“Una notizia che mi riempie di orgoglio, la
Commissione Regionale per il Patrimonio
culturale del Veneto ha accolto la mia
richiesta del 2 febbraio scorso di
dichiarare Batteria Forte Penzo sito di
interesse culturale”. È raggiante Mauro
Armelao, sindaco di Chioggia, che ha
ricevuto la comunicazione ufficiale
direttamente da Venezia solo qualche giorno
fa.
“Era doveroso pensarci – sottolinea il
sindaco, primo sindaco a firmare la
richiesta – considerata l’origine del luogo
(era una costruzione difensiva realizzata
nell’imminenza della Prima Guerra Mondiale”.
Il Comune di Chioggia, proprietario della
struttura, ora procederà per gradi: dopo
questa prima certificazione, la prossima
mossa sarà l’incontro tra l’Amministrazione
e gli stessi professionisti che hanno
seguito il restauro delle Batterie Amalfi e
Vettor Pisani di Cavallino Treporti.
“La loro esperienza – prosegue il sindaco
Armelao – potrebbe essere molto utile dato
che la struttura di Sottomarina è molto
simile alle due già ristrutturate a
Cavallino Treporti. Inoltre questi stessi
professionisti conoscono già tutto l’iter
per interfacciarsi anche con la
Soprintendenza”.
Già con la Marina Militare il Comune ha
stretto un patto di collaborazione anche per
i prossimi anni organizzando altri eventi in
città e riproponendo l’evento “I Sette
mari”.
Insomma, Mauro Armelao non nasconde la gioia
per la notizia e rivela che l’ipotesi più
accreditata è che la Batteria, una volta
ristrutturata, possa diventare un museo
della I Guerra Mondiale, dopo, naturalmente,
che le due associazioni che oggi hanno la
loro sede nella struttura, Protezione Civile
e U.I.L.D.M. avranno trovato altra
collocazione grazie all’intervento del
Comune.
“L’obiettivo è valorizzare tutti i siti
storici che abbiamo in città – sottolinea il
sindaco di Chioggia – e dopo che avremo
concluso il progetto della Batteria Forte
Penzo, come amministrazione ci dedicheremo
alla Torre di Bebe, antico punto di
osservazione eretto nell’anno 750 circa ai
confini tra Chioggia e Cavarzere, la più
antica testimonianza della Repubblica Veneta
in terra clodiense e poi al Monastero
benedettino a Brondolo”.
La Batteria Forte Penzo ricade nel sito
denominato “Venezia e la sua laguna”
inserito nel Patrimonio dell’Unesco dal
1987. “Motivo di più – conclude il sindaco –
per valorizzarlo e farlo rientrare in un
circuito culturale e storico di particolare
pregio, come già in Veneto ce ne sono in
altri comuni. Una leva importante per il
turismo, certo, ma anche per conservare e
tramandare alle nuove generazioni la storia
fondante del nostro territorio”.
Cenni storici e architettonici sulla
struttura
L’area oggetto della presente relazione è
sita nel Comune di Chioggia in località
Sottomarina; è delimitata a nord dai
giardini pubblici di Viale Umbria, ad ovest
da Via del Boschetto, a sud dal complesso
scolastico elementare e medie e ad est
dall’area comunale sede dell’Arena “Duse”.
Dai documenti cartografici conservati, dal
Seicento all’Ottocento, si nota come le
terre dove sorge la batteria sono emerse in
epoca recente (XIX sec.). Nel Seicento il
cordone dunoso aveva ristrette dimensioni,
una lingua di terra, da Ravenna a Grado, e
separava il mare dalle lagune interne.
I
forti realizzati dalla Serenissima nella
prima età moderna seguono questi assi. Nella
zona di Chioggia, la difesa militare
marittima della zona del litorale lagunare
di Sottomarina era controllata, al tempo
della Repubblica di Venezia, da Forte di San
Felice a nord e Forte di Brondolo a sud.
Il periodo compreso tra il 1797 e il 1866
vede ampliare le difese di Venezia verso
l’entroterra. Durante il periodo napoleonico
vengono rafforzati e rimaneggiati gli
antichi forti, modificando i loro connotati
originari; la rete fortificatoria viene
potenziata con nuove strutture, che
acquisiscono notevole importanza nella linea
costiera.
Il passaggio del Veneto al regno dei Savoia
porta il governo a riorganizzare il sistema
difensivo lagunare e di terraferma,
realizzando una nuova cintura difensiva
nell’entroterra. Una nuova fase di
potenziamento avviene in preparazione della
Prima Guerra Mondiale.
