa e smart, con progetti di riqualificazione che lentamente stanno cambiando il volto del capoluogo pugliese. Come sta accadendo nel quartiere Marconi – San Cataldo, dove proseguono i lavori di riqualificazione dello storico faro, che presto ospiterà il museo dei fari e anche uno della radio. Il progetto rientra nel più ampio programma interreg Grecia – Italia 2014 – 2020, realizzato dalla Regione Puglia.

La Regione Puglia ha investito quasi 4 milioni di euro per il progetto che punta al restauro e alla rifunzionalizzazione di tre torri costiere: Torre San Felice a Vieste, Torre Calderina a Molfetta e Torre Pietra a Margherita di Savoia e di tre fari: oltre quello di Bari, anche il Faro di Punta Palascia a Otranto e Faro Torre Carlo V a Ugento.

 

Fortezze di Puglia: Il Castello Angioino di Gallipoli
Da corrieresalentino.it del 22 ottobre 2023

Di Cosimo Enrico Marseglia

GALLIPOLI (Lecce) – Il castello di Gallipoli, che appare interamente circondato dal mare all’ingresso dell’isola su cui sorge la città vecchia, si erge sui resti di una preesistente fortificazione con ogni probabilità di epoca romana, ricostruita durante la dominazione bizantina. L’attuale castello però risale all’epoca angioina e nel corso dei secoli fu soggetto a diverse ristrutturazioni e rimaneggiamenti sino al secolo XVII. Tuttavia ha sempre costituito un valido baluardo della città contro diversi attacchi provenienti dall’esterno.

L’originale pianta in epoca angioina era quadrangolare, ma sotto la dominazione aragonese fu circondata da una struttura poligonale con torri angolari cilindriche, con l’eccezione di una di forma poligonale. Successivamente venne isolato con un fossato che lo circondava su ogni lato, quindi nel 1522 si provvide all’edificazione del Rivellino e della cortina occidentale. Il suddetto Rivellino, un tipo di fortificazione indipendente generalmente posto a protezione di una porta o di una fortificazione maggiore, fu progettato dall’ingegnere militare di Siena Francesco Martini e si presenta interamente separato dal castello ed isolato nel mare. Esso appare come una torre allungata più grande e più bassa delle altre.

L’ingresso alla fortezza avveniva attraverso un ponte levatoio ligneo che lo collegava alla terra ferma, sostituito nel XVII secolo con uno in pietra, mentre l’interno presenta diverse sale con volte a botte o, in alternativa, a crociera, nonché svariati camminamenti e cunicoli. Negli anni compresi fra 1870 ed il 1879 venne riempito il fossato e la facciata occidentale coperta con l’addossamento del mercato ittico di recente costruzione.

Secondo alcuni storici, nella preesistente fortezza di Gallipoli si sarebbero rifugiati alcuni baroni fedeli a Corradino di Svevia dopo la sconfitta subita nella battaglia di Tagliacozzo contro le armate di Carlo I d’Angiò.

 

La base antiatomica kolossal dell’ex Jugoslavia è ora un dedalo di tunnel in rovina lungo chilometri. Tutto da scoprire
Da repubblica.it del 21 ottobre 2023

Situata tra Croazia e Bosnia, l’ex base di Zeljava si estende per chilometri di tunnel, sovrastata da 5 piste aeree. Creata per resistere a tutto, fu distrutta e abbandonata. Un docufilm che parla di rapporti segreti tra Tito e gli Usa l’ha riportata alla ribalta

Pensata per resistere a tutto, attacco nucleare incluso, la base militare sotterranea di Zeljava, oggi al confine tra Croazia e Bosnia Erzegovina, è in realtà durata soltanto fino alla fine della Jugoslavia. Oggi, a qualche decennio di distanza, i suoi corridoi carbonizzati, gli aerei in rovina all’esterno in quello che era uno dei più grandi aeroporti militari d’Europa, sono meta privilegiata per turisti informati, che al ritmo medio di 150mila visitatori l’anno si dipanano tra botole e piste.

Al culmine della sua gloria, la base e i suoi chilometri tunnel ospitavano decine di Mig-21 di fabbricazione sovietica, essere autosufficienti in materia di acqua ed elettricità, il tutto sotto la protezione di 4 immense porte di cemento, del peso di 100 tonnellate cadauna. All’aperto, 5 piste di decollio-atterraggio che intrecciano la frontiera tra i due stati, oggi indipendenti e a quel tempo confederati.

 

Nel bunker della cyber sicurezza . "Per spiarci basta uno spazzolino"
Da ilgiornale.it del 21 ottobre 2023

Telefoni, ecografi, auto, frigo: un team di ingegneri testa i software che usiamo ogni giorno. Nel 2022 in Italia 188 incursioni gravi

Di Maria Sorbi

Nessuna finestra, pareti spesse 30 centimetri e una porta blindata che si apre solo con codice segreto e la lettura di un badge concesso a pochi. È il bunker contro gli attacchi hacker, dove tutto è isolato, a cominciare dai telefoni di chi ci entra. Qui dentro vengono testati i prodotti tecnologici e i software destinati a finire sul mercato. Per capire se sono un «colabrodo» che apre la via a valanghe di dati sensibili oppure se resistono ai tentativi più astuti di infiltrazioni informatiche.

Nel bunker segreto vengono analizzati ecografi degli ospedali, frigoriferi intelligenti, dispositivi di domotica, programmi informatici di ministeri, aziende di trasporti, compagnie telefoniche, aeroporti. Tutto ciò, insomma, che è in grado di memorizzare le nostre mail, i nostri numeri di cellulare, le nostre password, i nostri iban. E hai detto niente. Siamo nelle stanze degli hacker buoni, un gruppo di ingegneri che vigila su di noi. Noi che ancora usiamo il nome del nostro cane e la data di nascita come password sui siti di e-commerce, che digitiamo il codice della carta di credito ovunque, che raccontiamo ad Alexa tutti i fatti nostri. Il bunker anti cyberattacchi è «nascosto» in un edificio grigio e anonimo della periferia di Milano ed è uno degli otto selezionati dall'Agenzia nazionale per la Cybersicurezza, che ha recepito il Cyber Resiliency Act del Consiglio europeo. Dio solo sa quanto ne abbiamo bisogno, ingenui (e impreparati) come siamo. «Anche uno spazzolino elettrico può essere una porta di accesso ai nostri dati se è interconnesso - mette in guardia Alvise Biffi, ceo di Secure network, a capo della squadra del Lap, laboratorio in via di accreditamento - Così come una Tac può permettere a un hacker di infilarsi nel database di un ospedale. Noi cerchiamo tutti i punti critici dei device e li rendiamo meno attaccabili, seguendo i nostri clienti anche sull'aggiornamento dei programmi».

Il centro effettua un migliaio di test all'anno ma è ancora pochissimo rispetto a quando andrebbero alzate le difese: al momento il 60% dei prodotti finisce sul mercato senza particolari controlli, le piccole e medie imprese spesso non hanno idea dei rischi a cui vanno incontro e un'ottantina dall'inizio dell'anno è stata attaccata. In Italia nel 2022 ci sono stati 188 attacchi hacker gravi e sono stati investiti 2 miliardi di euro per la sicurezza informatica. Generalmente gli hackeraggi fanno leva sulle nostre debolezze quotidiane: «Si cerca il punto debole delle persone, con una sorta tecnica di pesca - ha aggiunto Andrea Viarengo, responsabile dei Servizi di sicurezza Ibm Italia - ad esempio inviando una mail finta dal corriere dopo la ricezione di un pacco in cui vengono chiesti dati personali e allo stesso tempo mettendo sotto pressione per avere una risposta in tempi rapidi. Attacchi che sono sempre più evoluti e che possono poi garantire un accesso alla azienda in cui si lavora».

 

Castello di Carlo V, 500 anni di storia a difesa della città di Capua
Da casertanews.it del 20 ottobre 2023

Il suo cantiere venne inaugurato nel 1542, furono utilizzati ben 4000 ducati

Di Ernesto Di Girolamo

Dietro una massiccia ed anonima cinta muraria che protegge da sguardi indiscreti l'attuale impianto produttivo del Pirotecnico Militare di Capua è nascosto uno dei tesori architettonici più importanti della Campania realizzati durante il XVI secolo: il Castello di Carlo V. Non una fortezza principesca e neanche una precipua struttura fortificata, bensì un vero e proprio edificio ossidionale costruito per arginare qualsiasi tentativo di assedio del centro capuano, chiamato "Clavis Regnii" già da Federico II di Svevia.

Il suo cantiere venne inaugurato nel 1542 ed i primi interventi vennero finanziati con il denaro devoluto al governo locale da Carlo V, l'imperatore di un "impero sul quale non tramontava mai il sole". L'idea gli era venuta dopo aver visitato la città, nel 1536, mentre era diretto a Roma per conoscere di persona l'appena eletto al soglio pontifico Papa Paolo III Farnese. L'imperatore soggiornò per una notte a Capua, dove gli tributarono feste ed onori e per rinfrancarlo dal viaggio di ritorno da Napoli dove era stato per risolvere alcune controversie tra l'aristocrazia partenopea e l'allora viceré don Pedro de Toledo.

