Un ostello per la
gioventù nel futuro di
Forte Ardietti
Da La Gazzetta di
Mantova - 14 novembre
2012
Radar, Paolucci: “Serve confronto
con i militari”
Da cronachemaceratesi.it del 11
novembre 2012
di
Stefano Palanca
Sul
radar di Porto Potenza ognuno va
avanti per la propria strada: il
sindaco Paolucci è soddisfatto per
la disponibilità dell’Aeronautica a
discuterne mentre Marabini di Città
prestata rilancia il convegno con
gli scienziati come evento
chiarificatore. Dopo la lettera
del primo cittadino di Potenza
Picena Sergio Paolucci che il 2
novembre aveva richiesto chiarimenti
all’Aeronautica Militare e all’Arpam
sull’eventualità di emissioni
elettromagnetiche nocive alla salute
dell’uomo da parte del radar e le
risposte “tranquillizzanti” dei due
enti, sindaco e presidente
dell’associazione culturale
commentano le risposte. “Prendo
atto della precisazione
dell’Aeronautica anche se devo
ammettere non ci ha detto niente di
nuovo e ha fatto riferimento ai
risultati dell’Arpam” spiega il
sindaco Paolucci “Sono però contento
della loro disponibilità a un
eventuale confronto se necessario e
spero che ci possa davvero essere
vista la loro assenza durante
l’assemblea pubblica”. In quell’occasione,
infatti, c’erano dai 250 ai 300
cittadini che, al teatro Divina
Provvidenza, avevano assistito alla
conferenza e analizzato, chiedendo
chiarimenti ai relatori chiarimenti
di ogni genere. In merito invece
all’Arpam, il sindaco Paolucci va
dritto al punto pur evitando toni da
diatriba. “Non voglio entrare in
polemica con l’Arpam, ma in merito
all’assemblea cittadina e al mio
mancato invito ai vertici
dell’azienda, devo purtroppo
specificare che l’incontro non era
organizzato dal Comune e dunque non
potevo certo mandare inviti. Il
sottoscritto, in qualità di
cittadino, di ascoltatore e poi di
sindaco si è presentato alla serata
e, quando l’amministrazione è stata
chiamata in causa, ho creduto
opportuno intervenire chiarendone la
posizione supportato dalla
documentazione in mio possesso, tra
cui quella dell’Arpam comprensiva di
risultati e dati”. Insoddisfatti
delle risposte dell’Arpam e
dell’Aeronautica, come era
immaginabile, i responsabili
dell’Associazione culturale Città
prestata che il 26 ottobre
avevano organizzato un’assemblea
pubblica alla quale aveva
partecipato come relatore lo
scienziato Fiorenzo Marinelli,
ricercatore dell’Istituto di
Genetica Molecolare-CNR di Bologna,
il quale aveva evidenziato la
pericolosità del campo
elettromagnetico del radar. “Noi
confermiamo quello che abbiamo detto
durante l’assemblea pubblica,
vogliamo capire e approfondire la
questione col convegno dell’aprile
2013 che stiamo organizzando – dice
Edoardo Marabini, presidente
dell’associazione – e per ora ci
rifacciamo a quello che ha stabilito
lo Iarc-International Agency for
Research on Cancer che classifica i
campi elettromagnetici come
possibili cancerogeni. Ci
interroghiamo sul problema e
crediamo che uno dei momenti
fondamentali sia proprio un
dibattito con relatori di calibro
internazionale super partes”. L’idea
del convegno era stata lanciata
proprio durante l’ultimo incontro di
fine ottobre, ma non sarà facile
organizzarlo per ovvi motivi di
denaro. Per questo Città prestata ha
iniziato una raccolta fondi con
l’intento di scoprire la verità e
poi agire di conseguenza. “Noi non
siamo certo i depositari della
verità e la ricerchiamo nel modo che
crediamo più opportuno interpellando
scienziati e esperti, e quello che
vogliamo organizzare dovrà essere
proprio questo: un momento di
confronto con delle conclusioni
certe per quanto possibile” conclude
Marabini.
