Castel
Dell’Ovo a
Napoli
custodisce
storie e
leggende che
affondano le
radici nella
notte dei
tempi.
Sull’isolotto
di Megaride
morì
Parthenope,
nacque
l’aggettivo
“luculliano”,
perì
l’ultimo
imperatore
di Roma e fu
imprigionato,
prima
dell’esecuzione,
il sedicenne
Corradino.
Il tutto
mentre un
uovo regge i
destini
della città.
Il Castel
dell’Ovo è
un imponente
castello di
Napoli che
si trova
sull’isolotto
di Megaride,
laddove si
sviluppa il
Borgo
Marinari
adiacente a
via
Partenope.
Tra i tanti
castelli del
capoluogo
della
Campania,
questo è
quello più
antico,
precedendo
di pochi
anni Castel
Capuano e di
oltre un
secolo il
Maschio
Angioino.
Oggi tutti
possono
visitare il
castello,
nel quale
tra l’altro
si
organizzano
eventi e
concerti.
Storia del
Castel
dell’Ovo
Impero
romano
Si dice che
il primo
proprietario
del castello
sia stato
Lucio
Licinio
Lucullo, ma
si tratta di
un’approssimazione
abbastanza
grossolana.
Stando a
questa
dichiarazione
bisognerebbe
dedurre che
il Castel
dell’Ovo sia
stato
costruito
nel secolo I
d. C., ma è
molto più
corretto
dire che sia
stato
costruito
nel 1128. E’
tuttavia
vero che
l’isolotto
di Megaride
– prima non
collegato
alla terra –
fosse parte
della grande
villa di
Licinio
Lucullo, che
si estendeva
fino al
Monte Echia
e, alla luce
dei
ritrovamenti
emersi
grazie agli
scavi per la
linea 1
della
metropolitana,
addirittura
fino a
Piazza
Municipio.
Questo
passato
antico del
Castel
dell’Ovo lo
si ritrova
ancora oggi
nel
sottosuolo,
accedendo
nella Sala
delle
colonne. Qui
si trovano
colonne di
epoca
romana, che
successivamente
vennero
riadattate
nella nuova
forma che
acquisì la
villa con il
declino
dell’Impero
romano. Il
complesso
infatti vide
negli occhi
il crollo
dell’Impero:
dopo essere
stato
fortificato
da
Valentiniano
III, ospitò
Romolo
Augustolo,
ultimo
imperatore
di Roma,
dopo la
deposizione
nel 476 d.C.
Alto
Medioevo
Morto a
Napoli
l’ultimo
imperatore
di Roma,
nella villa
si
insediarono
monaci
basiliani
provenienti
dalla
Pannonia,
una regione
che si
estendeva
tra le
attuali
Austria,
Ungheria e
Croazia. I
monaci
usarono la
villa come
monastero,
adottarono
la regola
benedettina
e,
probabilmente
agevolati
dalla ricca
biblioteca
di Lucullo,
crearono uno
scriptorium.
Il cenobio
divenne
anche
lazzaretto e
quarantena
per i
pellegrini
che
tornavano
dalla
Terrasanta.
Nell’872
l’isolotto
di Megaride
– che
intanto
aveva preso
il nome di
Insula Maris
e poi di
Insula
Sancti
Salvatoris –
fu
conquistato
dai
saraceni,
che
imprigionarono
il vescovo
Atanasio di
Napoli. La
flotta sorta
dall’alleanza
tra il
Ducato di
Napoli e la
Repubblica
di Amalfi
riuscì a
cacciare i
musulmani,
ma
l’esperienza
suggerì di
distruggere
le
fortificazioni
dell’isolotto
di Megaride
per impedire
che i nemici
se ne
potessero
impossessare
di nuovo. I
monaci si
stabilirono
a
Pizzofalcone.
Prima villa,
poi
monastero,
infine
castello.
Per molti il
Castel
dell’Ovo fu
costruito
nel 1128 o,
quantomeno,
fu
cominciato
secondo le
sembianze
odierne.