Ben 4000 ducati vennero impiegati nella fase iniziale del progetto e per la sua esecuzione vennero coinvolti i più validi ingegneri militari del vice-regno. Per più di duecento anni il castello ha svolto il ruolo di "cittadella militare". Con la fine della dominazione austriaca e l'avvento dei Borbone, nel 1734, da piazzaforte ossidionale divenne prima carcere e successivamente "polveriera".

Ancora oggi attraverso le sue strutture è possibile leggere parte della storia militare, fatta di assedi e di conquiste, che ha riguardato oltre Capua anche l'intera nazione.

Riscoprire il Castello di Carlo V vuol dire ripercorrere le vicende marziali che hanno interessato il lungo periodo vicereale napoletano. La sua lettura consente inoltre di rivelare la singolarità architettonica di un monumento che, al momento della sua costruzione, venne concepito come un tutt'uno con il centro cittadino, la confinante area rurale e il fiume Volturno, al fine di creare un nuovo sistema urbanistico dove andavano ad armonizzarsi paesaggio, edifici civili e religiosi e strutture militari aventi funzioni di difesa e di controllo del territorio circostante.

 

Pronti fondi regionali per spiagge libere e torri costiere
Da ambienteambienti.com del 20 ottobre 2023

La Regione Puglia mette a disposizione dei 69 Comuni costieri fondi per accessi per disabili alle spiagge libere e per valorizzare le torri costiere

La Regione Puglia ha dato la possibilità ai 69 Comuni costieri pugliesi di poter inoltrare le domande per accedere ai contributi per poter sostenere interventi per rendere accessibili ai disabili le spiagge libere e per valorizzare le torri costiere. “

Tra il 2018 e il 2022 siano riusciti a finanziare con circa 2 milioni di euro ben 82 interventi, con ciò proponendo la nostra regione alla ribalta nazionale anche per questo elemento di civiltà sempre più apprezzato dagli italiani e dagli stranieri che scelgono di fare turismo in luoghi dove si abbattono ogni tipo di barriera”, ha sottolineato il vicepresidente della Regione Puglia e assessore al Demanio, Raffaele Piemontese, in una lettera con cui nei giorni scorsi ha comunicato a tutti i sindaci la riapertura delle procedure di selezione degli interventi.

Ammontano a complessivi 400 mila euro le risorse previste per il 2023 da destinare agli interventi di cui alla Legge regionale n. 48 del 2018 “Norme a sostegno dell’accessibilità delle aree demaniali destinate alla libera balneazione per le persone diversamente abili”.

Il contributo massimo erogabile per ciascun intervento è di 20 mila euro. Un’altra misura che torna a essere aperta ai Comuni costieri pugliesi è quella relativa alla tutela delle torri costiere, prevista dall’articolo 34 della Legge

 
Dagli studiosi avetranesi: "Domenica vi spiegheremo
Da lavocedimanduria.it del 20 ottobre 2023

A chi appartengono le marine di Torre Colimena e Specchiarica? Gli autori del libro "Avetrana e le marine" invitano tutti a partecipare ad un evento, sempre a tema, dal titolo "Questione Marine: cause e contraddizioni di fatto". L'appuntamento è per domenica prossima, 22 ottobre, alle 19,00 in piazza Vittorio Veneto (in caso di condizioni meteo avverse l'incontro verrà spostato in sala consiliare). Pietro Scarciglia, Ivana Quaranta e Luigi Schiavoni, autori del libro, cercheranno di spiegare come mai, mentre tutti i comuni delle Provincie di Brindisi, Lecce a Taranto hanno la loro marina, entro 8 chilometri dalla costa, Avetrana ne è priva. Cosa non ha funzionato nel corso dei secoli? "Premesso che le posizioni di Avetrana si sono andate chiarendo sulla scorta dei documenti che via via la ricerca ha fatto riemergere e poi esibito attraverso varie pubblicazioni" scrive Luigi Schiavone sulla sua pagina Facebook, "in questo spazio cercheremo brevemente, per quanto la materia ce lo consentirà, ciò che ad opponendum gli amici storici manduriani hanno proposto". Schiavone lamenta una carenza di documenti da parte del Comune di Manduria (cosa che non è accaduto per il comune di Avetrana) che avrebbe indotto alcuni storici manduriani ad improbabili deduzioni e ad essere "oppositivi e intransigenti" verso una documentazione emersa che faceva propendere per un riconoscimento della marina di Torre Colimena ad Avetrana.

Quali allora sono i documenti che possono attestare che Torre Colimena sarebbe appartenuta ad Avetrana? "Lo studioso professor Nicola Morrone rinvenne qualche anno fa una relazione manoscritta sullo stato delle Torri Costiere di Terra d’Otranto redatto dal regio percettore Giacomo Antonio Galano datata 12/6/1624. Nell’elenco accluso sono riportate rispettivamente: Torre Borraco in stato d’Oira (Oria), Santo Pietro Bavangi in territorio de Casalnovo e Torre de Colimena in territorio della Vetrana.

Inoltre in un documento del 1644 nella fattispecie l’Apprezzo di Vetrana  realizzato dal regio tavolario Onofrio Tango, il quale, nel rilevarne il feudo, affermava che il territorio di Avetrana giungeva a mezzogiorno fino al lito del mare.

"La carenza di documentazione ha indotto però alcuni storici manduriani ad improbabili deduzioni: nel 1562 il monastero dei cassinesi concede in locazione perpetua, da rinnovarsi ogni 29 anni, alcuni terreni denominati Fornelli, Ciura e Carcasacco, nei pressi di Torre Colimena ai sigg. Alessandro, Antonio e Domenico Nigro di Avetrana. (doc. citato da Filo Schiavoni).

Avrebbero avuto origine da questa circostanza le successive pretese e rivendicazioni territoriali di Avetrana su quel tratto di costa". Altro particolare che viene citato nel libro. Il lavoro prezioso fatto da Scarciglia, Ivana Quaranta e Schiavoni ha avuto il merito di mettere insieme buona parte della documentazione ritrovata negli anni, un lavoro "in progress" però che ha già individuato e acquisito altra preziosa documentazione che va ad aggiungersi a quella numerosa già in loro possesso. Di tutto questo e, con molta probabilità, anche del referendum per l'annessione di Torre Colimena ad Avetrana, si parlerà domenica prossima.

Monica Rossi

 

Base dei Carabinieri nell'ex Cisam, gli ambientalisti: "Smantellamento del reattore nucleare specchietto per le allodole"

Da pisatoday.it del 20 ottobre 2023

La città ecologica e il Comitato permanente per la difesa di Coltano contro le conclusioni del tavolo interministeriale

"Nonostante l’aperto dissenso di importanti enti locali e l’astensione di altri facenti parte della Comunità del Parco il tavolo interistituzionale, invece di prendere atto di non avere le gambe per reggersi in piedi, ha deciso che la base dei Carabinieri si farà al CISAM, in 'area parco' MSRM, con alcune aree addestrative a Pontedera. Grave è la responsabilità che si sono assunti il presidente della Regione, il sindaco di Pisa, Il presidente del Parco, confermando l’ormai costante anomala consonanza di vedute e continuando a ripetere rappresentazioni non vere di quanto si è andati ad approvare". Ad intervenire dopo l'incontro tra le varie istituzioni coinvolte che hanno dato il via libera al progetto è l'associazione ambientalista La città ecologica e il Comitato permanente per la difesa di Coltano che riflettono sulle criticità della cittadella militare.

"La base per i tre corpi speciali dei carabinieri (G.I.S., Tuscania, Cinofili) prevista a Coltano necessitava di una superficie di 730.000mq e di fabbricati per 445.000mc. In nessuno degli scarni documenti presentati dal  inistero si dichiara che le esigenze dei Carabinieri siano decisamente cambiate e che oggi richiedano infinitamente meno superfici e volumi. Quindi anche scorporando dal progetto di Coltano superfici e volumi dedicate al Centro Carabinieri Cinofili che sembra non far parte più della Base e le aree addestrative localizzate a Pontedera, rimarrebbero da reperire circa 500.000mq di superficie per realizzarvi circa 400.000mc di volumi. Il previsto sciagurato abbattimento di 2500 piante d’alto fusto e protette non sarebbe probabilmente sufficiente - proseguono le due associazioni - anche al CISAM quindi si vorrebbe realizzare una 'cittadina' dei Carabinieri, con enorme consumo di suolo. Il tutto in un’area parco, boscata e di pregio. Come fa il sindaco ad affermare che si è trasformata una minaccia in un’opportunità, a cianciare di 'rigenerazione urbana'?".