Malatesta:"I forti sono abbandonati"
Da il Gazzettino - 25 ottobre 2012
Di Egidio
Bergamo. "Non capisco le ragioni
dell'assoluta mancanza d'interesse e
di salvaguardia per le
fortificazioni di Cavallino-Treporti,
che restano nel più totale abbandono
e degrado. Ma ancor di più, mi
risulta singolare e vergognosa la
situazione di occupazione abusiva
che ho notato in molte di queste
opere". Non usa mezzi termini il
dottor Leonardo Malatesta, direttore
del Museo Storico del Nastro Azzurro
di Salò e presidente
dell'associazione Sperre Valsugana,
che ha guidato una delegazione
interregionale di studiosi del
settore, in visita alle
fortificazioni dismesse di
Cavallino-Treporti. Il gruppo,
accolto e guidato da Furio Lazzarini,
si è soffermato sulle batterie
Vettor Pisani, Amalfi, San Marco,
Radaelli e Forte Treporti, torri
telemetriche e bunker. I visitatori
sono rimasti stupiti delle
moltissime e importanti
testimonianze storiche risalenti sia
alla Prima che alla Seconda Guerra
Mondiale, qui in stato di abbandono
e degrado."In vista del Centenario
della Grande Guerra - dice Malatesta
- mi meraviglio del completo
disinteresse del Demanio e delle
varie amministrazioni pubbliche per
la valorizzazione di questi
manufatti bellici che, dopo oltre un
secolo dalla costruzione sono
tuttavia ancora in discrete
condizioni". Malatesta, ha rilevato
che numerose fortificazioni montane
stanno per essere fruibili per
l'intervento delle Regioni Veneto,
Trentino Alto Adige e Friuli Venezia
Giulia, e che, pur situate su luoghi
impervi, sono già visitate da
migliaia di appassionati. "Rispetto
a ciò - ha rilevato - non capisco
proprio le ragioni di questo
insensato e colpevole disinteresse
per le importantissime strutture ci
Cavallino-Treporti".
Pronto il dossier Unesco La Fortezza
cala
i suoi assi
Da il Piccolo -
22 settembre 2012 — pagina 40
di Alfredo
Moretti wPALMANOVA Candidatura
di Palmanova all’Unesco,
presentato il primo volume del
dossier scientifico. Il team
composto dagli architetti
Quendolo, Pessina, Biasutti, ha
consegnato un approfondito
studio sulla fortezza alla
società “Siti”, che coordina la
candidatura seriale
transnazionale. Il primo passo
operativo verso la candidatura
Unesco è compiuto. Il rapporto
“Le opere di difesa veneziane
tra XV e XVII secolo” è stato
presentato ieri in municipio,
illustrato dagli architetti
Alessandra Quendolo, Barbara
Pessina e Giulia Biasutti, che
compongono il team a cui
l’amministrazione ha affidato
l’incarico di seguire la stesura
della documentazione necessaria
alla presentazione della
candidatura, con il
coordinamento dell’associazione
“Siti” che fa capo al
Politecnico di Torino. Il
dossier vuole dimostrare che la
fortezza risponde ai requisiti
di “integrità” e “autenticità”
necessari alla corsa per la
candidatura. Un importante
contributo è giunto dal
personale dell’amministrazione
comunale, in particolare da
Gabriella del Frate, direttrice
del Civico museo storico, e da
Michela Lorenzon, responsabile
Area tecnica. Alla stesura hanno
collaborato gli architetti
Nicola Badan e Daniela Omenetto.