Risale a
quell’anno
un documento
che fa
riferimento
ad una
fortificazione
chiamata Arx
Sancti
Salvatoris,
con chiaro
riferimento
alla chiesa
di San
Pietro che
costruirono
i monaci e
che è
testimoniato
oggi
dall’ingresso
preceduto
dagli archi
del
loggiato.
Normanni
Nel 1140
Ruggiero il
Normanno
conquista
Napoli e
stabilisce
la propria
residenza
sull’Isolotto
di Megaride.
Benché il re
non abitasse
che di rado
questa
abitazione
(ben più
vissuto sarà
Castel
Capuano),
aver scelto
la fortezza
come propria
residenza
determina il
destino del
castello e
si può dire,
che così
come lo
conosciamo,
un embrione
del Castel
dell’Ovo è
stato
costruito
nel secolo
XII. Vengono
progettati
lavori di
ampliamento
e
fortificazioni
che portano
alla
costruzione
della torre
Normandia.
Federico II
di Svevia
fece del
castello
reggia e
prigione,
stabilendovi
anche la
sede del
tesoro
reale. Nel
1222 vennero
costruite –
con
l’ausilio
dell’architetto
Nicolò
Pisano –
torre di
Colleville,
torre
Maestra e
torre di
Mezzo.
Angioini
Con l’arrivo
di Carlo I
d’Angiò la
corte viene
trasferita
nel vicino
Maschio
Angioino,
mentre la
famiglia
reale resta
nel Castel
dell’Ovo,
ritenuto una
fortificazione
inespugnabile
e, perciò,
luogo in cui
continuare a
custodire il
tesoro. E’
proprio lì
che il
sedicenne
Corradino di
Svevia, dopo
la sconfitta
nella
Battaglia di
Tagliacozzo
(23 agosto
1268) contro
gli angioini,
viene tenuto
prigioniero
prima della
decapitazione
a Piazza
Mercato.
Agli eventi
storici si
intrecciano
quelli
naturali:
nel 1370 un
terremoto-maremoto
danneggia
gravemente
alcune
strutture
del
castello. La
regina
Giovanna I
fece
ricostruire
in muratura
l’arcata
crollata a
causa
dell’evento
sismico,
mentre venne
restaurata
la parte
della
fortezza
costruita in
epoca
normanna.
Aragonesi
Nel 1441
Alfonso V –
re di
Trinacria,
Sardegna e
Aragona,
detto “il
Magnanimo” –
ebbe la
meglio su
Renato d’Angiò
per la
successione
al trono e
riunì il
territorio
italiano che
fu dei
Normanni
diventando
rex
Utriusque
Siciliae. La
capitale fu
spostata da
Palermo a
Napoli e il
Castel
dell’Ovo
venne reso
ancora più
efficiente
dal punto di
vista
militare
grazie
all’abbassamento
delle torri
e
all’ispessimento
delle mura,
utile anche
a favorire
il movimento
dell’artiglieria:
unità
militare che
iniziava a
diffondersi
in Europa e
che avrebbe
imposto una
razionalizzazione
di tutte le
strutture
difensive.
L’ammodernamento
di questi
edifici
venne reso
definitivo
sotto la
dominazione
degli
Spagnoli,
che prima
divisero a
tavolino il
Mezzogiorno
con i
francesi e
poi lo
sottrassero
agli stessi
con la forza
(battaglia
del
Garigliano
nel dicembre
del 1503).
Durante il
vicereame il
castello
ospitò anche
tre mulini
che
sfruttavano
gli
insistenti e
poderosi
venti che
soffiano nel
Golfo di
Napoli. A
parte quest’insolita
opera di
efficientamento,
il castello
venne
integralmente
votato alla
guerra: via
gli uffici
amministrativi
e gli
appartamenti
residenziali
e dentro le
bocche di
fuoco
dell’artiglieria.
Le batterie
di cannoni
minacciano
il Golfo,
nonché le
vie Santa
Lucia e
Mezzocannone
contro cui
gridare
“fuoco” in
caso di
attacco da
terra.