Per La città ecologica e il Comitato permanente per la difesa di Coltano "anche l’auspicabile completo smantellamento del complesso infrastrutturale dell’ex reattore nucleare appare così come formulato solo uno specchietto per le allodole. In primo luogo c’è da evidenziare il fatto che non c’è solo il reattore di cui completare la dismissione e da smantellare; c’è anche, a quanto a noi risulta, un capannone che costituisce, ad ora, l’unica sede nazionale di stoccaggio per i rifiuti radioattivi di origine militare. Quindi per arrivare al rilascio senza restrizioni del sito arrivando così alla condizione di 'green field' occorre trovare una sede per i materiali radioattivi prodotti dalle demolizioni e di quelli nel luogo stoccati ed è noto che non è stato ancora individuata dal Governo la sede nazionale di stoccaggio dei rifiuti nucleari. Solo per questo, inoltre, occorrono ingenti risorse economiche, stimate a suo tempi nell’ordine di 30milioni di euro - proseguono - di ciò non si fa cenno dai documenti del tavolo. Per noi il rilascio senza restrizioni del sito è preliminare a qualsiasi altro utilizzo dell’area. Il rischio reale è che si trovino solo i fondi per costruire la base, distruggendo l’area del parco e rinviando sine die lo smantellamento dell’ex reattore".

Le due associazioni sottolineano di aver "sempre sostenuto che la loro ferma opposizione alla 'Cittadina dei Carabinieri' prima a Coltano e ora al CISAM era ed è di segno esclusivamente ambientalista e si sono sforzate di proporre soluzioni (utilizzare caserme esistenti, Gamerra e Bechi Luserna, am iamente sottoutilizzate) che non comportassero ulteriore consumo di suolo. La nostra non è stata e non è una battaglia contro i militari, meno che mai contro i Carabinieri: è una battaglia contro il consumo di suolo e il cambiamento climatico, per la difesa dell’ambiente e del territorio".

 

La rievocazione storica e l’osteria nel forte Ardietti: il giorno dell’Indipendenza

Da gazzettadimantova.it del 20 ottobre 2023

Domenica (22 ottobre) a Forte Ardietti di Ponti sul Mincio torna “Indipendenza”, l’evento che darà l’opportunità di scoprire il fortilizio e assaggiare gustosi piatti immersi nell’atmosfera risorgimentale. Dalle 9 alle 17 il forte costruito tra il 1856 e il 1861 in seguito all’assedio di Peschiera nella prima Guerra d’Indipendenza, tornerà a rivivere proprio gli anni di quei conflitti, ospitando soldati in appostamento, battaglioni che sfileranno nella marcia tipica degli eserciti del primo Ottocento, addestramenti militari, ma anche vita quotidiana.

I visitatori potranno accedere a Forte Ardietti e fare un salto indietro nel tempo tramite il ticket che permetterà loro di partecipare anche alla visita guidata della durata di un’ora.

I biglietti: 8 euro adulti; 4 bambini tra i 5 e i 12 anni e residenti di Ponti; gratis per i bimbi fino ai 5 anni (online su www.gardavisit.it, oppure al Tourism Peschiera Infopoint di piazzale Cesare Betteloni 15, Peschiera).

I tour guidati prenderanno il via alle 10.30, 11.30, 15, 16.30. Per tutta la giornata all’interno del forte sarà aperta l’Osteria Storica dove si potrà gustare il pranzo o anche un semplice spuntino in compagnia dei rievocatori in uniforme. La cucina servirà tortellini al burro fuso, panini con salamella e cipolla, fagioli con luganega, fagioli al pomodoro, dolci e non mancheranno certo le bevande. Per accedere all’Osteria Storica non è richiesta la prenotazione, fuorché si tratti di gruppi numerosi, che potranno scrivere a info@gardalanding.it.

 

Medolla, sabato 21 ottobre presentazione del volume "Terra di castelli, torre e fortezze"

Da sulpanaro.net del 19 ottobre 2023

MEDOLLA - Sabato 21 ottobre, alle ore 17, nell’Auditorium del Centro Culturale di Medolla in via Genova, saranno presentati gli Atti delle Giornate di Studio “Terra di castelli, torri e fortezze. Giornate di studio per la valorizzazione e la promozione di un patrimonio identitario, storico e culturale della Bassa Modenese” che si sono tenute nei mesi scorsi, a cura di Comune di Medolla e Gruppo Studi Bassa Modenese, come stimolo ad un rinnovato interesse per le vicende di luoghi simbolici che vantano secoli di storia. Il risultato di questo lavoro, curato da Massimiliano Righini, Mauro Calzolari e Francesca Foroni, è un volume di 336 pagine a colori e suddiviso in quattro sessioni tematiche alle quali hanno collaborato, con altrettanti contributi, venti tra studiosi, ricercatori ed esperti.

Un lavoro corale, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola, con la partecipazione di appartenenti alla Soprintendenza ABAP di Bologna, alle Amministrazioni locali, alle Università di Modena e Reggio Emilia, di Bologna e di Torino, alla Deputazione di Storia Patria di Modena e all’Istituto Italiano dei Castelli.

Si tratta di un’opera fondamentale per la conoscenza di questo patrimonio che costituisce, fin dal Medioevo, un fattore identitario per il territorio della Bassa Modenese. Un volume attraverso il quale questi monumenti vengono raccontati grazie anche all’apporto di elementi di novità frutto di recenti studi e ricerche. La prima sessione affronta il tema delle fortificazioni medievali, inizialmente realizzate in terra e legno, analizzando le realtà locali come la Motta di Montalbano e collocandole in un più ampio contesto che comprende tutta l’Italia settentrionale.

La seconda sessione è completamente dedicata ai castelli feriti dal Sisma Emilia 2012 ed è costituita da un focus storico sulle fortificazioni di Finale Emilia, San Felice sul Panaro e Mirandola, oltre che da relazioni sulle prospettive di riutilizzo di questi beni da parte delle Amministrazioni comunali che ne hanno la proprietà. La terza sessione affronta il tema della promozione e fruizione di questi siti da parte di cittadini, studenti e studiosi oltre che turisti attraverso testimonianze nel campo delle attività proponibili in tali contesti, dalla rievocazione storica alla computer grafica. Infine, la quarta sessione è dedicata a studi recenti che propongono nuovi dati e scoperte inerenti ad alcune realtà del nostro territorio.

Dopo la presentazione, il volume sarà disponibile nelle librerie della Bassa Modenese. Per info: gruppostudi@virgilio.it, GSBM - Gruppo Studi Bassa Modenese facebook.com/gruppostudibassamodenese

 

TREKKING URBANO, QUEST’ANNO ALLA CITTADELLA

Da comuneancona.it del 17 ottobre 2023

A fine ottobre torna il Trekking urbano, che per il 2023, anno della ventesima edizione, interessa i segreti del parco della Cittadella, inclusa la Rocca. L’appuntamento è per domenica 29 ottobre quando, a partire dalle 9 del mattino, partiranno i gruppi dal parcheggio della Cittadella, ciascuno con la rispettiva guida turistica professionale. L’iniziativa, a cura dell’assessorato al Turismo del Comune di Ancona, è come sempre a partecipazione gratuita. Per prenotarsi in uno dei 12 gruppi previsti occorre telefonare al numero dell’Edicola – IAT di piazza Roma 3392922855 (anche su Whatsapp) indicando il nome dei partecipanti e un indirizzo mail di riferimento per eventuali comunicazioni, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Anche la Polveriera Beato Amedeo, già sede del tiro a segno, è tra i siti che sarà possibile visitare domenica 29. A fare da da guida nella circostanza sarà il ventitré volte campione italiano Maurizio Ballirano, dorico del Pincio, che si è fregiato anche di numerosi titoli internazionali. Altri siti che interesseranno il percorso sono il maneggio di via Circonvallazione, la cui attività sarà presentata dall’Asd – I Cavalieri della Cittadella, e la Rocca della Cittadella, sede del Segretariato permanente dell’iniziativa Adriatico – Ionica.

Detta anche La Fortezza, o Fortezza Sangallo, la Cittadella di Ancona è, a partire dal 1532, legata a innumerevoli vicende capitali della storia cittadina. E’ testimonianza del passaggio dal concetto quattrocentesco di città ideale a quello cinquecentesco di città fortificata. Ideata dall’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, costitutiva il principale strumento di difesa nel punto di entrata alla città ed è caratterizzata da cinque bastioni (Gregoriano, Cavaliere a Basso, Campana, Barberino della Punta e Giardino).
L’itinerario prevede quindi sia la visita al campo trincerato, oggi un parco pubblico, sia alla Cittadella vera e propria. Il titolo indicato per il trekking dal Comune capofila di Siena ai comuni partecipanti è “Trekking a colori: pratiche di sostenibilità attraverso i secoli”. E, a proposito di sostenibilità, la Cittadella rappresenta un esempio di cambiamento d’uso, da fortezza militare a parco pubblico attrezzato con strutture per esercizi sportivi e percorsi in braille per non vedenti. Panoramico (dal punto più alto è possibile ammirare una visione a trecentosessanta gradi della città, dal porto al Monte Conero), ricco di specie naturali, grazie al trekking 2023 il giardino storico della Cittadella si svelerà anche nelle sue parti più inedite.

Il volantino con maggiori info sul percorso e i contatti QUI

 

La fortezza Napoleonica più grande d’Europa si trova in Italia ed è affacciata su un bellissimo lago

Da voloscontato.it del 17 ottobre 2023

Di Sandra Perazzo

Come un gioiello incastonato su un lago, questa non è una semplice fortezza ma un complesso di fortificazioni militari di grande interesse storico e paesaggistico. Si tratta della fortezza Napoleonica più grande d’Europa e si trova proprio in Italia. Scopriamola insieme.