Il fronte di mare viene rinforzato con la
costruzione di una linea di moderne batterie
costiere distribuite lungo il litorale, da
Cavallino Treporti a Chioggia. Dei forti
(detti di seconda generazione) furono
realizzati tra il 1907 e il 1912 secondo il
tipo Rocchi; la tecnica costruttiva è
caratterizzata da un largo ricorso al
cemento armato; i forti sono dotati di
postazioni in torri corazzate girevoli, con
torri telemetriche necessarie per
l’osservazione a distanza nell’area
costiera, piatta, che segnano ancora oggi in
modo significativo il panorama delle coste
veneziane. Alla primavera del 1913, tra
fronte a terra e fronte a mare, si vengono a
contare 37 forti e batterie principali
operative, tra cui Forte Penzo, il quale
continuerà a funzionare come deposito anche
durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo la fine del secondo conflitto mondiale,
si registra un sistematico processo di
dismissione delle strutture militari; molti
forti e batterie vengono destinati ad
alloggi temporanei per sfollati.
La Batteria Penzo fu realizzata all’inizio
del Novecento, a Sottomarina, in prossimità
della linea di arenile. Le postazioni
difensive della linea litoranea, fra le
quali la Batteria Penzo,erano dirette verso
il mare.
Nel XX secolo, per effetto dell’accelerata
sedimentazione fino agli anni Ottanta del
Novecento, la linea dell’arenile avanzò
progressivamente di centinaia di metri verso
est, inglobando superfici marine, pertanto
la topografia della zona si presenta oggi
molto alterata rispetto agli inizi del
Novecento. Bisogna anche sottolineare che il
sistema delle dune, fino agli anni Quaranta
e Cinquanta del Novecento, era molto più
pronunciato nelle altrimetrie rispetto
all’assetto odierno. Alla fine degli anni
Trenta del Novecento iniziarono vasti
spianamenti della spiaggia, con la
realizzazione degli orti da parte degli
abitanti di Sottomarina, fenomeno poi
accentuato dalla realizzazione del Lungomare
Adriatico.
La Batteria Penzo, nota anche come Forte
Penzo, dedicata alla memoria di Vincenzo
Penzo (Chioggia 1819-Venezia 1894), illustre
animatore dei moti risorgimentali e delle
imprese garibaldine, faceva parte della
linea di difesa militare lungo la costiera
adriatica, con la finalità di controbattere
i bombardamenti aerei e di controllare
l’area di spiaggia e il possibile sbarco di
nemici.
Nel suo ruolo e nella topografia dei luoghi,
la Batteria Penzo era simile alle batterie
militari di Vettor Pisani in località
Cavallino Treporti e di Ca’ Morosini tra
Malamocco e Alberoni. Agli albori della
Prima Guerra Mondiale, la batteria faceva
parte del Gruppo San Felice; nel 1914 vi
vedeva dislocata la 3a Compagnia del 5°
Reggimento. L’armamento della Batteria Penzo
era costituito da sei obici da 280/L in
barbetta, con gittata massima di 10.700 m.
Come già detto, si trattava di uno dei forti
detti “di seconda generazione”,
caratterizzati dall’uso del calcestruzzo
armato e dotati di postazioni in torri
corazzate girevoli.
Assieme ad altre opere di supporto
tattico-militare (polveriere, stazioni
goniostadiometriche ecc.), tracciavano la
linea difensiva del gruppo “San Felice”
disposta lungo il litorale adriatico, tra
bocca di porto degli Alberoni, Pellestrina,
Caroman, Chioggia e Sottomarina, Brondolo.
Il Forte Batteria Penzo era costituito da
tre edifici, uno centrale e due posti alle
estremità laterali della batteria, muniti
ciascuno di una postazione telemetrica.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale il forte ha
subito delle trasformazioni, legate alla
conversione ad altri usi.
Nel decennio 1950 ha funzionato qui un
distaccamento della Marina Militare
Italiana, con un presidio di monitoraggio,
controllo e difesa dell’attività a mare.
Alla metà degli anni 1970 avvenne la
cessione del fabbricato dal Demanio Militare
alla Croce Rossa Italiana, comitato di
Padova, che realizzò una colonia marina. In
questa fase furono operate molte
trasformazioni. Sono state inserite delle
sopraelevazioni sui corpi laterali e sul
corpo centrale. Inoltre, sono stati eretti
nuovi fabbricati a sud della batteria, con
l’obiettivo di organizzare il funzionamento
della colonia: i dormitori, il refettorio,
la cucina e la dispensa, l’alloggio del
custode, gli uffici, le varie zone servizi e
igienico sanitarie, l’infermeria e i locali
per le religiose alle quali era affidata la
conduzione della colonia. Nelle vicinanze
del locale refettorio sono stati realizzati
i fabbricati esagonali ad uso palestra e
sala giochi. A sud-est di questi fabbricati,
nell’estesa zona verde prospiciente la sala
refettorio, è stata eretta una piccola
chiesa a forma circolare con porticato
sostenuto da colonne in calcestruzzo, oggi
data in uso al vicino istituto scolastico G.