Borbone
Carlo di
Borbone
tentò a più
riprese di
incentivare
un’economia
moderna
basata sulle
manifatture
e, sulla
linea di
Capodimonte
e
Castellammare,
provò a
creare – tra
il 1755 e il
1758 -,
all’interno
del
castello,
una fabbrica
di cristalli
e specchi. A
parte questa
parentesi
“civile”, il
castello
torna nella
cronaca di
guerra nel
1799, quando
vi si
asserragliano
strenuamente
i
rivoluzionari
della
Repubblica
partenopea.
Regno
d'Italia
Nei primi
anni del
Regno
d’Italia,
nel 1871, il
Castel
dell’Ovo
rischia di
essere
abbattuto
per far
posto ad un
rione.
Scongiurato
il pericolo,
la fortezza
viene
riadattata a
carcere
militare e
ad alloggio
delle
truppe.
Durante il
Ventennio
fascista – e
in
particolare
nel corso
della Guerra
d’Africa del
1937-37 – la
fortezza
dell’isolotto
di Megaride
diventa
deposito di
un reparto
libico. Sarà
durante la
Seconda
Guerra
Mondiale che
il Castel
dell’Ovo,
ospitando la
contraerea,
tornerà a
vestire la
pesante
corazza
della
fortezza
bellica,
anche se il
pericolo
questa volta
non verrà
tanto dal
mare, quanto
da cielo.
Repubblica
italiana
Oggi il
castello è
in congedo
militare. A
partire dal
1975 la
fortezza è
stata
sottoposta
ad una serie
di lavori di
restaurazione
ad opera
dell’ingegnere
Paolo
Martusciello,
Provveditore
alle Opere
pubbliche
della
Campania. I
lavori hanno
comportato
interventi
tanto nelle
parti
architettoniche
che nella
roccia
tufacea che
sorregge
l’imponente
molte della
fortezza. Il
profilo del
Castel
dell’Ovo con
alle spalle
il Vesuvio è
oggi una
delle
“cartoline”
che meglio
rappresenta
la città. In
essa c’è il
mito di
Parthenope,
ci sono i
romani e il
loro
declino, ci
sono
preghiere e
guerre,
predatori
impauriti da
predatori e
c’è il
vulcano che,
conquistatori
e
conquistati,
minaccia
tutti.
Si chiama
Castel
dell’Ovo
perché un
uovo lo
sostiene
Si chiama
“Castel
dell’Ovo”
per la
leggenda
dell’uovo,
risalente
almeno al
300 a.C.:
una gabbia
di ferro
contenente
una caraffa
piena
d’acqua e
con un uovo
dentro
sarebbe
stata appesa
dal poeta
Virgilio ad
una trave di
quercia nei
sotterranei
del
castello.
Quell’uovo,
secondo il
racconto,
reggerebbe
il destino
non solo del
castello –
che in sua
assenza
sarebbe
crollato –
ma di tutta
la città di
Napoli. La
fama
dell’uovo
che reggeva
i destini
del
capoluogo
della
Campania
raggiunse
una
popolarità
tale che
quando il
maremoto del
1370 causò
ingenti
danni al
castello,
tutti
credevano
che l’uovo
magico si
fosse rotto.
La regina
Giovanna I
dovette
immediatamente
ricorrere ai
ripari,
giurando di
aver visto
con i suoi
occhi che
l’uovo era
stato
sostituito.
La
leggenda di
Parthenope
è un altro
racconto
ancora –
questa volta
mitologico e
di origine
greco-cumana
– legato al
Castel
dell’Ovo. La
sirena
Parthenope,
avendo
provato ad
incantare
Ulisse per
attirarlo in
fondo al
mare, si
suicida per
l’amore
negato e le
sue spoglie
vengono
portate
sulle coste
dell’isolotto
di Megaride.
Arrivare al
Castel
dell’Ovo e
al Borgo
Marinari
Metropolitana.