In provincia di Brescia, e precisamente ad Anfo, è situata la fortezza Napoleonica più grande d’Italia e d’Europa. Siamo parlando, appunto, della Rocca d’Anfo, uno straordinario complesso di fortificazioni militari che si snoda sulla sponda occidentale del Lago d’Idro, al confine con il Trentino. Questa imponente opera occupa un’area di ben 50 ettari, su più livelli, scalando il fianco del monte Censo.

Sono circa 34 le strutture principali tra cui si contano caserme, polveriere, batterie militari collegate tra loro da camminamenti, scalinate e percorsi sotterranei che conducono i visitatori a scoprire importanti fatti storici italiani per un arco temporale che va dalla Repubblica di Venezia fino alla Prima guerra mondiale. Ma anche oltre.

Rocca d’Anfo, la più grande fortezza Napoleonica d’Italia: cosa vedere

Il nucleo originario della fortezza di Rocca d’Anfo risale al 1450 e la sua costruzione fu voluta dalla Repubblica di Venezia, che governò il territorio bresciano della Val Sabbia fino al 1797. I lavori continuarono fino al 1490. Con il passare del tempo però i sistemi difensivi della fortezza si rivelarono obsoleti rispetto all’avanzare delle tecnologie belliche e militari.

Con l’avvento dell’era napoleonica, si decise di affrontare una profonda opera di restauro e rinnovamento della fortezza, per ordine dello stesso Napoleone che volle meglio proteggere il confine contro il nemico Trentino.

I lavori iniziarono nell’estate 1802 e in soli 10 anni furono completati, rendendo la Rocca d’Anfo una delle più imponenti e robuste fortezze d’Europa. La caduta dell’impero napoleonico impedì, tuttavia, il completamento dei lavori nella zona inferiore e, in parte, centrale. L’attuale aspetto di queste ultime aree si deve all’intervento degli Austriaci prima e del Regno d’Italia poi.

Oggi la Rocca d’Anfo è aperta alle visite e all’interno si può scegliere tra due itinerari. Il percorso “Dalla Serenissima al Regno d’Italia” è adatto a tutti e permette di scoprire la batteria Veneta, le sue mura e la batteria Tirolo. La visita dura circa 2 ore e parte dalla Caserma Zanardelli. Il Percorso Napoleonico dura invece circa 3,30 ore ed è indicato per gli appassionati di trekking e della storia dell’arte e militare. Oltre alla Batteria Veneta, si potranno scoprire e ammirare i sotterranei e il celebre Osservatorio del periodo napoleonico, la parte più elevata della fortezza. Questo percorso, di difficoltà intermedia, parte dalla Caserma Zanardelli e tocca la parte Veneta, la batteria Belvedere, l’Osservatorio, la batteria Rolando e la batteria Bonaparte. Entrambe le visite sono a pagamento.

 

“La soglia di Gorizia. Dalla cortina di ferro alla via della pace”

Da .it del 16 ottobre 2023

A Venerdì 20 e sabato 21 ottobre 2023 si svolgeranno due iniziative nell'ambito del progetto “La soglia di Gorizia. Dalla cortina di ferro alla via della pace”, realizzato con il finanziamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, attraverso il Bando di ricerca 2022 “Terra di passaggio” per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio storico ed etnografico regionale. Il progetto, che vede come capofila il Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali di UniTS, a più di trent’anni dal crollo del muro, offre l'opportunità non solo agli specialisti ma ad un pubblico più ampio di ricevere un quadro esaustivo di un contesto militare e politico di straordinaria complessità, quello della “soglia di Gorizia”, che fu nella storia la principale via d’invasione da est della penisola italiana. Nel secondo dopoguerra, infatti, l'Alleanza Atlantica temeva che proprio dalla valle del Vipacco avrebbero tentato lo sfondamento le unità sovietiche dell’Armata Rossa.

Curato da Giulia Caccamo, che insegna Storia delle Relazioni Internazionali all'Università di Trieste, e Raoul Pupo, già docente di Storia contemporanea presso l'Ateneo giuliano, il progetto ha l'obiettivo di unire ricerca storica e valorizzazione del territorio: le indagini d’archivio hanno consentito, infatti, di ricostruire sia la pianificazione strategica occidentale, sia i criteri di edificazione delle fortificazioni fisse e campali lungo il Vallone.

PROGRAMMA

Venerdì 20 ottobre, ore 9.15 – 18.30
La guerra fredda e la difesa del confine orientale italiano - Giornata di studi Università degli Studi di Trieste – sede di Gorizia, Aula Magna, via Alviano 18

ore 9.15 Saluti
Georg Meyr
Direttore Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali, Università degli Studi di Trieste

ore 9.30 – Inizio lavori
La dimensione militare della Guerra fredda in Europa
Nicola Labanca, Università di Siena

La difesa dell’Italia settentrionale negli anni Cinquanta. Il concetto della NATO
Dieter Krüger, Università di Potsdam

L’Italia e la difesa del confine orientale
Lorenzo Ielen, Irsrec FVG

La Jugoslavia e la possibile guerra europea
Saša Mišić, Università di Belgrado

Invading the Italian peninsula? The tasks of the Hungarian People’s Army on the south-western front of the Warsaw Pact / Invadere la penisola italiana? I piani militari dell’Esercito Popolare Ungherese sul fronte sudoccidentale del Patto di Varsavia
Pál Germuska, Committee of National Remembrance, Budapest

La neutralità austriaca
Giulia Caccamo, Università di Trieste

La presenza di basi militari della NATO e degli Stati Uniti in Italia: fondamento giuridico e problemi di diritto internazionale
Giuseppe Pascale, Università di Trieste

Discussant: Raoul Pupo

ore 13.30 – Pausa | ore 15.00 – Ripresa lavori

L’Italia e la difesa del confine del Brennero
Andrea Di Michele, Libera Università di Bolzano

Dal Gladio al piccone: l’impatto sulle istituzioni nazionali delle indagini su Stay Behind nel 1990/91
Luca Micheletta, Università La Sapienza

Perché Aviano? Le ragioni politiche nella scelta di una base aerea
Arrigo Bonifacio, Università La Sapienza

I carabinieri e la difesa del confine
Claudio D’Angelo, Arma dei Carabinieri

I sistemi fortificati lungo la Soglia di Gorizia
Marco Basilisco, Associazione Friuli Storia e Territorio

Discussant: Georg Meyr

ore 18.30 - Fine lavori

Sabato 21 ottobre, ore 10 - 14
Alla scoperta delle fortificazioni della guerra fredda nel Carso monfalconese: presentazione di cinque itinerari storici
Centro visite Gradina, Via Vallone 32, Doberdò del Lago, Gorizia

Alla base dei temi affrontati in questa seconda giornata indagini d’archivio che hanno consentito di ricostruire sia la pianificazione strategica occidentale, sia i criteri di edificazione delle fortificazioni fisse e campali lungo il Vallone.

Durante l’incontro verrà presentato il progetto e il sito web sui cinque itinerari storici.

A seguire delle guide condurranno i visitatori lungo i sentieri proposti dal portale, per esplorare le fortificazioni sorte nel secondo dopoguerra a difesa del confine orientale.
Al termine della passeggiata ad attendere gli ospiti ci saranno degli assaggi di prodotti tipici della nostra regione proposti dalla Cooperativa Pavees.

Il progetto nel complesso si propone di affrontare con una prospettiva interdisciplinare il problema della difesa del confine orientale da parte della NATO e di studiare la possibilità di trasformare alcune delle numerose tracce di quell’epoca esistenti sul territorio in altrettanti presidi della memoria, in un’ottica di transizione dalla logica della guerra a quella della pace, come già fatto in zona per i reperti del primo conflitto mondiale, per dare vita ad un grande parco della pace.

Sarà proposta una webapp per la presentazione di siti storici geolocalizzabili, con annesse descrizioni e riferimenti storici, nonché con l’ausilio di mappe con riferimenti geografici e turistico-culturali.

Download:

Programma completo
Presentazione delle iniziative

 

I «gioielli» della Puglia patrimonio Unesco: da Castel del Monte la lista si allungherà

Da lagazzettadel mezzogiorno.it del 16 ottobre 2023

Ad oggi i siti iscritti nella lista dei patrimoni dell'umanità (luoghi di un valore eccezionale sia dal punto di vista naturalistico sia culturale) sono 59 (53 siti sono di tipo culturale e 6 di tipo naturale) mentre le candidature per nuove iscrizioni sono 31

Di Gianpaolo Balsamo

Già Dante e Petrarca nei secoli scorsi lo chiamavano Bel Paese. Definizione migliore non poteva essere data all’Italia che, secondo l’Unesco (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura, istituita a Parigi 4 novembre 1946, dove si trova anche la sede attuale, con il preciso obiettivo di promuovere la pace tra i vari Stati appena usciti dal conflitto mondiale mediante i canali dell’istruzione e della formazione), è il Paese con il maggior numero di patrimoni di tipo culturale, sia quello con il maggior numero di patrimoni in assoluto. Ad oggi, infatti, i siti iscritti nella lista dei patrimoni dell'umanità (luoghi di un valore eccezionale sia dal punto di vista naturalistico sia culturale) sono 59 (53 siti sono di tipo culturale e 6 di tipo naturale) mentre le candidature per nuove iscrizioni sono 31. Il Nostro Paese si posiziona davanti alla Cina che ne ha 56, alla Germania che ne ha 50, e a Francia e Spagna che ne hanno 49 ciascuna. A livello regionale, invece, la Lombardia vanta il più alto numero (11) di patrimoni Unesco. La Puglia, oltre a castel del Monte e ai Trulli di Alberobello, entrambi patrimonio Unesco dal 1996, annovera anche dal 2017 la faggeta vetusta della Foresta Umbra (nell’ambito del patrimonio Unesco delle «Antiche faggete primordiali dei Carpazi» condiviso con altre regioni d’Italia e nazioni d’Europa) e dal 2011 il Santuario di Monte S. Angelo 2011, nell’ambito del patrimonio Unesco «I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d. C.)».