Il lavoro ha comportato una
sistematica ricerca, raccolta ed
elaborazione di dati: la
cartografia e documentazione
bibliografico-archivistica sulla
storia della città, la
descrizione dello stato attuale
sia come esito delle diverse
fasi di trasformazione e come
stato di conservazione materica,
l’individuazione dei soggetti
che hanno gestito il bene, i
vincoli che oggi interessano
Palmanova. Un approfondimento è
riservato alla storia e allo
sviluppo di Palmanova, dai
progetti iniziali alle fasi
costruttive succedutesi dalla
fondazione nel 1593, allo
sviluppo impresso da Napoleone,
fino alla fase austriaca e
italiana. L’analisi scatta anche
una fotografia dello stato di
conservazione dei bastioni, resa
più evidente con gli interventi
di pulizia della vegetazione
avviati nel novembre 2011. Ne
emerge che, nonostante le
condizioni di degrado di alcune
parti delle fortificazioni, il
sistema difensivo è interamente
leggibile e ne fa un unicum a
livello internazionale. «La
ricerca ha comportato il
confronto di diverse fonti
documentarie sulla storia della
genesi costruttiva di Palmanova
e delle fasi di trasformazione
che hanno portato il bene ad
assumere l’attuale
configurazione - hanno precisato
i tre professionisti -. Molto
interessante è stato il
confronto tra i documenti
grafici e scritti che
evidenziano come la città
attuale sia conforme a quella
pensata e progettata sia alla
fine del XVI secolo, sia nelle
fasi di trasformazione
successive. Particolare
attenzione è stata posta alla
descrizione degli elementi
costitutivi il sistema
fortificato come cinta difensiva
e come tessuto urbano». La
“Siti” ha espresso un giudizio
molto positivo sottolineando la
ricchezza dei dati raccolti.
NISCEMI
SI TRASFORMA IN STAR WARS PRONTO
IL MUOS DEGLI USA
Da comedonchisciotte.org del 22
settembre 2012
Dalla
Sicilia l’esercito americano
governerà le guerre climatiche e
nucleari attraverso comandi
satellitari e telematici. Si
chiama Muos ed è un sistema
militare di ultima generazione.
La Sicilia sarà il cuore
pulsante dell’esercito
Americano. Come in star wars la
nostra Isola governerà le guerre
climatiche e nucleari attraverso
comandi satellitari e telematici
. A Niscemi, proprio nel cuore
della riserva naturale “Sugherata”,
sta per vedere la luce il Muos.
La struttura verrà edificata
nell’antico feudo niscemese
‘Ulmo’ dove, dal 1991, è
operativa una delle piu’ grandi
centrali di telecomunicazioni
della marina Usa esistente nel
Mediterraneo. Questa centrale,
con le sue 41 antenne, collega
il nostro mare con l’Asia
sud-occidentale, l’Oceano
Indiano e l’Oceano Atlantico. La
base ‘Ulmo’ è sotto il controllo
della ‘U.S. Naval Computer and
Telecommunication Station
Sicily’ che ha sede a Sigonella,
la base militare americana
dislocata tra gli agrumeti della
piana di Catania.
La centrale militare
statunitense assicura la
comunicazione top secret e non
di alleati Nato e Stati Uniti.
Questo, per grandi linee, il
quadro generale dell’egemonia
militare a stelle e strisce in
Sicilia. Troppo poco, a quanto
pare, per gli Usa che, a breve,
amplieranno la loro forza
militare tramite il Muos (Mobile
user objective system). Questo
sistema satellitare è
un’infrastruttura militare di
ultima generazione. Sono
quattro, oggi, le strutture tipo
Muos presenti nel mondo. Tutte
dislocate in zone desertiche.
Solo quella che sta per essere
realizzate in Sicilia, chissà
perché, vedrà la luce in un’area
vicinissima ai centri abitati.
Da qui la ragionevole e
giustificata paura delle
popolazioni che si ‘scipperanno’
le radiazioni con effetti sulla
loro salute ancora tutti da
capire. L’impianto presenta due
torri radio e tre antenne del
diametro di 18,4 metri e
dell’altezza pari a 149 metri.
Il sofisticato sistema di
comunicazione ad altissima
frequenza integrerà comandi,
centri d’intelligence, radar,
cacciabombardieri, missili da
crociera, velivoli senza pilota
e altri strumenti di morte.
Insomma dalla nostra Isola gli
Stati Uniti, con un solo click
,potrebbero immedesimarsi nel
generale dell’esercito romano,
Massimo Decimo Meridio, e dire:
“Al mio segnale scatenate
l’inferno”. Tutto questo con un
solo unico obiettivo: aumentare
l’offensiva militare.
