Cappella Pellegrini nella Chiesa di San Bernardino a Verona - ©Garonzi Stefania (via wikimedia commons CC BY-SA 4.0)
Di Maria Giulia Parrinelli
Michele Sanmicheli è stato un urbanista ma anche un architetto civile e militare. Un vero lavoratore instancabile ed uno dei più grandi artisti manieristi della sua epoca. Assunto dalla Serenissima ha progettato molto anche a Verona e ha lavorato molto all’estero durante i suoi viaggi per conto del doge.
Indice dei contenuti dell'articolo
1. Stile
2. La formazione
3. Orvieto
3.1. Cappella Petrucci
4. I lavori per la chiesa
5. Michele Sanmicheli incontra Francesco
Maria della Rovere
5.1. Porta Palio
6. La carriera da ingegnere militare
7. Le ultime opere
Stile
Michele Sanmicheli può essere considerato un manierista però, a differenza di artisti come Michelangelo e Giulio Romano, violò le regole classiche per poter mescolare elementi antichi con le esigenze moderne e non per stupire l’osservatore. Il suo stile è dunque inconfondibile ed è influenzato sia dagli architetti contemporanei di Verona e di Venezia ma anche da artisti rinascimentali come Raffaello ma soprattutto Bramante. Fu un grande studio di Vitruvio da cui imparò le regole architettoniche che però non seguì pedissequamente ma le applicò in maniera diversa e più moderna.
La formazione
Michele Sanmicheli è nato a Verona il 1484 in una famiglia di architetti. Si formò insieme al fratello ed al cugino Matteo Sanmicheli nella bottega di famiglia tenuta dal padre e dallo zio. Decise di trasferirsi nel 1505 a Roma una volta morti i genitori. Una volta a Roma studiò la scultura e l’architettura classica lavorando, probabilmente, come assistente di Antonio da Sangallo. Nella capitale potè frequentare le botteghe influenzate dal Bramante ed anche l’architetto e intarsiatore Fra Giovanni da Verona che lo introdusse alla corte papale. Così facendo divenne noto anche al di fuori della città.
Orvieto
Nel 1509 si trasferì a Orvieto e tre anni dopo ottenne un importante lavoro. Fu nominato capomastro del cantiere del Duomo di Orvieto, potè così seguire i lavori da vicino imparando moltissimo. Questa esperienza lo rese molto conosciuto e richiesto e gli vennero commissionate diverse opere private come per esempio la Cappella Petrucci nella chiesa di San Domenico a Orvieto.
Pianta della cappella Petrucci progettata da Michele Sanmicheli
Cappella Petrucci
La Cappella Petrucci è stata costruita da Michele Sanmicheli tra il 1516 ed il 1518. Si tratta di una cappella sepolcrale all’interno della chiesa di San Domenico a Orvieto sotto la tribuna dell’altare maggiore. Inspirandosi ai mausolei dell’antica Roma l’architetto ha progettato tre vani al quale si accede scendendo due scale asimmetriche. Purtroppo l’assetto attuale della cappella è diverso da quello progettato nel 500 a causa di diversi lavori alle cappelle superiori durante la fine del XVI secolo.
I lavori per la chiesa
Nel 1526 lavorò per il cardinale Alessandro Farnese che gli commissionò di preparate i primi disegni del Duomo di Montefiascone non lontano da Viterbo. Si trattava di un edificio che rimandava alla chiesa di Santa Maria di Loreto a Roma, a pianta ottagonale sormontata da una cupola bramantesca. Purtroppo a causa di un incendio nel 1670 questo edificio andò parzialmente distrutto e venne modificato radicalmente da Carlo Fontana.
Probabilmente grazie alla raccomandazione del cardinale Alessandro Farnese, Michele Sanmicheli potè lavorare anche per papa Clemente VII. Per il pontefice perlustrò e fece una relazione riguardante le fortificazioni settentrionali.