Ma cosa comporta l’iscrizione di un sito nella lista del patrimonio mondiale Unesco? «Innanzitutto assicura al sito il massimo livello di protezione, tramite le varie legislazioni nazionali, e i migliori standard di gestione. Questi aspetti - spiega Alessandra Carlini, funzionaria dell’area di promozione culturale dell’Unesco, interpellata dalla Gazzetta - sono costantemente monitorati dall'Unesco attraverso rapporti periodici effettuati dagli organi consultivi della stessa Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (Icomos e Iucn e Iccrom). Lo Stato firmatario della Convenzione del 1972 sul Patrimonio Mondiale si assume dunque l'obbligo giuridico di assicurare la protezione del bene iscritto».

«Inoltre - continua - l'associazione di un sito o di un territorio al logo Unesco ne aumenta la visibilità e il prestigio, incrementando i flussi turistici e il numero delle industrie creative che hanno sede nell'area del riconoscimento Unesco».

«Infine - conclude Alessandra Carlini - i siti Unesco hanno la possibilità di accedere all'assistenza internazionale dell'Organizzazione in caso di problematiche di conservazione e gestione, sia tramite conoscenze tecnicoscientifiche, sia tramite contributi finanziari nel caso di Paesi a più basso reddito».

Castel del Monte, nelle campagne di Andria, è sicuramente il sito Unesco tra i più noti per il suo significato simbolico, testimoniato dalla posizione, dalla precisione matematica e astronomica della planimetria e dalla forma perfettamente regolare. «Pezzo unico di architettura militare medievale, Castel del Monte è una riuscita fusione di elementi dell'antichità classica, dell'Oriente islamico e del gotico cistercense nordeuropeo». Ma non tutti sanno che il maniero federiciano ottagonale proprio per la sua «massima importanza per l'umanità» e il suo «eccezionale valore culturale e storico», rientra tra i quattro siti del Patrimonio Mondiale (tre sono a Cipro) che hanno ottenuto nel 2010 lo status di «protezione rafforzata» dal Comitato per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato.

Sul sito istituzionale dell’Unesco, spiega la funzionaria dell'Area della Promozione Culturale, c’è anche una sezione («Tentative List italiana») che contiene l'elenco dei 31 siti che ambiscono ad essere riconosciuti Patrimonio mondiale. Ogni Paese aderente alla Convenzione per la Protezione del Patrimonio Mondiale Culturale e Naturale propone determinati siti per l'iscrizione negli anni a venire. Tra questi ci sono anche alcuni siti o beni immateriali pugliesi come i tratturi della Capitanata («La transumanza: il cammino del pastore reale» riguarda in realtà non solo la Puglia ma, anche, la Basilicata, l’Abruzzo, il Molise e la Campania), l'altopiano delle Murge («Murge i Altamura») con le le gravine (erosioni carsiche paragonabili ai canyon americani, con pareti ripide e profondità anche superiori ai 100 metri), e nel Salento «Il barocco leccese» e «Le grotte carsiche nella Puglia preistorica».

 

L’essenza della Valle d’Aosta è racchiusa in questo castello davvero incredibile

Da paesionline.it del 16 ottobre 2023

Incastonato tra le meravigliose rocce domina la valle della Dora Baltea

La Valle d’Aosta (https://www.paesionline.it/italia/guida-valle_d_aosta) è una terra meravigliosa, ricca di storia, cultura e bellezze naturali. I suoi antichi borghi offrono la possibilità di vivere delle esperienze indimenticabili, immersi nella natura più incontaminata e al cospetto di scorci paesaggistici dal fascino unico. Sul suo territorio, completamente montano, sorge una grande quantità di castelli, manieri e fortezze, molti dei quali sono accuratamente conservati e puntualmente ristrutturati per permettere, a chi lo desidera, di far visita alle strutture in piena sicurezza.

Un castello fiabesco dal fascino unico e dalla storia antica

È proprio tra questi fiabeschi castelli presenti sul territorio che, nella meravigliosa Valle della Dora Baltea, su di un promontorio roccioso che sovrasta il fiume e, il borgo di Bard (https://www.paesionline.it/italia/guida-bard), sorge il forte di Bard, per l’appunto, un complesso fortificato fatto ricostruire da Casa Savoia nel XIX secolo. La zona risulta essere stata abitata già in tempi antichi, infatti, il ritrovamento di numerosi documenti storici attesta come, i territori della valle, intorno al VI secolo, all’epoca di Teodorico, fossero domini della popolazione degli Ostrogoti. In epoca altomedievale, è possibile trovare il nome delfortenellecronache di viaggiatori celebri del tempo, rimasti ammaliati dalla sua maestosità e bellezza ma, soprattutto, dalla sua posizione strategica. A lungo feudo della potente famiglia dei Bard, passò successivamente nelle mani di Casa Savoia, balzando alla cronaca, quando, nel lontano 1704, durante la guerra di successione spagnola, Vittorio Amedeo II di Savoia, riuscì ad ostacolare la discesa dei francesi in Italia. La fortezza acquisì poi, ulteriore fama, quando nel 1800 ad essere fermato dall’avamposto difensivo austro-piemontese, fu nientemeno che il grande Napoleone Bonaparte, intento nella suacampagnad’Italia.Indispettito dalla strenua resistenza dimostrata e dall’onta riportata alla sua figura, fu proprio l’Imperatore francese, poi, ad ordinare la distruzione dell’intera struttura che, verrà comunque ricostruita negli anni successivi, come anticipato nei paragrafi precedenti.

Luogo di storia, arte, cultura

Il forte, ospita numerose esposizioni stagionali e permanenti che è possibile visitare per conoscere più a fondo la sua storia e le sue tradizioni. Tra le mostre permanenti c’è il Museo delle Fortificazioni e delle Frontiere, impreziosito da scenografie e filmati, la mostra “Le Alpi dei Ragazzi”, per avvicinare i più piccini alle bellezze della montagna e delle pratiche alpine e, infine, il Museo delle Alpi che, anche attraverso l’utilizzo di audiovisivi e ricostruzioni, illustra gliaspettinaturalistici,storici, geografici e culturali dell’Arco Alpino. Da non dimenticare, anche la visita alle prigioni del forte, altamente suggestive.

Come arrivare: ecco qualche consiglio

In auto: da Torino, basterà prendere la strada E612 per poi proseguire sulla E25 ed infine sulla SS26 fino ad arrivare a destinazione.

 

Riqualificata l’area del “Bunker Quota 90” di Montecchio

Da viverepesaro.it del 16 ottobre 2023

Sabato pomeriggio, 14 ottobre 2023, comunica il Sindaco del Comune di Vallefoglia Palmiro Ucchielli, è stata simbolicamente consegnata alla comunità l’area del bunker di Montecchio dopo i lavori di sistemazione che l’hanno interessata.

Gli interventi hanno riguardato i lavori di messa in sicurezza, riqualificazione e posizionamento di una nuova staccionata che delimita il camminamento della zona per raggiungere il rifugio bellico realizzato durante la seconda guerra mondiale e ritrovato nel settembre del 2021.

Dopo la benedizione del bunker impartita dal Rev.do Parroco Don Lino, è stata deposta una corona di alloro alla presenza della Presidente dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Montelabbate Antonella Terenzi, degli Assessori Ghiselli e Calzolari, dei rappresentanti della locale Associazione della Pro Loco di Montecchio, di un trombettista del Corpo Bandistico “G. Santi” e di numerosi cittadini.

L’iniziativa è poi proseguita in Chiesa dove è stata celebrata la funzione religiosa a cui è seguito un intervento del Sindaco Ucchielli che non ha mancato di far rilevare gli effetti devastanti delle guerre con i collegamenti ai tragici conflitti in corso, in particolare a quelli in Ucraina e a quelli in Israele e Palestina.

Ringrazio tutti, conclude il Sindaco, in particolare Antonella Terenzi Presidente dell’ANCR di Montelabbate che ha collaborato con l’Amministrazione Comunale al coordinamento dei lavori e le Ditte e i Volontari che si sono adoperati gratuitamente per la sistemazione del bunker, un luogo storico dove sono state sacrificate tante vite e che oggi più che mai ci deve far riflettere ed essere un monito per ripudiare e condannare tutte le guerre.