La scelta
migliore è
arrivare al
Castel
dell’Ovo e
all’area
pedonale del
Borgo
Marinari
senza auto,
anche se
bisogna
camminare un
po’. La
fermata più
vicina della
metropolitana
è “Toledo”
(Linea 1 che
va da Piazza
Garibaldi a
Piscinola),
che dista
quasi due
chilometri
dal
castello. Si
tratta
comunque di
una
passeggiata
gradevole,
per lo più
in ZTL,
quindi senza
la seccatura
delle auto.
La stazione
Toledo si
trova a via
Roma, per
cui bisogna
percorrerla
quasi tutta
fino ad
arrivare a
Piazza
Plebiscito.
Superata la
piazza
procedendo
verso il
mare,
voltate a
destra al
primo
incrocio
(superata la
piazza,
quindi anche
le strade
che
costeggiano).
Siete a Via
Santa Lucia.
Percorretelatutta
e vi
troverete il
Castel
dell’Ovo
quasi di
fronte. Chi
viene dal
Vomero,
oltre a
poter
prendere la
metro 1, può
scegliere di
salire a
bordo della
Funicolare
Centrale. Si
troverà
sempre a Via
Roma
(fermata
“Teatro
Augusteo”),
ma in una
posizione
leggermente
avvantaggiata
rispetto
alla
stazione
Toledo.
Autobus.
Chi invece
viene da
aree non
servite
dalla Linea
1 della
metro non ha
altra scelta
che
l’autobus.
Poiché da
Via
Partenope a
metà via
Nazario
Sauro
l’accesso
delle auto è
interdetto,
chi viene
con
l’autobus il
più delle
volte non
potrà che
fermarsi a
Piazza
Vittoria,
che dista
750 metri
dal Borgo
Marinari.
Qui
giungono,
tra gli
altri, le
linee 154,
C12, C18,
C18E, C24,
R7. Nella
vicina Via
Santa Lucia
le linee 140
e 128.
Consigliamo
comunque di
consultare
il sito
ufficiale
dell’ANM.
Automobile.
Arrivare con
l’auto al
Castel
dell’Ovo può
essere
davvero
molto
seccante.
Poiché il
castello e
il Borgo
Marinari si
trovano in
un’area
pedonale che
inizia a
Piazza
Vittoria, è
difficile
sostare
l’auto. Si
può
parcheggiare
a via
Chiatamone,
via Santa
Lucia e via
Generale
Orsini, dove
le strisce
blu
impongono
comunque il
pagamento
della sosta
(attenzione:
si tratta di
vie
“presidiate”
anche da
parcheggiatori
abusivi).
Nelle stesse
vie è
possibile
diversi
parcheggi
privati: a
via Giorgio
Arcoleo
(prima del
Tunnel della
Vittoria e
di via
Chiatamone),
voltando a
sinistra
prima del
tunnel c’è
il
bellissimo
parcheggio
Morelli
(ricavato
parzialmente
in un tratto
dei
sotterranei
di Napoli),
a via
Chiatamone,
via Generale
Orsini e
nelle sue
traverse.
Insomma, i
parcheggi
custoditi
non mancano:
basta
pagare.
Orario
di apertura
e prezzi:
visitare il
Castel
dell’Ovo
Visitare il
castello non
costa nulla.
L’accesso è
infatti
gratuito.
L’interno
degli
edifici è
visitabile –
durante il
periodo
dell’ora
legale
(marzo-ottobre)
– dalle 9
alle 19.30
(ultimo
accesso alle
18.45) nei
giorni
feriali e
dalle 9 alle
14 nei
feriali e
festivi
(ultimo
accesso alle
13.15).
Durante i
mesi di ora
solare, la
chiusura
viene
anticipata
di un’ora
nei giorni
feriali.
Orari
invariati
nei giorni
di festa.
Per
informazioni
è possibile
chiamare lo
081.2400055
o lo
081.7954593.