Michele Sanmicheli incontra Francesco Maria della Rovere
Decise di tornare nella sua città natia nel 1527. Prima però si fermò brevemente a Treviso, a Padova e a Legnano per studiare le opere di architettura militare. E sarà proprio a Legnano che Michele Sanmicheli incontrò Francesco Maria della Rovere che, conoscendo la sua fama e vedendo l’interesse per l’architettura militare, gli offrì la carica di ingegnere militare per Venezia.
Sempre nel 1527 progettò la cappella
Pellegrini presso la chiesa di San
Bernardino di Verona terminata poi tre anni
dopo.
Sarà nel 1530 che Michele Sanmicheli venne
ufficialmente nominato sovrintendente e tra
il 1532 ed il 1547 progettò le porte
monumentali di Verona, prima porta Nuova poi
porta San Zeno ed infine porta Palio.
Successivamente modificò la fortificazione
di Verona aggiungendo diversi bastioni.
Porta Palio – ©Lo Scaligero (via wikimedia commons CC BY-SA 4.0)
Porta Palio
Progettata da Michele Sanmicheli e costruita
tra il 1550 ed il 1561 Porta Palio è un
accesso monumentale della città di Verona
tra il bastione di San Bernardino e il
bastione di Santo Spirito. Presenta una
pianta rettangolare con un grande androne
centrale senza pilastri aperto su un
loggiato. Al piano superiore sono presenti
diversi locali che un tempo erano adibiti al
corpo di guardia.
La facciata principale è composta da quattro
coppie di colonne leggermente distanziate
tra loro che delimitano le tre campate
principale che contengono delle porte al
centro più grande e ai lati più piccole. Il
lato che guarda la città invece presenta,
invece, sei coppie di colonne e cinque
aperture ad arco che lo avvicinano molto ad
un grande portico.
Dettaglio di Porta di Terraferma a Zara – ©Fred Romero (Flickr CC BY 2.0)
La carriera da ingegnere militare
Nel 1534 Michele Sanmicheli venne incaricato
di redigere un rapporto sulle difese e sulle
fortificazioni della laguna. L’architetto
delineò una ipotetica riprogettazione sulla
base sia di difesa militare ma anche
considerando una certa efficienza civile.
Aveva tenuto conto anche delle problematiche
del territorio rendendo questo lavoro
tuttora attuale.
Fino al 1540 viaggiò moltissimo con il
nipote per visitare e verificare le
fortificazioni nei domini marittimi della
Serenissima. Visitò per esempio la Dalmazia
ma anche alcune città nell’attuale Croazia
come Zara e Sebenico arrivando fino a Corfù
e Creta.
Nonostante il molto lavoro tra la redazione
del rapporto sulle difese e i viaggio gli fu
commissionata la progettazione di alcune
fortificazioni nella laguna come per esempio
il forte di Sant’Andrea proprio di fronte al
lido di Venezia.
Al ritorno dai suoi viaggi ad est lavorò ancora ad altre fortificazioni a Orzinuovi e Chioggia e diede diverse consulenze come per esempio sulla costruzione del palazzo della Ragione a Vicenza dove probabilmente incontro Andrea Palladio.
Le ultime opere
A
causa delle sue condizioni di salute viaggiò
sempre meno facendo rilievi a strutture
difensive non lontane da Venezia. Nel 1540
tornò a Verona dove gli commissionarono
diverse residenze realizzando anche la
cupola della chiesa di San Giorgio in Braida.
Tra le residenze più riuscite c’è
sicuramente il palazzo Pompei della famiglia
Lavezzola.
Dal 1541 al 1556 progettò altri palazzi, non
solo a Verona come il palazzo degli Honorij
ma anche a Venezia come palazzo Corner
Mocenigo e palazzo Grimaldi e Rovigo con il
palazzo Roncale. Michele Sanmicheli morirà a
Verona nell’agosto 1559 dopo aver perso il
nipote che aveva designato come suo
successore.