 

A Mercato San Severino taglio del nastro della restaurata cinta muraria del castello

Da puntoagronews.it del 16 ottobre 2023

Di Carmine Pecoraro

Taglio del nastro questa mattina del sito archeologico dell'area palaziale e prima cinta del castello dei Sanseverino. Alla cerimonia è intervenuto il presidente della Regione Campania Vincenzo DeLuca . Ha fatto gli onori di casa il sindaco di Mercato San  Severino Antonio Somma che da anni lavora per il completo restauro dell'antico maniero tra i più importanti del meridione.

Presente anche una delegazione di studenti della scuola secondaria di primo grado san Tommaso d'Aquino di Mercato San Severino. Gli allievi hanno presentato un progetto cartaceo e digitale su come usufruire del castello ed una dettagliata descrizione dello stesso.

"Il nostro castello è il nostro orgoglio e simbolo della nostra città" ha detto il sindaco di Mercato San Severino. Presente anche il presidente della Provincia Franco Alfieri. "E una giornata importante per il nostro comune ha detto il vicesindaco Enza Cavaliere - è un sogno che si realizza ed è una notevole importanza e sarà un attrattore turistico della nostra terra".

"Abbiamo finanziato questo progetto ha detto - il Governatore della Campania Vincenzo De Luca - perché crediamo nelle potenzialità di questo territorio che come Ente intendiamo promuovere e valorizzare anche per fini turistici essendo il castello di Mercato San Severino tra i più importanti e grandi del nostro meridione. Se sarà necessario metteremo a disposizione ulteriori fondi per completare l'opera di restauro dell' intero Castello, proprio per possibili usufruizione turistica".

L'archeologo Pietro Toro ha illustrato i vari aspetti dei lavori divisi in tre lotti. Il primo intervento è stato finalizzato al recupero di tutte le mura di cinta abbandonate da anni. E' il secondo castello d'Italia per estensione e primo nel Meridione d'Italia. Unico problema è come tutti i castelli dei Sanseverino che non ha approvvigionamento idrico'.

Toro ha invitato la Giunta Somma a completare l'opera di riqualificazione affidandosi anche a ecnici esterni.

Alla cerimonia erano presenti i sindaci dei comuni della zona ed i consiglieri regionali Corrado Matera e Francesco Picarone.

 

La nascita dei Colli e la fine del teatro Pomponi: ecco il libro sulla storia di Pescara

Da ilcentro.it del 15 ottobre 2023

Nel volume dello studioso Di Biase, presentato ieri sera, curiosità e aneddoti «Centinaia di operai arrivati dal nord per costruire la Piazzaforte rimasero qui»

Di Cinzia Cordesco

PESCARA. La Pescara di oggi «è figlia della Piazzaforte» perché è grazie alla creazione della struttura difensiva che in città «arrivò tanta manodopera a quel tempo». Una calata di «7-800 persone che arrivarono dall’Emilia, dalle Marche e dal Veneto per lavorare» alla costruzione della Piazzaforte di cui si ammirano solo i sotterranei tra il campo Rampigna e il tracciato ferroviario, nel borgo storico della città. E poi ancora il fascino dell’indimenticato teatro Pomponi che si affacciava sul mare; l’importanza del recupero del mosaico (200 anni dopo Cristo) sepolto lungo le sponde del fiume. Quel fiume Aterno «inquinato anche secoli fa da catrame e petrolio che scendevano a valle, dalle alture». Queste e tante altre curiosità sono emerse nel corso della conferenza “Raccontiamo Pescara- storia, curiosità, ironia, verità e chiacchiere su una città ricca e importante” ideata dallo storico Licio Di Biase e svoltasi ieri sera
nell'auditorium Cerulli di via Verrotti.

L’evento, a cui hanno partecipato oltre duecento persone, è stato coordinato da Mila Cantagallo, autrice della rappresentazione teatrale “Dialogo sul Pomponi” con Rossella Micolitti e Assunta Dezio. Hanno partecipato il presidente del Consiglio comunale Marcello Antonelli e l’assessore alla Cultura, Maria Rita Carota. Anche i lavori alla Piazzaforte sono stati interessati da uno «scandalo tangenti», rivela Di Biase, «per via dell’utilizzo di certi materiali di pietra» piuttosto che di altri. E, finiti i lavori, in tanti «hanno scelto di restare a Pescara e di non tornare nei luoghi di provenienza creando una forte contaminazione di genti del nord tra il 1600 e il 1700 a cui successivamente si unirono i militari provenienti dal sud», e poi arrivarono tante persone che si sono insediate «a Pescara Colli, a quel tempo Castellamare, e poi Fontanelle, San Silvestro, Villa del Fuoco, che sono andati via via consolidandosi grazie a queste presenze e in cui si producevano viveri per la Piazzaforte».

A Villa del Fuoco «si allevavano maiali» e forse non è un caso che nell’antica Pescara si degustava la porchetta con lo zafferano, come ha rivelato Di Biase nel suo libro “La cucina pescarese nel tempo” e diventò capitale del capitone trasportato dalle valli del Comacchio dai muratori che si erano trasferiti a Pescara. Sul mosaico sepolto sotto strati di bitume, alla golena, Di Biase non ha dubbi: «È importante recuperarlo». Sul fiume Aterno: «Catrame e bitume che scendevano dalle alture inquinavano il fiume che diveniva scuro, da qui il toponimo ater, scuro». Vescovo di Aterno «era San Cetteo, all’epoca parroco della chiesa locale».

Dall’Unità d’Italia in avanti «il territorio subisce un cambiamento», prosegue lo storico pescarese, «con l'avvento della ferrovia la zona pianeggiante si urbanizza, anche grazie alla nascita di bar, ristoranti e locali vari e diventa la Pescara centrale di oggi». E con «l’abbattimento della Piazzaforte», di cui oggi pescaresi e turisti ammirano pochi resti, «la città si sviluppa da Porta Nuova verso la Pineta».

L’affollata conferenza è stata anche l’occasione per Di Biase per ricordare il percorso verso l’unificazione tra Pescara e Castellamare avvenuta ufficialmente nel 1927. Un incontro arricchito da considerazioni di studiosi e affezionati alla città. Un intervento quello di Di Biase che ha evidenziato le dinamiche storiche che hanno determinato la nascita di Pescara e che si riassume nella realizzazione della Piazzaforte nella seconda metà del 1500 e poi nella fine del 1800 con l’abbattimento della stessa Piazzaforte e l’arrivo della stazione con la ferrovia fino al 1927 nascita della Pescara fusa con Castellamare.

 

Forti, un weekend di appuntamenti per scoprire le bellezze delle alture di Genova

Da comune.genova.it del 13 ottobre 2023

Tre appuntamenti tra sabato 14 e domenica 15 organizzati dal Comune di Genova in collaborazione con il CAI Bolzaneto, CAI Sampierdarena e FIE

Di Irene Moretti

Tre eventi per andare a scoprire – o a riscoprire – le bellezze e le peculiarità del sistema dei forti genovesi. È questa l’idea alla base del progetto di valorizzazione del territorio vallivo e del sistema dei forti genovesi che il Comune di Genova, tramite la direzione Idrogeologica, geotecnica, espropri e vallate (DIGEV) ha organizzato nella zona compresa tra Righi – Peralto – crinale Val Polcevera – Val Bisagno, Valico Trensasco, Torrazza, Sant’Olcese e che nello specifico ingloberà i forti e le fortificazioni del Parco delle Mura: F. Belvedere, F. Crocetta, Torre Granarolo, torri minori, F. Tenaglia, F. Begato, F. Sperone, F. Puin, F. Fratello Minore e F. Diamante. Gli eventi sono stati pianificati in collaborazione con varie associazioni che operano sia con escursionisti che con biker nell’ambito dei percorsi delle fortificazioni genovesi e che mediante convenzione stipulata con il Comune di Genova, contribuiscono mediante indirizzi e suggerimenti all’organizzazione del lavoro, alla gestione delle manifestazioni pubbliche, a veicolare informazioni e consigli sui comportamenti, attrezzatura e indirizzi da tenere per chi vuole percorrere la rete sentieristica delle colline genovesi, alla manutenzione ordinaria dei percorsi, alla divulgazione delle linee guida, dei progetti e dei lavori in corso di svolgimento per conto dell’ente.

«Ancora una volta – spiega il consigliere delegato allo Sviluppo delle vallate Alessio Bevilacqua – ci sarà l’occasione per scoprire o riscoprire il nostro bellissimo sistema di forti, una peculiarità tutta genovese e che è motivo di vanto e di orgoglio per la nostra città. Le tre proposte che la DIGEV, insieme ai nostri partner, hanno messo in campo sono perfette per passare una giornata o due immersi nella bellezza, nella natura e, soprattutto nella nostra storia».

Sabato 14 ottobre: “La cura dei sentieri: segnaletica e manutenzione”

Organizzata in collaborazione con la sezione Bolzaneto del CAI, questa escursione inizierà alle ore 9 con partenza dal Righi e percorrerà via delle Baracche (sentiero Bolzaneto – Righi rombo rosso) – Osteria delle Baracche – Forte Puin. Avrà durata di mezza giornata e durante il percorso le guide spiegheranno come funziona la sentieristica, facendo prove pratiche di segnaletica. Dopo Forte Fratello Minore si svolgerà una dimostrazione di sfalcio e rastrellamento.