Galilei.
Tra il 1979 e 1980 la colonia, ormai
dimessa, fu sottoposta a lavori di
adeguamento ad attività socio assistenziali.
Fino agli anni *90 la struttura, ancora
proprietà della C.R.I., è stata concessa in
affitto, successivamente ceduta in proprietà
al Comune di Chioggia; fu destinata ad
alloggi sociali e, in parte, a sede per
l’istituto anziani.
Praticamente inalterata è rimasta la zona
bunker, a causa dell’ubicazione
semi-interrata nella duna, realizzata a
difesa della batteria, e delle spesse
murature in cemento armato. Dell’impianto
originario sono conservate importanti
porzioni al piano terra, oltreché nel
seminterrato; le strutture sono state
parzialmente inglobate in altre strutture,
più recenti. Accedendo dalle scale poste ai
lati del corpo centrale, si possono ancora
vedere le due caratteristiche postazioni
sopraelevate. Quella ad ovest è pressoché
interrata, mentre in quella ad est sono
visibili, oltre alla copertura, alcuni
elementi della torretta metallica munita di
feritoie. All’interno si conservano le scale
circolari e il collegamento con il piano
interrato del corpo centrale, adibito a
magazzini e depositi».
Si ritiene che, all’interno del compendio,
presentano interesse culturale le porzioni
conservate della fortificazione, ancora
leggibili, ma non le superfetazioni del
secondo Novecento, che sono prive di qualità
architettoniche e – in parte – comunque
risultano più recenti di 70 anni, pertanto
non sottoponibili a verifica dell’interesse
culturale.
Considerazioni archeologiche
L’edificio oggetto della presente verifica
ricade all’esterno della perimetrazione
della zona di interesse archeologico
denominata Venezia e laguna, tutelata per
legge a livello paesaggistico ai sensi
dell’art. 142, c. 1, lett. m) del D. Lgs.
42/2004 “Codice dei beni culturali e del
paesaggio”, in qualità di ampio comprensorio
popolato fin dalla preistoria,
caratterizzato dalle specificità degli spazi
acquei, di gronda, delle isole e costiero e
comprendente importanti centri preromani,
romani e medievali.
L’edificio si colloca nello specifico
all’esterno del nucleo storico di
Sottomarina, lato mare, su un sedime
litoraneo di formazione relativamente
recente, accresciutosi in tempi rapidi
grazie agli apporti solidi dei fiumi Po,
Adige e Brenta. Tramite la cartografia
storica è possibile seguire il progressivo
avanzamento della linea di costa. Nel primo
quarto dell’Ottocento l’areale interessato
dall’immobile in esame era ancora occupato
dal mare?, mentre alla fine del medesimo
secolo risulta emerso e occupato dall’
arenile.
Il processo di accrescimento della spiaggia
di Sottomarina si intensificò infatti solo
alla fine dell’Ottocento, dapprima a seguito
della deviazione del corso del
Brenta-Bacchiglione, immessi definitivamente
nel taglio artificiale del Brenta Nuovo nel
1896, e successivamente con la costruzione
delle dighe di porto di Chioggia, avvenuta
tra il 1911 e il 1933.
Sulla base di tali aspetti geomorfologici,
per il manufatto in oggetto si propone
l’insussistenza dell’interesse archeologico
ai sensi degli artt. 10 e 12 del D.Lgs.
42/2004. Il sedime può inoltre considerarsi
a rischio archeologico solo in ragione a
precedenti fasi di costruzione del complesso
militare, data la formazione relativamente
recente, collocabile nel corso del XIX
secolo.
Considerato che la Batteria Penzo
rappresenta una testimonianza della linea di
difesa adriatica all’alba della Grande
Guerra, con continuità di uso bellico anche
durante il secondo conflitto mondiale, vista
la conservazione di testimonianze materiali
di architettura militare, anche se inglobate
in strutture più recenti e prive di
rilevanza culturale, si ritiene che la
Batteria Forte Penzo rivesta l’interesse
culturale di cui all’art. 10 e 12 D.lgs
42/2004.