Come si è arrivati al Muos di
Niscemi. Tutto comincia nel
2001, quando viene siglato un
accordo bilaterale tra gli Usa e
l’Italia. I vertici della base
militare di Sigonella inviano la
documentazione dell’impianto
alla Regione Siciliana il 24
gennaio 2007. La documentazione,
inoltrata dall’Aeronautica
militare italiana agli uffici
della Regione, rimane nei
cassetti dell’assessorato
regionale al Territorio e
Ambiente sino al 3 aprile 2008,
quando viene trasmessa al Comune
di Niscemi. Per la cronaca,
quando si verificano questi
fatti sulla plancia di comando
dell’assessorato regionale al
Territorio e Ambiente c’è
Rossana Interlandi che, guarda
caso, è nativa proprio di
Niscemi. L’allora assessore
Interlandi non sembra abbia
opposto particolari resistenze
al progetto. Almeno
ufficialmente. Dice la stessa
Interlandi: “Io non ho firmato
nulla, non mi sono occupata di
questa faccenda. La pratica è
stata seguita dai tecnici di
allora”. Dopo un mese e mezzo
arriva al Comune di Niscemi una
relazione paesaggistica e la
valutazione d’incidenza
predisposta dai militari di
Sigonella. Mentre l’assessorato
regionale al Territorio e
Ambiente si limita a convocare
una ‘conferenza di servizi’. I
funzionari del Comune di Niscemi,
che hanno un pò più di coraggio
degli ‘autonomisti’ dell’ex
governo regionale, dopo le
opportune verifiche ambientali
sul progetto Muos, danno un
parere contrario alla
realizzazione della struttura
militare. Il “no” del Comune è
servito a poco, però. Nella base
Ulmo, infatti, inizia l’ opera
di edificazione vera e propria.
La Telecom, per esempio,
posiziona i cavi per la stazione
internet. Il resto è un
susseguirsi di manifestazioni e
opposizioni dell’ex sindaco di
Niscemi, Giovanni Di Martino, e
dei Comuni del Nisseno e a nulla
valgono i tentativi di
persuasione operati dal
presidente della Regione,
Raffaele Lombardo, e dal
ministro della Difesa, Ignazio
La Russa, favorevoli alla
“centrale da guerra”. Il 28
giugno 2011 dagli uffici del
Territorio e Ambiente della
Regione siciliana arriva il “sì”
definitivo per il proseguimento
dei lavori. “L’Arpa Sicilia –
diice l’ex commissario Salvatore
Cocina – ha fatto delle
misurazioni elettromagnetiche
vicino alla base di Niscemi
riscontrando dei valori nella
norma. Non la pensa allo stesso
modo il dott. Massimo Zucchetti
e Massimo Curaddu del
politecnico di Torino. I due
fisici pensano che il Muos puo’
causare grave rischi per la
salute dei cittadini. ““Si
tratta di effetti acuti, legati
a esposizioni brevi, a campi di
elevata intensità; e di effetti
dovuti a esposizioni prolungate
a campi di intensità inferiore”,
spiegano nella loro
documentazione i due fisici,
Zucchetti e Coraddu. Intanto la
questione Muos sta diventando di
ordine nazionale. Settimane fa
una delegazione del comitato No
Muos ha preso parte a due
audizioni alla Commissione
Difesa della Camera e alla
Commissione d’Inchiesta
sull’uranio impoverito del
Senato . In audizione i delegati
hanno spiegato, fornendo una
vasta documentazione, le ragioni
di quanti si oppongono
fermamente alla costruzione
della stazione di terra del
sistema Muos all’interno della
Riserva Naturale Sughereta di
Niscemi. Hanno altresì
denunciato i pericoli
rappresentati dalle radiazioni
elettromagnetiche e il processo
di militarizzazione che i
territori e i cittadini
siciliani sono costretti a
subire. La Commissione
d’Inchiesta sull’uranio
impoverito ha ritenuto che
sussistono le basi per una
moratoria, sia per quanto
riguarda la costruzione del Muos,
sia per il sistema di antenne
già presente nella
riserva. Maurizio Zoppi Fonte:
www.ilmanifesto.it