Domenica 15: “Camminata d’Autunno” Organizzata in collaborazione con la sezione CAI di Sampierdarena, questa escursione partirà alle 9 dal Righi ed effettuerà il seguente percorso: Righi (arrivo funicolare) – sentiero sotto Forte Castellaccio che passa accanto alla Associazione Arcieri – Ostaia de Baracche – Sentiero delle Farfalle – Forte Puin (500 m) – Cancello dell’Avvocato – Porta di Granarolo - Torre Montemoro - Forte Tenaglia (208 m) e Forte Crocetta (145 m) – Piazza Belvedere – Via Cantore. L’escursione durerà l’intera giornata su un percorso di quasi 12 chilometri con un dislivello di 450 metri. Un viaggio alla scoperta degli antichi sentieri delle mura e dei forti di Genova. La ‘Camminata d’autunno’ è una escursione aperta a tutti che porterà i partecipanti a percorrere gli storici sentieri sulle alture di Genova, alla scoperta delle fortificazioni dell’antica muraglia genovese. La “Camminata d’autunno”, ormai diventata consolidato appuntamento in ambito cittadino, sarà coordinata dalla Commissione Escursionismo che si riserva di portare a conoscenza, in tempi utili, eventuali variazioni che dovessero intervenire, anche su suggerimento delle autorità comunali con le quali da anni è stata avviata una proficua collaborazione.

Domenica 15: “Altum ai Forti”

Organizzata in collaborazione con la FIE Liguria – Federazione italiana escursionismo – e con Altum Park, questa manifestazione inizierà alle 10 a Forte Begato. Durante la giornata ci saranno dimostrazioni in mountain bike, tiro con l’arco, tiro con la balestra, trekking guidato, fitness e ginnastica. Come contributo alle attività sviluppate da FIE Liguria nell’ambito del progetto per la Strada dei Forti, il CSI Altum Park (Coop Sport Service Family Ssdrl - società affiliata alla FIE e attiva nell’affiancare all’escursionismo lo sviluppo di attività sportive in natura e laboratori educativi e ambientali), identificato come spazio adeguato il forte Begato, allestirà l’area con un percorso di mountain bike, postazioni di tiro con l’arco e di balestra, un percorso di trekking in natura seguito da riscaldamento muscolare all’aperto e postazioni di ginnastica. Per l’allestimento e la gestione dell’area e delle attività, dedicate in prevalenza a bimbi e ragazzi, saranno coinvolti istruttori di CSI Altum Park e dei suoi partner, anche per aumentare la notorietà della manifestazione ed il coinvolgimento delle famiglie. Irene Moretti - imoretti@comune.genova.it (mailto:imoretti@comune.genova.it) – 3334904705

 

L'ultimo baluardo della Liguria medievale: questo incredibile castello vicino Genova è un vero e proprio gioiello

Da paesionline.it del 13 ottobre 2023

La Liguria oltre il mare: alla scoperta del Forte Diamante e delle sue storie millenarie

Di Clarissa Cataldi

Il Forte Diamante, situato sulla vetta del Monte Diamante a circa 667 metri di altezza, non è solo un simbolo della storia genovese, ma rappresenta anche un punto panoramico ineguagliabile sulla città e sul mare. Questa struttura, costruita nel 1758, testimonia la maestria architettonica e la visione strategica di Genova, una potenza marittima dell'epoca.

Forte Diamante: un viaggio nella storia genovese

La città di Genova (https://www.paesionline.it/italia/guida-genova) è famosa per i suoi forti, un’insieme di fortificazioni militari che risalgono a epoche diverse, edificate dalla Repubblica di Genova con lo scopo di difendere il territorio urbano nei secoli. Queste fortificazioni hanno scandito gli eventi e la storia della città ligure, con le mura seicentesche che rappresentano la più lunga cinta muraria in Europa, seconda solo alla grande muraglia cinese.

Tra queste imponenti strutture, il Forte Diamante spicca per la sua posizione e la sua storia. Eretto per proteggere la città dagli assalti, il forte domina la città dall'alto, offrendo panorami mozzafiato. Vicino al Diamante, una catena montuosa ospita altre fortezze storiche come Fratello Minore, Puin, Sperone e Begato.

Ugo Foscolo e il Forte Diamante

Il legame tra Ugo Foscolo e il Forte Diamante è profondo e significativo. Nel 1800, durante l'assedio del forte da parte delle truppe austriache, Foscolo, che combatteva a fianco dei francesi, fu ferito a un ginocchio presso il Forte Diamante. Questo episodio ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del forte e nella memoria collettiva di Genova. La presenza di Foscolo ha anche contribuito a elevare il forte a simbolo di resistenza e di lotta per la libertà.

Come raggiungere il Forte

Il Forte Diamante è una meta ambita per gli amanti del trekking e della natura. Sebbene sia accessibile solo a piedi, il viaggio verso la cima è un'esperienza indimenticabile. Ci sono due principali percorsi escursionistici per raggiungere il forte. Il primo inizia dal Forte Sperone e attraversa antiche mura, boschi lussureggianti e sentieri panoramici. Il secondo percorso, più diretto ma altrettanto affascinante, inizia dalla stazione di Trensasco.

 

Cure e pulizie per la ’casamatta’ di piazza Balacchi

Da ilrestodelcarlino.it del 13 ottobre 2023

Il Comune di Rimini ha affidato alla società Phoenix archeologia la pulizia e la manutenzione della "casamatta" di epoca malatestiana aperta al pubblico da giugno. L'azienda curerà anche la rimozione delle scritte vandaliche dal monumento ai Caduti.

Aperta al pubblico da giugno, la ’casamatta’ di epoca malatestiana sarà affidata alle cure di una ditta specializzata per gli interventi di pulizia e manutenzione. Il Comune ha firmato il contratto con la società Phoenix archeologia: è la stessa impresa che rimuoverà le scritte vandaliche dal monumento ai Caduti. L’azienda ha curato tutte le attività archeologiche della ’casamatta’ di piazza Balacchi e il Comune ora le ha affidato (per un importo pari a 1.281 euro) il compito di pulitura generale del sito malatestiano nonché gli interventi di manutenzione.

 

Baluardo della Pusterla: al via i lavori di consolidamento del muro

Da primabrescia.it del 12 ottobre 2023

La fine dei lavori è preventivata per la fine di marzo 2024

Sono cominciati, il 2 ottobre scorso, gli interventi di consolidamento del muro del baluardo della Pusterla, lungo le mura nord del Castello di Brescia, una porzione del quale era crollata per cause naturali nel dicembre 2019. I lavori, della durata di 180 giorni, dovrebbero concludersi entro il 29 marzo 2024. L’area al di sopra del bastione e l’area occupata dal vigneto urbano storico, attualmente di proprietà di Monte Rossa Srl, sono state transennate.

A cosa devono essere attribuiti i dissesti?

I dissesti delle mura sono da attribuire principalmente alla disgregazione dei leganti e alla vegetazione spontanea che, crescendo in maniera incontrollata, si insinua nelle fratture, favorendo un distacco di pietre, talvolta consistente. In accordo con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle provincie di Brescia e Bergamo gli interventi saranno poco invasivi e saranno caratterizzati dall’impiego di tecniche di ingegneria naturalistica. Verrà quindi ricostruito solo quanto possibile, sfruttando gli elementi crollati.

Il progetto nel dettaglio

Il progetto prevede interventi specifici per ognuna delle tre pareti del baluardo. La prima, quella maggiormente degradata, fa parte delle mura nord del Castello e rappresenta la prosecuzione verso est del bastione della Pusterla (contrassegnata dalla sigla P1 nella figura 1). È formata da una muratura molto scadente, con conci di Medolo non regolari e di dimensioni molto piccole e da materiale misto. La cattiva qualità dei materiali impiegati e la tecnica costruttiva farebbero pensare che si tratti di una porzione più interna rispetto a una finitura crollata in passato. La parete ovest del bastione, invece, contrassegnata dalla sigla P2 nella figura 1, è quella interessata dal crollo del 2019 ed è stata probabilmente già rifatta in tempi passati. La parete nord del bastione (contrassegnata dalla sigla P3 nella figura) è la meno compromessa. L’intervento viene eseguito da un’azienda che esegue lavori utilizzando funi, con tecniche alpinistiche. Tutte le operazioni vengono svolte con l’assistenza di un restauratore abilitato. Utilizzando uno scanner laser, in fase di elaborazione del progetto esecutivo è stato eseguito un rilievo delle superfici esterne e dei locali sotterranei del Bastione per verificare che l’intervento di consolidamento proposto non interferisse in alcun modo con gli elementi preesistenti.

Operazioni preliminari

Per mettere in sicurezza la parete verrà rimossa manualmente la vegetazione infestante impiegando le funi e utilizzando una piattaforma aerea. Sulle mura storiche che si trovano in buone condizioni di stabilità verrà effettuato un idrolavaggio a bassa pressione per rimuovere i depositi di terra e i residui di vegetazione. Anche la base della muratura verrà messa in sicurezza e saranno rimosse le macerie del crollo ancora presenti per consentire un’installazione adeguata del cantiere.