Noleggiare
le sale del
castello
Il Comune di
Napoli
affitta
anche alcune
sale per
meeting,
congressi,
mostre ed
eventi. Le
aree in
questione
sono le sale
Italia,
Sirena,
Antro di
Virgilio,
Compagna,
Megaride e
delle
carceri. I
prezzi sono
disponibili
sul sito del
Comune. E’
possibile
anche
noleggiare
alcuni spazi
per servizi
fotografici
e video di
uso
personale
(per
matrimoni,
comunioni o
altre
cerimonie):
ecco le
istruzioni
su come
procedere in
questo caso.
Cosa vedere
e fare nel
Castel
dell’Ovo
In quanto
fortezze
militari, i
castelli in
genere non
hanno un
granché da
dire da un
punto di
vista
artistico.
Essenziali e
solidi,
devono prima
di tutto
difendere e
il loro
fascino è
legato alla
storia dei
propri
conflitti.
Il Castel
dell’Ovo non
differisce
dagli altri
e, allo
stesso
tempo, ha
qualcosa in
più. Oltre
al panorama
che offrono
le mura del
castello e
le sue torri
(Normandia,
di
Colleville,
Maestra e di
Mezzo),
l’edificio
si sviluppa
sulla
preesistente
villa romana
e "buttare
un occhio" –
poiché
visitare non
si può –
alla Sala
delle
colonne è
suggestivo
se
accompagnate
la mente
fino a Lucio
Licinio
Lucullo che
proprio in
quei luoghi
rese
luculliano
il piacere,
fino ai
melanconici
pensieri di
Romolo
Augustolo –
che qui morì
insieme
all’Impero –
o fino alle
prefiche
silenziose
dei
religiosi.
Ma quella
sala è
precedente
appunto al
Castello,
che si
sviluppa su
tre livelli:
• Primo
livello:
Batteria del
Ramaglietto,
Sala
dell'arco
maggiore,
Prigioni
della regina
Giovanna;
• Secondo
livello:
Torre
Normandia,
Chiesa del
Salvatore,
collocazione
probabile
della Torre
maestra,
Catacombe
basiliane,
Romitorio di
santa
Patrizia,
Sala delle
colonne,
Batteria del
cavaliere
(otto
cannoni),
Batteria da
tre cannoni;
• Terzo
livello:
Loggiato
aragonese,
appartamento
aragonese,
loggiato
angioino,
batteria
superiore.
A proposito
di
“luculliano”,
altra
particolarità
del Castel
dell’Ovo è
il Borgo
Marinari, la
cui
esistenza
permette di
incastonare
l’austero e
prezioso
complesso
militare in
mezzo a
tante
piccole luci
che
illuminano
bar e
ristoranti,
alcuni dei
quali di
fama
internazionale.
Qui si
trovano i
ristoranti
Zi’ Teresa e
la
Bersagliera,
famosi
soprattutto
per i propri
piatti di
pesce.
Volendo
spendere di
meno (ma la
zona è
comunque
molto
turistica)
si può
optare per
qualche
trattoria
(soprattutto
nella
piazzetta) o
per qualche
cocktail nei
bar.
Eventi e
mostre
d’arte nel
Castel
dell’Ovo non
sono proprio
all’ordine
del giorno,
ma non
mancano.
Soprattutto
a partire
dal Maggio
dei
Monumenti in
primavera –
e oltre fino
all’estate –
aumenta il
numero di
eventi che
con il bel
tempo
vogliono
portare i
visitatori
ad
apprezzare
non solo la
manifestazione
in sé, ma
anche la
vista
offerta dal
castello. La
pagina
dedicata dal
sito del
Comune offre
un
aggiornamento
circa gli
eventi. Fuor
dalla “Bella
stagione”
sta
diventando
un
appuntamento
fisso il
“Presepe
Vivente”,
che si
organizza
nel castello
dal 2013.
Occasionalmente
vengono
organizzati
anche
spettacoli
pirotecnici,
come è
successo a
Capodanno o
durante la
Festa della
liberazione.