Intervento sulla parete P1

Saranno riempite le cavità create dopo la rimozione dei ceppi degli arbusti e i giunti saranno stilati in profondità (ossia saranno rifinite le connessioni tra le pietre della muratura, riempiendo gli spazi vuoti) con malta in calce e con inerti con granulometria, come in origine. Sarà poi applicata una rete in acciaio per mettere in sicurezza le mura.

Intervento sulla parete centrale P2

Sarà pulita la scarpata superiore che si è creata seguito del crollo del 2019 rimuovendo le porzioni instabili del terreno e del ciglio. La scarpata sarà messa in sicurezza posando una rete in acciaio e la cresta muraria sarà consolidata recuperando le pietre in buone condizioni e riutilizzabili, mantenendo invariato il profilo generato dal crollo. In aggiunta ai lavori in corda sulla scarpata è prevista l’installazione di ponteggi di supporto. Nella parte bassa delle mura saranno realizzate alcune chiodature di consolidamento e sarà spostato il materiale di risulta del crollo.

Intervento sul muro del bastione della Pusterla lato Nord P3

Meglio conservata rispetto alle due precedenti, questa parete verrà sottoposta a un intervento di stilatura delle cavità generate dalla vegetazione utilizzando pietre in medolo di recupero e malta di calce di colore omogeneo alle quelle vicine, per evitare di ricreare situazioni che favoriscono il deterioramento delle mura.

L’operazione di pulizia dalla vegetazione infestante è già stata parzialmente realizzata in precedenti interventi. La porzione d’angolo, che si è slegata dal lato adiacente in seguito al crollo, verrà consolidata utilizzando chiodi autoperforanti.

Consolidamento delle mura

Per quanto riguarda la porzione di mura stabili, in base alle situazioni si procederà con un semplice consolidamento o con una ricostituzione della cresta muraria o con parziali interventi di consolidamento e ricostruzione del muro.

Le porzioni di muratura instabili e non più consolidabili saranno rimosse, così come le radici della vegetazione infestante e i residui di pietre e di terra, per creare uno spazio adeguato per realizzare l’appoggio della nuova muratura.

Le mura saranno consolidate o parzialmente ricostruite nella maniera più fedele possibile alla situazione precedente utilizzando, dopo una cernita, pietre di medolo derivate dal crollo o dallo smontaggio del muro.

Sarà realizzata una copertina sulla cresta muraria utilizzando scaglie di medolo ottenute dai materiali di recupero, su letto di malta di calce.

Le pietre ancora intatte provenienti dal paramento originario verranno utilizzate per ricostruire il muro. Il legante sarà costituito da una malta a base di calce, analoga a quella utilizzata.

Gli elementi di ancoraggio dei capochiave a “bastone”, del colore scelto in accordo con la Soprintendenza, saranno lasciati a vista e saranno analoghi a quelli installati nel muro crollato nel 2010 e ricostruito di recente, a sud del Grande Miglio. Il foro di alloggiamento del capochiave sarà colmato con malta di calce dello stesso colore delle malte originali.

 

Fortificazioni sulle coste calabresi: una mostra fotografica a Scalea

Da infopinione.it del 12 ottobre 2023

Nella biblioteca comunale Gregorio Caloprese della città di Torre Talao una iniziativa culturale a 360° sulle fortificazioni che caratterizzano le coste calabresi.

È stata inaugurata di recente presso la biblioteca Gregorio Caloprese di Scalea la mostra fotografica “Gli apprestamenti difensivi nell’Alto Tirreno e Ionio Cosentino” promossa da Atelier du faux semblant, associazione L’Altra casa e Levante Aps nell’ambito del progetto Biblioteca al centro.

Le foto esposte sono state scattate dall’architetto Piero Di Giuseppe e sono solo un saggio di quanto sarà realizzato con la pubblicazione di un volume intitolato “Dal codice Carratelli ai giorni nostri: 500 anni di storia e fortificazioni”.

All’evento inaugurale nella sede della Pro loco, presenti il sindaco di Scalea, Giacomo Perrotta, e l’assessore alla Cultura, Adelina Carrozzini, si è tenuta la presentazione-lezione sul tema della mostra a cura di Di Giuseppe. È seguito un dibattito nel corso del quale sono emerse proposte per la valorizzazione e tutela delle fortificazioni presenti sulle coste calabresi.
“La sinergia tra soggetti – ha evidenziato Nicola Viceconte, presidente de L’Altra casa – assieme naturalmente alla fattiva partecipazione della cittadinanza, permetterà di raggiungere l’obiettivo generale del progetto: rilanciare e valorizzare la biblioteca comunale Gregorio Caloprese, un bene comune che merita di essere messo al centro dell’attenzione dei cittadini di Scalea”.

Il progetto Biblioteca al Centro è stato finanziato dalla Regione Calabria e si trova nella fase finale di attuazione. Tra le attività previste figurano l’ammodernamento di spazi, la sostituzione di arredi, l’acquisto di volumi e software per la catalogazione informatizzata del patrimonio librario.

Partecipano alla realizzazione del progetto il Comune di Scalea in qualità di capofila e attuatore, l’associazione L’Altra casa, soggetto ideatore del progetto e promotore del partenariato, L’Atelier du Faux Semblant, curatore della mostra e della pubblicazione, il liceo scientifico Metastasio di Scalea che con un gruppo di studenti realizzerà la catalogazione informatizzata del patrimonio librario, l’associazione Levante che cura la comunicazione e la promozione del progetto.

Maggiori informazioni si potranno trovare sui canali social ufficiali e sul sito web Bibliotecascalea.it.

 

Alla scoperta di Forte San Procolo: visite guidate e incontri

Da larena.it del 11 ottobre 2023

Nessuna città in Europa supera Verona per qualità delle opere di fortificazione: sia per estensione (uno sviluppo di nove chilometri e quasi cento ettari di terreno occupato) sia per arco temporale rappresentato (duemila anni di storia).

Dalla città romana alla scaligera, dalla dominazione di Venezia a quella asburgica, gli imponenti resti fatti di mura, torri, bastioni, fossati, terrapieni e forti (19 quelli ancora esistenti) sono valsi a Verona il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità Unesco. E questo, nonostante buona parte delle fortificazioni stesse sia stata, nel tempo, soffocata dallo sviluppo urbano o abbandonata all’incuria.

Conscia che la salvaguardia del patrimonio architettonico urbano parte dalla consapevolezza del suo valore, l’associazione Verona Città Fortezza organizza iniziative pubbliche gratuite per aprire e far scoprire questi luoghi alla cittadinanza. In ottobre, per il ciclo «Conosci il tuo territorio», sono in programma appuntamenti sul territorio della terza circoscrizione (Ovest cittadino) per dare alcune chiavi di lettura su due temi, le fortificazioni asburgiche e l’Adige.

Gli appuntamenti

• Lunedì 16 ottobre: alle 18.30 si terrà la conferenza, a ingresso libero, del professor Maurizio D’Alessandro dal titolo «Forte San Procolo e le altre opere difensive in terza circoscrizione».

• sabato 21 ottobre si svolgerà la visita a Forte San Procolo (via da Levanto, ingresso dal cancello tra i civici 32 e 34), con due turni (alle 10 e alle 11.30), e ingresso su prenotazione.

• lunedì 30 ottobre, alle 18.30, D’Alessandro proporrà una seconda conferenza intitolata «Il fiume Adige: l’autostrada commerciale del tempo che fu».

Dove: entrambe le conferenze saranno ospitate all’auditorium del Saval, in via Marin Faliero 77. La visita al forte è prenotabile esclusivamente attraverso Eventbrite al seguente link: veronacittafortezza_aps.eventbrite.com.

Per altre informazioni: veronacittafortezza@gmail.com

Di Lorenza Costantino.

 

Riqualificazione area limitrofa al Castello, firmato il contratto per l’avvio dei lavori

Da comune.milazzo.me.it del 10 ottobre 2023

Sottoscritto il contratto d’appalto con la ditta “Dasein Spallina associati srl” di Palermo per la riqualificazione dell’area limitrofa al Castello per una migliore fruizione turistica del territorio.

Ne dà notizia l’assessore ai lavori pubblici Santi Romagnolo il quale ha sottolineato che la stipula è avvenuta nel rispetto del cronoprogramma rimodulato dal Ministero dell’Interno. La consegna dei lavori avverrà entro il prossimo mese di novembre.

L’obiettivo dell’intervento è quello di assicurare una migliore fruizione turistica del territorio rendendo l’intero comparto fruibile ai visitatori, compreso i diversamente abili, tramite diverse “isole” con spazi verdi accessibili, in modo da consentire l’accesso all’area compresa tra le due fortificazioni utilizzando gli accessi esistenti.

Verrà inoltre realizzata una “isola” per sosta pullman turistici per visitatori e mezzi di soccorso necessari durante le manifestazioni che si terranno nell’area della Cittadella fortificata.

L’accesso carrabile sarà consentito tramite una rampa di collegamento dell’isola sosta pullman con la via Papa Giovanni XXIII.

La spesa prevista è di circa 850 mila euro.